Toni Benetton, Townscapes
Toni Follina, (Un)Changing Community
12^ Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
Venezia - Padiglione Venezia ai Giardini
Dal 29 agosto al 21 novembre 2010
Il Padiglione Venezia ai Giardini ospita, in occasione della 12^ Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, un doppio omaggio “veneto”: ad un scultore, Toni Benetton, e ad un architetto, Toni Follina. Ne sono curatori Carlo Sala e Nico Stringa. A promuoverlo sono la Regione del Veneto e il Comitato per il Centenario di Toni Benetton.
A tutta prima potrebbe apparire per lo meno curioso che sia una Biennale di
Architettura ad ospitare un omaggio ad uno dei maggiori scultori veneti e
italiani del Novecento, Toni Benetton, appunto, nel centenario della sua
nascita. Doppiamente curioso: perché scultore e perché artista deceduto da
tempo.
In realtà non c'è alcuna contraddizione: del grande maestro veneto viene qui
proposta una visione del tutto peculiare, di scultore - urbanista, in largo
anticipo rispetto a tematiche oggi finalmente dibattute ed acquisite. I Townscapes
ideati da Benetton già a partire dagli anni Settanta, e ora riproposte alla
Biennale, fanno dell'opera d'arte il fulcro, lo strumento primo per assicurare
unitarietà e dignità, tramite appunto l'arte, a luoghi periferici e ad
architetture di scarso o nullo pregio. E tutto questo molto prima che questi
temi fossero all'ordine del giorno di architetti ed urbanisti.
L'esplicarsi del rapporto fra arte e architettura, insito nella ricerca di Benetton,
è ancora in parte inedito per la critica. A esordio della mostra, nella zona
verde antistante il Padiglione Venezia accoglie “Vivibile”, un'opera di Benetton
che anticipa le tematiche trattate nel percorso espositivo.
La riflessione sul tema di Toni Benetton ha inizio con il filone delle “linee
generatrici” degli anni Settanta, composto da grandi opere in acciaio corten
concepite per attribuire nuovi significati alle aree urbane. A questo si è innescato
successivamente il ciclo di ideazioni, mai realizzate, denominate Townscapes.
Proprio a questo tema è dedicato il Padiglione, in un percorso che propone
elaborati progettuali e plastici, mostrando una visuale completa sulla ricerca
compiuta sugli undici progetti di Towscapes.
Nell'idea dell'artista, dovevano essere opere, in metallo verniciato, concepite
non tanto per essere un semplice prodotto scultoreo e autosufficiente nel
tessuto urbano, bensì per divenire vere e proprie strutture da attraversare
come porte o da frequentare per una sosta, secondo criteri di relazionalità.
Solidi geometrici, atti a mettere in dialogo fra loro gli edifici circostanti
in modo tale da rendere possibile il superamento della sintassi urbanistica
fondata sulla mera giustapposizione dei volumi costruiti.
Una riflessione che porta all'instaurarsi di una connessione nuova fra le
parti, capace tra l'altro di generare un contesto di senso per l'esperienza
sociale quotidiana, quindi una prospettiva che avvicina l'arte, l'architettura
ed i luoghi alla percezione delle persone.
Se si tiene conto della propensione da parte delle archistars a creare grandi
icone nelle metropoli senza porsi problemi di tipo funzionalista e sociale, è
lecito affermare che Benetton offre una lezione attualissima, seguendo la
prospettiva della reinvenzione del paesaggio costruito.
Negli anni Ottanta, periodo in cui venivano concepiti i Townscapes, un
significativo contributo alla ricerca architettonica italiana è stato dato da
Toni Follina, autore che con Benetton ha condiviso il medesimo clima culturale
e nel cui lavoro si possono rinvenire delle riflessioni affini, pur partendo da
una matrice espressiva differente.
Nel 2009 è stato inaugurato uno dei progetti più caratterizzanti la ricerca di Follina,
il recupero del Sant'Artemio di Treviso - un ex-manicomio, riconvertito a sede
istituzionale dell'ente Provincia - articolato in padiglioni immersi nel verde
di un parco monumentale.
A questo articolato intervento, che ha ricevuto prestigiosi premi e menzioni
internazionali, è dedicato una parte del Padiglione Venezia con l'esposizione
di plastici e fotografie. In questo lavoro lo spettatore può ritrovare alcuni
degli elementi che caratterizzano la matrice architettonica di Follina.
Il complesso, che possiede la stratificazione di un secolo di storia, ha
mantenuto la morfologia esterna dei corpi di fabbrica esistenti. Nuovi volumi
sono stati poi organicamente interconnessi con passerelle sopraelevate e
ulteriormente integrati, nei versanti a nord, con espansioni caratterizzate da
tecnologie avanzate studiate per garantire la leggibilità della parte storica e
del parco rispetto al nuovo.
