Francis Bacon

«Penso che l'arte sia un' ossessione per la vita e, dato che siamo esseri umani, la nostra più grande ossessione è quella per noi stessi. Secondariamente ci sono gli animali, poi i paesaggi»

Francis Bacon by Dmitri Kasterine

Francis Bacon by Dmitri Kasterine

1909
Francis Bacon nacque il 28 ottobre a Dublino da genitori inglesi, Christina Winifred Bacon e il capitano Anthony Edward Mortimer Bacon. Il padre di Francis (che sosteneva di essere un discendente del filosofo elisabettiano Francis Bacon) si era congedato dall'esercito britannico e trasferito con la ricca e giovane moglie in una grande casa nei pressi di un ippodomo nella Contea di Kildare, dove aveva intrapreso l'attività di allenatore di cavalli da corsa. Francis è il secondo di cinque figli ed è considerato "il malaticcio della famiglia" per via dell'asma cronica.

1924
La famiglia Bacon si trasferì durante la Prima Guerra Mondiale in Inghilterra, qui Francis venne mandato in collegio ma per colpa della sua omosessualità fu presto cacciato.

1926
In seguito all'essere stato scoperto dal padre con indosso la biancheria intima della madre, Francis si sposta a Londra, dove sopravvive grazie ad all'assegno settimanale della madre, oltre a qualche lavoretto e relazione amorosa.

1927
Il capitano Bacon chiede ad un parente che va a Berlino di portare Francis con sé nella speranza che l'esperienza possa "curare" il giovane della sua omosessualità. A quanto racconta Francis il tentativo fu un fallimento, poiché dopo averlo sedotto il giovane zio lo abbandonò a Berlino, che offriva una sofisticata gamma di piaceri sessuali.
Nella primavera del 1927 Bacon lascia la Germania per recarsi in Francia. A Parigi Bacon rimase profondamente colpito da una mostra di disegni classici di Picasso, per la prima volta Bacon tenta seriamente di disegnare e dipingere ad acquerello. Compra un libro che contiene immagini dipinte a mano di malattie della bocca. Inoltre vede il film di Eisenstein "La corazzata Potemkin" per la prima di molte volte, rimanendo affascinato dalla sequenza della scalinata di Odessa.

1929-1939
Torna a Londra e si fa conoscere come decoratore di interni. Disegna mobili, tappezzerie, tappeti. All'epoca i protettori di Bacon sono l'artista australiano Roy de Maistre, che gli dà consigli e insegnamenti sulle tecniche pittoriche, e Eric Hall, un colto uomo d'affari che diventa il suo compagno per quindici anni.

1930
Bacon presenta alcuni suoi dipinti e tappeti in una mostra collettiva allestita nel garage di South Kensington che ha trasformao in uno studio.
Si trasferisce, con la vecchia tata Jessie Lightfoot, ad uno studio a Chelsea dove rimane fino al 1936 e dipinge le sue prime opere importanti, e in particolare varie "Crocefissioni", esposte in due mostre collettive alla Mayor Gallery nel West End (ci sono anche opere di Paul Klee e Max Ernst). L'influente critico d'arte Herbert Read inserisce una riproduzione di 'Crocefissione' (1933) nel suo libro, intitolato 'Art Now'.

1934 - 36
Bacon organizza la sua prima mostra personale di dipinti nello scantinato della casa del decoratore d'interni Arundell Clark, in Mayfair. Molto scoraggiato per lo scarso interesse suscitato dalla mostra, Bacon comincia a dipingere di meno e si dedica al gioco e ad altri piaceri. Quando le sue opere vengono escluse dall'Esposizione Internazionale del Surrealismo di Londra del 1936 in quanto "insufficientemente surrealiste", si aggrava la delusione artistica di Bacon. Distrugge molte delle sue opere e dipinge pochissimo fino al 1944.

1944
Bacon dipinge 'Tre studi per figure alla base di una Crocefissione', che suscitò grande clamore quando venne esposto l'anno successivo alla Galleria Lefevre. Dopo due notevoli 'Studi di figure', Bacon completa la sua prossima grande opera, 'Dipinto 1946', che descrive in seguito come "una serie di casualità che si accumulano l'una sull'altra". Dietro suggerimento di un amico comune, il pittore Graham Sutherland, Erica Brausen visita lo studio di Bacon, compra il nuovo dipinto per venderlo al Museo di Arte Moderna di New York e diventa l'agente di Bacon. I soldi ricavati dalla vendita vengono usati da Bacon per il primo di molti viaggi a Monte Carlo.

