Nickolas Muray
Nickolas Muray. Celebrity Portraits
Nickolas Muray. Celebrity Portraits
Genova - Palazzo Ducale, Sottoporticato
Dal 16 ottobre 2014 al 8 febbraio 2015
Marilyn Monroe
Attrice, 1952
Stampa a carbone, 47,6 x 37,6 cm
George Eastman House, New York, USA
Nickolas Muray è uno dei più celebri e intriganti fotografi del XX secolo, ritrattista di star del cinema, personaggi dello spettacolo e dello sport, ma anche ideatore di campagne pubblicitarie per le più note riviste americane.
Elizabeth Taylor, 1948 ca.
Stampa a carbone, 42,8 x 31,8 cm
George Eastman House, New York, USA
In occasione dell'esposizione giungerà a Palazzo Ducale una selezione di circa 150
immagini in bianco e nero e a colori provenienti dalla George Eastman House,
dagli archivi “Vanity Fair” e Condé Nast e da diverse collezioni private.
Una apposita sezione sarà dedicata ai ritratti fotografici di Frida Kahlo, sua
amica e confidente, realizzati fra gli anni '30 e '40; è suo lo scatto che nel
2012 è divenuto copertina di “Vogue” ed ha definitivamente trasformato Frida in icona pop.
Martha Graham, 1925 ca.
Stampa a getto d'inchiostro da scansione digitale del negativo originale, stampata nel 2014, 24,5 x 19,5 cm
George Eastman House, New York, USA
A cura di Salomon Grimberg con la collaborazione di Nickolas Muray Photo Archives
e George Eastman House.
La mostra è promossa da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Comune di
Genova e prodotta da MondoMostre Skira.
Donna in cella, che gioca a solitario, 1950 ca.
Stampa a getto d'inchiostro da scansione digitale con ritocco dei colori della diapositiva a colori originale, stampata nel 2014, 23,4 x 20,5 cm
George Eastman House, New York, USA
"Fortunatamente, per me la fotografia non è stata soltanto una professione ma anche un contatto
tra le persone - uno strumento per capire la natura umana e fissare, se
possibile, il meglio di ciascun individuo."
Nickolas Muray
Douglas Fairbanks Jr. e Joan Crawford, 1929
Stampa in gelatina d'argento, 27 x 34,4 cm
George Eastman House, New York, USA
In un giorno imprecisato dell'agosto del 1913, un giovane ungherese di nome Niklas Murai giunge sul molo di Ellis Island (New York), armato di un piccolo vocabolario inglese, venticinque dollari e la ferma convinzione che la sua opera è destinata a lasciare un segno memorabile nella storia della fotografia.
Anthony e Cleopatra, Fredric March, Claudette Colbert, Cecil B. De Mille
Pubblicità della Coca Cola, 1935
Stampa a carbone, 26,5 x 34,5 cm
George Eastman House, New York, USA
In effetti, da quella lontana estate all'anno della sua morte (1965), Niklas Murai
- divenuto presto Nickolas Muray - è stato capace di immortalare tutto e tutti,
dal presidente degli Stati Uniti all'ultima marca di zuppa di piselli passando
per Marylin Monroe, Charlie Chaplin, Greta Garbo ed anche Elizabeth Taylor,
Carol Lombard, Marlene Dietrich, Martha Graham e Claude Monet.
Questa Mostra monografica, curata da Salomon Grimberg, presenta per la prima
volta in Italia, una ampia selezione della sua opera, esponendo oltre 200 dei
suoi scatti più famosi.
Camel Cigarettes, Ragazza in piscina, 1936
Stampa a carbone, 27 x 35,2 cm
George Eastman House, New York, USA
PERCORSO MOSTRA
Palazzo Ducale presenta per la prima volta in Italia una mostra monografica del famoso
fotografo statunitense di origini ungheresi Nickolas Muray. Oltre 200 foto
ripercorrono il lavoro eclettico del grande fotografo, dagli scatti alle
celebrità hollywoodiane ai lavori più prettamente legati alla grande
pubblicità.
Hubert Stowitts, 1922 ca.