Un mix fra codici costruttivi storicizzati e linguaggi architettonici della
contemporaneità, per un intervento che integra in se stesso anche componenti
urbanistiche e ambientali, nonché una chiara vocazione a una fruizione pubblica
che va oltre la dimensione amministrativa e ne fa uno spazio per la
cittadinanza, in cui la persona con le sue esigenze assume un ruolo
fondamentale in rapporto con il luogo.
A completare il percorso, due video. Uno dedicato a Toni Benetton e uno a Toni Follina.
Per il primo, frammenti di repertorio provenienti dall'archivio del museo
dedicato all'artista, mostreranno l'autore mentre lavora con di sottofondo la
narrazione dei Towscapes. Nel secondo, scorreranno immagini del Sant'Artemio,
ed a corredo alcun riflessioni circa l'estetica costruttiva di Toni Follina.
Toni Benetton
Treviso, Italia 1910 - 1996, è considerato uno dei maggiori scultori
contemporanei, il più autorevole in assoluto nel campo delle macrosculture.
E' stato allievo di Arturo Martini all'Accademia di Belle Arti di Venezia.
Negli anni 60 frequenta letterati e poeti tra i quali, Giovanni Comisso, Andrea
Zanzotto e Carlo Scarpa, coi quali avrà un forte legame. In questo periodo
realizza grandi figure in ferro, soprattutto animali, e sperimenta la sua
prima mostra - ambiente collocandole all'aperto nel Giardino Salomon di Solighetto
(Treviso), realizzando uno dei primi parchi “di sculture” espositivi italiani.
Viene chiamato a New York nel 1964 a rappresentare l'Italia al “Congresso
Mondiale dell'Arte”. Nello stesso anno esegue dei lavori per la chiesa
protestante di S. Giovanni di Bad Godesberg (Germania). Il presidente Burghiba
gli commissiona alcune opere da collocare nell'oasi di Toser a Kairouan e
all'Hotel Aghlabites in Tunisia. L'anno seguente partecipa alla “Quadriennale
Internazionale” di Lindau, in Germania, dove gli viene assegnato il Gran Premio
per la macroscultura.
Fondatore dell'Accademia Internazionale del Ferro, dal 1967 nel suo atelier si
alternano periodicamente artisti di tutto il mondo. Con lui la Critica inizia a
parlare di scultura come architettura nelle città del domani e gli organizza
importanti mostre a Trieste all'Istituto di Cultura Americano, a Treviso nel
chiostro di S. Caterina e nel 1970 alla Rotonda della Besana di Milano, Ca' Pesaro
a Venezia.
Sue opere si trovano nei maggiori Musei e collezioni private di vari paesi.
Macrosculture sono collocate a Hirshhorn Museum and Sculpture Garden (Washington USA) Museum Boelden aan Zee Scheveningen (Olanda), The Hakone Open Air Museum di Tokyo (Giappone), e in altre città.
Nel 1977 la Galleria d'Arte Moderna della città di Bologna promuove il
convegno internazionale di studi “SULL'ARTE DEL FERRO” con una mostra
antologica del Maestro. E' invitato nel 1980 al “Crafts Council” organizzato a Hereford,
nei pressi di Londra, per relazionare l'argomento “Il ferro nella scultura dal
mille ad oggi”.
Nel 1981 l'Istituto Italiano di Cultura di Praga presenta lo studio per una
grande opera da installare nel Museo Nazionale di Lidice, in memoria del
massacro effettuato dai nazisti nell'occupazione cecoslovacca del '42. Nel 1985
è a Toronto (Canada) con una mostra antologica.
Nel 1986 è invitato alla XLII Biennale d'Arte di Venezia. Nel 1995 vince il
Primo Premio assoluto per la scultura a Dubrovnik. Nel 1996 lo stesso Museo
d'Arte Moderna gli dedica una grande mostra retrospettiva. Lo stesso anno si
tiene a New York il simposio internazionale dal titolo “L'Arte del Ferro”, che
si apre con un documentario di Stephen Bondi (critico americano) dedicato
proprio al maestro Toni Benetton.
Nel 2001 il Museo di Treviso “Luigi Bailo” ospita la mostra “Magicheforme”,
allestita con sculture e disegni del Maestro. Il suo lavoro è stato documentato
con materiale audiovisivo sia sotto forma di documentari che di films.
Il museo “TONI BENETTON”, a lui dedicato collabora dal 2002 coi musei francesi
al programma europeo “La notte dei musei”. Nel 2003 è stata inaugurata una
mostra antologica in Moravia, in uno dei più importanti musei della Repubblica
Ceca, il Muzeum Komemskèho nel castello di Helfstyn. Le sue opere sono ora
raccolte nel museo presso la sua villa a Marocco di Mogliano Veneto (Treviso),
a 8 Km da Venezia.
La promozione e la divulgazione della Sua Arte continua con “LA MARIGNANA”,
società da lui fondata.