1949
Torna a Londra per completare una serie di 'Teste per la sua prima mostra personale alla Hanover Gallery di Brausen. 'Head VI' si trasforma nella prima variazione sul 'Ritratto di Papa Innocenzo X' di Velasquez, una tema sul quale Bacon torna ossessivamente per più di vent'anni, dipingendo circa quarantacinque papi. La mostra suscita sia grandi elogi che feroci critiche.

1951
Nel 1951 dipinse il suo primo 'Ritratto di Lucian Freud' (originariamente scaturito da una fotografia di Franz Kafka) e una serie di tre papi per la sua seconda mostra alla Hanover Gallery.

1953
Bacon dipinge circa venti quadri, tra cui 'Studio dal ritratto di Papa Innocenzo X di Velazquez' e la serie di otto dipinti di Papi, 'Studio per Ritratto I'VIII'. Cinque di questi ultimi sono presenti nella
prima mostra di Bacon negli Stati Uniti, alla Durlacher Gallery di New York. Dipinge anche 'Due Figure', basato su una foto di Muybridge di due lottatori – il quadro, che raffigura due uomini nudi avvinghiati su un letto, è giudicato così provocatorio che Erica Brausen, per paura di una incursione della polizia, lo appende discretamente in un punto defilato al piano superiore della galleria. Durante un soggiorno a Henley-on-Thames Bacon incontra un uomo che diventa il soggetto di una nuova serie, 'Uomo in Blu', che viene completata per un'altra mostra alla Hanover Gallery.

1954
Espone alla Biennale di Venezia. Visita Roma ma non va mai al Palazzo Doria Pamphili per vedere il ritratto di Velazquez che lo ha ossessionato per tanto tempo

1958
La prima mostra personale di Bacon in Italia si tiene nella Galleria Galatea di Torino all'inizio del 1958 e si trasferisce poiad altre due gallerie commerciali a Milano e Roma.

1962
Da maggio a luglio 1962 la Tate Gallery ospita una retrospettiva di 91 dipinti di Bacon (quasi la metà della sua produzione esistente), compreso il suo primo grande trittico. Il giorno dell'apertura un telegramma informa Bacon della morte del suo amante Peter Lacy a Tangeri. La retrospettiva fa tappa a Mannheim, Torino, Zurigo e Amsterdam.
Tramite la sua amica Isabel Rawsthorne Bacon incontra Giacometti, di cui ammira in particolare i disegni, e passano insieme diverse serate memorabili.
Bacon parla liberamente e i modo brillante del suo lavoro. Nell'ottobre del 1962 David Sylvester registra la prima di varie interviste illuminanti con l'artista. L'anno dopo Bacon inizia una serie di interviste con il suo futuro biografo, Michael Peppiatt.

1971
Nell'aprile 1971 la madre di Bacon muore in Sud Africa. Più tardi, in quello stesso anno, una importante retrospettiva di oltre 100 dipinti, tra cui 11 grandi trittici, apre al Grand Palais di Parigi: Michel Leiris scrive il saggio per il catalogo. L'evento galvanizza Parigi, e in un sondaggio per stabilire chi sono i dieci artisti più importanti viventi Bacon risulta al primo posto (Picasso è fuori concorso). Poco prima dell'apertura della mostra George Dyer muore di overdose di alcol e sonniferi nella stanza d'albergo dove soggiornaa con Bacon. Più tardi quell'anno Bacon dipinge 'Trittico - in memoria di George Dyer', la prima di una serie di opere possenti e cupe per commemorare la morte di Dyer ed esprimere il suo senso di colpa e di perdit.

1975
La mostra delle sue opere recenti (1968-74) presentata al Metropolitan Museum di New York è una conferma clamorosa del successo di Bacon in America.  Bacon trascorre 10 giorni a New York e incontra molti artisti, tra cui Andy Wahrol e Robert Rauschenberg.

