Guido Cagnacci. Protagonista del Seicento tra Caravaggio
e Reni
Guido Cagnacci (Santarcangelo di Romagna, 1601 - Vienna,
1663) di Daniele Benati
Cagnacci protagonista del Seicento di Antonio Paolucci
Cagnacci tra Caravaggio e Reni di Daniele Benati
Cagnacci protagonista del Seicento
di Antonio Paolucci
Nel Seicento, l'Italia e l'Europa entrano nella modernità. Il XVII secolo è già
il nostro tempo intellettuale, spirituale ed emotivo.
E' stato, il Seicento, l'epoca che ha intuito, con Galileo, l'infinitudine dei
cieli e, con Shakespeare, gli insondabili abissi dell'animo umano; che ha
sperimentato, con i suoi grandi mistici, il “silenzio di Dio” e il naufragio
dell'Assoluto; che ha inventato il romanzo moderno con Cervantes e il “recitar
cantando” con Monteverdi. E' stato l'epoca che, con Bernini, ha modellato la
città come una sola immensa scultura, che ha fatto cadere i confini fisici
dell'abitare con l'illusionismo aereo di Pietro da Cortona e di Padre Pozzo e
anticipato il cinema portando, con Caravaggio, il dramma della luce e l'urgenza
del Vero dentro la figurazione.
Di quel secolo il romagnolo Guido Cagnacci fu protagonista. Non testimone e
neppure comprimario, ma protagonista. Partito dalla “piccola Siviglia”
(Arcangeli) riminese, partecipò a Roma della rivoluzione caravaggesca e, a
Bologna, della “bellezza virtuosa” di Guido Reni. Fu a Venezia e alla corte
imperiale di Vienna.
Come un iperrealista dei giorni nostri lo affascinava l'obliquo enigma delle
cose. Come un autore a noi contemporaneo riuscì a rendere visibile il vero dei
sentimenti, delle emozioni, degli affetti, forzandone la rappresentazione fino
all'oltranza e all'iperbole.
Venerata religione, estasi mistica, concitata eloquenza, malinconico e compulsivo
erotismo, percezione della fatalità della storia, violenza e dramma nelle umane
passioni. Ecco ciò che occupa i quadri del Cagnacci. Questo universo magmatico,
tumultuoso e già moderno, nessuno come lui, nel suo secolo, è riuscito a
metterlo in figura.