I Della Robbia. Il dialogo tra le Arti nel Rinascimento
Dalla Germania arrivano le prime opere alla mostra
I Della Robbia. Il dialogo tra le Arti nel Rinascimento
Arezzo - Museo Statale d'Arte Medievale e Moderna
Dal 21 febbraio al 7 giugno 2009
Un'opera dei Della Robbia l'aveva voluta perfino il celebre critico vittoriano John Ruskin; e per quella “Vergine in adorazione del Bambino” aveva scelto una posizione centrale, sopra il camino del suo studio a Brantwood, a scapito di un grande paesaggio dell'amatissimo Turner.
Parlare dei Della Robbia significa parlare di Rinascimento. L'operosa attività
di questa grande famiglia di artisti, in tutta la sua multiforme e corale
vicenda, copre infatti un arco di tempo che dai primi decenni del Quattrocento
si spinge ben oltre la seconda metà del Cinquecento: più di cento anni che
segnano in modo indelebile tutta la moderna cultura occidentale.
La mostra che si apre il 21 febbraio 2009 ad Arezzo, presso la sede del Museo
Statale d'Arte Medievale e Moderna, sarà dunque l'occasione per ripercorrere
intrecci, relazioni, contesti e soprattutto per evidenziare quel dialogo
serrato tra le Arti che connotò questo cruciale periodo artistico, qualificando
in modo esemplare la peculiarità espressiva e tecnica dell'arte robbiana.
Non solo il poliedrico e affascinante percorso della terracotta invetriata nel
Rinascimento - dai prodromi della geniale “invenzione” di Luca della Robbia
alla straordinaria diffusione di questa “arte nuova, utile e bellissima” - ma
soprattutto, per la prima volta in mostra, il suo incessante e fecondo
“dialogo” con le “tre arti sorelle” (scultura, pittura e architettura) e con il
variegato mondo delle “arti decorative” (maioliche, porcellane, mosaici, vetri,
smalti, oreficerie, tarsie, pietre dure etc.).
La terra dunque diventa smalto, la scultura si mescola alla pittura, dialoga
con l'oreficeria e coglie i bagliori dei cristalli di rocca e dei mosaici nei
“ghiribizzi” dei Della Robbia, artefici e interpreti di una nuova arte,
connubio di creatività, ingegno tecnico e sapienza artigiana, la cui formula
originale fu per anni tenuta tenacemente segreta.
Ad Arezzo dunque, dopo Piero della Francesca, un altro eccezionale evento -
promosso dalla Provincia di Arezzo in collaborazione con il Comune di Arezzo,
la Regione Toscana, la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e
Agricoltura di Arezzo, Banca Etruria, con il contributo di Toscana Promozione e
dall'Agenzia per il Turismo di Arezzo - che condurrà a riscoprire un'arte
intimamente connessa con il territorio, tante sono le testimonianze dei Della
Robbia nelle chiese, nei palazzi, nelle architetture delle città toscane, e
porterà a rivivere l'epopea artistica di un secolo.
Accanto alle straordinarie realizzazioni di Luca, Andrea, Giovanni, Luca “il
giovane” e Girolamo della Robbia, e dei loro seguaci come Benedetto e Santi Buglioni,
ecco le opere degli altri protagonisti del tempo, con cui essi si confrontarono
in una proficua dinamica ‘di dare e avere': Lorenzo Ghiberti, Filippo Brunelleschi
Donatello, il Pisanello, Filippo Lippi, Antonio Rossellino, Andrea del Verrocchio,
Lorenzo di Credi, Pietro Perugino, e ancora Jacopo del Sellaio, Fra'
Bartolomeo, Andrea Del Sarto, Rustici, ecc.
Punto di partenza della mostra - curata da Giancarlo Gentilini e da Liletta Fornasari
e organizzata da Villaggio Globale International, con un comitato scientifico
di altissimo livello, di cui fanno parte Cristina Acidini, Gabriele Borghini, Marc
Bormand, Aldo Cicinelli, Maria Teresa Filieri, Vittoria Garibaldi, Mario Lolli
Ghetti, Bruno Santi, Beatrice Paolozzi Strozzi e Antonio Paolucci - è
l'esperienza di Luca della Robbia, celebrato da Leon Battista Alberti tra i
padri della Rinascita, che nelle sue innovative “sculture e pitture invetriate”
si rivela capace di far convergere e declinare varie forme d'arte (la
tradizione della scultura lapidea con la rinata plastica fittile, la pratica
nel “disegno”, e quindi nella pittura, con la decorazione musiva, gli smalti
orafi con le raffinate porcellane orientali) configurando e inaugurando un
“genere” autonomo, ignoto persino agli antichi, espressione di un magistero
ceramico insuperato, tale da rendere le sue immagini davvero “eterne e luminose”.
Il percorso espositivo previsto per la manifestazione aretina, che conta circa
140 opere e che proporrà tra l'altro alcuni eccezionali inediti (tra questi
risulta ascrivibile tra i capolavori della plastica robbiana di fine
Quattrocento un'Annunciazione policroma con decorazioni in oro, opera di Andrea
e Luca della Robbia “il giovane”, compostada due statue ad altorilievo, un
tempo in una cappella nella Chiesa di San Francesco a Barga) risulta dunque
scandito da nuclei tematici e tipologici, tali da esemplificare gli aspetti, i
significati, le implicazioni artistiche e storiche più peculiari dell'arte ‘robbiana'.
Tema fondante è il “paragone” con la pittura, che richiama nomi eccellenti
ricordati in mostra con opere importantissime che mostreranno l'emozionante
“dialogo” di cui sono stati protagonisti i Della Robbia: dalla familiarità di
Luca con Filippo Lippi e dagli incroci con Pisanello, a quella di Andrea con il
Verrocchio, Perugino, Fra' Bartolomeo e i pittori savonaroliani, fino alla
sfida della “maniera moderna”, che vede l'ultima generazione degli scultori
toscani affiancarsi alle ricerche di Andrea del Sarto.
