1909
Francis Bacon nacque il 28 ottobre a Dublino da genitori inglesi, Christina
Winifred Bacon e il capitano Anthony Edward Mortimer Bacon. Il padre di Francis
(che sosteneva di essere un discendente del filosofo elisabettiano Francis
Bacon) si era congedato dall'esercito britannico e trasferito con la ricca e
giovane moglie in una grande casa nei pressi di un ippodomo nella Contea di
Kildare, dove aveva intrapreso l'attività di allenatore di cavalli da corsa.
Francis è il secondo di cinque figli ed è considerato "il malaticcio della
famiglia" per via dell'asma cronica.
1924
La famiglia Bacon si trasferì durante la Prima Guerra Mondiale in
Inghilterra, qui Francis venne mandato in collegio ma per colpa della sua
omosessualità fu presto cacciato.
1926
In seguito all'essere stato scoperto dal padre con indosso la biancheria
intima della madre, Francis si sposta a Londra, dove sopravvive grazie ad
all'assegno settimanale della madre, oltre a qualche lavoretto e relazione
amorosa.
1927
Il capitano Bacon chiede ad un parente che va a Berlino di portare Francis
con sé nella speranza che l'esperienza possa "curare" il giovane della sua
omosessualità. A quanto racconta Francis il tentativo fu un fallimento, poiché
dopo averlo sedotto il giovane zio lo abbandonò a Berlino, che offriva una
sofisticata gamma di piaceri sessuali.
Nella primavera del 1927 Bacon lascia la Germania per recarsi in Francia. A
Parigi Bacon rimase profondamente colpito da una mostra di disegni classici di
Picasso, per la prima volta Bacon tenta seriamente di disegnare e dipingere ad
acquerello. Compra un libro che contiene immagini dipinte a mano di malattie
della bocca. Inoltre vede il film di Eisenstein "La corazzata Potemkin" per la
prima di molte volte, rimanendo affascinato dalla sequenza della scalinata di
Odessa.
1929-1939
Torna a Londra e si fa conoscere come decoratore di interni. Disegna
mobili, tappezzerie, tappeti. All'epoca i protettori di Bacon sono l'artista
australiano Roy de Maistre, che gli dà consigli e insegnamenti sulle tecniche
pittoriche, e Eric Hall, un colto uomo d'affari che diventa il suo compagno per
quindici anni.
1930
Bacon presenta alcuni suoi dipinti e tappeti in una mostra collettiva
allestita nel garage di South Kensington che ha trasformao in uno studio.
Si trasferisce, con la vecchia tata Jessie Lightfoot, ad uno studio a Chelsea
dove rimane fino al 1936 e dipinge le sue prime opere importanti, e in
particolare varie "Crocefissioni", esposte in due mostre collettive alla Mayor
Gallery nel West End (ci sono anche opere di Paul Klee e Max Ernst).
L'influente critico d'arte Herbert Read inserisce una riproduzione di 'Crocefissione' (1933) nel suo libro, intitolato 'Art Now'.
1934 - 36
Bacon organizza la sua prima mostra personale di dipinti nello scantinato
della casa del decoratore d'interni Arundell Clark, in Mayfair. Molto
scoraggiato per lo scarso interesse suscitato dalla mostra, Bacon comincia a
dipingere di meno e si dedica al gioco e ad altri piaceri. Quando le sue opere
vengono escluse dall'Esposizione Internazionale del Surrealismo di Londra del
1936 in quanto "insufficientemente surrealiste", si aggrava la delusione
artistica di Bacon. Distrugge molte delle sue opere e dipinge pochissimo fino
al 1944.
1944
Bacon dipinge 'Tre studi per figure alla base di una Crocefissione', che
suscitò grande clamore quando venne esposto l'anno successivo alla Galleria
Lefevre. Dopo due notevoli 'Studi di figure', Bacon completa la sua prossima
grande opera, 'Dipinto 1946', che descrive in seguito come "una serie di
casualità che si accumulano l'una sull'altra". Dietro suggerimento di un amico
comune, il pittore Graham Sutherland, Erica Brausen visita lo studio di Bacon,
compra il nuovo dipinto per venderlo al Museo di Arte Moderna di New York e
diventa l'agente di Bacon. I soldi ricavati dalla vendita vengono usati da
Bacon per il primo di molti viaggi a Monte Carlo.
