Community. La ritualità collettiva prima e dopo il web
Catanzaro - MARCA
Dal 19 dicembre 2010 al 27 marzo 2011
Artisti:
Alterazioni Video, Marina Ballo Charmet, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico,
Vanessa Beecroft, Cristian Chironi, Mario Cresci, Paola Di Bello, Flatform,
Nino Migliori, Adrian Paci, Franco Vaccari, Naomi Vona, Carlo Zanni
Dopo il recente successo ottenuto dalle mostre di Alessandro Mendini e di Michelangelo Pistoletto, il museo MARCA di Catanzaro prosegue la sua programmazione presentando un progetto dalla forte carica innovativa che nasce dall'esigenza d'interrogarsi sull'idea di comunità sociale in un'epoca di radicali trasformazioni dove la tecnologia ha assunto un ruolo prioritario. Community.
Per questo importante appuntamento sono stati coinvolti in 14 tra gruppi e
artisti di generazioni differenti quali Alterazioni Video, Marina Ballo
Charmet, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vanessa Beecroft, Cristian Chironi,
Mario Cresci, Paola Di Bello, Flatform, Nino Migliori, Adrian Paci, Franco
Vaccari, Naomi Vona, Carlo Zanni. Un confronto tra grandi maestri e giovani
rappresentanti dei new media che consente di riflettere sul concetto di
comunità dagli anni cinquanta a oggi, attraverso opere fotografiche, video,
progetti web e installazioni interattive. Non manca nemmeno un'installazione
mobile del gruppo Flatform che durante i giorni precedenti all'inaugurazione
della mostra hanno registrato le reazioni delle persone nelle strade della
città di Catanzaro.
“Dopo una serie di esposizioni dal taglio storico e filologico, il MARCA
propone un altro progetto particolarmente coinvolgente e attuale dove l'arte
rappresenta l'occasione per interrogarci su noi stessi e la nostra relazione
con gli altri. Di fronte ad un individualismo spesso esasperato, appare quanto
mai opportuno affrontare il tema della collettività attraverso una lettura
trasversale che coinvolge i grandi maestri della fotografia italiani, così come
alcuni dei più significativi artisti dell'ultima generazione”, afferma Wanda
Ferro Presidente della Provincia di Catanzaro con delega alla Cultura.
Negli ultimi decenni la visione della comunità si è profondamente trasformata e
si è assistito al passaggio da riti collettivi che si svolgevano in luoghi
reali (case, strade, parchi, bar), a processi di aggregazione tecnologici
sviluppati in ambienti virtuali (blog, chat, social network). La comunità,
insomma, spesso, è diventata community on line (a Facebook hanno aderito 500
milioni di persone in tutto il mondo) e il web ha mutato profondamente il
rapporto fra gli individui, sebbene si sia mantenuto inalterato il desiderio di
appartenenza e di unità in base a interessi comuni.
Come spiega Alberto Fiz, Direttore Artistico del MARCA “si è passati dalla
comunità rigida e gerarchizzata, basata su precise linee guida di carattere
politico, ideologico e familiare, alla comunità fluida e delocalizzata, priva
di un riferimento territoriale, che si sviluppa prevalentemente in base
all'esperienza dei singoli individui. Un percorso che va incontro ad una
cultura partecipativa e relazionale descritta con efficacia dal taglio inedito
dell'esposizione”.
E Luca Panaro aggiunge: “Gli artisti selezionati sono accomunati dall'utilizzo
dell'immagine e da un attento sguardo indagatore nei confronti di una società
in continua evoluzione. Riflettere sulla comunità rappresenta per ognuno di
questi autori una necessità imprescindibile nell'arduo compito di interpretare
il proprio tempo”.
La mostra mette a confronto immagini comunitarie rappresentative di epoche e
condizioni sociali molto differenti fra loro. Come la visione “neorealista”
restituita dalle fotografie di Nino Migliori (Bologna 1926), alla ricerca di
sguardi, gesti e gerarchie in Gente dell'Emilia e Gente del Sud documentata
sulla soglia di casa o sui gradini delle strade negli anni cinquanta.
L'indagine di Mario Cresci (Chiavari 1942) condotta nei Ritratti reali mostra,
invece, le condizioni di vita di piccoli gruppi familiari di alcuni paesi della
Basilicata nei primi anni settanta. Mentre la Festa del Proletariato Giovanile
al Parco Lambro di Milano fotografata nel 1976 da Gabriele Basilico (Milano
1944) in occasione dell'ultimo Festival Re Nudo testimonia il senso comunitario
hippy restituendo quella che i giornali del tempo definirono “l'apoteosi della
provocazione”. In questo caso vengono esposte 30 immagini vintage, alcune delle
quali inedite.
Un altro capitolo della mostra affronta la questione legata all'aggregazione
comunitaria in alcune metropoli, come riflessione sui nuovi riti collettivi
dell'attuale società. Basti pensare alla serie Il parco di Marina Ballo Charmet
(Milano 1952), realizzata in varie città del mondo per indagare questo nuovo
luogo di socialità e condivisione soprattutto nei giorni di festa. La
convivenza fra moltitudini di individui è visibile anche nelle immagini di
Olivo Barbieri (Carpi 1954), in modo particolare nel video proposto in
quest'occasione Seascape#1 Nigth, China Shenzhen, 05, girato per documentare
una generazione di cinesi durante un bagno al chiaro di luna.
