Il fascino dell'Egitto. Il ruolo dell'Italia pre e post-unitaria nella riscoperta dell'antico Egitto
Orvieto - Museo Claudio Faina e Palazzo Coelli
Dal 12 marzo al 2 ottobre 2011
Una grande mostra sull'Egitto sarà allestita dal 12 marzo al 2 ottobre a Orvieto. La organizzano e propongono congiuntamente la Fondazione per il Museo “Claudio Faina” e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto nelle loro due sedi, una affacciata e l'altra in prossimità della piazza che accoglie il celebre Duomo della città umbra.
Va subito chiarito che non si tratta di una ulteriore tappa di una “mostra di
giro”. Questa, coordinata da Giuseppe M. Della Fina, direttore scientifico
della Fondazione per il Museo “C.Faina”, e curata dalle egittologhe Elvira
D'Amicone della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo
di Antichità Egizie di Torino e da Massimiliana Pozzi (Società Cooperativa
Archeologica), è una mostra originale, studiata appositamente per Orvieto.
Riunirà circa 250 reperti - molti davvero di grande importanza - concessi da
una quindicina di musei e istituzioni culturali italiane.
Il sottotitolo evidenzia chiaramente il taglio che gli studiosi hanno voluto
imprimere a questa ampia, importante rassegna: “Il ruolo dell'Italia pre e
post-unitaria nella riscoperta dell'antico Egitto”, ovvero ciò che gli
egittologi partiti dal nostro Paese hanno saputo fare intorno alle sponde del
Nilo, lì attratti dallo spirito d'avventura, talvolta dalla sete di facili
guadagni, molte altre dall'obiettivo di approfondire le conoscenze sull'antica
Terra dei Faraoni.
“Il fascino dell'Egitto”, richiamato dal titolo della mostra, attraversa almeno
tremila anni di storia dell'umanità. Dalla terra d'Egitto vennero tratte idee
culturali, culti, divinità, usi e costumi; poi, quasi a voler catturare il
senso di mistero e di eternità di quella magica civiltà, vennero asportate le
testimonianze materiali: fossero i grandi obelischi che raggiunsero Roma, o ciò
che veniva trafugato dalle tombe. Un fascino che dall'antichità contagiò il
Medio Evo e incantò il Rinascimento quando principi e intellettuali si
contendevano reperti considerati molto più che semplici curiosità
archeologiche.
Ma è alla fine del Settecento e soprattutto durante l'Ottocento che oasi e
sabbie d'Egitto vengono battute palmo a palmo da europei, e tra loro molti gli
italiani, alla ricerca di quanto sopravviveva di una epoca trascurata dalla
dominazione turca.
L'egittologia moderna ha una precisa data di nascita, l'anno 1822, quando
Jean-François Champollion decifra, grazie alla stele di Rosetta, la scrittura
geroglifica. Con lui, in una spedizione congiunta franco-toscana che percorse
l'Egitto (1828-1829), c'era l'italiano Ippolito Rossellini.
In realtà, come la mostra documenta, protagonisti di una “corsa all'Egitto”
furono uomini che al fascino dei Faraoni univano spesso quello del commercio
antiquario. Due di loro hanno creato le basi per altrettanti musei. Giovanni
Battista Belzoni, padovano, il primo ad entrare nella piramide di Chefren e nel
tempio rupestre di Ramesse II ad Abu Simbel, trovò l'ingresso di sontuose tombe
nella Valle dei Re e mise insieme, per il suo committente Henry Salt, il nucleo
fondante della collezione egizia del British Museum, senza dimenticare la sua
città cui legò alcuni importanti reperti. Il secondo, Bernardino Drovetti,
piemontese, console di Francia in Egitto, riunì una collezione non meno vasta
che venduta ai Savoia, è oggi il nucleo fondante di un altro museo, l'Egizio di
Torino.
Due storie tra tante di un'epoca che vide italiani protagonisti in Egitto. Il
percorso espositivo di storie curiose ne presenta molte. Come quella di Luigi
Vassalli, pittore e intellettuale milanese, che la passione politica e il ruolo
di patriota risorgimentale portò in Egitto dove esule divenne un collaboratore
di Auguste Mariette e un valente egittologo nell'ambito del Servizio di
Antichità egiziano come ispettore agli scavi. A lui si devono numerose
iniziative nel campo della nascente egittologia italiana e una breve direzione
della collezione egizia del Museo Archeologico di Napoli.
Ma anche Carlo Vidua e Giuseppe Acerbi che dell'egittologia italiana rappresentano
personaggi di rilievo. Ma è sulla figura di Ernesto Schiapparelli che “Il
fascino dell'Egitto” si sofferma in modo più ampio. Schiapparelli scoprì la
Tomba di Nefertari e la sepoltura di Kha, l'architetto reale, quest'ultima
perfettamente conservata, prima di essere direttore del Museo Egizio di Firenze
e poi di quello di Torino.
Curioso il labirinto di relazioni e punti di contatto fra le tante storie che
si affrontano e ricco il patrimonio archeologico che ne risulta e di cui la
mostra da conto. Vetrina dopo vetrina è l'Egitto più bello ad essere svelato.
L'osservazione di sepolture preistoriche e di manufatti dello stesso periodo,
che rivelano l'alta tecnologia caratteristica della cultura egizia già in
questa fase, porta il visitatore a comprendere come l'egittologia italiana non
abbia trascurato nemmeno la meno nota preistoria egiziana.
Sulle tracce delle Missioni archeologiche italiane, si potranno ammirare
elementi di corredo funerario che illustrano varie epoche come reperti che
giungono dal Medio Egitto, risalenti al 1900 a.C., e altri che provengono dalla
Valle delle Regine e databili al 700 a.C. circa.
I numerosi spunti offerti dai materiali esposti permetteranno inoltre di
affrontare in modo esaustivo alcuni aspetti della vita quotidiana nell'antico
Egitto, di approfondire temi affascinanti come la conservazione di materiali
delicati quali le stoffe, e di analizzare le informazioni che i ricercatori
contemporanei possono trarre dalle analisi diagnostiche più all'avanguardia.
Informazioni
Il fascino dell'Egitto. Il ruolo dell'Italia pre e post-unitaria nella riscoperta dell'antico Egitto
Luogo: Orvieto - Museo Claudio Faina (piazza del Duomo, 19) e Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto (Piazza Febei, 3)
Periodo: dal 12 marzo al 2 ottobre 2011
Orari: 9,30 - 18
A cura di: Elvira D'Amicone della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo di Antichità Egizie di Torino e da Massimiliana Pozzi (Società Cooperativa Archeologica)
Info: tel. 0763 341511 e 0763 393835