Architettura

La lettera dei 35 e gli interventi dei nostri Lettori
35 Professori in difesa dell'Architettura in Italia. E tu che ne pensi?
ARCHITETTI in RIVOLTA: liberiamo il paese dai colleghi stranieri [Carmela Riccardi, Nicola Desiderio]
Più etica e meno … ipocrisia [Marcello Silvestro]
Le risposte alla lettera dei 35
Le risposte di Ugo Rosa, Marco Gennari, Michele Sabatino, Stefania Poles, Angelo Luigi Tartaglia, Giorgio Nocerino
Risposta ai 35 di B+ C Architects: Opera senza passaporto
Ultime risposte all'appello dei 35

35 Professori in difesa dell'Architettura in Italia. E tu che ne pensi?

Riportiamo integralmente la lettera di protesta, indirizzata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e ai Presidenti di Camera e Senato e ai Ministri competenti firmata da 35 insigni Professori Universitari.
Pubblichiamo l'intero testo onde sollecitare i nostri lettori a dire la loro.
Pubblicheremo gli interventi di coloro i quali rilasceranno nome, cognome, età, professione e recapiti e-mail e postali. I recapiti e-mail e postali, in osservanza della legge sulla privacy in virtù del D. Lgs. 196/2003, non verranno pubblicati ma richiesti per motivi redazionali interni.

L'appello ripreso e commentato da più parti è stato oggetto di alcune polemiche e riflessioni. In tal senso riportiamo in calce una precisione in merito del nostro amico Sottsass pubblicata sul Corsera.


Il testo integrale
"L'architettura italiana attraversa una situazione drammatica. Mentre in altre nazioni europee, in particolare in Francia, in Germania, in Spagna, negli ultimi decenni sono state realizzate grandi opere di interesse sociale che hanno trasformato sensibilmente l'ambiente urbano mettendo a disposizione dei cittadini nuovi servizi che esprimono lo spirito del nostro tempo, in Italia iniziative del genere si contano sulle dita, mancano di una meditata programmazione e si devono quasi sempre all'intervento di architetti stranieri. Nel riconoscere il carattere positivo dell'apporto di forze culturali esterne non si può fare a meno di notare che una delle ragioni della preferenza loro accordata si deve alle realizzazioni compiute, realizzazioni per le quali in Italia sono mancate le premesse concrete, con la conseguenza di aver privato gli architetti italiani di quelle occasioni di lavoro che avrebbero permesso loro di offrire un contributo originale all'attuale stagione di rinnovamento della architettura".
"Il rischio di questa situazione è che si interrompa la continuità di una ricerca che ebbe inizio negli anni Trenta del Novecento per opera di un gruppo di architetti di cui oggi si celebra in ambito internazionale la capitale importanza per lo sviluppo della modernità in architettura; uomini come Terragni, Gardella, Albini, Scarpa, Samonà, Libera, Moretti, Ridolfi. Il naturale sviluppo della linea di ricerca iniziata da questi architetti, e portata avanti con spirito innovativo da molti degli esponenti delle generazioni successive, rappresenta una irrinunciabile risorsa culturale italiana che non può essere ulteriormente vanificata e ignorata, come è avvenuto nelle ultime edizioni della Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia".
"Per rilanciare l'architettura italiana anche sul piano internazionale occorrono una serie di provvedimenti che riducano l'inerzia dell'apparato burocratico e consentano libero accesso ai concorsi al di là di selezioni basate esclusivamente sul lavoro già compiuto, selezioni che precludono alle nuove generazioni l'accesso agli incarichi più significativi e bloccano così il vitale ricambio generazionale. Oltre a ciò è necessario potenziare il Darc (la Direzione architettura) facendone un organo di promozione, anche per limitare il potere totalmente autonomo delle Soprintendenze facendo sì che le decisioni che riguardano i nuovi servizi urbani e territoriali vengano prese non da una sola persona, ma all'interno di un consesso in cui siano rappresentati gli esponenti delle diverse amministrazioni, mettendo fine a un diritto di veto che ha privato l'Italia di molte opere significative rimaste sulla carta".
"Ci rivolgiamo alla Presidenza della Repubblica Italiana, al Governo Italiano, al Parlamento, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, alla Presidenza della Biennale di Venezia, alle forze politiche di ogni tendenza interessate al futuro delle nostre città e agli esponenti dell'amministrazione dei Beni Culturali più aperti alla innovazione, perché si impegnino a modificare una situazione negativa che ha posto il nostro Paese in condizioni di inferiorità nel consesso internazionale".