Il tema della rassegna attraversa anche i lavori di Paola Di Bello (Napoli
1961) che spesso punta l'obiettivo sull'integrazione fra individui, come accade
in Framing the Community, dove gruppi di persone di diversa estrazione
testimoniano la loro appartenenza ad un unico paesaggio urbano.
Il calcio come rito collettivo è il tema intorno al quale si sviluppa
l'indagine di Cristian Chironi (Nuoro 1974) che sfrutta il potere
dell'immaginazione con la complicità dello spettatore. Un lavoro sulla memoria,
il suo, dove una raccolta di foto d'epoca rappresenta metaforicamente
l'archiviazione generazionale di una comunità.
A riflettere sulla condizione comunitaria anche il video di Adrian Paci
(Scutari–Albania 1969) Centro di permanenza temporanea esposto in mostra dove
una fila di extracomunitari di varie etnie si arrampica sulla scaletta di un
aereo che si scopre non esserci e che, soprattutto, non partirà mai. Nelle sue
opere la poetica del ricordo e dell'appartenenza agiscono nel ridefinire
l'identità di popoli messi a rischio dai processi migratori.
Con i lavori di Vanessa Beecroft (Genova 1969), una delle maggiori interpreti
della ricerca contemporanea, si sviluppa ulteriormente l'indagine sulla ritualità
contemporanea focalizzando l'attenzione su gruppi di giovani donne che durante
le azioni performative in luoghi carichi di memoria sono private di ogni
possibilità di dialogo o relazione. Sono figure femminili mute e immobili
testimoni di un'epoca dominata dal culto del corpo e dell'immagine. In questo
caso vengono proposte due opere monumentali di tre metri che fanno riferimento
alla performance realizzata nel 2008 alla chiesa di Santa Maria dello Spasimo a
Palermo.
La rassegna prosegue indirizzando la riflessione sulla comunità contemporanea
in chiave tecnologica, partendo dal lavoro pionieristico di Franco Vaccari
(Modena 1936) che si è interessato alla comunicazione spontanea di alcuni
gruppi d'individui già alla fine degli anni sessanta, per trovare la sua più
nota rappresentazione nell'installazione presentata alla Biennale di Venezia
del 1972 Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio. In
questa e in altre opere più recenti dell'autore è facile recepire una serie di
anticipazioni sulle comunità virtuali di oggi e il coinvolgimento di migliaia
di persone alla co-creazione di un progetto unitario. Al MARCA è esposta una
serie di lavori che fanno riferimento ai suoi ambienti/installazioni più noti
(tra cui quello della Biennale del 1972) realizzati dal 1969 al 2009. In ogni
circostanza l'autore sembra esseri occultato innescando un capovolgimento dei
normali ruoli legati alla fruizione artistica e una relazione inaspettata da
parte del pubblico.
La strada aperta da Vaccari trova largo consenso negli artisti delle nuove
generazioni che alla documentazione diretta della realtà antepongono
l'interazione mediata dalle tecnologie informatiche. A questo proposito,
risulta interessante il confronto con l'opera della giovanissima Naomi Vona
(Desio 1982) Gli infedeli mediatici, che mostra i volti di migliaia di persone
auto-pubblicati su YouTube; prima imbarazzati, poi sbigottiti e infine
disgustati, dopo la visione di un video proibito. Anche il collettivo
Alterazioni Video formato nel 2004 a Milano, che agisce come un network
internazionale, si concentra sull'utilizzo delle nuove tecnologie e sul
rapporto tra verità e rappresentazione, legalità e illegalità, libertà e
censura nella società contemporanea. Come risulta evidente nel video proposto
in mostra Last known address ottenuto con l'ausilio di Google Earth. Carlo
Zanni (La Spezia, 1975) coinvolge direttamente il popolo del web che può
connettersi con il suo lavoro modificandolo direttamente in base all'ipotesi di
un copyright di gruppo. I flussi di dati prelevati dal mondo digitale danno
vita ad esperienze di consapevolezza sociale con la collettività invisibile ma
numerosissima che si è data appuntamento in rete.
Assai significativo, infine, il progetto interattivo proposto per Catanzaro da
Flatform, un gruppo di artisti nato a Milano nel 2006. In questa circostanza
s'intrufola tra i quartieri della città la Flatcase, un'installazione mobile su
ruote composta da varie attrezzature che registra le reazioni della gente di
fronte a due differenti video durante i giorni che precedono l'esposizione. In
mostra viene presentato il risultato di quest'indagine sul territorio con gli
abitanti di Catanzaro che diventano protagonista dell'opera. Il museo scende in
piazza e accoglie la propria comunità.
La mostra è accompagnata da un catalogo in italiano e inglese edito da Electa
con i saggi critici di Alberto Fiz e Luca Panaro, oltre alla pubblicazione di
tutte le opere esposte.
Informazioni:
Community. La ritualità collettiva prima e dopo il web
Luogo: Catanzaro - MARCA
Via Alessandro Turco, 63 - Catanzaro
Periodo: dal 19 dicembre 2010 al 27 marzo 2011
Orari: da martedì a domenica 9,30-13; 16-20,30; chiuso lunedì
Ingresso: 3 Euro
Curatori: Alberto Fiz e Luca PanaroCommunity
Catalogo: Electa
Info: 0961 746797