1949
Torna a Londra per completare una serie di 'Teste per la sua prima mostra
personale alla Hanover Gallery di Brausen. 'Head VI' si trasforma nella prima
variazione sul 'Ritratto di Papa Innocenzo X' di Velasquez, una tema sul quale
Bacon torna ossessivamente per più di vent'anni, dipingendo circa
quarantacinque papi. La mostra suscita sia grandi elogi che feroci critiche.
1951
Nel 1951 dipinse il suo primo 'Ritratto di Lucian Freud' (originariamente
scaturito da una fotografia di Franz Kafka) e una serie di tre papi per la sua
seconda mostra alla Hanover Gallery.
1953
Bacon dipinge circa venti quadri, tra cui 'Studio dal ritratto di Papa
Innocenzo X di Velazquez' e la serie di otto dipinti di Papi, 'Studio per
Ritratto I'VIII'. Cinque di questi ultimi sono presenti nella
prima mostra di Bacon negli Stati Uniti, alla Durlacher Gallery di New York.
Dipinge anche 'Due Figure', basato su una foto di Muybridge di due lottatori –
il quadro, che raffigura due uomini nudi avvinghiati su un letto, è giudicato
così provocatorio che Erica Brausen, per paura di una incursione della polizia,
lo appende discretamente in un punto defilato al piano superiore della
galleria. Durante un soggiorno a Henley-on-Thames Bacon incontra un uomo che
diventa il soggetto di una nuova serie, 'Uomo in Blu', che viene completata per
un'altra mostra alla Hanover Gallery.
1954
Espone alla Biennale di Venezia. Visita Roma ma non va mai al Palazzo Doria
Pamphili per vedere il ritratto di Velazquez che lo ha ossessionato per tanto
tempo
1958
La prima mostra personale di Bacon in Italia si tiene nella Galleria
Galatea di Torino all'inizio del 1958 e si trasferisce poiad altre due gallerie
commerciali a Milano e Roma.
1962
Da maggio a luglio 1962 la Tate Gallery ospita una retrospettiva di 91
dipinti di Bacon (quasi la metà della sua produzione esistente), compreso il
suo primo grande trittico. Il giorno dell'apertura un telegramma informa Bacon
della morte del suo amante Peter Lacy a Tangeri. La retrospettiva fa tappa a
Mannheim, Torino, Zurigo e Amsterdam.
Tramite la sua amica Isabel Rawsthorne Bacon incontra Giacometti, di cui ammira
in particolare i disegni, e passano insieme diverse serate memorabili.
Bacon parla liberamente e i modo brillante del suo lavoro. Nell'ottobre del
1962 David Sylvester registra la prima di varie interviste illuminanti con
l'artista. L'anno dopo Bacon inizia una serie di interviste con il suo futuro
biografo, Michael Peppiatt.
1971
Nell'aprile 1971 la madre di Bacon muore in Sud Africa. Più tardi, in
quello stesso anno, una importante retrospettiva di oltre 100 dipinti, tra cui
11 grandi trittici, apre al Grand Palais di Parigi: Michel Leiris scrive il
saggio per il catalogo. L'evento galvanizza Parigi, e in un sondaggio per
stabilire chi sono i dieci artisti più importanti viventi Bacon risulta al
primo posto (Picasso è fuori concorso). Poco prima dell'apertura della mostra
George Dyer muore di overdose di alcol e sonniferi nella stanza d'albergo dove
soggiornaa con Bacon. Più tardi quell'anno Bacon dipinge 'Trittico - in memoria
di George Dyer', la prima di una serie di opere possenti e cupe per commemorare
la morte di Dyer ed esprimere il suo senso di colpa e di perdit.
1975
La mostra delle sue opere recenti (1968-74) presentata al Metropolitan
Museum di New York è una conferma clamorosa del successo di Bacon in America.
Bacon trascorre 10 giorni a New York e incontra molti artisti, tra cui Andy
Wahrol e Robert Rauschenberg.
1980-86
Dipinge 'Trittico ispirato dall'Orestea di Eschilo'. La letteratura su
Bacon si fa sempre più varia e voluminosa, si moltiplicano le mostre in tutto
il mondo. La prima mostra in Giappone delle opere di Bacon apre a Tokyo, per
poi fare tappa a Kyoto e Nagoya.