1980-86
Dipinge 'Trittico ispirato dall'Orestea di Eschilo'. La letteratura su Bacon si fa sempre più varia e voluminosa, si moltiplicano le mostre in tutto il mondo. La prima mostra in Giappone delle opere di Bacon apre a Tokyo, per poi fare tappa a Kyoto e Nagoya.
A Bacon viene chiesto, come parte di una serie di mostre intitolata 'L'occhio dell'artista', di scegliere le sue opere preferite nella National Gallery di Londra. La sua scelta comprende una pala d'altare di Masaccio e due Rembrandt oltre a Manet, Seurat, Van Gogh e Degas, ma si rifiuta di includere una delle sue opere.

1990
Nel 1990 Bacon, che ha compiuto ottant'anni, va a Madrid per vedere la mostra di Velazquez al Prado.

1992
Durante una visita a Madrid al suo giovane amante spagnolo l'artista viene ricoverato in ospedale per una grave polmonite. Il 28 aprile 1992 Bacon muore a Madrid per un infarto.


CITAZIONI DI FRANCIS BACON
"Le forme le perdi più facilmente nell'oscurità"

"Riduco le dimensioni della tela disegnando questi rettangoli che isolano e concentrano l'immagine. Solo per vederla meglio"

"So che per le persone religiose, per i cristiani la Crocifissione riveste un significato totalmente diverso. Ma per me, non credente, è solo un atto del comportamento umano, un modo di comportarsi nei confronti di un altro"

"Per quanto riguarda i Papi la religione non centra assolutamente; sono piuttosto frutto di un'ossessione per le riproduzioni fotografiche del ritratto di Papa Innocenzo X di Velázquez"

"Penso che Velázquez fosse convinto di registrare la corte dell'epoca, di registrare certi personaggi dell'epoca; ma un bravissimo artista doggi sarebbe costretto a prendersi gioco di unanaloga situazione. Sa che la registrazione può essere fatta con una pellicola, dunque quel lato della sua attività è stato preso in mano da qualcun altro e lui si deve soltanto preoccupare di far emergere a sensazione attraverso l'immagine. Inoltre, credo che oggi luomo si renda conto di essere qualcosa di accidentale, un essere futile, e di dover stare al gioco"

"Penso che sia il lieve distacco dal reale, che mi rituffa con maggior violenza nel reale stesso. Attraverso l'immagine fotografica mi ritrovo a vagare dentro all'immagine e a estrarne quella che ritengo sia la sua realtà più di quanto mi sia possibile semplicemente guardando a quella realà. E le fotografie non sono solo punti di riferimento; spesso funzionano come detonatori di idee"

"Ciò che voglio fare è distorcere la cosa molto al di là dell'apparenza, ma nella distorsione stessa portarla a una registrazione dell'apparenza"

"Preferirei compiere in privato lo scempio con il quale credo di poter registrare con più chiarezza la sua realtà. È possibile, sì, è possibile. Lo capisco perfettamente. Ma mi dica, chi oggi è riuscito a registrare qualcosa, qualcosa che venga recepito come realtà, senza aver compiuto un grave scempio all'immagine"

"Siamo potenziali carcasse"

"Non ho mai cercato di essere orripilante"

"Ho sempre aspirato a esprimermi nel modo più diretto e più crudo possibile, e forse, se una cosa viene trasmessa direttamente, la gente la trova orripilante. Perché, se dici qualcosa in modo molto diretto a una persona, questa a volte si offende, anche se quello che hai detto è un fatto. Perché la gente tende a essere offesa dai fatti, o da quella che una volta veniva chiamata verità"

"Si può dire che un grido sia un'immagine di orrore, ma io ero in realtà interessato a dipingere il grido più che l'orrore. Penso che, se avessi davvero riflettuto su ciò che induce a gridare, il grido che tentavo di dipingere ne sarebbe risultato molto più efficace. In un senso, avrei dovuto essere più consapevole dell'orrore da cui nasceva il grido. Le mie immagini in realtà erano troppo astratte"

"Be', se per esempio pensa al grande autoritratto di Rembrandt di Aix-en-Provence, e se lo analizza vedrà che gli occhi praticamente non hanno orbite, che si tratta di un'immagine completamente anti-illustrativa. Penso che il mistero del dato reale sia comunicato da un'immagine creata con segni irrazionali"

