Da Rembrandt a Vermeer. Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del '600
Da Rembrandt a Vermeer. Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del '600 di Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele
Da Rembrandt a Vermeer. Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del '600
di Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele1
L'attrazione per la pittura olandese e fiamminga del '600, manifestata da sempre da parte degli studiosi e degli amanti dell'arte, trae motivo, oltre che dalla indubbia qualità pittorica che gli artisti più rappresentativi di questa corrente hanno evidenziato nel corso del XVII secolo, anche dalla novità rappresentata in quell'epoca dalla caratterizzazione "intima" e "sociale" che si ravvisa nell'intera produzione.
Ho sempre ritenuto che in quel periodo storico, influenzato da una grande rivoluzione spirituale, l'arte fiamminga ed olandese abbia proposto, rispetto a quella degli agli altri Paesi europei, una originalità tematica che l'ha resa differente e, per certi aspetti, unica. Alludo, in particolare, alla capacità di rappresentare nelle sue forme espressive la quotidianità di una vita operosa e socialmente attenta ai valori fondamentali della famiglia, del lavoro e della solidarietà. Tutto ciò, come diffusamente trattato dalla critica, evidenzia la differenza più rilevante rispetto alla pittura trionfalistica che ha caratterizzato, nello stesso periodo, la Spagna, la Francia e l'Italia.
Il trionfo e l'esplosione della cromaticità nelle rappresentazioni pittoriche in questi ultimi paesi hanno messo in evidenza i simboli di un potere civile o religioso che in molti casi aveva tratto origine dalle attività mercantili e finanziarie, successivamente abbandonate e sostituite con attività fondiarie, guerriere ed ecclesiastiche, ritenute più consone al nuovo status, ed il cui successo era stato celebrato attraverso capolavori pittorici con una manifesta caratteristica autoelogiativa del potere.
Un contrasto evidente, quindi, tra un'aristocrazia terriera e religiosa, dimentica delle proprie origini mercantili, nella pittura italiana, francese e spagnola e i valori borghesi nelle manifestazioni della pittura fiamminga e olandese, in cui tali origini vengono confermate, soprattutto nella rappresentazione degli interni delle abitazioni dove vengono illustrate le tipiche attività della vita quotidiana della borghesia.
Si sviluppa nelle tele il genere degli interni domestici, espressione del rinnovato contesto sociale dell'Olanda nel XVII secolo. Per la prima volta gli interni domestici sono protagonisti della struttura di un quadro, nel quale i soggetti principali in esso rappresentati sono colti in momenti di attività quotidiane, con una veridicità tale che non conoscerà uguali nei successivi stili artistici.
All'interno di questo impianto pittorico la donna gioca un duplice ruolo: rappresentante della dolcezza e del focolare domestico e, al contempo, della tentazione e del peccato. Nasce da questa pittura una galleria di figure femminili che rimarranno un punto di riferimento nella storia dell'arte per i temi nuovi che vengono rappresentati nelle tele. Capolavori quali il ritratto di gentildonna genovese di Anton van Dyck, La Pesatrice d'oro e La Madre di Pieter de Hooch, ne sono testimonianza con la loro presenza all'interno dell' esposizione del Museo del Corso.
Dall'importanza storico-scientifica, oltre che dalla bellezza intrinseca di questo genere pittorico, nasce il convincimento della Fondazione Roma dell'opportunità di presentare nelle sale del Museo del Corso, dopo la grandiosità degli esordi della rinnovata Roma, evidenziati dalla mostra sul '400, i capolavori della pittura fiamminga ed olandese, che nel '600 farà da contraltare alle correnti pittoriche sviluppatasi nel nostro Paese.
Il contributo della Fondazione Roma ad un maggiore approfondimento degli eventi economici, politici e sociali che fanno da sfondo e da cui originano spesso i percorsi artistici, trova così un'ulteriore evoluzione. La decisione della Fondazione Roma di contribuire ad "esportare" a Berlino la mostra di Sebastiano del Piombo presentata a Palazzo Venezia, ha fatto sì che nascesse una collaborazione privilegiata con la Gemäldegalerie, da cui provengono le numerose opere presenti nell'esposizione del Museo del Corso. Tra queste mi sembra opportuno ricordare La Ragazza con il filo di perle di Vermeer, Il Cambiavalute di Rembrandt, Il Ritratto di Tommaso di Carignano Principe di Savoia di Anton van Dyck, Il Paesaggio con l'impiccato di Rubens, La famiglia del Sindaco di Amsterdam, Gillis Valckenier di Gabriel Metsu ed il Ritratto dei figli dell'artista Magdalena e Jan‐Baptiste di Cornelis de Vos.
Sono molto orgoglioso dell'esito di questa sinergia tra le due istituzioni, da me fortemente voluta, che ci permette di accogliere e rendere fruibile, all'interno del Museo del Corso della Fondazione Roma, una delle più significative raccolte museali, testimoniando ancora una volta l'attenzione della nostra Fondazione all'arte come strumento capace di impostare un leale ed aperto confronto con le culture degli altri popoli.
Il progetto culturale della Fondazione Roma, nato nel 1999 con il Museo del Corso, si concretizza nella volontà di sensibilizzare e diffondere l'arte come strumento di comunicazione e di crescita intellettuale e spirituale soprattutto verso i giovani, gli anziani, i disabili e le persone meno fortunate.
È l'arte il mezzo attraverso il quale si esprime la ricerca dell'essenza ultima e la capacità illimitata della mente di esprimere la potenza del pensiero. Attraverso l'arte si ha la possibilità di comprendere e rendere palese l'infinità dei fenomeni naturali mostrandone la bellezza. Essa rappresenta il mezzo attraverso il quale conoscere e raffigurare il mondo dentro e fuori di noi, creando un linguaggio comune che permette di superare le barriere ed i pregiudizi storici, culturali, religiosi, ideologici. L'arte e la cultura diventano strumenti per favorire l'inclusione sociale, rafforzare il senso di appartenenza e combattere, con il potere della conoscenza, l'oscurità dell'ignoranza e dell'emarginazione, favorendo l'evoluzione stessa della cultura e, con essa, quella dell'intera comunità umana.
Il percorso portato avanti dal Museo del Corso con le esposizioni già realizzate in collaborazione con le più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali - il Museo Nacional centro de Arte Reina Sofia, Il Museo di Stato di San Pietroburgo, Il museo del Cremlino di Mosca, il Museo del Louvre, il Palace Museum di Pechino - ha un duplice obiettivo: contribuire all'arricchimento dell'offerta culturale della città di Roma e del nostro Paese e generare la curiosità intellettuale del pubblico, quanto più ampio e diversificato, superando le differenze di età, contesto sociale, istruzione, ritenendo che il ruolo fondamentale di una istituzione qual è la Fondazione Roma, da cui il Museo del Corso origina, sia anche quello di contribuire a plasmare, attraverso l'arte, le coscienze, aprendole allo stupore dell'infinito celato dietro la bellezza, ovunque e in qualunque forma essa si manifesti.
Ritengo con questa mostra di avere ulteriormente contribuito a rappresentare questo intendimento.
1. Presidente della Fondazione Roma