Pittura Toscana alla Ricci Oddi. Collezioni a confronto
Piacenza - Galleria Ricci Oddi
Dal 13 settembre 2009 al 2 maggio 2010
Una mostra di 40 dipinti a olio, tutti rigorosamente di piccolo formato, costituenti una collezione privata lombarda, sarà allestita a partire dal prossimo 18 settembre e sino a Pasqua 2010 alla Ricci Oddi di Piacenza, il "tempio della pittura italiana dell'Ottocento".
Sono quaranta opere d'eccezione dell'Ottocento toscano firmate dai principali protagonisti del movimento macchiaiolo, alcuni provenienti anche da altre regioni d'Italia, a cui in anni recenti sono state dedicate importanti mostre monografiche. Accanto ai maestri riconosciuti - Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini (presente quest'ultimo con un capolavoro) e Vincenzo Cabianca, spicca il nucleo dei cosiddetti "italiani a Parigi": Giovanni Boldini, Federico Zandomeneghi e Giuseppe De Nittis. Non mancano artisti appartenenti a una generazione più giovane, come Nicolò Cannicci, e altri partecipi del rinnovato clima simbolista e consapevoli dei risultati delle avanguardie storiche d'Oltralpe, innanzitutto Plinio Nomellini e Giorgio Kienerk. Tra i "post macchiaioli", molti originari di Livorno o operanti in Versilia, ecco fare la loro comparsa Vittorio Corcos, Luigi e Francesco Gioli, Angiolo, Adolfo e Lodovico Tommasi, Ulvi Liegi, Mario Puccini, Giovanni Bartolena, Renato Natali, Benvenuto Benvenuti, Oscar Ghiglia.
E' noto che al piccolo formato, spesso realizzato su tavolette portatili, gli artisti toscani si dedicavano dipingendo "en plein air", studiando e riproducendo il vero direttamente sul posto, dando vita a un genere molto ambito dai collezionisti. Vedere riuniti ben 40 esempi di questa produzione, contraddistinti da un elevato livello qualitativo, conferisce alla mostra un ulteriore motivo di richiamo.
In questa raffinata raccolta, messa insieme pezzo dopo pezzo in quasi mezzo secolo di ricerche, il collezionista (che ha voluto restare rigorosamente anonimo) è riuscito a acquisire opere mai secondarie di tutti i più importanti pittori di area toscana tra la metà dell'Ottocento e primi decenni del nuovo secolo. Oli di grande qualità, tutti volutamente di piccolo formato, selezionati con l'ambizione di riunire il meglio di quanto non fosse già musealizzato della pittura macchiaiola e fiorentina di piccolo formato.
Il tutto non a scopo di lucro o di sterile godimento personale ma con l'obiettivo di offrire, sempre nell'anonimato e quindi senza alcuna volontà di celebrazione, questi tesori alla collettività. Destinataria di questo magnifico e munifico dono è la Galleria Ricci Oddi, scelta per il livello delle collezioni ottocentesche che vi sono conservate. I 40 oli, conclusa la mostra, resteranno, infatti, alla Ricci Oddi in comodato, trovando collocazione nelle sale della Galleria.
Osservare da vicino questi 40 capolavori sarà come rivivere le emozioni di ogni singola scoperta, trattativa e acquisizione, confrontarsi con la passione di una vita, con una scelta precisa, ferrea, quasi maniacale a favore dei piccoli formati. Una passione nata dalla constatazione che quasi mai i grandi oli posseggono quella freschezza, espressività, l'emozione di un momento colto e immediatamente trasposto in colore che queste piccole opere trasmettono.
Talvolta bozzetti, talvolta lavori già definiti, i piccoli formati sono dei veri gioielli, raccontano del pittore che li ha tratteggiati quanto e più delle grandi tele, essendo queste frutto di rimeditazioni e mediazioni. Nei piccoli formati, creati quasi ad uso personale, il colore è steso con una libertà quasi rivoluzionaria, i contrasti di luci si fanno violenti, immediati, magari a discapito della ricostruzione calligrafica di oggetti e scene. Sono opere di sapiente virtuosismo, capolavori di immediatezza descrittiva, di espressività, sono emozione allo stato puro.
Correttamente il titolo della mostra parla di "Collezioni a confronto". La mostra "Pittura toscana alla Ricci Oddi" intende, infatti, essere preziosa occasione per riscoprire la magnificenza di quanto ha raccolto il nobile piacentino Giuseppe Ricci Oddi (1868-1937). Esclusa l'arte antica, egli collezionò dipinti, sculture e opere grafiche dall'Ottocento romantico ai suoi tempi, che divennero infine gli anni Trenta del Novecento. L'obiettivo dichiarato era quello di documentare lo sviluppo delle arti in Italia (cui si aggiungevano significativi esempi stranieri) nel secolo XIX e all'inizio del successivo. Entrarono così nella collezione di Giuseppe Ricci Oddi i protagonisti del romanticismo italiano, da Francesco Hayez a Giovanni Carnovali detto il Piccio, come tutti i maggiori macchiaioli, da Giovanni Fattori a Silvestro Lega a Telemaco Signorini, insieme a numerosi capolavori di Antonio Mancini, Fontanesi, Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Merdardo Rosso, Boccioni, Carrà, Carena , Campigli, fino a De Pisis e Casorati, insieme ad altri protagonisti di quei decenni.
