La biografia di Mimmo Paladino
La biografia di Brian Eno
Opera per l'Ara Pacis. Mimmo Paladino. Musiche di Brian Eno
Ara Artis di Achille Bonito Oliva
Conversazione con Mimmo Paladino di Federica Pirani
Necessità e bellezza di Ferdinando Scianna
Paladino/Eno all'Ara Pacis di James Putnam
Breve introduzione alla musica generativa di Brian Eno di Michael Bracewell
Eno. La musica della mente di Paolo Zaccagnini
Breve introduzione alla musica generativa di Brian Eno
di Michael Bracewell
I sistemi di musica generativa di Brian Eno sono soprattutto conosciuti per la
creazione di brani musicali riccamente intessuti: avvincenti quanto minimali,
densi di piani musicali e allo stesso tempo raffinati da curve delicate, flussi
e ricami di suono.
La sua collaborazione con Mimmo Paladino nell'installazione nota come I
Dormienti, esposta per la prima volta nel sotterraneo della ‘Roundhouse' di
Londra nell'autunno del 1999, ha segnato nel contempo l'avanzare e il
consolidarsi della creazione di sistemi musicali che Eno ha praticato nel corso
di tutta la sua carriera; e più specificatamente nel dirigere la musica
generativa verso concetti come tempo, casualità e contesto. Così il suo
interesse per la musica generativa è divenuto, in certo modo, una ricerca sul
passaggio del tempo.
L'idea di creare sistemi musica generativi è stata centrale nel lavoro
artistico e teorico di Eno fin da quando era studente alla Winchester School of
Art, alla metà degli anni Sessanta. Notoriamente Eno ha citato il lavoro
pionieristico di Steve Reich del 1965, It's Gonna Rain - in cui un
nastro con la registrazione del sermone di un sacedote pentecostale viene
riprodotto, quasi in forma di campione, a differenti velocità - sostenendo che
abbia avuto grande influenza sul suo pensiero. Ma l'evoluzione di Eno come
ideologo, ‘nonmusicista' e artista si è sempre fondata su una formidabile
combinazione e fusione di entusiasmi che talvolta possono apparire inconciliabili.
In verità è proprio da questo amalgama di concetti opposti, e dalla tendenza di
Eno a metterne continuamente in discussione ogni evoluzione, che scaturiscono
la sua originalità, la sua fibra intellettuale e la sua ansia creativa.
I primi coinvolgimenti di Eno con la musica generativa abbracciano sia il
panorama del rock progressivo che la ricerca dell'avanguardia classica inglese.
Nel 1968, accompagnato alla chitarra da un compagno della Winchester School of
Art, Eno ‘suona' un generatore di segnali - in pratica uno strumento di
controllo per apparecchiature di laboratorio, e quasi totalmente inadatto come
strumento musicale. Qualche tempo dopo, tra la fine degli anni Sessanta e
l'inizio dei Settanta, Eno aderisce entusiasticamente alla Portsmouth Sinfonietta
e alla Scratch Orchestra. Queste erano formazioni musicali composte da membri
con caratteristiche e qualità molto diverse, le cui esecuzioni di partiture
divenivano tanto imprevedibili quanto istintivamente poetiche, la loro ricerca
di un'armonia musicale è paragonata da Eno ai comportamenti di gruppo negli
stormi di uccelli.
Entrambe queste esperienze formative fecero aumentare l'interesse di Eno nei
confronti della relazione tra sistemi e caso - interesse che si sarebbe evoluto
nel suo lavoro durante gli anni Settanta, assumendo una consumata eleganza
(sebbene senza una conclusione) nel leggendario album del 1975 Discreet
Music. Nella introduzione pubblicata sulla custodia del disco, Eno riassume
il suo pensiero sulla musica generativa: “Dal momento che ho sempre preferito
concepire piani, piuttosto che eseguirli” scrive, “ho gravitato alla volta di
situazioni e sistemi che, una volta divenuti operativi, potessero creare musica
con interventi minimi o addirittura senza interventi da parte mia. Cioè, io
tendo al ruolo di programmatore e pianificatore e in seguito a quello di
ascoltatore dei risultati.”
Il sistema di musica generativa creato da Brian Eno quasi quindici anni dopo
per I Dormienti è perfettamente in linea con queste affermazioni, il
concetto che sta alla base viene raffinato e perfezionato dagli sviluppi della
tecnologia e del pensiero dell'artista. Applicando una tecnica estetica compositiva
sontuosa, meditativa, che egli ha affinato con capolavori del minimalismo
musicale come Thursday Afternoon (1985), al processo di casualità e
durata possibili grazie alla tecnologia del CD, Eno ha creato un sistema di
stratificazione imprevedibile che, come ha scritto per I Dormienti nel
1999, permette un tempo di esecuzione “nei fatti infinito.”
La natura olistica della creatività di Eno, e il modo in cui egli consente al
processo creativo di essere esso stesso opera d'arte, è sempre stata
dichiarata: la confluenza della creazione di suoni e di immagini, per esempio,
in 77 Million Paintings (2006), o la ricerca collegata e simultanea
sulla natura delle campane e il concetto culturale di tempo, come descritta nel
suo Bell Studies... del 2003. Qui, il suo radicalismo in divenire
risiede nell'abilità di rendere il concetto, il processo e il prodotto
assolutamente sinonimi. L'estetica perciò diviene l'alibi per mettere in
discussione e riconfigurare il processo, che a sua volta diviene opera d'arte. Relativamente
al contesto questo metodo di creazione artistica ha la capacità di essere
straniante quanto seducente - e quindi acquistare un latente contenuto
politico.
C'è, al cuore della fascinazione di Eno per la creatività generativa, una
profonda affermazione della capacità dell'arte di celebrare ed elevare la
condizione dell'esperienza umana. “Sono interessato solo all'arte,” dice “che
esprima e celebri la vita.” Ed è forse questa nozione di essere senziente -
della progressione della vita attraverso stati differenti, variazioni di un
unico tema che fluttuano nella coscienza - che è oggetto dell'arte generativa
di Eno, e che raggiunge grande eloquenza nella collaborazione con Mimmo
Paladino.