Incanti e scoperte. L'Oriente nella pittura dell'Ottocento italiano
Orientalisti tra incanti e scoperte
di Emanuela Angiuli
“Danzando, Kuchuk lasciava cadere le vesti - scrive Flaubert durante il lungo soggiorno in Egitto nel 1849 - Alla fine rimase nuda, solo con un fichu che teneva in mano…Alla fine gettò via anche il fichu. Quella era l'Ape. Dopo aver ripetuto per noi il meraviglioso passo che aveva eseguito nel pomeriggio, si gettò ansimando sul divano, mentre il corpo continuava a sussultare ritmicamente.”
Le suggestioni ispirate da culture remote e misteriose, le terre lontane, la
tensione verso l'ignoto, i soggetti storici o fantastici, le atmosfere e le
narrazioni ispirate all'Oriente, introducono nella pittura europea, fin dalla
prima metà dell'800, il fascino e il singolare genere dell'esotismo, vissuto
fin dall'inizio con piena sensibilità romantica. Orientalisti è il termine
convenzionale con cui furono chiamati gli artisti che si dedicarono alla
rappresentazione di paesi mediorientali di cultura araba, ritraendo costumi e
ambienti ricchi di fascino, spesso venati di erotismo.
In Italia, apre la strada al filone orientale il veneziano Francesco Hayez
(Venezia 1791 - Milano 1882), subito seguito da altri pittori dell'Italia
settentrionale. L'incantesimo dei mondi immaginati, remoti dalla quotidianità
ma reali, fa dell'Oriente, tra mistero e desiderio positivista di conoscenza,
una ricchissima fonte d'ispirazione. Tutta "italiana", fino alla
stagione del colonialismo, mutando via via di carattere e di significato.
Al gusto dell'esotico che già si afferma nei decenni del primo romanticismo,
non si sottrae Ippolito Caffi ( Belluno 1809 - Lissa 1866) che nel 1843 parte
per Napoli e di qui per Atene e l'Oriente con soste a Costantinopoli, Smirne,
Efeso. Dal Cairo, risalendo lungo il Nilo fino a Luxor e Laodicea si imbarca
per Atene da dove torna a Roma nella primavera dell'anno successivo, carico di
schizzi e di opere. A Costantinopoli aveva dipinto il Bazar degli schiavi e
alcune importanti moschee tra le quali Santa Sofia; in Egitto gli Interni del
Bazar, una Carovana nel deserto, la Moschea del Cairo, l'Istmo di Suez. Infine
a Gerusalemme la città dal Monte Uliveto.
Alberto Pasini (Busseto,Parma 1826-Cavoretto,Torino 1899) arriva in Oriente nel
1855 al seguito del ministro francese Bourée diretto in Persia per una missione
diplomatica. Un secondo suo soggiorno nei paesi dell'Oriente mediterraneo
risale al 1859, seguito negli anni successivi da lunghi soggiorni a
Costantinopoli, affascinato dai colori, dalla cultura, dagli ambienti della
vita quotidiana, rappresentati nella sua pittura con profonda e sincera
partecipazione.
Contemporaneo di Pasini, Stefano Ussi (Firenze 1822-1901), uno dei principali
esponenti della pittura orientalista, si reca per la prima volta in Egitto nel
1869 in occasione dell'apertura del Canale di Suez dove lavorò su commissione
del pascià d'Egitto. Tra il 1870 e il '75 è in Marocco assieme a Cesare Biseo
con il quale realizza le illustrazioni per il libro “Marocco” di Edmondo De
Amicis.
Cesare Biseo (Roma 1843-1909) trae motivi orientali ed esotici durante la
permanenza in Egitto dove su invito del viceré affresca il Palazzo del Governo
ad Alessandria. Africa ed Asia, dove soggiornò lungamente come membro della
prima missione diplomatica italiana, lo influenzarono verso una pittura
permeata da un'atmosfera struggente e suggestiva. Scene orientali ed africane;
panorami e vedute, figure e ritratti; animali pieni di brio e di vita sono
frutto di elaborazioni sui numerosi appunti riportati dai frequenti viaggi.
Sugli stessi percorsi - Istanbul, Marocco, Damasco, Tunisia, Numidia - si
svolge l'itinerario artistico di Roberto Guastalla (Parma 1855 -Viarolo 1912)
“pellegrino del sole” dal 1886 fino al 1908, quando attraversa per l'ultima
volta il Mediterraneo per recarsi in Tunisia, accompagnato, oltre che da
pennelli e colori, dalla macchina fotografica con la quale documenta i
paesaggi, le architetture e i costumi dei paesi che visita.
