Rinascimento e passione per l'antico. Andrea Riccio e il suo tempo
Trento - Castello del Buonconsiglio
Dal 4 luglio al 2 novembre 2008
La mostra intende mettere in luce quella straordinaria congiuntura artistica
venutasi a creare fra Padova e Venezia intorno all'anno 1500, nel momento in
cui i modelli elaborati da personalità come Donatello, Mantegna e Bellini
cedono gradualmente il passo alle novità che si vanno affermando con Giorgione
e il giovane Tiziano. Dipinti, disegni, incisioni, marmi, bronzi, terrecotte,
cristalli, oreficerie realizzati da questi ma anche da altri artisti faranno
così rivivere, nelle sale del Buonconsiglio, uno dei momenti più emozionanti
del rinascimento italiano.
La mostra di Trento presenterà per la prima volta al pubblico una ricchissima
selezione di opere dello scultore Andrea Brioso, detto Riccio verosimilmente a
causa dei riccioli della sua capigliatura; uno degli scultori rinascimentali
più affascinanti ma oggi meno conosciuti, almeno dal grande pubblico. In mostra
ci sarà la sua produzione in bronzo sia in terracotta, con pezzi provenienti
dall'Italia e dalle più prestigiose istituzioni straniere: dalla Ca' d'Oro di
Venezia al Museo del Bargello di Firenze, dalla National Gallery di Washington
al Louvre di Parigi.
Riccio nacque a Trento nel 1479, le sue opere figurano con rilievo nei maggiori musei in Italia e all'estero. Nel 2008 Riccio verrà celebrato con due grandi mostre: quella che si terrà al Castello del Buonconsiglio e un'altra, prevista per l'autunno, presso la Frick Art Collection di New York. Figlio dell'orefice Ambrogio, attestato a Trento con prestigiose cariche, Riccio si dovette dunque formare in questa città. Ancora giovane Riccio lasciò Trento per trasferirsi a Padova dove sarebbe rimasto fino alla morte, avvenuta nel 1532. Campione assoluto di quella scultura “per via di porre” che Michelangelo avvicinava alla pittura e contrapponeva a quella “per forza di levare”, realizzata cioè nel marmo, Riccio si cimentò per tutta la propria attività solo con la terracotta e il bronzo, due materiali che peraltro erano stati largamente impiegati e apprezzati nell'antichità classica. Cresciuto in una Padova dove gli insegnamenti di Donatello e Mantegna erano ancora vivissimi, Riccio credette con passione a un continuo confronto con i grandi modelli dell'antichità, recuperati con spirito quasi archeologico. Una convinzione rafforzata dalla frequentazione con gli umanisti dello studio padovano. Questi infatti, non solo amavano circondarsi di oggetti dal forte sapore antiquario quali i bronzetti ma credevano anche in un'arte sacra dove anche i Santi (è il caso del magnifico Sant'Enrico proveniente da San Canziano a Padova e che sarà esposto a Trento) venivano raffigurati come eroi classici. Ecco dunque che anche nelle chiese compaiono sfingi, satiri e personaggi mitologici. Di lì a pochissimo riforma protestante e successiva controriforma cattolica avrebbero posto definitivamente fine a una tale contaminazione. Una sezione della mostra sarà pertanto dedicata ad indagare la cultura umanistica di Giovanni Hinderbach, principe vescovo di Trento dal 1465 al 1486 e dei suoi successori da Giorgio di Neydeck a Bernardo Clesio. Le opere esposte, tra cui le portelle d'organo dipinte dal veronese Falconetto in occasione dell'incoronazione a imperatore di Massimiliano I (avvenuta a Trento nel 1508), offriranno la possibilità di indagare anche le vicende di quel complesso intreccio tra civiltà rinascimentale veneta e nordica che contraddistinse in quegli anni la storia dell'arte in Trentino.