Elenco dei nomi degli architetti firmatari dell'appello
Prof Arch. Gianni ACCASTO - Roma
Prof. Arch. Michele ACHILLI - Milano
Prof. Arch. Augusto Romano BURELLI - Università di Venezia
Prof. Arch. Guido CANELLA - Università di Milano
Prof Arch. Fabio CAPANNI - Università di Firenze
Prof. Arch. Massimo CARMASSI - Pisa
Prof Arch. Marco CASAMONTI - Università di Genova
Prof. Arch. Francesco CELLINI - Università "Roma Tre"
Prof. Arch. Francesco COLLOTTI - Università di Firenze
Prof. Arch. Claudio D'AMATO GUERRIERI - Università Bari
Prof. Arch. Antonio D'AURIA - Università di Firenze
Prof. Arch. Mario DOCCI - Università "La Sapienza" Roma
Prof. Arch. Maria Grazia ECCHELI - Università di Firenze
Prof. Arch. Vittorio GREGOTTI - Milano
Prof. Arch. Aimaro ISOLA - Università di Torino
Prof. Arch. Salvo LO NARDO - Palermo
Prof. Arch. Paolo MARCONI - Università "La Sapienza" Roma
Prof Arch. Antonio MONESTIROLI - Politecnico Milano
Prof. Arch. Manfredi NICOLETTI - Università "La Sapienza" Roma
Prof. Arch. Renato NICOLINI - Università "Roma Tre"
Prof Arch. Carlo Maria OLMO - Preside Politecnico di Torino
Prof. Arch. Nicola PAGLIARA - Università di Napoli
Prof Arch. Roberto PALUMBO - Preside facoltà "Valle Giulia" Università "La Sapienza" Roma
Prof. Ing. Lucio PASSARELLI - Università "La Sapienza" Roma
Prof. Arch. Giacomo PIRAZZOLI - Università di Firenze
Prof. Arch. Mario PISANI - Università di Aversa
Prof. Arch. Paolo PORTOGHESI - Università "La Sapienza" Roma
Prof Arch. Frana PRATI - Università di Genova
Prof Arch. Franco PURINI - Università "La Sapienza" Roma
Prof. Arch. Fabrizio ROSSI PRODI - Università di Firenze
Prof Arch. Luciano SEMERANI - Università di Venezia
Prof. Arch. Ettore SOTTSASS - Milano
Prof Arch. Cesare STEVAN - Preside Politecnico di Milano
Prof. Arch. Laura THERMES - Università di Reggio Calabria
Prof. Arch. Paolo ZERMANI - Università di Firenze
10 settembre 2005


La precisazione di Sottsass
Messaggio inviato da Ettore Sottsass a Paolo Mieli, Direttore del Corriere della Sera

Gentile Paolo Mieli, spero voglia pubblicare questo mio chiarimento. Sul Corriere della Sera del 7 settembre ho letto un articolo di Pierluigi Panza nel quale mi si coinvolge vastamente nella protesta di trentacinque architetti italiani allarmati "dall'invasione degli architetti stranieri" e "in difesa della tradizione italiana". La colpa viene data al potere assoluto dei sovrintendenti i quali appunto, si sentono i difensori assoluti di questa tradizione. In realtà nella lettera dell'architetto Paolo Portoghesi che ho firmato, non si accenna minimamente a questo aspetto di rabbietta corporativa degli architetti italiani per ridurre la partecipazione straniera, per potere avere più spazio di lavoro. Nella lettera che ho firmato si parla piuttosto della preoccupazione che "si interrompa la continuità di una ricerca che ebbe inizio negli anni '30 del Novecento per opera di un gruppo di architetti di cui oggi si celebra in ambito internazionale la capitale importanza per lo sviluppo della modernità in architettura; uomini come Terragni, Gardella, Albini, Scarpa, Samonà, Libera, Ridolfi". Si parla anche con una certa veemenza della necessità di provvedimenti" che riducano l'inerzia dell'apparato burocratico e consentano libero accesso ai concorsi al di là di selezioni basate esclusivamente sul lavoro già compiuto, selezioni che precludono alle nuove generazioni l'accesso agli incarichi più significativi e bloccano così il vitale ricambio generazionale". Chi fa queste selezioni? Ho firmato quella lettera, che approvo, ricordando anche tuttavia alcuni esempi recenti di enormi progetti affidati non tanto ad architetti italiani o stranieri, ma a grandi concentrazioni del potere economico, italiano e straniero, che certamente non si distinguono per interessi intellettuali. Ma anche di questo aspetto, che non riguarda l'architettura ma il business internazionale, nell'articolo non si fa cenno. Caro Direttore, se ha avuto la pazienza di leggere la mia precisazione mi permetto anche di allegarle la risposta che ho inviato, insieme alla mia adesione, all'architetto Portoghesi, di cui sono amico:

Caro Paolo, ecco la mia copia firmata. Penso che la situazione dell'architettura italiana riguardi gli architetti ma soprattutto riguardi la miserabile qualità intellettuale dei politici e quindi della politica italiana. Forse dobbiamo convincerci che siamo una nazione ai bordi dell'impero e che certamente non abbiamo in questo momento, come nazione, la possibilità di partecipare allo strano, barbarico, progetto della contemporaneità. Personalmente non ho grandi speranze; sono solo e riesco a muovere, quando riesco, microscopiche pedine. Tanto per fare qualcosa. Va tutto bene.

Con questa lettera a Portoghesi non sottoscrivo nessun possibile aspetto corporativistico della protesta ma quel tanto che resta da pensare ancora sul futuro dell'architettura al di là del business.
Aggiungo una piccola nota personale: dopo circa sessanta anni di professione, ho costruito una sola casa privata in Italia e circa una quindicina di "architetture" per privati stranieri, in Giappone, in Cina, negli Stati Uniti, a Singapore, in Belgio e in Svizzera. Posso contare inoltre un'altra quindicina di progetti, sempre per clienti stranieri, non eseguiti. A parte questo, sono stato e sono grande amico di moltissimi artisti, intellettuali, poeti, cantori e architetti stranieri; ad alcuni devo molta riconoscenza per l'aiuto professionale e per l'amicizia che mi hanno sempre offerto. Non sono per niente contrario alla presenza in Italia di grandi o piccole architetture progettate da noti e bravissimi architetti stranieri. Come ho già detto, mi sento invece assolutamente inerme di fronte al paesaggio miserabile del futuro provinciale dell'italianità. La saluto cordialmente.

Articolo inserito il 13 settembre 2005