Dal fascino della scoperta che si fa documentazione, suggestione, visione di
altri mondi, nascono le opere di Federico Faruffini (Sesto San Giovanni, 1833 -
Perugia, 1869), Luigi Mussini (Berlino 1813 - Siena 1888), Gaetano Previati
(Ferrara 1852 - Lavagna 1920), Eugenio Zampighi (Modena 1859-Maranello 1944).
In forme e linguaggi stilistici diversi si affacciano sugli scenari del
Mediterraneo mediorientale anche pittori meridionali. Domenico Morelli (Napoli
1826 - 1901) testimone di una volontà poetica quando afferma di voler
“rappresentare figure e cose non viste, ma immaginate e vere ad un tempo
”aderisce alla tematica anche senza aver visitato personalmente i luoghi. Nelle
Tentazioni di Sant'Antonio del 1878, Morelli tocca il punto più alto della sua
produzione ispirata all'Oriente, con un santo smarrito vestito in foggia araba
e un'odalisca modernissima, nuda e tentatrice. Nel Bagno turco del 1876-78,
propone la rivisitazione di un quadro di Gérôme, suo grande estimatore,
cogliendo le atmosfere sensuali e affascinanti dell'hammam, con colori vivaci
ed eleganti stilemi.
Nelle “visioni” esotiche nascono le bellezze femminili, le odalische, ma anche
le terre bruciate dal sole, la storia, la religione. Una moda che fa breccia
anche nel cuore di Vincenzo Marinelli (San Martino d'Agri 1819-Napoli 1892),
Marco De Gregorio (Resina, 1829 - Napoli, 1876) del messinese Ettore Cercone
(Messina 1850-Piana di Sorrento 1896).
Particolarmente fortunato fu il genere anche in Puglia. Francesco Paolo Netti
(Santeramo in Colle 1832-Napoli 1894) esponente di grande spessore artistico
nella cultura meridionale del secondo Ottocento, è allievo di Morelli. A Parigi
dal 1866 al 1871, le sue opere di gusto orientalista nascono dopo un soggiorno
in Turchia nel 1884, svelando una sensibile attenzione per atmosfere di tono
intimista.
La sua attività di critico e recensore alle esposizioni d'arte nazionale
dell'epoca, ne svela la sottigliezza e la capacità di discernere, all'interno
del filone orientale, profonde, intime adesioni. Le opere orientaleggianti di
Francesco Paolo Netti furono eseguite dopo il viaggio compiuto nel 1884 in
compagnia di Edoardo Dalbono e Camillo Miola al seguito del mecenate Francesco
Caravita, principe di Siringano. Netti si limitò, durante il viaggio, a
riprendere i luoghi toccati dallo yatch “Rondine” di Sirignano, e in
particolare i luoghi del Bosforo come Terapia - oggi Tarabya - dove aveva sede
la residenza estiva dell'ambasciatore d'Italia. Al ritorno a Napoli, inaugurò,
con La Siesta, una serie di lavori di raffinata qualità, come Le ricamatrici
levantine o Nell'harem. Si tratta di dipinti non di grande formato, venati
dallo stesso 'garbo mediterraneo' che si riscontra nelle odalische di Domenico
Morelli.
Leonardo De Mango, nato nel 1843 a Bisceglie, dopo la formazione presso il Real
Istituto di Belle Arti di Napoli lascia l'Italia per l'Oriente, viaggiando in
Siria e in Egitto, per poi stabilirsi definitivamente a Istanbul dove muore nel
1930. Antonio Piccinni (Trani 1846-Roma 1920), di formazione napoletana,
trasferitosi a Roma nel 1872, partecipa nel 1878 all'Esposizione Universale di
Parigi. Dal 1889, impiegato presso l'Istituto Idrografico della Marina, viaggia
in Medio Oriente da dove riporta opere ispirate ai luoghi e alle popolazioni
arabe.
Al di là dell'Adriatico, Paesaggi, Le città e gli incontri, Sognando le
odalische sono i capitoli delle scritture pittoriche della mostra. Due mondi,
Occidente e Oriente, si incontrano nelle tessiture del viaggio, sulle piste
dilatate del deserto, nei regni delle carovane, fra odori, colori, brusii delle
città, nelle stanze segrete dell'harem e le movenze inebrianti di suonatori e
danzatrici attraverso i capolavori esposti nelle sale del Palazzo della Marra
di Barletta, inondate dalla luce dell'Adriatico di Puglia dove le influenze
dell'esotismo riecheggiano in altri capolavori incastonati nel paesaggio, le
architetture moresche del Salento, simili a pagine d'arte e della cultura fra
due mondi oggi quanto mai vicini e dialoganti.
Informazioni
Incanti e scoperte. L'Oriente nella pittura dell'Ottocento italiano
Luogo: Barletta - Pinacoteca «Giuseppe De Nittis », Palazzo Marra
Periodo: dal 4 marzo al 5 giugno 2011
Mostra a cura di: Emanuela Angiuli e Anna Villari