Stampa in gelatina d'argento, 23,5 x 19 cm
George Eastman House, New York, USA
Un excursus fotografico di circa 40 anni, a cominciare dai primi anni Venti, quando riceve il suo primo incarico dalla prestigiosa rivista Harper Bazaar e dopo qualche anno da Vanity Fair, fino a divenire uno dei più famosi ritrattisti d'America. Dal 1920 al 1940 Muray fa oltre 10.000 ritratti che comprendono attori, ballerini, stelle del cinema, politici e scrittori. Tra le foto più famose ci sono quelle a Marylin Monroe, Greta Garbo, Charlie Chaplin, Joan Crawford, Ruth St. Denis, Elizabeth Taylor, Carol Lombard, Anna Duncan, Marlene Dietrich, Martha Graham, Florence Reed, Gloria Swanson e Claude Monet.
McCall's magazine (Copertina della sezione Style & Beauty) Chiromante, 1940
Stampa a carbone, cm 41,8 x 34,4 cm
George Eastman House, New York, USA
FOTOGRAFIE IN BIANCO E NERO
Lo studio nel sottotetto di Nickolas Muray avrebbe potuto essere quello di ogni
altro artista, in qualsiasi altra parte del mondo: muri intonacati di bianco,
una tenda di velluto nero, una sedia da cucina dipinta di verde. Sull'alto
soffitto a spiovente si apriva un lucernario a scomparti munito di tende che
potevano essere tirate per modulare la luce e ottenere l'effetto desiderato.
Dietro la scrivania ingombra di pile di carte e di un insieme disordinato di
oggetti disposti a caso, c'era un camino su cui erano appesi alcuni dei
ritratti preferiti di Nick. Un angolo della stanza era occupato dalla camera
oscura, adiacente alla stanza da letto, usata come spogliatoio. In questo
studio, Nick Muray escogitò un metodo che avrebbe usato durante tutta la sua
carriera: quello di intrattenere i modelli in modo da non permettere loro di
capire quando avrebbe scattato la fotografia. Conversando con fare amichevole e
in tono amabile, portava abilmente il discorso sui loro interessi, aspettando
il momento giusto per scattare la foto e utilizzando un otturatore silenzioso
per non creare distrazioni. Quando aveva ottenuto l'immagine che voleva,
diceva: “Touché”. Nick descrive così il suo modo di creare il ritratto a
partire da un'intuizione: “Un fotografo deve vedere la sua immagine prima di
riprenderla. Deve sapere che cosa la macchina registrerà sia prima di
schiacciare la pompetta, sia quando la lastra è sviluppata. Non ogni
espressione, non ogni posa è un'immagine, bisogna aspettare quella giusta e
riconoscerla quando arriva [...]”.
Il 1921 fu un anno fondamentale per Nick. Frank Crowninshield di “Vanity Fair”
lo incaricò di fotografare personaggi famosi del mondo dell'arte. Nick
immortalò oltre 350 soggetti per la sola rivista. Alla fine degli anni Venti,
aveva realizzato oltre 10.000 ritratti.
Gloria De Haven. Attrice, 1947
Stampa a carbone, 38,5 x 32 cm
George Eastman House, New York, USA
FOTOGRAFIE A COLORI
Nel 1931, sul numero di maggio del “Ladies' Home Journal”, Nickolas Muray fece
storia, pubblicando per la prima volta una fotografia a colori naturali in una
rivista americana. Il reportage si intitolava Moda parigina per l'estate. La
scelta del colore naturale era stata involontariamente dettata dal Crollo della
Borsa del '29, che costrinse Nick a rivalutare la sua professione per poter
sopravvivere a quei tempi duri. Fino a quel momento, le pubblicità a colori
sulle pagine delle riviste erano dipinte a mano dagli illustratori, e l'uso
della fotografia a colori naturali sembrava al di là da venire. I quattro anni
di formazione e di lavoro in Germania prima di arrivare in America avrebbero
ripagato Nick in modi che non poteva prevedere.
