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Boldini Padova - Palazzo Zabarella Recensione di Alice Martignon A cura di Carlo Sisi, Fernando Mazzocca e Francesca Dini ecco l'eclettico Boldini: sperimentale tra i macchiaioli, à la mode tra i mondani, "vedutista" nelle grandi capitali europee. L'amatore delle arti, 1866 circa Nel '67, per la prima volta a Parigi, vede l'Esposizione Universale, Courbet, Manet, Ingres...ne resta folgorato! Vecchia canzone (Due dame in costume settecentesco al pianoforte), 1871 In seguito dà vita a soggetti en plein air dalla fresca ricchezza cromatica: strade, piazze, popolo e borghesia; dall' "Impressionismo da Salon" al "realismo edulcorato". Ritratto di Giuseppe Verdi in cilindro, 1886 Lo stesso anno scrive: Farò qualche cosa, ma in grande, sempre grande, non vedo più che della pittura grande, è da un certo tempo che mi trottan nella testa le grandi linee! e poco più tardi un critico: vi ha saputo concentrare tutte le forze del suo talento, tutta la sensibilità dei suoi nervi, e sorprendere sulla tela quegli atomi fuggevoli, quelle linee guizzanti, quel profumo di distinzione che ti affascina carezzevole e ti tiene coll'animo sospeso per la minaccia perenne d'uno scatto di nervi. |
Ballerine spagnole al Moulin Rouge, 1905 circa |
Ritratto della marchesa Casati con penne di pavone, 1911-13 |
Dice Sem: dipingeva le donne coi nervi a pezzi, affaticate da questo secolo tormentato. Le sue prostitute amoreggianti, attorcigliate in guaine di seta dalle increspature fosforescenti, dai corsetti infiorettati, le gambe impazzite, epilettiche, le braccia allungate, terminanti con mani frangiate come l'uva - queste visioni folgoranti e zigzaganti come emanazioni di calore, tutti questi brividi, questi tremori, queste contrazioni, sono in sintonia con quest'epoca di nevrosi... Boldini non scorda mai la lezione di Proudhon. Articolo pubblicato il 24 giugno 2005 |