A Bacon viene chiesto, come parte di una serie di mostre intitolata 'L'occhio
dell'artista', di scegliere le sue opere preferite nella National Gallery di
Londra. La sua scelta comprende una pala d'altare di Masaccio e due Rembrandt
oltre a Manet, Seurat, Van Gogh e Degas, ma si rifiuta di includere una delle
sue opere.
1990
Nel 1990 Bacon, che ha compiuto ottant'anni, va a Madrid per vedere la
mostra di Velazquez al Prado.
1992
Durante una visita a Madrid al suo giovane amante spagnolo l'artista viene
ricoverato in ospedale per una grave polmonite. Il 28 aprile 1992 Bacon muore a
Madrid per un infarto.
CITAZIONI DI FRANCIS BACON
"Le forme le perdi più facilmente nell'oscurità"
"Riduco le dimensioni della tela disegnando questi rettangoli che isolano e
concentrano l'immagine. Solo per vederla meglio"
"So che per le persone religiose, per i cristiani la Crocifissione riveste un
significato totalmente diverso. Ma per me, non credente, è solo un atto del
comportamento umano, un modo di comportarsi nei confronti di un altro"
"Per quanto riguarda i Papi la religione non centra assolutamente; sono
piuttosto frutto di un'ossessione per le riproduzioni fotografiche del ritratto
di Papa Innocenzo X di Velázquez"
"Penso che Velázquez fosse convinto di registrare la corte dell'epoca, di
registrare certi personaggi dell'epoca; ma un bravissimo artista doggi sarebbe
costretto a prendersi gioco di unanaloga situazione. Sa che la registrazione
può essere fatta con una pellicola, dunque quel lato della sua attività è stato
preso in mano da qualcun altro e lui si deve soltanto preoccupare di far
emergere a sensazione attraverso l'immagine. Inoltre, credo che oggi luomo si
renda conto di essere qualcosa di accidentale, un essere futile, e di dover
stare al gioco"
"Penso che sia il lieve distacco dal reale, che mi rituffa con maggior violenza
nel reale stesso. Attraverso l'immagine fotografica mi ritrovo a vagare dentro
all'immagine e a estrarne quella che ritengo sia la sua realtà più di quanto mi
sia possibile semplicemente guardando a quella realà. E le fotografie non sono
solo punti di riferimento; spesso funzionano come detonatori di idee"
"Ciò che voglio fare è distorcere la cosa molto al di là dell'apparenza, ma
nella distorsione stessa portarla a una registrazione dell'apparenza"
"Preferirei compiere in privato lo scempio con il quale credo di poter
registrare con più chiarezza la sua realtà. È possibile, sì, è possibile. Lo
capisco perfettamente. Ma mi dica, chi oggi è riuscito a registrare qualcosa,
qualcosa che venga recepito come realtà, senza aver compiuto un grave scempio
all'immagine"
"Siamo potenziali carcasse"
"Non ho mai cercato di essere orripilante"
"Ho sempre aspirato a esprimermi nel modo più diretto e più crudo possibile, e
forse, se una cosa viene trasmessa direttamente, la gente la trova orripilante.
Perché, se dici qualcosa in modo molto diretto a una persona, questa a volte si
offende, anche se quello che hai detto è un fatto. Perché la gente tende a
essere offesa dai fatti, o da quella che una volta veniva chiamata verità"
"Si può dire che un grido sia un'immagine di orrore, ma io ero in realtà
interessato a dipingere il grido più che l'orrore. Penso che, se avessi davvero
riflettuto su ciò che induce a gridare, il grido che tentavo di dipingere ne
sarebbe risultato molto più efficace. In un senso, avrei dovuto essere più
consapevole dell'orrore da cui nasceva il grido. Le mie immagini in realtà
erano troppo astratte"
"Be', se per esempio pensa al grande autoritratto di Rembrandt di
Aix-en-Provence, e se lo analizza vedrà che gli occhi praticamente non hanno
orbite, che si tratta di un'immagine completamente anti-illustrativa. Penso che
il mistero del dato reale sia comunicato da un'immagine creata con segni
irrazionali"
"Penso che l'arte sia un' ossessione per la vita e, dato che siamo esseri
umani, la nostra più grande ossessione è quella per noi stessi. Secondariamente
ci sono gli animali, poi i paesaggi"
"mi piace la distanza che il vetro instaura fra ciò che è stato fatto e
l'osservatore. Mi piace, per così dire, che l'oggetto sia posto quanto più
lontano possibile"
"È curioso, ma persino i Rembrandt mi piacciono sotto vetro. Ed è esatto dire
che per molti aspetti sono più difficili da vedere, ma si può sempre guardarci
dentro"
"Ho fatto molti autoritratti, in realtà perché attorno a me le persone morivano
come mosche e non era rimasto nessun altro da dipingere se non me stesso. Bé,
ora sono però contento di dire che ho ritrovato due persone, molto attraenti,
che avevo conosciuto in passato. Sono entrambe dei buonissimi soggetti. Detesto
la mia faccia e ho fatto degli autoritratti perché non avevo nessun altro da
ritrarre. Ma ora la smetterò di fare autoritratti"
"non penso di avere talento. Penso solo di essere ricettivo"
"Potrei magari fare un film; potrei fare un film di tutte le immagini che mi si
sono affollate nel cervello, immagini che ricordo e che non ho usato.