"Penso che l'arte sia un' ossessione per la vita e, dato che siamo esseri umani, la nostra più grande ossessione è quella per noi stessi. Secondariamente ci sono gli animali, poi i paesaggi"

"mi piace la distanza che il vetro instaura fra ciò che è stato fatto e l'osservatore. Mi piace, per così dire, che l'oggetto sia posto quanto più lontano possibile"

"È curioso, ma persino i Rembrandt mi piacciono sotto vetro. Ed è esatto dire che per molti aspetti sono più difficili da vedere, ma si può sempre guardarci dentro"

"Ho fatto molti autoritratti, in realtà perché attorno a me le persone morivano come mosche e non era rimasto nessun altro da dipingere se non me stesso. Bé, ora sono però contento di dire che ho ritrovato due persone, molto attraenti, che avevo conosciuto in passato. Sono entrambe dei buonissimi soggetti. Detesto la mia faccia e ho fatto degli autoritratti perché non avevo nessun altro da ritrarre. Ma ora la smetterò di fare autoritratti"

"non penso di avere talento. Penso solo di essere ricettivo"

"Potrei magari fare un film; potrei fare un film di tutte le immagini che mi si sono affollate nel cervello, immagini che ricordo e che non ho usato. Dopotutto, gran parte dei miei dipinti sono fatti di immagini. Non guardo mai i quadri, quasi mai. Quando vado alla National Gallery a guardare uno dei grandi dipinti che mi eccitano, non è tanto il dipinto in sé quanto il fatto che esso apre dentro di me ogni sorta di valvole di sensazione che mi rituffano nlla vita con maggior violenza. Potrei fare un film ma sarebbe ancora più complicato che dipingere, perché non riuscirei mai a trovare l'immagine che invece posso creare dipingendo. Non so se con un'altra tecnica le cose mi verrebbero con la stessa facilità con cui mi vengono gettate davanti quando dipingo"

HANNO DETTO DI FRANCIS BACON

DAMIEN HIRST (artista inglese contemporaneo)
"È l'ultimo bastione della pittura. Prima di allora la pittura sembrava morta. Completamente morta."
"Penso che Bacon sia uno dei più grandi pittori di tutti i tempi. È in cima con Goya, Soutine e Van Gogh: pittori sporchi che lottano con il lato oscuro delle cose. È complicato. Non si tratta di abilità formali o di tecnica o destrezza. Si tratta di fede. Io credo! E di lotta (...).
Questo è ciò che trovo entusiasmante, insieme al coraggio assoluto di confrontare il lato oscuro, le ombre, la forza piena della psiche umana. (...) è così tremendamente potente. Il suo lavoro devia sempre nell'immaginazione. C'è sempre questo potere grezzo, oscuro, questa energia viscerale che è trainante. Il dipinto è vivo.
Ho cinque Bacon adesso. [...] Ne ho uno sul muro vicino la televisione. Guardo più quello che la tv. Non puoi non guardarlo. Chiede la tua attenzione, ti fa avvicinare. È incredibile per me pensare che li possiedo."
Da "He's one of the greatest painters of all time", The Observer, domenica 10 Agosto 2008

HENRIETTA MORAES (modella di Francis Bacon e di altri artisti britannici)
"A diciott'anni avevo passato tutti i miei pomeriggi, le serate e le mattinate in compagnia di Francis. [...] A volte restavo senza parole, raggelata dal sarcasmo pungente che di tanto in tanto sibilava tra le sue battute, ma che non rivolse mai contro di me. [...] Ogni volta in cui Francis entrava in una stanza, l'atmosfera si elettrizzava, la gente cominciava a discutere animatamente, come se una nuova energia si agitasse nell'aria; ovunque si materializzavano bottiglie di champagne"
Da "Henrietta", Paperback (1995)
 