Con l'ausilio di una Jos-pe Tri-Color one-shot dotata di tre lastre di vetro,
filtri per l'esposizione da montare su una lente, e il procedimento di stampa
carbro, in grado di rendere oggetti e incarnati con una fedeltà cromatica mai
vista prima, Nick divenne il fotografo commerciale per eccellenza. A
posteriori, un giornalista ha osservato: “Per gli standard dell'epoca, le donne
delle sue foto erano più belle di quelle reali, le sue tavole imbandite più
scintillanti, le sue pietanze più prelibate, i suoi atleti americani più solidi
e scolpiti di quanto qualsiasi essere umano potrebbe sperare di essere”. Un
giorno, al culmine del successo, Nickolas Muray esclamò: “Quello che voi
sognate, noi lo fotografiamo - fa parte del lavoro!”.
Ladies Home Journal, scena del bagno in piscina (sezione sinistra della pubblicità), 1931
Riproduzione a getto d'inchiostro dalla stampa originale, stampata nel 2014, 24,8 x 25,6 cm
NICKOLAS MURAY E FRIDA KAHLO
Nickolas Muray amò tante donne nella sua vita, ma non riuscì mai a dimenticarne
una - come si scoprì solo molti anni dopo la sua morte. Questa donna, che amò
in modo più profondo, appassionato e riservato di tutte le altre, era Frida
Kahlo.
Nick aveva conosciuto Frida nel maggio del 1931 durante un viaggio a Città del
Messico, dove si era recato per incontrare l'amico Miguel Covarrubias e Rosa
Rolando, che di recente era diventata sua moglie. La passione di Miguel per
quello straordinario paese aveva affascinato Nick, il quale probabilmente aveva
atteso con ansia il momento in cui avrebbe visitato il Messico insieme
all'amico, guardando quella terra attraverso i suoi occhi. Tra tutte le
sorprese che il Messico - ne era certo - aveva in serbo per lui, non avrebbe
mai immaginato di trovare Frida Kahlo. Quando s'incontrarono, Frida non aveva
ancora maturato la personalità, né creato l'iconografia per cui sarebbe
divenuta celebre, anche se era sulla buona strada. Il suo Autoritratto con
collana di spine divenne la presenza dominante nel salotto della casa di Nick.
Era una presenza inquietante, che non si poteva evitare, eppure lui teneva
molto a quel quadro e non si sognava neppure di disfarsene. Nick lo aveva
acquistato - fresco di cavalletto - da Frida stessa nel 1940, l'anno in cui la
pittrice divorziò dal marito, il muralista messicano Diego Rivera, dopo dieci
anni di matrimonio.
Ladies Home Journal, scena del bagno in piscina (sezione destra della pubblicità), 1931
Riproduzione a getto d'inchiostro dalla stampa originale, stampata nel 2014, 24 x 28,9 cm
Frida si era comportata in modo tale da indurre Nick a credere che lo avrebbe
sposato non appena risolta la faccenda del divorzio, ma questo non avvenne.
Il primo incontro tra Nick e Frida fu un caso fortunato: anziché rimanere con
Diego a San Francisco, com'era previsto, Frida era partita per il Messico
alcuni giorni prima di lui. Quando Diego ritornò a casa, Nick era già ripartito
per New York con una lettera in cui Frida gli scriveva: “Nick, ti amo come
amerei un angelo. Sei un fiore della valle, amore mio. Non ti dimenticherò mai,
mai, mai. Sei tutta la mia vita. Spero non lo dimenticherai, Frida”.
È l'inizio di una storia d'amore che durerà dieci anni.
Nell'estate del 1941, Nick chiuse il cerchio immortalando il loro ultimo
momento di intimità in uno splendido autoritratto a due nello studio di Frida,
circondati dall'universo di lei. In questa immagine Nick raffigura tutta la
loro storia come una contrapposizione di oggetti. Frida è seduta accanto al
cavalletto con l'autoritratto Io e i miei pappagalli; i suoi occhi dall'espressione
triste non guardano il compagno, ma sono rivolti verso l'obiettivo. Invece
Nick, in piedi dall'altra parte del cavalletto, fissa su di lei uno sguardo
innamorato.