Dopotutto, gran parte dei miei dipinti sono fatti di immagini. Non guardo mai i
quadri, quasi mai. Quando vado alla National Gallery a guardare uno dei grandi
dipinti che mi eccitano, non è tanto il dipinto in sé quanto il fatto che esso
apre dentro di me ogni sorta di valvole di sensazione che mi rituffano nlla
vita con maggior violenza. Potrei fare un film ma sarebbe ancora più complicato
che dipingere, perché non riuscirei mai a trovare l'immagine che invece posso
creare dipingendo. Non so se con un'altra tecnica le cose mi verrebbero con la stessa
facilità con cui mi vengono gettate davanti quando dipingo"
HANNO DETTO DI FRANCIS BACON
DAMIEN HIRST (artista inglese contemporaneo)
"È l'ultimo bastione della pittura. Prima di allora la pittura sembrava
morta. Completamente morta."
"Penso che Bacon sia uno dei più grandi pittori di tutti i tempi. È in cima con
Goya, Soutine e Van Gogh: pittori sporchi che lottano con il lato oscuro delle
cose. È complicato. Non si tratta di abilità formali o di tecnica o destrezza.
Si tratta di fede. Io credo! E di lotta (...).
Questo è ciò che trovo entusiasmante, insieme al coraggio assoluto di
confrontare il lato oscuro, le ombre, la forza piena della psiche umana. (...) è
così tremendamente potente. Il suo lavoro devia sempre nell'immaginazione. C'è
sempre questo potere grezzo, oscuro, questa energia viscerale che è trainante.
Il dipinto è vivo.
Ho cinque Bacon adesso. [...] Ne ho uno sul muro vicino la televisione. Guardo
più quello che la tv. Non puoi non guardarlo. Chiede la tua attenzione, ti fa
avvicinare. È incredibile per me pensare che li possiedo."
Da "He's one of the greatest painters of all time", The Observer, domenica 10
Agosto 2008
HENRIETTA MORAES (modella di Francis Bacon e di altri artisti britannici)
"A diciott'anni avevo passato tutti i miei pomeriggi, le serate e le mattinate in
compagnia di Francis. [...] A volte restavo senza parole, raggelata dal sarcasmo
pungente che di tanto in tanto sibilava tra le sue battute, ma che non rivolse
mai contro di me. [...] Ogni volta in cui Francis entrava in una stanza,
l'atmosfera si elettrizzava, la gente cominciava a discutere animatamente, come
se una nuova energia si agitasse nell'aria; ovunque si materializzavano
bottiglie di champagne"
Da "Henrietta", Paperback (1995)
MILAN KUNDERA
"Per tanto tempo, Francis Bacon e Samuel Beckett hanno formato una coppia
nella mia galleria immaginaria di arte moderna. Poi ho letto l'intervista che
Bacon ha fatto con Michel Archimbaud: "Sono sempre rimasto stupito dal fatto di
essere appaiato con Beckett", ha detto Bacon.
"Quando un artista parla di un altro, parla sempre (in maniera indiretta) di se
stesso. Parlando di Beckett, cosa ci sta dicendo Bacon di se stesso? Che si
rifiuta di essere categorizzato. Che vuole proteggere il suo lavoro dai cliché.
Che sta resistendo ai dogmatici del modernismo che hanno eretto una barriera
tra la tradizione e l'arte moderna come se, nella storia dell'arte,
quest'ultima rappresentasse un periodo isolato con i suoi incomparabili valori,
con i suoi criteri completamente autonomi. Invece, Bacon guarda alla storia
dell'arte nella sua interezza... si rifiuta di esprimere le sue idee sull'arte in
maniera troppo sistematica, temendo di soffocare il suo inconscio creativo."