MILAN KUNDERA
"Per tanto tempo, Francis Bacon e Samuel Beckett hanno formato una coppia nella mia galleria immaginaria di arte moderna. Poi ho letto l'intervista che Bacon ha fatto con Michel Archimbaud: "Sono sempre rimasto stupito dal fatto di essere appaiato con Beckett", ha detto Bacon.
"Quando un artista parla di un altro, parla sempre (in maniera indiretta) di se stesso. Parlando di Beckett, cosa ci sta dicendo Bacon di se stesso? Che si rifiuta di essere categorizzato. Che vuole proteggere il suo lavoro dai cliché. Che sta resistendo ai dogmatici del modernismo che hanno eretto una barriera tra la tradizione e l'arte moderna come se, nella storia dell'arte, quest'ultima rappresentasse un periodo isolato con i suoi incomparabili valori, con i suoi criteri completamente autonomi. Invece, Bacon guarda alla storia dell'arte nella sua interezza... si rifiuta di esprimere le sue idee sull'arte in maniera troppo sistematica, temendo di soffocare il suo inconscio creativo."
Bacon è un non-credente, e la nozione del sacrilego non trova spazio nella sua maniera di pensare; secondo lui, "l'uomo ha realizzato di essere un incidente, ha realizzato che è un essere completamente futile, che si ritrova a giocare a un gioco senza ragione".
Da "Un incontro", Adelphi (2008)

MILAN KUNDERA
"Lo sguardo del pittore cala sul viso come una mano brutale che tenta di ghermirne l'essenza, il diamante nascosto nell'Io più profondo. Naturalmente, non siamo sicuri che le profondità celino davvero qualcosa... In ogni caso, ognuno di noi ha in sé questo gesto brutale, questo movimento della mano che scompiglia il volto di un altro nella speranza di trovare, in esso e dietro di esso, una cosa che vi sta nascosta."
Dall'introduzione a "Bacon Portraits And Self-Portraits" di France Borel, pag.10

FABRICE HERGOTT (direttore di musei francesi, tra cui il Centre Pompidou)
"I libri sul pavimento, i fogli di carta strappata, le foto che usava come modelli per i dipinti, c'era di tutto in quell'ammasso di detriti che però facevano pensare a un'infinita fonte di risorse. È proprio quello che voleva: trasformare il suo atelier in un pozzo senza fondo di documentazione."

LUCIAN FREUD (pittore britannico, amico di Francis Bacon), intervistato da Sebastian Smee e David Dawson
"Ero amico del pittore Graham Sutherland, ed ero solito andare a trovarlo nel Kent. Essendo giovane e senza tatto, gli chiesi: "Chi pensi sia il più grande pittore in Inghilterra?" che, naturalmente, lui sentiva di essere, e iniziava ad essere considerato come tale. Mi disse, "Oh, è qualcuno di cui non hai mai sentito parlare. È l'uomo più straordinario. Passa il suo tempo a giocare d'azzardo a Monte Carlo, e ogni tanto ritorna. Se disegna qualcosa, di solito la distrugge," e così via. Sembrava così interessante. Così gli scrissi, o lo chiamai, e questo è il modo in cui l'ho conosciuto"
"Mi sono reso conto che il suo lavoro si riferiva in modo immediato alla maniera in cui lui si sentiva rispetto alla vita. Il mio lavoro, al contrario, sembrava molto elaborato. Questo perché era un enorme lavoro per me fare qualcosa - e lo è ancora. Francis, al contrario, buttava giù idee che distruggeva e poi rimetteva giù velocemente. Era la sua attitudine che ammiravo. Il modo in cui era completamente spietato rispetto al suo lavoro. Del resto, quasi ogni artista che ho incontrato ha un "punto debole" rispetto al suo lavoro. Con Francis, non c'era niente del genere"

MICHEL LEIRIS (scrittore e critico d'arte francese, 1901-1990)
"Nel 1966, intensamente viventi, i personaggi di Bacon lasciano a volte vedere i propri denti, pezzetti di scheletro, stalattiti e stalagmiti rocciose che spuntano davanti alla caverna della bocca... perché, per conoscerla meglio e gustarne tutte le bellezze, non si potrebbe esplorare la vita con accanimento senza arrivare a mettere a nudo -almeno a sprazzi -l'orrore che si nasconde dietro i paludamenti più sontuosi"

GIULIO CARLO ARGAN (critico d'arte, 1909-1992)
"Bacon, ultimo erede del "sublime", sublima ma non idealizza: perciò il "sublime" non è, per lui, il super-, ma il sub-umano, non il sacro o il divino ma il demoniaco. Da tutta la sua opera risulta che lui non crede all'elezione o alla salvezza, ma alla degradazione o alla caduta dell'umanità: dunque anche la pittura non è un processo elettivo, ma degradante. Come tale è demistificazione, brutale scoperta della verità sotto la finzione."
Da "L'arte moderna, 1770-1970", 1970