NICKOLAS MURAY E MARILYN MONROE
Non sappiamo con certezza quando Nickolas Muray iniziò la sua relazione con
Marilyn Monroe, ma dai documenti in nostro possesso si capisce che ebbero un
rapporto di natura personale, oltre che professionale.
Nick fotografa Marilyn più volte, presentandola ora come una ragazza di
campagna, con una camicetta scollata e un cesto di mele rosse, ora come
un'odalisca in abito di pizzo nero, su una chaise longue di fronte a una
composizione di frutta. Quando la ritrae seduta su una poltrona di satin
grigio, in costume da bagno blu e scarpe con la zeppa di lucite trasparente,
sistema un libro sotto il cuscino della seduta in modo che la testa della diva
si trovasse più in alto rispetto allo schienale - più semplice che andare a
cercare una poltrona con lo schienale più basso. In un'altra sessione, la
riprende in pose che suggeriscono una complicità erotica tra il fotografo e la
modella: con la punta di un dito infilata nel cerchio dell'orecchino; con le
spalle nude e una mantilla spagnola, il dito indice appoggiato tra i seni;
seduta con le gambe aperte e le pieghe della sottile gonna di seta che vi
ricadono in mezzo. In una seconda versione di quest'ultima fotografia, Marilyn
ha davanti una composizione di frutta e tiene le mani unite sul petto, formando
una V con l'indice di una mano tra il pollice e l'indice dell'altra.
L'amicizia particolare tra Nick e Marilyn fu scoperta solo dopo la morte del
fotografo, quando la moglie Peggy trovò nel suo portafogli una fotografia
dell'attrice nuda, con la dedica: “A Nick, è stato un vero piacere (lavorare)
con te. Spero di rifarlo presto. Marilyn”. Se Peggy ebbe qualche dubbio sul
rapporto che suo marito aveva avuto con Miss Monroe, era troppo tardi per fare
domande. La fotografia che trovò era una copia del famoso scatto di Tom Kelley
del 1949: il nudo a figura intera di Marilyn Monroe sdraiata su un drappo di
velluto rosso. Era la fotografia di un calendario che l'autore intitolò A New
Wrinkle, uno dei due scatti più celebri della storia di Hollywood; alla metà
degli anni Cinquanta, il calendario aveva venduto oltre otto milioni di copie.
L'altro scatto, Golden Dreams, è quello in cui Marilyn è seduta, con la testa
rovesciata all'indietro e le gambe piegate. La scoperta della fotografia e
della dedica scatenò una ridda di interrogativi senza risposta: in quale anno
Muray la ricevette? In quali circostanze? Fu lui a chiederla o si trattò di un
dono spontaneo? Perché proprio quell'immagine e perché Muray la teneva
discretamente nel portafogli, lontana da sguardi altrui? Marilyn Monroe era già
morta da tre anni.
UNA MATTINATA CON CLAUDE MONET
Il grande impressionista era l'unico dei miei futuri modelli che non aveva
risposto alle lettere e ai telegrammi in cui gli chiedevo un appuntamento.
All'epoca aveva ottantasei anni e - come avremmo scoperto in seguito - non
avrebbe visto la primavera successiva (era il 1926). Ma i fotografi sono
ostinati per definizione, e io non facevo certo eccezione. Cenando con un amico
a Parigi, gli parlai della cosa. Venne fuori che l'amico possedeva
un'automobile. Protestando che “non era una cosa da fare”, mi accompagnò
comunque a casa di Monet a Giverny.
Suonammo il campanello. Un'infermiera uscì dicendo che Monet era malato e non
poteva ricevere visite, figuriamoci posare per me. Il mio francese era meno che
scarso, così intervenne il mio amico, in un perfetto stile gallico. Chiese
all'infermiera di dire a Monet che ero venuto dopo essermi annunciato con
lettere e telegrammi, che lui doveva per forza aver ricevuto. Lei tornò e disse
che M. Monet era troppo malato per essere disturbato. Questa volta il mio amico
parlò molto più a lungo, spiegandole che avevo fatto un viaggio di cinquemila
chilometri apposta per fotografare il maestro; la seduta avrebbe preso solo
pochi minuti del suo tempo; le generazioni future avrebbero apprezzato una
simile immagine del grande pittore, ecc. La povera donna, sopraffatta dal tono
e dalla lunghezza dell'arringa, si allontanò di nuovo e questa volta tornò con
Monet in persona.
