Da Corot a Picasso, da Fattori a de Pisis. La Phillips Collection di Washington e la Collezione Ricci Oddi di Piacenza
Perugia - Palazzo Baldeschi al Corso
Dal 15 settembre 2008 al 15 gennaio 2009
Dal 15 settembre 2008 al 15 gennaio 2009, la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia
propone, nella propria sede espositiva di Palazzo Baldeschi al Corso, un
affascinante confronto tra due “gusti collezionistici”, l'uno quello degli
americani Duncan e Elisa Phillips, l'altro del nobile piacentino Giuseppe Ricci
Oddi.
Il doppio titolo dell'esposizione perugina: “Da Corot a Picasso” e “Da Fattori a
de Pisis” richiama, appunto, i due ambiti principali che improntano le due
celebri raccolte.
Dagli Stati Uniti arriverà, infatti, una selezione di opere dei maggiori
maestri dell'impressionismo e delle avanguardie europee del Novecento, tra cui Corot,
Courbet, Manet, Degas, Monet, Bonnard, Van Gogh, Cezanne, Modigliani, Kandinsky,
Braque, Picasso.
Nella mostra questi grandi maestri saranno posti a confronto con i protagonisti
dell'arte italiana tra Ottocento e Novecento tra cui Fattori, Sartorio, Carrà, Casorati,
Campigli, De Pisis.
Vittorio Sgarbi, curatore della mostra insieme agli esperti della Phillips Collection
e con quelli della Ricci Oddi, approfondirà un tema, quello della passione collezionistica
per l'arte, che è alla base della nascita di moltissime raccolte oggi musealizzate
nel mondo.
Con questa iniziativa la Fondazione celebra il Centenario della costituzione
della Cassa di Risparmio di Perugia, di cui ha ereditato l'impegno sul versante
sociale e del mecenatismo culturale, e inaugura un nuovo e originale programma
di eventi espositivi che saranno dedicati alle grandi collezioni private. Una
scelta perfettamente in linea con la tradizione di collezionismo che da qualche
anno caratterizza anche l'attività della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia,
che proprio a Palazzo Baldeschi espone stabilmente la sua raccolta di maioliche
rinascimentali e un nucleo della sua pinacoteca, comprendente tra gli altri
opere di Perugino, Pintoricchio e Matteo da Gualdo.
Palazzo Baldeschi al Corso, a pochi anni dai lavori di ristrutturazione che ne
hanno modificato la destinazione funzionale senza per nulla stravolgerne
l'originale assetto architettonico, con questa iniziativa si conferma come sede
di alcune delle più importanti e qualificate rassegne d'arte della regione
Umbria. Oltre alla tradizionale attenzione verso la civiltà artistica
dell'Umbria, la Fondazione allarga così il proprio interesse all'arte
contemporanea, che fa riferimento ad un contesto nazionale e internazionale.
“Grazie alla collaborazione con le collezioni Phillips e Ricci Oddi per la
prima volta sarà possibile ammirare in Umbria - afferma Carlo Colaiacovo,
Presidente della Fondazione - una quantità tanto significativa di capolavori,
firmati da alcuni dei più grandi protagonisti della pittura tra Ottocento e
Novecento, in Italia e in Europa. Dopo aver reso omaggio al genio artistico
umbro con le mostre consacrate al Perugino, a Giandomenico Cerrini e ora al Pintoricchio,
la Fondazione ha dunque scelto di battere nuove strade, senza per questo venire
meno al suo impegno istituzionale: che è sempre stato quello di sostenere
l'arte e la cultura in tutte le sue manifestazioni e di contribuire per questa
via alla crescita civile del territorio umbro”.