MARIO DE MICHELI (scrittore e critico d'arte, 1914-2004)
"Bacon è ... senza dubbio uno degli artisti contemporanei più immersi nella situazione di crisi della cultura tardo-borghese. Ma vi è immerso con una coscienza acutissima della sua negatività: una coscienza acutissima e carica di una tensione emotiva, che imprime alle sue immagini un valore violento di antidoto. (...) Bacon talvolta si spinge fino al limite del cinismo, ma la sua pittura nasce sempre da una concentrazione dolorosa e costante di fronte all'esistenza, anche là dove ostenta una ferocia agghiacciante. E questa è la ragione della sua vitalità, per cui il negativo si rovescia nel suo opposto senza perdere nessuno dei segni terribili della propria natura, delle proprie origini."
Da "Il disagio della civiltà e le immagini", 1982

MICHEL LEIRIS (scrittore e critico d'arte francese, 1901-1990)
"Colorito come un empirista del XVIII secolo mentre filosofeggia davanti a un bicchierino di brandy o xères, il volto imberbe, e allo stesso tempo paffuto e tormentato, di Francis Bacon, sembra rispecchiare lo stupore che fa aprire gli occhi, la tenacia intelligente e, alleata a non so qual segreto furore, la tenera disperazione d'uomo che non ignora che fu un tempo bambino che quasi ogni cosa poteva meravigliare."
Da "Francis Bacon, di faccia e di profilo", 1983

ANTHONY BURGESS (scrittore, drammaturgo e sceneggiatore inglese, 1917-1993)
"A mio giudizio, questa serie di pontefici sfigurati e latranti è l'opera d'arte che meglio di ogni altra riassume e rappresenta un'agonia indiiduale e collettiva. Forse non è vera arte quella che ci rinvia l'orrore dell'esistenza: molti critici sostengono che l'arte è compiuta realizzazione di una bellezza statica in forme adeguate. Invece i quadri di Bacon ci aggrediscono come manifesti di propaganda: sono testimonianze storiche come le opere di Goya"
Da "Il suo grido contro la storia", in "Il Corriere della Sera", 29 aprile 1992

RONALD ALLEY (critico d'arte e curatore della collezione moderna della Tate Gallery di Londra, 1926-1999)
"Lavorando in un periodo in cui l'arte astratta ... era lo stile dominante, Bacon fu uno dei pochi grandi pittori figurativi del dopoguerra, e dopo la morte di Picasso nel 1973, il più grande. La sua opera non appartiene a un movimento particolare e non si presta all'imitazione. Egli si distingue come individualista estremo, ma delle figure più potenti e sconvolgenti dell'arte del XX secolo."
Da "Francis Bacon e l'arte del XX secolo", in Francis Bacon, 1993

GILLES DELEUZE (filosofo francese, 1925-1995)
"Il corpo è Figura, non struttura. Inversamente la Figura, essendo corpo, non è volto e neanche ha volto. Essa ha però una testa, perché la testa è parte integrante del corpo. Può addirittura ridursi alla testa. Come ritrattista Bacon è un pittore di teste, non di volti. Tra le due cose c'è una grande differenza. Poiché il volto è un'organizzazione spaziale strutturata che riveste la testa, mentre la testa è un'appendice del corpo, benché ne sia la cuspide. ... Come ritrattista Bacon insegue dunque un progetto molto speciale: disfare il volto, ritrovare o fare emergere la testa sotto il volto."
Da "Francis Bacon, Logica della sensazione", 1995

© archimagazine
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Architettura
Design
Transportation Design
Le spider anni '50 e anni '60 di Umberto Panarella

Le spider anni '50 e anni '60

L'automobile fu la naturale evoluzione della carrozza. Le prime automobili erano delle semplici carrozze alle quali furono eliminate le parti che servivano per attaccare i cavalli e aggiunto un piccolo motore a scoppio.Le prime auto erano completamente aperte o al massimo prevedevano, come sulle carrozze, una copertura a mantice. Agli albori, quindi, erano tutte scoperte, anche perché i motori erano poco potenti e perciò nessun costruttore era intenzionato ad appesantirle con una carrozzeria chiusa.

Gallerie