Caravaggio e altri pittori del Seicento. Capolavori dal Wadsworth Atheneum di Hartford
Rimini - Castel Sismondo
Dal 23 ottobre 2010 al 27 marzo 2011
Il Wadsworth Atheneum di Hartford, nel Connecticut, è il più antico museo americano, ancora oggi uno dei più importanti, con una collezione folta di capolavori che spazia dai maestri dell'arte europea soprattutto del Seicento e del Settecento, una fondamentale sezione impressionista, una grande parte dedicata all'arte americana dell'Ottocento e una sezione dedicata alla pittura del XX secolo, che parte da Matisse, Picasso e Klee, tocca in modo ampio il Surrealismo di Magritte, Dalí, Ernst e Tanguy giungendo fino a Pollock, Rothko e Wyeth in America.
Considerato che nel 2010 si compiono i 400 anni dalla morte di Caravaggio,
Castel Sismondo ha scelto di ospitare, nel tempo stesso della mostra Parigi.
Gli anni meravigliosi, una seconda, straordinaria esposizione dal titolo
Caravaggio e altri pittori del Seicento. Capolavori dal Wadsworth Atheneum di
Hartford. Si tratta di una sublime selezione di quindici dipinti, tutti di
grande formato, da quel nucleo così importante che nel museo americano è
dedicato proprio al Seicento. Naturalmente originando da quel capolavoro
indimenticabile che è L'estasi di San Francesco di Caravaggio, primissimo
quadro di soggetto religioso dipinto dal grande artista attorno al 1594.
Si tratta della prima composizione di Caravaggio impostata su più figure, è il
suo primo dipinto di carattere religioso, il suo primo esperimento di
ambientazione paesaggistica e uno dei primi esempi in cui l'artista utilizza la
luce sia in senso letterale, per illuminare la scena, sia in senso figurativo,
come metafora della presenza divina. Ogni aspetto di quest'opera è eccezionale
e innovativo. Il modo in cui l'artista interpreta l'estasi che accompagnò la
morte metaforica di Francesco e la sua rinascita spirituale nell'immagine di
Cristo è alquanto insolita per l'assenza del serafino celeste, per la posa del
santo non inginocchiato in preghiera bensì riverso e per la presenza del
grazioso angelo fanciullesco. Caravaggio volle chiaramente alludere alla morte
metaforica di Francesco e alla sua rinascita spirituale nell'immagine di
Cristo. Nel dipinto sono proposte in modo esplicito le analogie tra la vita di
Francesco e quella di Cristo: le figure intorno al fuoco ricordano l'annuncio
della nascita di Gesù ai pastori, l'abbraccio di sostegno da parte dell'angelo
è basato sulle rappresentazioni dell'agonia nell'Orto degli Ulivi e la posa di
Francesco, atteggiato come il corpo della Pietà, richiama l'immagine di Cristo
morto sostenuto dagli angeli. Il gesto dell'angelo, con l'indice e il pollice
agganciati intorno al cordiglio del santo in modo da volgerlo verso
l'osservatore per rendere visibili le ferite, sottolinea, insieme all'estatico
mancamento della morte e della rinascita spirituale di Francesco, il ruolo di
quest'ultimo come imitatore di Cristo.
Attorno a questo dipinto capitale, la mostra si compone di opere insigni di
autori che da Caravaggio hanno tratto esempio; Cigoli, Morazzone,
Gen--tileschi, Strozzi, Saraceni in Italia. Quindi in ambito spagnolo Zurbarán,
con una delle sue opere più riconosciute, il San Serapione del 1628, un quadro
affascinante che rivela l'intimo collegamento, esistente nell'arte spagnola del
XVII secolo, tra scultura e pittura. Il modo in cui è ritratto il santo è
infatti estremamente realistico, al punto che si ha quasi l'impressione di
poterlo toccare.
E poi Ribera, con il suo Il senso del gusto, 1614-1616 circa, che rivela un
evidente legame con il naturalismo e il chiaroscuro del Caravaggio. Quindi, Le
Sueur in Francia e la Scuola fiamminga e olandese con Sweerts, Van Dyck e Hals,
il più importante ritrattista di Haarlem nel secondo quarto del XVII secolo,
con il Ritratto di Joseph Coymans, 1644, eseguito con pennellate vivaci e
indipendenti per tratteggiare la personalità dinamica del personaggio ritratto
in conformità alle convenzioni della ritrattistica di quel tempo.