A Pompei dolore circoscritto
«Il dolore monumentale va circoscritto: quello che è crollato è il restauro di
Maiuri degli anni quaranta del secolo scorso». Andrea Carandini, presidente del
consiglio superiore dei beni culturali, archeologo di chiara fama, non ha
dubbi: a Pompei nella domus dei Gladiatori non è successo nulla di grave,
quella che è crollata è una struttura di cemento costruita nel secolo scorso,
una superfetazione, quando invece oggi si usa il legno lamellare. Ovvero, tanto
rumore per nulla: le uniche opere autentiche sono le pitture della parte
inferiore della domus, il resto è un falso.
Lo ha detto nella trasmissione radiofonica di Raiuno, Baobab, ma nessuno sembra
essersene accorto. Tutti erano impegnati a dare risalto alle macerie, ma senza
guardare a cosa è caduto a terra: intanto, i giornali di tutto il mondo erano
attirati dalla voglia di offrire la visione dell'Italia ridotta a un cumulo di
calcinacci. Quel crollo è tutt'altro che drammatico, è una benedizione
artistica, perché quel che è venuto giù è una sorta di mostro architettonico.
E per Carandini il cemento che è stato aggiunto andrebbe tolto, senza alcun
rimpianto. Amedeo Maiuri (1886-1963), lo studioso citato da Carandini, assunse
la carica di direttore degli scavi di Ercolano e Pompei, portando alla luce una
buona parte delle città. E introducendo il cemento.