Correggio e la mitologia: le due Veneri
E' opinione condivisa che i due dipinti L'educazione d'Amore (National Gallery, Londra) e Venere e Cupido con Satiro (Museé du Louvre, Parigi), entrambi generalmente datati tra il 1523 e il 1525, siano state le prime opere di soggetto mitologico di Correggio, il quale a distanza di pochi anni (1531-32) eseguì i quattro Amori di Giove, ritenuti i capolavori che lo consacrano come un artista di sommo livello.
I primi due dipinti mitologici del Correggio, tradizionalmente descritti come
una coppia, furono acquistati dalla collezione dei Gonzaga da re Carlo I, ma
fino a tempi recenti la loro provenienza non ha potuto essere ricostruita con
chiarezza. Oggi è possibile affermare con relativa sicurezza come in origine si
trovassero nella collezione del Conte Nicola Maffei (c. 1481-1536), intimo
frequentatore di Federico Gonzaga e noto collezionista.
I due dipinti dovevano essere stati concepiti come coppia e della stessa
misura, anche perché sarebbe stato estremamente insolito commissionare una
coppia di dipinti iconograficamente correlati ma di dimensioni diverse. Rimane
il fatto, però, che l'Educazione di Amore è ora notevolmente più piccola della
Venere sia in altezza che in larghezza. Può essere che l'Educazione di Amore
fosse stata originariamente commissionata da sola, e che quando Maffei ordinò
la Venere, Correggio avesse deciso di ingrandire le figure. Qualunque sia la
spiegazione, esse dovevano aver costituito una coppia singolare, e non è del
tutto sorprendente che l'Educazione di Amore sia stata ridotta. Le misure date
nel catalogo della collezione di Carlo I (1639) indicano che qualunque
mutilazione di quel tipo aveva già avuto luogo a quel tempo.
Educazione di amore
Alcuni storici dell'arte moderni sono inclini a ritenere che la spiegazione
iconografica non abbia bisogno di coinvolgere nulla più che l'identificazione
del soggetto. A quel livello, l'Educazione d'Amore presenta pochi problemi.
Essa ritrae Venere, dea dell'Amore, con Mercurio, dio della Saggezza, e il loro
figlio Cupido. Mercurio, seduto, sta insegnando a compitare a Cupido, e in più
di una copia del dipinto il foglio di carta recava segni di scrittura e non era
bianco com'è di fatto nell'originale.
L'esame ai raggi X, ha rivelato come originariamente l'artista intendesse
mostrare la figura di Venere eretta e nell'atto di guardare teneramente verso
il basso, e quella di Mercurio comunque seduta ma in una postura più frontale.
La loro identità dovette sempre essere la stessa, comunque, perché solo così
Mercurio sarebbe stato mostrato in atto di insegnare a leggere a Cupido. I
raggi X rivelano anche altri cambiamenti di minore entità, da ritenersi
marginali, non di concezione globale dell'opera.
Possiamo essere tentati di rimpiangere la perdita di quella prima stesura del
viso di Venere, dall'espressione affettuosa, ma l'opera finita ci gratifica con
l'audacia dello sguardo della dea che si rivolge verso di noi. Il corpo della
Venere è molto più ampio di quanto l'ideale femminile espresso nelle mitologie
più tarde indurrebbe ad aspettarsi; la sua posa, ispirata alla celebre Leda
perduta di Leonardo, accentua la curva rigonfia dei fianchi e spinge i seni in
su e l'uno verso 1'altro. Insieme al braccio destro, la cui funzione è al
contempo di nascondere il corpo e di dirigere il nostro sguardo verso Cupido,
creano un netto contrasto di luce ed ombra, cosicché il torso di Venere al di
sotto dei capezzoli, come pure il braccio sinistro ma non la mano, che si
appoggia a un tronco d'albero, sono quasi persi nell'ombra.
L'espressione di Mercurio è intensamente amorevole mentre aiuta Cupido a tenere
lo svolazzante foglio di carta e gli indica le lettere. La sua posa è rilassata
e a proprio agio, con le gambe che digradano verso il bordo inferiore destro
della tela. Come quello di Venere, anche il suo corpo tocca il bordo della tela
e produce l'effetto di allargare la scena.
Fra Venere e Mercurio sta Cupido, un bimbo dai ricci biondi, la cui
concentrazione e serietà sono splendidamente catturate. Giustamente celebrato
per la sua empatia con la gioia e l'allegria infantili, il Correggio è non meno
acuto nel sorprendere lo zelo giovanile.
