Terre d'Arno. Paesaggi e cultura nella pittura italiana tra fine Seicento e metà Novecento
Seravezza (Lu) - Palazzo Mediceo
Dal 5 luglio al 12 ottobre 2008
Dopo il grande successo de L'oro delle Apuane nell'estate 2007, l'assessorato alla cultura del Comune di Seravezza presenta, a Palazzo Mediceo, Terre d'Arno, paesaggi e cultura nella pittura italiana tra Seicento e Novecento, straordinario percorso espositivo dove l'esistenza del principale corso d'acqua toscano si intreccia con la vita artistica, storica, culturale del suo territorio.
Dalle preziose incisioni seicentesche dedicate alle vedute di Firenze ai
capolavori dei protagonisti del movimento macchiaiolo intenti a ritrarre la
vita e il lavoro sulle rive del fiume, Terre d'Arno rivela la storia di un
bacino fluviale che da sempre è stato soggetto privilegiato di artisti e
paesaggisti.
L'Arno che Per mezza Toscana si spazia (Purgatorio, XIV) si trasforma in
elemento iconografico, palcoscenico e fondale per alcune tra le più significative
espressioni culturali di tutti i tempi, attraversando lungo il suo percorso
città cariche di fascino e di storia come Firenze e Pisa di cui si presentano
in mostra tele di grande bellezza e suggestione del periodo otto e
novecentesco.
Il percorso espositivo
Terre d'Arno vuol essere un ideale viaggio tra gli spazi che avvolgono il
principale fiume della regione, immagini e modelli di ideazione storica
rivisitati attraverso la sensibilità artistica.
Luogo simbolo delle trasformazioni culturali sulle sue direttrici principali,
quella pisana e quella fiorentina, il patrimonio delle terre d'Arno è un
patrimonio grandioso, stratificato storicamente in una memoria collettiva
diffusa, che comunica ancora, con forza, l'intreccio appassionante di vicende
secolari di uomini.
Ancor prima che gli uomini e i popoli che abitano lungo il suo corso, il
fascino del fiume dal sussurrare continuo delle acque correnti (Aldous Huxley)
ispira artisti e paesaggisti provenienti da ogni parte d'Europa.
Nel vivace clima culturale di fine Seicento si comincia ad apprezzare la
pittura di paesaggio e la scena di genere, Pandolfo Reschi polacco di Danzica
venuto a Firenze nella seconda metà degli anni '60 dipinge grandi tele come la
Veduta dell'Arno alle Cascine in cui l'esattezza ottica e la ricchezza
descrittiva richiamano le vedute fiorentine del Van Wittel, vero fondatore del
vedutismo in Italia.
Con Veduta di Firenze dal Pignone del 1694 Gaspar Van Wittel ci restituisce un
immagine del fiume e della città reale, quotidiana, colma di serenità e di
freschezza vitale, i punti di vista scelti per i suoi quadri sono quelli ormai
conclamati dalla tradizione della grafica fiorentina.
L'Arno viene riscoperto dopo essere stato ignorato dagli artisti dell'epoca
precedente che privilegiano le vedute di rovine archeologiche del periodo
romano.
Le opere di Pandolfo Reschi, Gaspar Van Wittel, Filippo Napoletano, Thomas Pach,
Gabriele Gherardi, sono rappresentazioni di luoghi precisi, con i loro edifici
ancora oggi rintracciabili e visibili nel tessuto urbano delle città toscane, rese
con una rigorosa costruzione prospettica.
Solo nella seconda metà dell'Ottocento la tematica di vita e di lavoro
sull'Arno diventa dominante nell'opera di alcuni tra i più grandi artisti
dell'epoca, esponenti di spicco di importanti movimenti culturali. Opere quali
I renaioli sull'Arno di Stanislao Pointeau, Bilancia a Bocca d'Arno di Niccolò
Cannicci, La pesca di Egisto Ferroni, Accampamento di zingari sull'Arno di
Giovanni Fattori, rendono con straordinario realismo un'importante
testimonianza dell'epica di un mondo contadino ormai scomparso, quadri dove
troviamo barcaioli, renaioli, tiratori di alzaie, tintori, protagonisti di
lavori umili e faticosi ai quali ancora appartiene il fiume che conserva il
proprio fascino già velato di una densità espressiva anacronistica.
Al movimento macchiaiolo si deve anche la visione delle Terre d'Arno come
paesaggi dell'anima, luoghi d'elezione nelle pitture di Lorenzo Gelati,
Giuseppe Abbati, Telemaco Signorini e Nino Costa, che crea una vera e propria
enclave artistica nel rifugio di Bocca d'Arno, lembo di terra continuamente
riproposto e studiato dal pittore romano.
Di forte suggestione anche la produzione della prima metà del Novecento, dove
artisti come Benvenuto Benvenuti La barca rossa, Spartaco Carlini Fosso dei
Navicelli, Lorenzo Viani Uomo sul ponte, Ulvi Liegi Il ponte vecchio, Silvio
Pucci Terzolle, reinterpretano il paesaggio dell'Arno con tratti di grande
modernità.
Sul comune sfondo di suggestivi scorci fluviali ritroviamo nelle sale di
Palazzo Mediceo le tele di Sineo Gimignani, Arturo Checchi, Achille Lega, Guido
Spadolini, che ci accompagnano fino alle soglie del secondo conflitto mondiale
quando il fiume con i suoi ponti minati e distrutti dalle truppe d'occupazione
tornerà ad essere una delle immagini simbolo della guerra.
Informazioni
Terre d'Arno. Paesaggi e cultura nella pittura italiana tra fine Seicento e
metà Novecento
Luogo: Seravezza (Lu) - Palazzo Mediceo
Via del Palazzo, 358 - Seravezza (Lu)
Periodo: dal 5 luglio al 12 ottobre 2008
Orari: tutti i giorni 10.00 - 13.00 e 16.00 - 23.00; a partire dal 16
settembre 2008: 10.00 - 13.00 e 15.00 - 20.00. chiuso il lunedì
Ingresso: 5,00 Euro; ridotto 3,00 Euro
Catalogo: Bandecchi&Vivaldi
A cura di: Enrico Dei
Info: tel. 0584 756100