Correggio e l'erotismo
Correggio è noto sin dal XVI secolo come pittore dell'erotismo, oltre che,
in contraddizione solo apparente, pittore della grazia e degli affetti. E per
erotismo deve intendersi, nella spinosa definizione di quelle categorie del gusto
e dell'arte che oscillano tra sensualità, pornografia, licenziosità, la
rappresentazione del sesso nel contesto dell'amore, della reciprocità e
dell'affetto.
Accanto al Tiziano della Venere di Urbino e della Danae di Napoli, e in
anticipo sul Rubens del Cimone ed Ifigenia, Correggio segna il passo di questa
complessa inclinazione del gusto e dell'arte con il garbo e il languore che
appartengono ala sua pittura. Può considerarsi il creatore di un paradigma
ideale di pittura erotica.
Il Rinascimento è attraversato dall'interesse - letterario, poetico, figurativo
- per l'estasi e la pratica amorosa, e attinge generosamente all'antichità
greca e romana per dotarsi di modelli da riprodurre nelle incisioni
(Marcantonio Raimondi), nei sonetti (Pietro Aretino), nei dipinti. L'antichità
è il tempo aureo delle divinità ‘immorali' e trasgressive, degli amori
consumati con disinvoltura, delle nudità innocenti. Il Gabinetto Segreto del
Museo Archeologico di Napoli o l'analogo Secretum del londinese British Museum
sono luoghi fascinosi ove oggi possiamo gettare sguardi timidi e indiscreti
verso quel mondo.
Nel Rinascimento gli amori divini diventano un veicolo, sanzionato
dall'autorità letteraria di fonti come le Metamorfosi o l'Ars amatoria di Ovidio,
per eseguire in libertà episodi sessuali altrimenti inibiti dal costume
corrente. Persino un sovrano come Filippo II di Spagna, campione della
Controriforma e ritratto da Alonso Sànchez Coello in abito nero e con un
rosario in mano, commissiona a Tiziano alcuni soggetti mitologici,
evidentemente campione, oltre che di pubblica devozione, anche di privato
godimento.
Tra le scarse certezze della vicenda biografica di Correggio è l'approdo a temi
erotici nel momento tardo, presumibilmente verso il 1525, su commissione di sommi
patroni mantovani. Che Federico Gonzaga abbia tenuto per sé o infine donato a
Carlo V gli Amori di Giove o che il conte Nicola Maffei abbia destinato
l'Educazione di Amore e Venere, Cupido e un satiro al suo baudoir, queste
magnifiche poesie hanno lo scopo di suscitare sentimenti legati al sesso.
Erotismo è nell'intenzione dell'autore, non nella nudità in sé e Correggio ha
inteso, su probabile richiesta della committenza, proporre visivamente lo
stimolo sessuale. A questo approda la visione grandangolare, la forte
sensazione di imminenza che si ha osservando l'Educazione di Amore, scena
intima che doveva essere appesa in una stanza privata e guardata da vicino. E
sul medesimo obiettivo di innescare un coinvolgimento dei sensi doveva
convergere la maniera leonardesca di rendere gli incarnati e di ammorbidire i
profili, ottenendo quel "colorito molto alla carne simile, di dolce aria" che,
secondo Vasari, poteva indurre al peccato. In effetti fu l'espressione
sorridente, più che l'atto erotico, a stimolare il gesto distruttivo del duca
d'Orléans sul volto della Leda, l'"amore di Giove" oggi a Berlino. In
questione non sono tanto i soggetti rappresentati quanto il modo, e il richiamo
che questo esercita sui sensi. Vasari ci ricorda, ancora una volta, come la
"dolce aria" e la "corrispondente bellezza" del San Sebastiano di Frà
Bartolomeo trascinassero le donne verso desideri carnali.
I sei dipinti assegnati al corpus mitologico-erotico sono opere nelle quali Correggio
riversa una cultura pittorica avanzata e composita. Vi si ravvisano la
conoscenza della statuaria antica, paradigma dei corpi belli e vitali,
l'eredità leonardesca nella finezza per le espressioni sentimentali, il
possesso della tecnica veneta nella stesura del colore e della trama, che egli rimedita
in un impasto di tenerezza e sensualità, mai morboso, dove l'estasi ha un
taglio languido e dove le grazie carnose delle divinità pagane, sublimando
l'intenzione di suscitare lo stimolo sensuale, parlano una lingua innocente.
Dal catalogo della mostra Correggio e l'antico
Roma - Galleria Borghese
Dal 22 maggio al 14 settembre 2008