Arte

Toni Benetton, Townscapes
Toni Follina, (Un)Changing Community


12^ Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
Venezia - Padiglione Venezia ai Giardini
Dal 29 agosto al 21 novembre 2010

Il Padiglione Venezia ai Giardini ospita, in occasione della 12^ Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, un doppio omaggio “veneto”: ad un scultore, Toni Benetton, e ad un architetto, Toni Follina. Ne sono curatori Carlo Sala e Nico Stringa. A promuoverlo sono la Regione del Veneto e il Comitato per il Centenario di Toni Benetton.

Toni Benetton, Townscape, 1984 - Bozzetto in ferro tagliato a fiamma ossidrica, 45x124x120 cm - Courtesy Museo Toni Benetton

Toni Benetton, Townscape, 1986 - Proposta per l'aeroporto Marco Polo di Venezia - Fotomontaggio

Toni Follina, Nuova sede della Provincia di Treviso al S. Artemio: Sala Consiliare, 2009 - Photocredit Foto Orio Frassetto, Treviso

Toni Benetton, Vivibile, 1969-70 - Scultura in ferro piegato e verniciato, 220x460x280 cm - Courtesy Museo Toni Benetton, Mogliano Veneto

A tutta prima potrebbe apparire per lo meno curioso che sia una Biennale di Architettura ad ospitare un omaggio ad uno dei maggiori scultori veneti e italiani del Novecento, Toni Benetton, appunto, nel centenario della sua nascita. Doppiamente curioso: perché scultore e perché artista deceduto da tempo.
In realtà non c'è alcuna contraddizione: del grande maestro veneto viene qui proposta una visione del tutto peculiare, di scultore - urbanista, in largo anticipo rispetto a tematiche oggi finalmente dibattute ed acquisite. I Townscapes ideati da Benetton già a partire dagli anni Settanta, e ora riproposte alla Biennale, fanno dell'opera d'arte il fulcro, lo strumento primo per assicurare unitarietà e dignità, tramite appunto l'arte, a luoghi periferici e ad architetture di scarso o nullo pregio. E tutto questo molto prima che questi temi fossero all'ordine del giorno di architetti ed urbanisti.
L'esplicarsi del rapporto fra arte e architettura, insito nella ricerca di Benetton, è ancora in parte inedito per la critica. A esordio della mostra, nella zona verde antistante il Padiglione Venezia accoglie “Vivibile”, un'opera di Benetton che anticipa le tematiche trattate nel percorso espositivo.

La riflessione sul tema di Toni Benetton ha inizio con il filone delle “linee generatrici” degli anni Settanta, composto da grandi opere in acciaio corten concepite per attribuire nuovi significati alle aree urbane. A questo si è innescato successivamente il ciclo di ideazioni, mai realizzate, denominate Townscapes.

Proprio a questo tema è dedicato il Padiglione, in un percorso che propone elaborati progettuali e plastici, mostrando una visuale completa sulla ricerca compiuta sugli undici progetti di Towscapes.

Nell'idea dell'artista, dovevano essere opere, in metallo verniciato, concepite non tanto per essere un semplice prodotto scultoreo e autosufficiente nel tessuto urbano, bensì per divenire vere e proprie strutture da attraversare come porte o da frequentare per una sosta, secondo criteri di relazionalità.
Solidi geometrici, atti a mettere in dialogo fra loro gli edifici circostanti in modo tale da rendere possibile il superamento della sintassi urbanistica fondata sulla mera giustapposizione dei volumi costruiti.
Una riflessione che porta all'instaurarsi di una connessione nuova fra le parti, capace tra l'altro di generare un contesto di senso per l'esperienza sociale quotidiana, quindi una prospettiva che avvicina l'arte, l'architettura ed i luoghi alla percezione delle persone.

Se si tiene conto della propensione da parte delle archistars a creare grandi icone nelle metropoli senza porsi problemi di tipo funzionalista e sociale, è lecito affermare che Benetton offre una lezione attualissima, seguendo la prospettiva della reinvenzione del paesaggio costruito.

Negli anni Ottanta, periodo in cui venivano concepiti i Townscapes, un significativo contributo alla ricerca architettonica italiana è stato dato da Toni Follina, autore che con Benetton ha condiviso il medesimo clima culturale e nel cui lavoro si possono rinvenire delle riflessioni affini, pur partendo da una matrice espressiva differente.
Nel 2009 è stato inaugurato uno dei progetti più caratterizzanti la ricerca di Follina, il recupero del Sant'Artemio di Treviso - un ex-manicomio, riconvertito a sede istituzionale dell'ente Provincia - articolato in padiglioni immersi nel verde di un parco monumentale.
A questo articolato intervento, che ha ricevuto prestigiosi premi e menzioni internazionali, è dedicato una parte del Padiglione Venezia con l'esposizione di plastici e fotografie. In questo lavoro lo spettatore può ritrovare alcuni degli elementi che caratterizzano la matrice architettonica di Follina.

