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Argenti a Pompei Napoli - Museo Archeologico Nazionale Ideata dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei congiuntamente alla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta e promossa dalla Regione Campania, la mostra è curata da un comitato scientifico presieduto da Pietro Giovanni Guzzo di cui fanno parte Antonio d’Ambrosio, Mariarosaria Borriello, Stefano De Caro, Teresa Giove, Marisa Mastroroberto, Maria Luisa Nava e Grete Stefani ed è realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo. Calice (cantharos) con rami d’olivo "… A me, dico la verità, piace l’argento. Ho cento orcioli o giù di lì, della misura di un’urna: in una c’è scolpita Cassandra che uccide i figli, e i bimbi morti son fatti in modo da sembrare proprio vivi. Ho poi un’anfora lasciata dal mio patrono, dove Dedalo chiude Niobe nel cavallo di Troia. Su certe coppe ho i combattimenti di Emerite e Petraie, e come pesano!" (Petr. Satyr. 52) |
Calathus con l’apoteosi di Omero |
Grande attingitoio (patera) con scena di caccia |
Dalla finzione del banchetto di Trimalchione, in cui tutto è visto in funzione della vanagloria del liberto, alla realtà degli oggetti rinvenuti dagli archeologi. Spogliati dalla retorica letteraria, gli oggetti reali ci appaiono per quelli che sono: utensili meravigliosi, affascinanti, lussuosi e al tempo stesso "discreti", status symbol di una società che cercava anche in tavola di autorappresentarsi. Non c’è luogo al mondo più adatto di Pompei e dell’area vesuviana per poter illustrare questa classe di preziosi: si può contare che circa la metà del vasellame in argento di età romana scoperto negli ultimi secoli proviene da qui, conservato in ottimo stato grazie alla lava del Vesuvio che nel 79 d.C. ha sepolto Pompei ed Ercolano. Parte del tesoro di Moregine con tipologie degli oggetti rinvenuti Ecco la descrizione che l’archeologo Maiuri dà del tesoro al momento della scoperta: "… Rimosso con cura il poco lapillo e terreno filtrato a traverso lo spiraglio, liberato alquanto il vano dalle macerie di un muro abbattutosi durante la catastrofe, apparvero chiaramente i margini di una cassa di legno…rinforzata da spranghe e costolature in bronzo. Negli strati superiori della cassa, erano raccolte in un sol gruppo le oreficerie e le monete di oro e di argento sfavillanti fra il lapillo: nello strato inferiore era invece tutto il considerevole gruppo delle argenterie, raccolte e disposte in serie, quasi tutte accuratamente avvolte in tessuto di tela pesante a grossa trama e del quale, a mano a mano che l’esplorazione procedeva, venivano anche raccolti grossi avanzi, come vecchi stracci marciti. Le coppe figurate giacevano anch’esse al fondo della cassa con i piedi ed i manici dissaldati; e piedi e manici si rinvennero in buon numero quasi conficcati nella tavola di legno del fondo della cassa ed altri pochi si raccolsero con accurato vaglio di tutto il terreno… [gli oggetti erano] sfavillanti e bruniti come se uscissero or ora dalle mani dell’argentiere...". Cucchiaio grande da portata (trulla) Conosciuto in precedenza solo da fonti di archivio e per lungo tempo dimenticato, tanto da non essere mai stato ricostruito ed esposto nella sua totalità, è il "tesoro" della casa di Inaco ed Io di Pompei, scoperto nel 1836 e costituito da 65 pezzi, articolati in set omogenei. Ben più note sono invece le argenterie del "tesoro di Boscoreale", rinvenuto nel 1895 nella cisterna per il vino della grande villa rustica detta "della Pisanella"; composto da 109 pezzi di oro e di argento, esso fu portato clandestinamente in Francia subito dopo la scoperta ed ora è conservato al Museo del Louvre. I quattro grandi "tesori" sono la degna conclusione di un percorso di mostra che presenta, nella sezione centrale, le altre scoperte "minori" quanto a numero dei pezzi. Accanto ai contesti già noti delle case del Fauno, dell’Argenteria, degli Epigrammi, di Epidio Primo e dei Quadretti teatrali, vengono presentati, per la prima volta ricostruiti, i contesti del Foro triangolare, della domus VIII 2, 23, della villa B di Oplontis e, non ultimo, il contesto noto come proveniente da Boscoreale, oggi conservato presso l’Antiquarium Comunale - Centrale Montemartini, di Roma. Informazioni Articolo pubblicato l'1 maggio 2006 |