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Lettera a uno studente dell’Accademia di Belle Arti Di Franz Falanga* Innanzitutto benvenuto all’Accademia di belle arti! Da qualunque parte tu provenga e di qualunque estrazione culturale tu sia. Come spero ti avranno informato nelle segreterie, finalmente, dopo anni e anni di lotte e di attese, le accademia italiane sono finalmente entrate nella fascia dell’istruzione universitaria. La prima disciplina che riuscì a staccarsi dalle Accademie entrando nel mondo universitario devi sapere che fu Architettura, che nella seconda metà degli anni venti del secolo scorso, con uno straordinario colpo di reni abbandonò la vecchia struttura accademica e si sistemò con gran decoro e con pari dignità fra le altre discipline universitarie. Ci sono voluti ancora un’ottantina di anni ma la stessa cosa è finalmente accaduta anche alle altre discipline che erano rimaste, come dire, parcheggiate fuori delle auliche mura universitarie. Sto parlando di Scenografia, Pittura, Scultura e Decorazione. Anche queste materie hanno finalmente dignità universitaria. Per farti un rapido riassunto di che cosa è accaduto in questi ultimi anni ti dirò che il 21 dicembre 1999, con la legge n.508, le Accademie di belle arti italiane, insieme all’Accademia nazionale di danza, all’Accademia nazionale di arte drammatica, agli Istituti superiori per le industrie artistiche, ai Conservatori di musica e agli Istituti musicali pareggiati, sono passate definitivamente nella fascia universitaria. Come puoi ben immaginare, in Italia le cose avvengono sempre con un po’ di lentezza, nel senso che dopo le leggi che facevano passare le Accademie nell’università, bisognava che venissero promulgate altre leggi che definissero con estrema precisione questo passaggio. Si chiamano statuti e regolamenti interni. Ma finalmente gli statuti di moltissime accademie sono già stati quasi tutti redatti e ora, questione di mesi, dovranno essere scritti dai professori i rispettivi regolamenti interni così il passaggio sarà operativo. Ma già "da ora" devi sapere che il tuo diploma accademico che prima aveva un certo punteggio nei concorsi (inferiore ai punteggi che venivano assegnati ai laureati nelle università), ora finalmente, e sottolineo il finalmente, è equivalente ad una laurea. Come nell’università ci saranno lauree di primo livello e di secondo livello, la stessa cosa accadrà nelle accademie. Mi chiederai perché ti stia scrivendo questa inutile lettera, visto che siamo tutti felici e contenti che le accademie siano diventate università. Te lo spiego subito: mentre tutte le università, alla fine del corso di studi, rilasciano un diploma di laurea, le accademie, alla fine dei corsi di studi, rilasceranno invece un documento che, anziché chiamarsi "laurea", si chiamerà "diploma accademico". Resta il fatto che questi documenti sono assolutamente equivalenti. Ma questa equivalenza non ci va bene! Facciamo ora un esempio: il tuo amico Mario Rossi che si sarà laureato in ingegneria, avrà diritto al titolo di "dottore in ingegneria", mentre tu invece, pur avendo gli stessi diritti, sarai "diplomato accademicamente" in pittura o in scultura, o in decorazione, o in scenografia. Non ti piacerebbe poter scrivere sui tuoi documenti dottor eccetera eccetera? Come farai a spiegare ogni volta a quelli che te lo chiederanno che tu sei sì un diplomato accademico ma che il tuo titolo è equivalente bla bla bla? Una bella seccatura non c’è che dire. Da un punto di vista della sostanza, non cambia nulla, ma allora perché questa discriminazione? Pensa poi che, tutto sommato, qualche sprovveduto potrebbe pensare che le accademie di belle arti sono sì università, ma che forse sono di "serie b". Fatto questo assolutamente non vero perché le accademie italiane hanno secoli di grande tradizione culturale dietro le spalle. E purtroppo, mio caro amico, di sprovveduti in buona e in cattiva fede ce ne sono a tonnellate in giro. Pensa che l’Accademia di belle arti di Venezia ha dietro le spalle più di duecentocinquant’anni di storia. Resta comunque il fatto che il titolo di studio che tu conseguirai non si chiamerà laurea. Perché due pesi e due misure? Perché questa disparità di denominazione? Qualche aristocratico e nobilissimo artista potrebbe anche dire che a lui del titolo non interessa nulla, padronissimo di farlo, ma resta il fatto che fra le organizzazioni che hanno dignità universitaria solo le accademie sono discriminate. E questo non va mica bene. Dovresti poi sapere e augurarti che le università che stanno nella tua città, oltre l’accademia, potrebbero riunirsi in un unico Politecnico delle arti (io preferisco il termine creatività) e costruire così il nuovo futuro culturale della città. In questo momento sto pensando a Venezia, dico Venezia amico mio, non una qualunque ridente cittadina della periferia culturale italiana, dico Venezia. Bene, immagina tu che sogno sarebbe se l’Accademia di belle arti di Venezia, l’IUAV, il Conservatorio, Cà Foscari, si consorziassero in uno straordinario Politecnico. Ti rendi conto che polo culturale di eccellenza ne verrebbe fuori? La stessa cosa potrebbe proporsi nelle altre città sedi di conservatorio e di facoltà di architettura come Bari, Napoli, Roma. Firenze, Milano eccetera eccetera. Perché sto scrivendo a te, mi chiederai di nuovo, facile la risposta. Perché se tu con gli altri tuoi colleghi di tutte le accademie italiane, faceste sentire la vostra voce, se diventaste partecipi della vita delle accademie, queste ultime ridicole scorie di regolamenti vecchi e obsoleti forse scomparirebbero. Caro amico, personalmente lamento la assoluta mancanza di partecipazione di voi studenti alla vita universitaria. Non lasciate il vostro futuro solo nelle mani dei professori; qualcuno ha detto che ciascuno è artefice della propria fortuna. Dopo tutto si tratta della vostra vita. O no? *Franz Falanga Articolo inserito il 30 settembre 2003 |