Il complesso, che possiede la stratificazione di un secolo di storia, ha mantenuto la morfologia esterna dei corpi di fabbrica esistenti. Nuovi volumi sono stati poi organicamente interconnessi con passerelle sopraelevate e ulteriormente integrati, nei versanti a nord, con espansioni caratterizzate da tecnologie avanzate studiate per garantire la leggibilità della parte storica e del parco rispetto al nuovo.

Un mix fra codici costruttivi storicizzati e linguaggi architettonici della contemporaneità, per un intervento che integra in se stesso anche componenti urbanistiche e ambientali, nonché una chiara vocazione a una fruizione pubblica che va oltre la dimensione amministrativa e ne fa uno spazio per la cittadinanza, in cui la persona con le sue esigenze assume un ruolo fondamentale in rapporto con il luogo.

A completare il percorso, due video. Uno dedicato a Toni Benetton e uno a Toni Follina. Per il primo, frammenti di repertorio provenienti dall'archivio del museo dedicato all'artista, mostreranno l'autore mentre lavora con di sottofondo la narrazione dei Towscapes. Nel secondo, scorreranno immagini del Sant'Artemio, ed a corredo alcun riflessioni circa l'estetica costruttiva di Toni Follina.



Toni Benetton
Treviso, Italia 1910 - 1996, è considerato uno dei maggiori scultori contemporanei, il più autorevole in assoluto nel campo delle macrosculture.
E' stato allievo di Arturo Martini all'Accademia di Belle Arti di Venezia.
Negli anni 60 frequenta letterati e poeti tra i quali, Giovanni Comisso, Andrea Zanzotto e Carlo Scarpa, coi quali avrà un forte legame. In questo periodo realizza grandi figure in  ferro, soprattutto animali, e sperimenta la sua prima  mostra - ambiente collocandole all'aperto nel Giardino Salomon di Solighetto (Treviso), realizzando uno dei primi parchi “di sculture” espositivi italiani.
Viene chiamato a New York nel 1964 a rappresentare l'Italia al “Congresso Mondiale dell'Arte”. Nello stesso anno esegue dei lavori per la chiesa protestante di S. Giovanni di Bad Godesberg (Germania). Il presidente Burghiba gli commissiona alcune opere da collocare nell'oasi di Toser a Kairouan e all'Hotel Aghlabites in Tunisia. L'anno seguente partecipa alla “Quadriennale Internazionale” di Lindau, in Germania, dove gli viene assegnato il Gran Premio per la macroscultura.
Fondatore dell'Accademia Internazionale del Ferro, dal 1967 nel suo atelier si alternano periodicamente artisti di tutto il mondo. Con lui la Critica inizia a parlare di scultura come architettura nelle città del domani e gli organizza importanti mostre a Trieste all'Istituto di Cultura Americano, a Treviso nel chiostro di S. Caterina e nel 1970 alla Rotonda della Besana di Milano, Ca' Pesaro  a Venezia.
Sue opere si trovano nei maggiori Musei e collezioni private di vari paesi.
Macrosculture sono collocate a Hirshhorn Museum and Sculpture Garden (Washington USA) Museum Boelden aan Zee Scheveningen (Olanda), The Hakone Open Air Museum di Tokyo  (Giappone), e in altre città.
Nel 1977 la Galleria d'Arte Moderna della città di Bologna promuove il convegno internazionale di studi “SULL'ARTE DEL FERRO” con una mostra antologica del Maestro. E' invitato nel 1980 al “Crafts Council” organizzato a Hereford, nei pressi di Londra, per relazionare l'argomento “Il ferro nella scultura dal mille ad oggi”.
Nel 1981 l'Istituto Italiano di Cultura di Praga presenta lo studio per una grande opera da installare nel Museo Nazionale di Lidice, in memoria del massacro effettuato dai nazisti nell'occupazione cecoslovacca del '42. Nel 1985 è a Toronto (Canada) con una mostra antologica.
Nel 1986 è invitato alla XLII Biennale d'Arte di Venezia. Nel 1995 vince il Primo Premio assoluto per la scultura a Dubrovnik. Nel 1996 lo stesso Museo d'Arte Moderna gli dedica una grande mostra retrospettiva. Lo stesso anno si tiene a New York il simposio internazionale dal titolo “L'Arte del Ferro”, che si apre con un documentario di Stephen Bondi (critico americano) dedicato proprio al maestro Toni Benetton.
Nel 2001 il Museo di Treviso “Luigi Bailo” ospita la mostra “Magicheforme”, allestita con sculture e disegni del Maestro. Il suo lavoro è stato documentato con materiale audiovisivo sia sotto forma di documentari che di films.
Il museo “TONI BENETTON”, a lui dedicato collabora dal 2002 coi musei francesi al programma europeo “La notte dei musei”. Nel 2003 è stata inaugurata una mostra antologica in Moravia, in uno dei più importanti musei della Repubblica Ceca, il Muzeum Komemskèho nel castello di Helfstyn. Le sue opere sono ora raccolte nel museo presso la  sua villa a Marocco di Mogliano Veneto (Treviso), a 8 Km da Venezia.
La promozione e la divulgazione della Sua Arte continua con “LA MARIGNANA”, società da lui fondata.