Bacon è un non-credente, e la nozione del sacrilego non trova spazio nella sua
maniera di pensare; secondo lui, "l'uomo ha realizzato di essere un incidente,
ha realizzato che è un essere completamente futile, che si ritrova a giocare a
un gioco senza ragione".
Da "Un incontro", Adelphi (2008)
MILAN KUNDERA
"Lo sguardo del pittore cala sul viso come una mano brutale che tenta di
ghermirne l'essenza, il diamante nascosto nell'Io più profondo. Naturalmente,
non siamo sicuri che le profondità celino davvero qualcosa... In ogni caso,
ognuno di noi ha in sé questo gesto brutale, questo movimento della mano che
scompiglia il volto di un altro nella speranza di trovare, in esso e dietro di
esso, una cosa che vi sta nascosta."
Dall'introduzione a "Bacon Portraits And Self-Portraits" di France Borel,
pag.10
FABRICE HERGOTT (direttore di musei francesi, tra cui il Centre Pompidou)
"I libri sul pavimento, i fogli di carta strappata, le foto che usava come modelli per i dipinti, c'era di tutto in quell'ammasso di detriti che però facevano
pensare a un'infinita fonte di risorse. È proprio quello che voleva: trasformare il suo atelier in un pozzo senza fondo di documentazione."
LUCIAN FREUD (pittore britannico, amico di Francis Bacon), intervistato da
Sebastian Smee e David Dawson
"Ero amico del pittore Graham Sutherland, ed ero solito andare a trovarlo
nel Kent. Essendo giovane e senza tatto, gli chiesi: "Chi pensi sia il più
grande pittore in Inghilterra?" che, naturalmente, lui sentiva di essere, e
iniziava ad essere considerato come tale. Mi disse, "Oh, è qualcuno di cui non
hai mai sentito parlare. È l'uomo più straordinario. Passa il suo tempo a
giocare d'azzardo a Monte Carlo, e ogni tanto ritorna. Se disegna qualcosa, di
solito la distrugge," e così via. Sembrava così interessante. Così gli scrissi,
o lo chiamai, e questo è il modo in cui l'ho conosciuto"
"Mi sono reso conto che il suo lavoro si riferiva in modo immediato alla
maniera in cui lui si sentiva rispetto alla vita. Il mio lavoro, al contrario,
sembrava molto elaborato. Questo perché era un enorme lavoro per me fare qualcosa
- e lo è ancora. Francis, al contrario, buttava giù idee che distruggeva e poi
rimetteva giù velocemente. Era la sua attitudine che ammiravo. Il modo in cui
era completamente spietato rispetto al suo lavoro. Del resto, quasi ogni
artista che ho incontrato ha un "punto debole" rispetto al suo lavoro. Con
Francis, non c'era niente del genere"
MICHEL LEIRIS (scrittore e critico d'arte francese, 1901-1990)
"Nel 1966, intensamente viventi, i personaggi di Bacon lasciano a volte
vedere i propri denti, pezzetti di scheletro, stalattiti e stalagmiti rocciose
che spuntano davanti alla caverna della bocca... perché, per conoscerla meglio e
gustarne tutte le bellezze, non si potrebbe esplorare la vita con accanimento
senza arrivare a mettere a nudo -almeno a sprazzi -l'orrore che si nasconde
dietro i paludamenti più sontuosi"
GIULIO CARLO ARGAN (critico d'arte, 1909-1992)
"Bacon, ultimo erede del "sublime", sublima ma non idealizza: perciò il
"sublime" non è, per lui, il super-, ma il sub-umano, non il sacro o il divino
ma il demoniaco. Da tutta la sua opera risulta che lui non crede all'elezione o
alla salvezza, ma alla degradazione o alla caduta dell'umanità: dunque anche la
pittura non è un processo elettivo, ma degradante. Come tale è
demistificazione, brutale scoperta della verità sotto la finzione."