Sarà così impressionante vedere le Madonne con angeli di un Luca della Robbia
ancora legato al spiritualità del gotico internazionale e alle prese con le
sculture in terracotta – il bellissimo rilievo stiacciato dal Louvre di Parigi
o il medaglione dal Museo di Casa Siviero a Firenze - a confronto con il
disegno della Biblioteca Ambrosiana che Pisanello sembra trarre proprio dai
lavori di Luca, o con lo stesso soggetto trattato analogamente da Filippo Lippi
nella tavola prestata dal Museo della Collegiata di Empoli; e, sempre nella
relazione tra i due giovani artisti, confrontare la Madonna con i bambino in
trono – opera in marmo dello scultore toscano in collezione privata - con
l'analoga impostazione del bellissimo dipinto del Lippi prestato dalla
Fondazione Cini di Venezia.
Se le sperimentazioni condotte da Luca sulla terracotta invetriata in bianco,
dalle superfici candide e ben leggibili anche negli ambienti in penombra,
mostrano affinità con l'orizzonte visivo della “pittura di luce”, sarà lo
stesso Leonardo ad affermare che i Della Robbia “hanno trovato modo di condurre
ogni grand'opera in pittura sopra terra cotta coperta di vetro”, sottolineando
l'importanza di una produzione ceramica di tipo pittorico di cui la mostra dà
conto.
Rimandi dunque, incroci di schemi compositivi, suggestioni reciproche che
diventano ancor più incisive nella produzione di Andrea che introduce il
colore, preferendo una narrazione ricca di pathos, ampliando i soggetti
proposti, elaborando composizioni dinamiche fondate su esperienze figurative
contemporanee, che egli rielabora e spesso precorre, e realizzando vere e
proprie “pitture a rilievo”, poi amplificate dall'attività dei successori,
Giovanni, Luca “il giovane” e Girolamo, e da
quella dei Buglioni.
Ecco allora in mostra l'eclatante esempio del Cristo in Pietà, della Cassa di
Risparmio di Firenze, affiancato - prestito eccezionale - alla famosissima
versione del Perugino della Galleria Nazionale dell'Umbria o, tra gli altri, la
tenera Leda e il cigno di Andrea del Sarto, dagli Uffizi, con una inedita,
affascinante statuetta in terracotta invetriata, realizzata nel 1520 circa da
uno dei più talentuosi figli di Andrea, Giovanni della Robbia.
Altrettanto ricco d'interesse risulta il rapporto con gli scultori - da Ghiberti
e Donatello dei quali sono esposti diversi altorilievi, al Rustici e Sangallo -
e con gli architetti come Benedetto da Maiano, enfatizzato dal fatto che
l'invenzione della terracotta invetriata appare patrocinata e sostenuta dal Brunelleschi
stesso, interessato a trasferire in scultura e in pittura le valenze espressive
e funzionali del mosaico, sperimentando con la ceramica un'efficace alternativa
tecnica alle tradizionali tessere musive.
Il raffronto suggerito nel percorso espositivo tra la grande statua di Maria
Maddalena, realizzata da Andrea per l'oratorio di Borgo a Mozzano (Bagni di
Lucca), citando l'archetipo donatelliano, con l'opera dal Sangallo conservata
al Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte, a Firenze - più tarda d'una
decina d'anni - è illuminante; così come quello tra il busto in terracotta
invetriata di Gesù Bambino, proveniente da Ecouen – anch'esso opera di Andrea –
e la scultura in marmo di Antonio Rossellino, dal Museo di Palazzo Davanzati a
Firenze.
Tutti i membri della famiglia dei Della Robbia erano perfettamente inseriti nel
contesto storico e artistico locale, anzi ne erano tra i più illustri ed
ammirati protagonisti. La loro arte si diffuse capillarmente in tutta l'Italia
centrale e varcò i confini del nostro Paese - ricercata ed apprezzata dalla
maggiori corti europee - iniziando una tradizione che, dalla bottega di “via
Guelfa” a Firenze, è possibile ritrovare ora nei musei più importanti del
mondo, come confermano i prestiti provenienti da Parigi, Berlino, Amburgo, Rouen,
San Pietroburgo, ecc.
Un'esposizione dunque ambiziosa ed assolutamente nuova, accompagnata da un
approfondito catalogo edito da Skira, che grazie alla collaborazione del Louvre
(generoso anche nei prestiti) conterrà pure informazioni inedite sugli impasti
ceramici e gli smalti robbiani, frutto di indagini chimiche e fisiche condotte
dai laboratori del Museo francese.
Una mostra che consentirà di rileggere e di comprendere a fondo il significato
e il valore di un'arte che ha segnato profondamente il volto delle città
toscane e di cui restano le più numerose testimonianze proprio nella provincia di
Arezzo.
Così che la mostra diventa il cuore di un percorso che si irradia sul
territorio - tra i monti del Casentino e le valli del Valdarno, della Valdichiana
e della Valtiberina - in una serie d'itinerari di grandi suggestioni -
sviluppati in base ad un capillare censimento delle robbiane nella provincia aretina,
di cui darà conto un'apposita guida agli itinerari (Skira) - in cui arte e
natura si intrecciano, in un connubio di assoluto fascino.
Un'operazione culturale importante che vede - grazie all'iniziativa della
Provincia di Arezzo - tutti i Comuni interessati fortemente partecipi e attivi
in questa “celebrazione” dei grandi maestri della terracotta invetriata.