I giganti di Rabarama invadono Firenze
Firenze - E' iniziata stamani da piazza Pitti l'installazione delle
monumentali sculture tatuate di Rabarama (Paola Epifani) in vista delle grande
personale dal titolo 'ANTICOnforme', che l'artista inaugurerà il prossimo 10
giugno 2011.
Curata dal critico Luca Beatrice e organizzata da Vecchiato Art Galleries, la
mostra presenterà fino al 30 settembre circa quaranta opere in marmo bianco di
Carrara e in bronzo dipinto, tutte di grandi dimensioni, sparse tra il giardino
di Boboli, il parco delle Scuderie Reali, le Pagliere e appunto piazza Pitti.
Per Rabarama è la prima volta a Firenze. Contemporaneamente, debutta alla
Biennale di Venezia invitata da Vittorio Sgarbi nel Padiglione Italia.
Io e il marmo di Carrara
Alla imminente grande personale di Firenze Rabarama presenterà anche una
serie di sculture inedite che sta rifinendo nei laboratori della Versilia. E in
questa intervista dalle cave racconta la più emozionante delle avventure
artistiche
Carrara - “E' un'emozione che toglie il fiato. E' la scultura per
definizione, la più avvincente delle avventure artistiche”. Rabarama, alias
Paola Epifani, e il marmo di Carrara. Bianco, puro, accecante, solenne, eterno.
Dopo argilla e bronzo, i primi amori, l'artista ha incontrato nel più nobile
dei materiali un nuovo, straordinario elemento espressivo per le sue
monumentali opere dai tatuaggi primordiali.
La grande personale ANTICOnforme in programma dal 10 giugno a Firenze con 40
opere nel complesso del Giardino di Boboli/Le Pagliere ne presenta anche otto
inedite, attualmente in fase di rifinitura nei laboratori della costa toscana.
Una nona scultura andrà invece alla Biennale di Venezia, dove Rabarama è stata
invitata da Vittorio Sgarbi.
Quest'ultima fa parte delle sei affidatte allo Studio Scultura di Massimo
Galleni (Pietrasanta - Lucca). I titoli: Abbandono (destinata a Venezia),
Alveoli, Tadashii, In-cinta, Particelle estinte, Ri-volto. Tre sono invece
affidate allo Studio d'arte Telara (Avenza - Massa): Lettere implose,
Tran-sito, Sapere). Le misure, variabili, sono in media di 2,20 metri di
larghezza, 2 di profondità e 1,70 di altezza, con punte di 2,50x2,44x270.
Misure da giganti.
“Quello col marmo”, racconta Rabarama, “è un rapporto nato negli ultimi anni.
La Galleria Vecchiato, con cui collaboro, aveva aperto a Forte dei Marmi una
nuova sede che ha portato qui anche me. Allora lavoravo molto con l'argilla, la
mia vera passione, ma a forza di frequentare marmisti e cavatori ho voluto
provare con il marmo. La grande differenza con l'argilla è che lì si deve
aggiungere e plasmare, mentre col marmo si deve togliere. Lì la forma va
costruita, nel marmo è invece prigioniera nel blocco e lo scultore non deve
altro che liberarla dal superfluo”.
Detto così pare facilissimo. In effetti anche Donatello, Michelangelo o Canova
non avevano che da affrancare i loro capolavori scultorei dalla zavorra che li
opprimeva.
“Esatto. E usavano appunto il marmo di Carrara. Stando in questi luoghi dove il
marmo è la materia regina non potevo certo sottrarmi, così come nessun vero
scultore potrebbe. E come Michelangelo e Canova, ma anche tanti artisti a noi
contemporanei, mi appoggio ai laboratori locali, alla loro conoscenza del
marmo, alla loro fantastica perizia. Mi avvalgo degli stessi cavatori e
scalpellini ed è un'emozione davvero senza pari lavorare questa materia che ti
impolvera, che lascia sugli abiti e sulla pelle una patina bianca quasi
soffocante, ma che alla fine emerge in tutta la sua purezza e solennità. Una
purezza, direi, altamente spirituale”.
Altamente, come alte sono le cave che dominano le Alpi Apuane e questa larga
fascia di Tirreno. “Le cave offrono lo scenario più affascinante. Sono
autentiche cattedrali, incutono rispetto per la materia e la montagna. Quassù
capisci il valore del marmo, senti il peso della terra che te lo dona, ma anche
quello della fatica dell'uomo che scava. E allora avverti anche la profonda
responsabilità di fare un lavoro perfetto, nel modo giusto, nei punti giusti”.