Il confronto collezionistico proposto in occasione della Mostra è focalizzato intorno agli artisti di ambito toscano, presenti con opere di straordinaria rilevanza alla Ricci Oddi, opere che saranno oggetto di un apposito percorso di visita.
I maestri toscani alla Ricci Oddi
La seconda sala della Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi è dedicata per intero alla pittura toscana, in particolare macchiaiola, e presenta tutti i maggiori esponenti del movimento con opere di grande qualità. Giovanni Fattori, ad esempio, è ben documentato da Sosta di cavalleria (1861-1864), dipinto di soggetto risorgimentale lontano da ogni retorica, e da Aspettando, fresca impressione dal vero di uno scorcio naturale: entrambi sono oli su tavola di piccolo formato, com'è proprio di questo artista e più in generale del movimento. A fianco di Fattori troviamo Telemaco Signorini con il suo Asinello poppante (1860 ca) che trasmette un senso di assoluta pace con questo momento in cui i due animali, cucciolo e madre, sono immersi in una natura quieta, e Silvestro Lega con Pagliai al sole (1890 ca), opera della maturità, dipinta con vigore privo di ripensamenti dall'artista ormai quasi cieco che cerca con il pennello di trattenere un'immagine destinata a svanire.
Nella stessa sala troviamo poi Vincenzo Cabianca con Donne sul ponte a Venezia (1869), in cui la nettezza dello scorcio del ponte intriso di luce dà profondità alla tela secondo la maniera propria a questo artista, i due fratelli Francesco e Luigi Gioli, uno con Boscaioli (1876) e l'altro con Firenze, Piazza S. Trinita. Cristiano Banti compare con Bimbi al sole (1860 ca), eccellente esempio di pittura di macchia, dove la pratica del disegno non è contemplata e la costruzione dei volumi è affidata per intero a pennellate larghe che impiegano cromie elementari, Mario Puccini con i consueti colori accesi in Vecchio ponte, Nicolò Cannicci con San Gimignano, luogo frequentato a più riprese dal pittore.
S'incontrano anche Raffaello Sernesi con Castiglioncello (1866 ca), località in cui in quel tempo i Macchiaioli si raccoglievano attorno al critico Diego Martelli, Giuseppe Abbati, col severo Ritratto d'uomo (1867) già creduto autoritratto dell'artista, e inoltre Vito D'Ancona con la sua Ciociara proveniente dalla Galleria Pesaro (1934), che testimonia un interesse per la descrizione del costume popolare. Nella vasta zona "post macchia" vanno infine collocati Ulvi Liegi con il suo Angolo d'orto (1929), Giovanni Bartolena con Paesaggio toscano, Renato Natali con Lottatori (1911 ca) e Oscar Ghiglia con Figura e frutta, i cui intenti sono tuttavia già novecentisti. Livornese di nascita, allievo prediletto di Fattori, è poi Plinio Nomellini, la cui Colonna di fumo (1900), di compiuta maniera divisionista, è posta nella sedicesima sala dedicata al simbolismo.
La seconda sala di cui s'è detto finora è completata da un'opera di grande importanza che merita un discorso a parte: il Ritratto di signora (1880 ca) di Giovanni Boldini, pastello di significative dimensioni che piacque enormemente a Margherita Sarfatti che sul "Popolo d'Italia" lo definì "mirabilmente solido e ampio". La data e la maniera lo collocano già nel periodo francese dell'artista, ed è per questo che pur essendo nella seconda sala è collocato in modo da fronteggiare la diciottesima, quella dedicata proprio agli stranieri. Stranieri che raccolgono tra le loro fila anche gli "italiens de Paris" Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi. Del primo si può ammirare l'interno mondano di Intorno al paralume (1883), in cui la confidenza complice tra i personaggi si accorda al cromatismo sensuale, mentre del secondo le opere sono due: il capolavoro Piazza d'Anversa a Parigi (1880), esposto nel 1881 alla sesta mostra degli impressionisti accanto a Degas, Gauguin, Pissarro e altri maestri del movimento, e la Ragazza dal collaretto bianco (DATA), che con pennellata vivace restituisce alla perfezione la vitalità del soggetto.
Dal ultimo si segnala una sala della Ricci Oddi, l'undicesima, dedicata per intero al piacentino Stefano Bruzzi. Bruzzi, che visse a Firenze a contatto con i Macchiaioli e più in generale con l'ambiente toscano tra il 1864 e il 1870 e di nuovo tra il 1875 e il 1895, è presente con molte opere di pregio, tra cui Passo difficile (1870), Ritorno dal mercato dopo la nevicata (ante 1887), Autunno del bosco di faggi (1895 ca) e Siesta o Pecore al riposo (1900 ca). La sua pittura, che si avvicina alla macchia senza aderirvi appieno, è un'interessante pietra di paragone che permette riflessioni che si possono condurre solo grazie a questa presenza significativa, unica nel panorama museale nazionale.
Informazioni
Pittura Toscana alla Ricci Oddi. Collezioni a confronto
Luogo: Piacenza - Galleria Ricci Oddi
Periodo: dal 13 settembre 2009 al 2 maggio 2010
Orari: da martedì a domenica, 10-13 e 15-18
Ingresso: intero 6,00 Euro; ridotto 4,50 Euro; scuole 3,00 Euro
Catalogo: edito da Silvana Editoriale
A cura di: Sergio Rebora
Info: tel. 0523 320742