Da "L'arte moderna, 1770-1970", 1970
MARIO DE MICHELI (scrittore e critico d'arte, 1914-2004)
"Bacon è ... senza dubbio uno degli artisti contemporanei più immersi nella
situazione di crisi della cultura tardo-borghese. Ma vi è immerso con una
coscienza acutissima della sua negatività: una coscienza acutissima e carica di
una tensione emotiva, che imprime alle sue immagini un valore violento di
antidoto. (...) Bacon talvolta si spinge fino al limite del cinismo, ma la sua
pittura nasce sempre da una concentrazione dolorosa e costante di fronte
all'esistenza, anche là dove ostenta una ferocia agghiacciante. E questa è la
ragione della sua vitalità, per cui il negativo si rovescia nel suo opposto
senza perdere nessuno dei segni terribili della propria natura, delle proprie
origini."
Da "Il disagio della civiltà e le immagini", 1982
MICHEL LEIRIS (scrittore e critico d'arte francese, 1901-1990)
"Colorito come un empirista del XVIII secolo mentre filosofeggia davanti a
un bicchierino di brandy o xères, il volto imberbe, e allo stesso tempo paffuto
e tormentato, di Francis Bacon, sembra rispecchiare lo stupore che fa aprire
gli occhi, la tenacia intelligente e, alleata a non so qual segreto furore, la
tenera disperazione d'uomo che non ignora che fu un tempo bambino che quasi
ogni cosa poteva meravigliare."
Da "Francis Bacon, di faccia e di profilo", 1983
ANTHONY BURGESS (scrittore, drammaturgo e sceneggiatore inglese, 1917-1993)
"A mio giudizio, questa serie di pontefici sfigurati e latranti è l'opera
d'arte che meglio di ogni altra riassume e rappresenta un'agonia indiiduale e
collettiva. Forse non è vera arte quella che ci rinvia l'orrore dell'esistenza:
molti critici sostengono che l'arte è compiuta realizzazione di una bellezza
statica in forme adeguate. Invece i quadri di Bacon ci aggrediscono come
manifesti di propaganda: sono testimonianze storiche come le opere di Goya"
Da "Il suo grido contro la storia", in "Il Corriere della Sera", 29 aprile
1992
RONALD ALLEY (critico d'arte e curatore della collezione moderna della Tate
Gallery di Londra, 1926-1999)
"Lavorando in un periodo in cui l'arte astratta ... era lo stile dominante, Bacon fu uno dei pochi grandi pittori figurativi del dopoguerra, e dopo la
morte di Picasso nel 1973, il più grande. La sua opera non appartiene a un
movimento particolare e non si presta all'imitazione. Egli si distingue come
individualista estremo, ma delle figure più potenti e sconvolgenti dell'arte
del XX secolo."
Da "Francis Bacon e l'arte del XX secolo", in Francis Bacon, 1993
GILLES DELEUZE (filosofo francese, 1925-1995)
"Il corpo è Figura, non struttura. Inversamente la Figura, essendo corpo,
non è volto e neanche ha volto. Essa ha però una testa, perché la testa è parte
integrante del corpo. Può addirittura ridursi alla testa. Come ritrattista
Bacon è un pittore di teste, non di volti. Tra le due cose c'è una grande
differenza. Poiché il volto è un'organizzazione spaziale strutturata che
riveste la testa, mentre la testa è un'appendice del corpo, benché ne sia la
cuspide. ... Come ritrattista Bacon insegue dunque un progetto molto speciale:
disfare il volto, ritrovare o fare emergere la testa sotto il volto."
Da "Francis Bacon, Logica della sensazione", 1995
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Architettura
Nuova esposizione presso il Vitra Campus
Il 25 marzo 2017, presso la Fire Station del Vitra Campus, sarà inaugurato 'Project Vitra - Design, Architecture, Communications (1950 - 2017)'.
Design
Lo spirito del Bauhaus: Architetti, scultori, pittori, tutti devono tornare ai mestieri
scriveva così l'architetto Walter Gropius nel suo manifesto del Bauhaus.
Lo spirito del Bauhaus in una mostra al Musée des Arts décoratifs di Parigi.
Transportation Design
Le spider anni '50 e anni '60
L'automobile fu la naturale evoluzione della carrozza. Le prime automobili erano delle semplici carrozze alle quali furono eliminate le parti che servivano per attaccare i cavalli e aggiunto un piccolo motore a scoppio.Le prime auto erano completamente aperte o al massimo prevedevano, come sulle carrozze, una copertura a mantice. Agli albori, quindi, erano tutte scoperte, anche perché i motori erano poco potenti e perciò nessun costruttore era intenzionato ad appesantirle con una carrozzeria chiusa.