Orti e giardini. Il Cuore di Roma antica
Roma - Palatino
Dal 6 maggio al 14 ottobre 2012
A cura di A. Ciarallo, G. Morganti, M. A. Tomei
Nel cuore di Roma antica abbiamo ricreato i giardini dei palazzi imperiali. Tra rose, cotogne, viburni, pervinche, petunie e verbene una passeggiata alla scoperta dei fasti del passato, da Augusto ai Farnese.
La storia degli spazi verdi del Palatino, dal momento in cui furono formati ai
nostri giorni, rappresentano la storia stessa delle specie vegetali, che hanno
arricchito i nostri giardini in questi secoli: allestiti in maniera sontuosa in
età imperiale, trasformati in parte in Orto Botanico dai Farnese, per
accogliere soprattutto le nuove piante importate dalle Americhe, ripristinati
nell'Ottocento ad opera Di Giacomo Boni, che, accanto alla flora “classica”
romana vi volle introdurre anche le nuove piante che a partire dalla fine del
‘700 arrivavano dall'Oriente e dal sud Africa grazie all'intensificarsi degli
scambi commerciali favoriti dal dominio inglese, hanno costituito nel tempo
l'”erbario” della flora ornamentale italiana.
Numerose testimonianze letterarie e alcune iconografiche hanno consentito di
riprodurre i giardini di età imperiale, sebbene non sia possibile conoscere con
esattezza quali fossero le specie effettivamente coltivate nei vasti peristili,
anche per l'impossibilità di condurre indagini scientifiche per le vicende che
hanno caratterizzato i luoghi nel corso dei secoli.
E' stata dedicata particolare attenzione ai ninfei presenti sul Palatino dei
quali restano i confini ben definiti. Per restituire l'immagine di un ninfeo,
ferma restante la forma, si è pensato di richiamarne le due componenti
fondamentali, ossia il / i materiali in cui è costruito e l'acqua: nel primo
caso sono state utilizzate fioriture bianche (marmo), nel secondo fioriture
nelle diverse tonalità di blu-azzurro (acqua).
Con tali criteri sono stati ricostruiti tutti i ninfei, variando, però, le
specie (Plumbago, Surfinia, Solanum, Convolulus, Verbena, Tapiens e Petunia nei
colori bianco e gamma del blu). La tecnica usata per rendere visivamente l'idea
dei ninfei è, infatti, assimilabile a quella della mosaico coltura, che è di
spettacolare impatto estetico, concentrandoci su piante (circa 12000) in soli
due colori, con predominanza di quelle azzurro-blu. Diverso è invece il caso
del peristilio della casa di Augusto, solo in parte scavato: in mancanza di
altri dati, l' intimità del luogo ha suggerito di riproporre in vivo, e quindi
in rapporto 1:1, la struttura del giardino raffigurato sulle pareti affrescate
della Villa di Livia attualmente esposte nel Museo Nazionale Romano di Palazzo
Massimo. Le specie utilizzate, i cui macro e micro resti sono stati rinvenuti
anche negli antichi giardini pompeiani, sono rigorosamente quelle raffigurate
negli affreschi - melograni, viburni, oleandri, cotogni, rose cipressi,
pervinche -, insieme ai due grillages, che nella pittura ripartivano il
giardino, e poi il platano, l'abete e il pino, specie estranee secondo Plinio
alla flora autoctona del tempo, e forse celebrate in questi affreschi come
specie ornamentali di recente introduzione.
Specie che sono poi oggetto, insieme ad altre, del percorso didattico relativo
alla flora di età imperiale realizzato ricorrendo anche alle citazioni dei
classici, a completamento dell'illustrazione dei giardini del tempo e
presentato e illustrate in una serie di pannelli presentati nel criptoportico
cosiddetto neroniano.
Nei cosiddetti giardini Boni, istituiti a fine ‘800 a seguito della campagna di
scavi condotta appunto da Giacomo Boni, che aveva sacrificato gli Orti
Farnesiani con il criterio di riproporre con il gioco delle siepi quelle che
erano le antiche strutture, si sono ripristinate le siepi di bosso e l'intero
roseto, per le quali sono state utilizzate varietà rigorosamente ottocentesche:
apposite didascalie segnalano le specie che, come già ricordato, arrivarono in
Europa a partire dalla fine del ‘700 quali la glicine, le bouganvillee, il
mandarino, le peonie, i ciliegi e i meli da fiore, le gerbere, per citarne solo
alcune.
Per quanto concerne gli Orti Farnesiani, è chiaro che il loro recupero è di
fatto impossibile: nell'area che la tradizione vuole vi fosse il vivaio vengono
proposte in vivo le piante raffigurate nelle tavole seicentesche dell'Aldini e
del Ferrari. Sicuramente desterà meraviglia nei visitatori meno esperti
constatare che piante oggi a noi notissime come la Yucca, la Passiflora,
l'Agave, la Mimosa furono introdotte in Europa per la prima volta dalle
Americhe proprio negli “Orti Farnesiani”, e con esse i pomodori, i peperoni e i
peperoncini, il tabacco e il fico d' India, per citare solo quelle più note,
che hanno contribuito a modificare abitudini alimentari e paesaggio. La genesi
e la ricchezza degli Orti Farnesiani vengono invece narrate attraverso
un'esposizione di stampe riunite nella Casina Farnese, riaperta al pubblico in
questa occasione.
La mostra si sviluppa in 8 stazioni, oltre alla sezione didattica allestita al
criptoportico.
1. Il giardino della Casa di Augusto
2. I fiori azzurri nel Ninfeo ovale
3. Orti e giardini nelle stampe antiche in mostra alla Casina Farnese
4. Le piante e il vetro per imitare l' acqua nel ninfeo ottagonale (l' effetto
dell' acqua è stato ottenuto utilizzando gli scarti di vetro di colore blu con
notevole effetto)
5 e 6. Le petunie e la plumbago nei ninfei della Domus Augustana
7. Le verbene dello Stadio
8. Le essenze del Vivaio Farnesiano
9. Il giardino di rose antiche negli Orti Farnesiani
Informazioni
Orti e giardini. Il Cuore di Roma antica
Luogo: Roma - Palatino
Via di San Gregorio, 30
Periodo: dal 6 maggio al 14 ottobre 2012
Orari: dalle 8.30 a un'ora prima del tramonto. Non si effettua chiusura settimanale. La biglietteria chiude un'ora prima
Tariffe: Intero 12,00 Euro; ridotto 7,50 Euro. Lo stesso biglietto consente l'accesso al Colosseo e al Foro romano
A cura di: A. Ciarallo, G. Morganti, M. A. Tomei
Informazioni e visite guidate: Pierreci / Codess, tel. +39 06 39967700