Mengs lodò a ragione il realismo della esecuzione delle ali di Cupido;
ironicamente, in considerazione della leggenda per cui gli furono fabbricate da
Vulcano, l'artista le fa spuntare del tutto naturalmente dalla schiena, e le
dota di una vellutata morbidezza di tessitura che persino il Leonardo
dell'Annunciazione degli Uffizi avrebbe potuto invidiare. Le ali contengono, in
chiave minore, la gamma di colori attorno ai quali è composto il dipinto: un
rosa più pallido, che nel manto di Venere di fa di un carminio profondo, un blu
che è di nuovo più pallido del drappeggio indaco di Mercurio, e un giallo
dorato che è echeggiato, anche più riccamente, nell'ornatissimo elmo alato di
Mercurio e nei suoi sandali di chiara ispirazione classica. Naturalmente vi
sono altre sfumature nella radura boscosa e screziata dell'ambientazione, verdi
e marroni sottili, e persino un grigio-fumo per le ali di Venere, ma sono lo
sfondo deliberatamente sommesso contro il quale sono presentate le figure.
Venere con Cupido e un Satiro
Rispetto all'Educazione di Amore questo dipinto si presenta più audace e
libero e ciò lascerebbe supporre che sia stato eseguito in un momento
successivo. Tuttavia, come accennato, è invece molto probabile che i due siano
stati concepiti e realizzati contemporaneamente e come coppia. Il primo piano
di entrambi, così vicino all'osservatore da tirarlo dentro le scene, è un altro
elemento a favore di questa ipotesi. Nel XVIII secolo il soggetto è stato
descritto, erroneamente, come Giove e Antiope. Il mito racconta di come Giove
si sia trasformato in un satiro e abbia sedotto Antiope. Il problema
nell'ipotizzare che il Correggio intendesse raffigurare proprio quel mito è che
non vi sono indizi per spiegare perché il satiro non sia un satiro comune.
Sarebbe errato supporre che la presenza di Cupido precluda la possibilità che
la donna dormiente sia Antiope, poiché in altre versioni della stessa scena
egli è presente. Più in generale, non è facile essere certi
dell'identificazione di un nudo femminile dormiente con Venere, ma in questo
caso tutto conduce a questa ipotesi, incluso il fatto che la faretra in pelle
di leopardo e l'arco su cui riposa sembrano appartenerle. Il motivo del braccio
intorno al capo, come il Correggio indubbiamente sapeva, era un'antica
convenzione che indicava il sonno, usata anche da Tiziano nel suo Baccanale
degli Andrii (Prado, Madrid) in quegli stessi anni.
La figura del satiro non è meno abilmente trattata, a dispetto del suo ruolo
subordinato, e l'espressione deliziata sul suo volto fra le ombre non disturba
la calma idillica. I suoi movimenti appaiono lenti e deliberati e sembra
persino camminare sulla punta degli zoccoli. L'andamento diagonale da sinistra
a destra della composizione, comunque bilanciato dalla figura verticale di
Venere, s'interrompe in corrispondenza delle forme di Cupido, dalle ampie
natiche, che si volge verso l'interno. Egli dorme su una pelle di leone, di cui
si possono distinguere la testa, la coda arrotolata e persino un paio di zampe,
e su un drappo bianco. Si accuccia su questo rassicurante lenzuolo e lo afferra
con forza nella sua stretta. Da sotto emerge un ultimo dettaglio simbolico, una
torcia. Normalmente, quando le torce sono rivolte verso il basso alludono
all'estinguersi della passione. Qui però delle fiamme la lambiscono verso
l'alto, e non pare esservi implicato nessun messaggio malinconico del genere, non
più di quanto l'alata, e perciò celeste, Venere dell'Educazione di Amore sia
intesa a incoraggiare purezza di pensiero. Il tono della scena è ancor più
soffuso che nell'Educazione di Amore, ma in compenso il Correggio si è
assicurato che sia visibile una parte maggiore dello sfondo. La vista
attraverso gli alberi di un occhio di cielo al crepuscolo deve sempre essere
per l'appunto servita ad aprire la composizione.
Dal catalogo della mostra Correggio e l'antico
Roma - Galleria Borghese
Dal 22 maggio al 14 settembre 2008