Per me era come incontrare un dio dell'Olimpo. Sono sempre stato un adoratore
dell'arte, e quel magnifico vecchio così fotogenico era il più grande pittore
vivente.
Anche se non sembrava malato, aveva l'aria stanca. Dopo averci salutato si
sedette su una panchina e io mi misi al lavoro senza indugio. Dopo un po' mi
chiese quando avrei iniziato a fare le fotografie. Gli spiegai che ne avevo già
fatte più o meno una mezza dozzina. Monet disse che non era possibile: non gli
avevo detto dove guardare e non aveva sentito nessun click. Gli spiegai che
avevo un “otturatore silenzioso” e gli mostrai la pompetta che avevo tenuto
dietro la schiena - quando la schiacciavo, l'otturatore si apriva e chiudeva,
con un'esposizione di un quinto di secondo. Aveva notato i miei traffici con i
portapellicola, ma non si era accorto che avevo scattato le fotografie. Rise per
quello che chiamò “un bel trucco” e si rilassò assumendo un atteggiamento di
assoluta cordialità. Ci condusse al famoso stagno delle ninfee, che aveva
raffigurato spesso nei suoi quadri, e io feci altre fotografie, di lui e dello
stagno. La seduta era finita da un pezzo quando finalmente l'infermiera uscì
con gli occhi fiammeggianti chiedendo che lasciassimo riposare Monet. E lui mi
ringraziò addirittura per quella che, disse, era stata una parentesi
piacevolissima.
I NEGATIVI DETERIORATI
Le fotografie qui esposte sono stampe contemporanee di Michael Hager,
responsabile dell'Archivio dei negativi dell'International Museum of
Photography presso la George Eastman House di Rochester, New York.
Le fotografie in bianco e nero di questa collezione sono tratte da negativi al
nitrato. Le pellicole al nitrato erano di uso comune fino all'inizio degli anni
Cinquanta, e i problemi che Michael Hager ha dovuto affrontare nel loro
trattamento sono gli stessi che riguardano tutte le fotografie realizzate su
questo supporto, anche quelle ben conservate. Le pellicole sono intrinsecamente
instabili e contengono gli agenti responsabili della loro distruzione. Il
degrado è progressivo e, a quanto ne sappiamo, irreversibile. Esaminando la
raccolta, Michael Hager decise di trarre una stampa finale da questi negativi,
prima che il degrado li consumasse completamente. Molte di esse presentano
strappi, aree macchiate o sbiadite.
Una fotografia macchiata che non viene trattata in alcun modo rimane una
fotografia macchiata. Ma rimuovere l'emulsione nel tentativo di nascondere la
macchia dà come risultato... una fotografia danneggiata.
Gordon Lewis
Curatore onorario del dipartimento di fotografia
The Boston Athenaeum
Nickolas Muray. Celebrity Portraits
Luogo: Genova - Palazzo Ducale, Sottoporticato
Periodo: Dal 16 ottobre 2014 al 8 febbraio 2015
Orari: lunedì: 14 - 19; dal martedì alla domenica: 09 – 19; giovedì: 09 - 22.30
La biglietteria chiude un'ora prima.
Il giovedì, dalle ore 19 alle 22.30 per i giovani under 26 il biglietto è ridotto a 3 €
Biglietteria: Intero: € 10,00 - Ridotto: € 8,00 - Ridotto gruppi: € 7,00 - Ridotto
scuola: € 5,00 - Ridotto famiglia (1 adulto + 1 ragazzo di età inferiore ai 18 anni): € 10,00 - Cumulativo con mostra “Frida Kahlo e Diego Rivera”: intero € 16 - ridotto € 13.
Informazioni:
Tel.: +39 010 8171604
biglietteria@palazzoducale.genova.it
Il primo lunedì del mese il biglietto è per tutti ridotto a 2 euro.
Sarà possibile acquistare l'audioguida al prezzo di 3 euro