Oro dai Visconti agli Sforza. Smalti e oreficeria nel Ducato di Milano
Milano - Museo Diocesano
Dal 30 settembre 2011 al 29 gennaio 2012
Per la prima volta, un'esposizione ripercorrerà la storia dell'oreficeria del Ducato di Milano tra il XIV e il XV secolo, testimoniando la sua qualità il suo ruolo di predominanza, attraverso 60 capolavori provenienti dalle più prestigiose collezioni pubbliche e private italiane e internazionali, tra cui la cattedrale tedesca di Essen, il Louvre di Parigi e la National Gallery di Washington.
Dal 30 settembre 2011, il Museo Diocesano di Milano aprirà le proprie sale a
tesori di inestimabile valore e di straordinaria qualità, alcuni dei quali mai
esposti prima.
Fino al 29 gennaio 2012, la mostra dal titolo ORO dai Visconti agli Sforza.
Smalti e oreficeria nel Ducato di Milano, curata da Paola Venturelli,
esplorerà, per la prima in Italia, l'evoluzione dell'arte orafa a Milano tra il
XIV e il XV secolo, attraverso 60 capolavori, tra smalti, oggetti d'oreficeria
sacra e profana, codici miniati provenienti dai più prestigiosi musei e
istituzioni italiani e internazionali, come la National Gallery di Washington,
il Louvre di Parigi, il Musée Massena di Nizza, la collezione Valencia de don
Juan di Madrid, la Cattedrale di Essen (Germania).
L'eccezionalità dell'esposizione è testimoniata dal fatto che, in virtù della
loro fragilità, molti dei pezzi presentati escono per la prima volta dal museo
che li conserva e dove, in alcuni casi per timore di essere danneggiati dalla
luce, non vengono esposti al pubblico.
Il mecenatismo dei Visconti, alla fine del XIV secolo, rese Milano il centro
artistico più attivo e importante dell'epoca, famoso in tutta Europa. Nel 1360,
Galeazzo II Visconti fece erigere il castello di Pavia, trasformandolo ben
presto in uno scrigno di codici, miniati dai più famosi maestri del tempo, come
Giovannino de' Grassi e Michelino da Besozzo, pittore e miniatore, qui con il
codice Elogio funebre di Gian Galeazzo Visconti, con la raffigurazione dell'incoronazione
a Duca di Gian Galeazzo Visconti, proveniente dalla Bibliothèque Nationale di
Parigi, e col foglio miniato Dama con falcone, dal Louvre di Parigi.
Proprio a Gian Galeazzo Visconti (1351-1402) e alla figlia, la bella Valentina,
sposa di Luigi d'Orléans, fratello del re di Francia, si legano alcuni
gioielli, realizzati con la tecnica a smalto detta en ronde-bosse, in cui lo
smalto è steso sopra l'oro lavorato a rilievo, creando così delle micro
sculture, caratterizzate da soggetti naturalistici, anche in senso araldico,
come la tortorella su un sole raggiato e il motto À bon droyt, che tradizione
vuole creato da Francesco Petrarca.
Dopo la morte dell'ultimo erede Visconti, Filippo Maria, che portò al grande
saccheggio del Castello Visconteo e alla dispersione del tesoro, la tradizione
orafa milanese seppe continuare anche sotto la dinastia degli Sforza, com'è
testimoniato dal Tabernacolo realizzato per la cattedrale di Voghera (1456
circa; ora nelle Civiche Raccolte d'Arte Applicata del Castello Sforzesco di
Milano), le cui forme tardogotiche ricordano l'architettura del Duomo di
Milano.
Un rinnovato vigore segnò il ducato di Ludovico il Moro che ricostruì il tesoro
dinastico, la cui bellezza e ricchezza riuscì a stupire una raffinata collezionista
quale Isabella d'Este, signora di Mantova.
Sono anni che vedono la presenza di Caradosso Foppa, maestro di Benvenuto
Cellini, orefice abile nell'arte degli smalti, ma anche quella di Leonardo da
Vinci che si dilettava nella creazione di cinture e borsette, studiando gli
smalti e altri materiali per produrre perle finte e oggetti preziosi. Alcune
opere in mostra ricordano il passaggio a Milano del genio toscano del
Rinascimento, come la piccola anconetta del Museo Correr di Venezia, esposta
per la prima volta, che cita la Vergine delle rocce, o la Pace con il Cristo in
smalto azzurrato proveniente da Lodi.
Proprio la tecnica a smalto è una delle caratteristiche più riconosciute
dell'oreficeria visconteo-sforzesca. In particolare, gli artisti milanesi sperimentarono
lo smalto ‘a pittura', la cui qualità realizzativa spesso gareggiava con la
miniatura. Ne è un esempio, il medaglione apribile che arriva dalla collezione
Valencia de Don Juan di Madrid, con la Deposizione della croce che si staglia
sulla raffigurazione della basilica milanese di San Lorenzo, un'opera eseguita
affinché il fedele potesse ripercorrere gli episodi della Passione di Cristo, o
ancora il Tabernacolo Pallavicino (ante 1495), proveniente dal Museo Diocesano
di Lodi, donato alla cattedrale della città dal vescovo Carlo Pallavicino,
ricco di smalti e corredato da statuette d'argento, che si avvicinano alla
bottega dei Mantegazza, grandi scultori del Rinascimento lombardo che dimostra
quanto l'oreficeria sia in stretto dialogo con l'architettura del momento.
Attraverso una serie di cinture ravvivate da inserti smaltati, l'esposizione
testimonierà inoltre quanto gli artisti orafi contribuirono all'evoluzione
della moda milanese, completando le invenzioni di Beatrice d'Este, la giovane
moglie di Ludovico il Moro. E sempre legato alla figura di Beatrice è il raro
codice, proveniente dalla Biblioteca Trivulziana di Milano, il Canzoniere per
Beatrice d'Este, scritto dal poeta Gasparo Visconti (1495-1496).
Chiudono idealmente l'esposizione i Tarocchi della Pinacoteca di Brera, carte
da gioco, con fondo d'oro puntinato sul quale campeggiano personaggi abbigliati
alla moda in uso nella corte del Ducato di Milano.
Accompagna la mostra un catalogo Silvana Editoriale.
Informazioni
Oro dai Visconti agli Sforza. Smalti e oreficeria nel Ducato di Milano
Luogo: Milano - Museo Diocesano
Corso di Porta Ticinese, 95 - Milano
Periodo: dal 30 settembre 2011 al 29 gennaio 2012
Orari: dal martedì alla domenica, 10-18, lunedì chiuso
Ingresso: intero: 8 Euro; ridotto 5 Euro
Per informazioni: tel. 02 89420019