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Da Hayez a Boccioni. La collezione permanente del XIX secolo Trento - Palazzo delle Albere, sede del Mart Conclusasi il 2 novembre la mostra Il Secolo dell’Impero. Principi, artisti e borghesi tra 1815 e 1915, Palazzo delle Albere, la sede trentina del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, riorganizza gran parte delle opere esposte in un nuovo allestimento della collezione permanente, che sarà visibile fino al 31 novembre 2005. Dal 13 novembre, quindi, sarà di nuovo esposta la collezione permanente di arte dell’Ottocento del Mart, intitolata Da Hayez a Boccioni. La collezione permanente del XIX secolo. Anche in questo allestimento saranno visibili le opere maggiormente apprezzate dal pubblico durante i mesi de Il Secolo dell’Impero, come le statue in gesso di Andrea Malfatti, esposte in una ricostruzione del suo studio, o la Venere che scherza con due colombe, il dipinto di Hayez con cui si apre la mostra, e che fissa al 1830 le coordinate cronologiche iniziali della mostra. Il percorso si conclude con lo scoppio della prima guerra mondiale, che se da un lato avvia la conclusione di alcune stagioni significative come l’esperienza ca’pesarina di Umberto Moggioli, dall’altro apre alle esperienze futuriste. La prima sala è dedicata, appunto, ad un capolavoro della pittura ottocentesca, la Venere di Francesco Hayez, in deposito presso il Museo grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Accanto a questo dipinto, che può essere considerato una tappa fondamentale nel superamento delle istanze neoclassiche, verrà esposta anche la copia del grande vaso in gesso riprodotta da Hayez nel quadro e recentemente rinvenuta fra gli "strumenti di lavoro" del pittore conservati all’Accademia di Brera, da lui diretta dal 1855 al 1861. Il percorso espositivo prosegue proprio conducendo il visitatore attraverso il passaggio dal neoclassicismo al romanticismo, con alcune sale dedicate alla "pittura civile", con opere di Domenico Udine e di Giustiniano degli Avancini, nel quale sulla compostezza neoclassica prevale il pathos del gesto e dell’episodio romantico. Alla ritrattistica, alla cosidetta "civiltà del ritratto" sono dedicate le sale successive: qui sono esposte le opere dei protagonisti della storiografia artistica locale che evidenziano i legami della comunità artistica trentina con il collezionismo e con il mecenatismo privato. La mostra prosegue poi con alcune sale dedicate alle "poetiche del vero" indagate nelle rappresentazioni della quotidianità domestica nelle opere di Bezzi, come in Giorno di magro e nelle opere di Eugenio Prati. La prima parte dell’esposizione si conclude con Bartolomeo Bezzi, Prati, e Giovanni Segantini, protagonisti esemplari del passaggio dalle istanze veriste a quelle simboliste. La mostra prosegue al secondo piano, dove la sala con la ricostruzione della Gipsoteca (lo studio dello scultore di Mori Andrea Malfatti) viene integrata con nuove sculture in gesso, fra cui i Tritoni utilizzati per il restauro della Fontana del Nettuno in piazza Duomo a Trento, recentemente recuperati e restaurati. A lato della Gipsoteca due sezioni lambiscono l’approssimarsi del confine crologico della Prima Guerra Mondiale: da un lato l’esperienza ca’pesarina di Umberto Moggioli, Tullio Garbari, Teodoro Wolf Ferrari, dall’altro il rivolgersi di molti artisti trentini alle scuole di Monaco e di Vienna, scenari privilegiati per l’incontro con la modernità, rappresentata a quella data dall’esperienza secessionistica (Luigi Bonazza, Luigi Ratini, Benvenuto Disertori) La mostra si conclude con una sala intitolata "aperture verso il futurismo" che presenta tre stupende sculture di Medardo Rosso accanto alle opere di Ugo Valeri, Umberto Boccioni e un Severini del 1908, Portrait de Monsieur Pautrot, una sala che si configura come ideale trait d’union con l’esposizione della collezione permanente, dal Futurismo ad oggi, ospitata a Rovereto. L’esposizione di Palazzo delle Albere ospita opere appartenenti alle raccolte del Mart, ma anche opere giunte in deposito temporaneo grazie alla sinergia con alcune importanti istituzioni locali, come il Museo Civico di Rovereto, il Castello del Buon Consiglio di Trento, l’Accademia roveretana degli Agiati, e con prestigiose istituzioni nazionali, come l’Accademia di Brera e il Museo Civico di Treviso. Da Hayez a Boccioni. La collezione permanente del XIX secolo Articolo pubblicato il 9 novembre 2004 |