Omaggio a Luigi Tito (1907 - 1991)
Rovereto (Tn) - MartRovereto, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
Corso Bettini, 43 - 38068 Rovereto (Tn)
Dal 10 novembre 2007 al 13 gennaio 2008
"Dicono che vado controcorrente. Non è vero. Con gran fatica ho
eliminato in me la mentalità anti. Faccio quello che so fare. Non ho
mai dipinto un quadro astratto non perché non mi piacciano i quadri
astratti (non c'è arte senza astrazione), ma perché seguo la corrente a
me congeniale"
Luigi Tito, 1985
Luigi Tito
Ritratto della contessa Avogadro coi capelli grigi, 1991
Olio su cartoncino su tela, Collezione privata
Dal 10 novembre 2007 al 13 gennaio 2008 il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, in occasione del centenario della sua nascita, rende omaggio al pittore veneziano Luigi Tito (1907- 1991).
L'esposizione, a cura di Federica Luser e Margherita de Pilati, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, presenta i ritratti, le nature morte e i nudi femminili di questo schivo e introverso maestro, attraverso un'attenta selezione di 60 opere, scelte tra dipinti, tempere e disegni.
I suoi ritratti rivelano una sorprendente capacità espressiva e un'abilità tecnica, ereditata da una conoscenza assoluta dei grandi maestri di fine Ottocento. Lo sguardo è impietoso davanti alla vecchiaia dei volti e all'ipocrisia del potere, come nei ritratti della Contessa Lia Soranzo, di cui realizzò numerose versioni tra il 1980 e il 1990 o nel Vescovo Giallo (1983).
Solo di fronte ai figli i toni si fanno più sereni, come nel ritratto Lucia che legge (1966) e nel Ritratto del figlio Pietro Giuseppe, 1973.
La mostra sarà accompagnata da un volume monografico, edito da Temi, che ricostruirà un parte significativa e poco indagata del suo lavoro, mettendo a disposizione del pubblico la conoscenza di un corpus consistente di opere, corredato da una preziosa presentazione di Pierre Rosenberg.
Figlio dell'illustre pittore veneziano di fine Ottocento Ettore Tito, Luigi entrò in contatto fin da subito con il "mestiere dell'arte" ed ebbe l'occasione di portare a termine, ancora giovane, commissioni di grande importanza come il rifacimento della volta affrescata da Tiepolo nella Chiesa degli Scalzi a Venezia.
Nel 1932, una volta concluso il monumentale compito di restauro, Luigi Tito sentì impellente la necessità di allontanarsi dall'influenza paterna e intraprendere il suo personale percorso artistico.
Entrò, infatti, in contatto con le avanguardie, tanto da stringere rapporti di profonda amicizia con Emilio Vedova e Arturo Martini, che nella Venezia di quegli anni furono esponenti di spicco del rinnovamento artistico italiano.
Luigi Tito, però, non si allineò mai completamente alle correnti artistiche del momento. Pur rimanendo fedele ai suoi maestri, guardava soprattutto l'opera di Rembrandt e i pittori della tradizione veneta, fu comunque apprezzato dalla critica, tanto da essere presente in tre edizioni della Biennale di Venezia, nel 1935, nel 1938 e nel 1940.
All'annuncio della Seconda Guerra Mondiale Luigi Tito si allontanò dal suo studio per partecipare attivamente alle operazioni di guerra tra le fila partigiane.
Alla fine del conflitto, dopo un periodo dedicato alla politica, fu spinto dalla moglie a dedicarsi nuovamente alla sua vera passione, la pittura. Chiamato nel 1962 all'Accademia di Venezia, Luigi Tito per vent'anni affiancò all'attività pittorica l‘insegnamento alla Scuola libera del nudo. Bisognerà però attendere fino agli anni Settanta per vedere esposti pubblicamente i suoi lavori. In questi anni Luigi Tito conservò un atteggiamento riservato e solitario che Roberto Tassi ricorda così: "Dipinge in silenzio; non fa mostre, non invia a premi, non partecipa alle Biennali, non segue le mode, non pubblica cataloghi; lavora calmo e lento su piccole tavole, studia i toni, decanta i colori, stende le velature, a pennellate brevi, sottili, meditate, sempre frutto di ispirata misura o di lirica vivacità".