La Collezione di Giuseppe Ricci Oddi
Difficile dire cosa abbia spinto al collezionismo il nobile piacentino
Giuseppe Ricci Oddi (1868-1937). Di per sé in gioventù si era occupato
soprattutto di sport e si era dedicato a studi di legge nelle Università di
Roma e di Torino e l'arte sembrava lontana dai suoi interessi ma dai primi anni
del Novecento, inizialmente in maniera quasi casuale, la passione per la
pittura e la scultura divenne per lui ragione di vita. Egli infatti impiegò le
sue cospicue sostanze (derivate da rendite agrarie e da investimenti
industriali) per mettere assieme un'imponente raccolta, sulla base di criteri
rigorosi. Esclusa l'arte antica, Ricci Oddi collezionò dipinti, sculture e
opere grafiche dall'Ottocento romantico ai suoi tempi, che divennero infine gli
anni Trenta del Novecento. Il suo sguardo era singolarmente allargato, anzi
travalicava del tutto l'ambito locale, che veniva trascurato: gli acquisti
avvenivano alla Biennale di Venezia e nelle principali città italiane, con
l'aiuto di una rete di consulenti (amici appassionati d'arte, storici
dell'arte, galleristi e mercanti, gli stessi artisti). L'obiettivo dichiarato
era quello di documentare lo sviluppo delle arti in Italia (cui si aggiungevano
significativi esempi stranieri) nel secolo XIX e all'inizio del successivo. I
criteri delle scelte erano poi ispirati a un moderato conservatorismo, per cui
solo il figurativo veniva accolto e le avanguardie estreme erano del tutto
escluse. Entrarono così nella collezione di Giuseppe Ricci Oddi i protagonisti
del romanticismo italiano, Francesco Hayez e Giovanni Carnovali detto il Piccio,
come tutti i maggiori macchiaioli, da Giovanni Fattori a Silvestro Lega a
Telemaco Signorini. Grande spazio veniva dedicato ad Antonio Mancini e al
paesaggista Antonio Fontanesi, il più internazionale degli artisti italiani
dell'Ottocento, visto che era vissuto a lungo in Svizzera e aveva avuto una
significativa esperienza giapponese. I cosiddetti “italiani di Parigi”
(Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi) sono presenti con
tre pezzi di eccezionale qualità. La stagione del simbolismo era molto ben
rappresentata e così pure quella divisionista (due capolavori i dipinti di Angelo
Morbelli e Giuseppe Pellizza da Volpedo). La ricerca dell'opera di assoluta
qualità era lenta, faticosa; in più casi il collezionista intrattenne rapporti
amichevoli con gli artisti, come accadde con lo scultore Merdardo Rosso, reduce
da Parigi, di cui acquisì l'Ecce puer. Entrarono poi nella raccolta tutti i
grandi artisti italiani di primo Novecento, da Boccioni a Carrà, da Carena a Campigli,
fino a De Pisis e Casorati. Tra gli stranieri lo svedese Carl Larsson,
l'austriaco Albin Egger-Lienz, il francese Auguste Ravier, l'americano Augustus
Koopman.
Anno 1924: l'imponente raccolta viene donata alla città di Piacenza e Ricci Oddi
fa costruire, a sue spese, l'edificio per ospitarla: una strutttura museale
avveniristica, modernissima nelle sue impostazioni e tra i pochi esempi
italiani di museo progettato per essere tale, senza riutilizzare un edificio preesistente.
Nel 1931 la Galleria veniva inaugurata, alla presenza del principe Umberto,
erede al trono (sarebbe diventato re Umberto II) , ma in assenza del donatore,
troppo schivo per partecipare alla cerimonia. Da allora la Galleria Ricci Oddi
ha cominciato la sua vita, connotata da continue acquisizioni, da un'intensa
attività espositiva e da un continuo lavoro di studio sull'Ottocento italiano
ed europeo.
I capolavori dalla Phillips Collection di Washington
La sezione della mostra dedicata alla Phillips Collection
(www.phillipscollection.org) costituisce uno splendido incontro con una delle
più prestigiose collezioni di arte americana ed europea, che comprende opere di
Renoir, Van Gogh, Bonnard, Cézanne, Picasso, Monet, Daumier, Braque, Corot, Courbet,
Kandinsky, Kokoschka, Modigliani, Manet, Odilon Redon, Sisley, Utrillo, Rousseau.
Inaugurata nel 1921, la Phillips Collection è il primo museo di arte moderna in
America. E' costituito da circa 2500 opere di artisti moderni e di
impressionisti ed è ubicato nella residenza Georgian Revival del 1897 di
proprietà del suo fondatore, Duncan Phillips e in altre residenze minori nel
quartiere Dupont Circle in Washington, D.C. La Phillips Collection organizza
regolarmente particolari ed apprezzate mostre, alcune delle quali a livello
internazionale.
Duncan Phillips (1886 -1966) ha avuto un ruolo centrale nel far conoscere
l'arte in America. Nato a Pittsburgh - nipote di James Laughlin, banchiere e
fondatore della Jones e Laughlin Steel Company - si trasferì con la sua
famiglia a Washington, D.C. nel 1895. Dopo la morte improvvisa e precoce del
padre e del fratello, fondò con sua madre, Eliza Laughlin Phillips, la Phillips
Memorial Gallery.
A partire da un piccolo nucleo di opere, Phillips, che già era un critico
d'arte, lavorò duramente per ampliare la collezione. Una sala appositamente
costruita con illuminazione naturale sull'ala nord della casa paterna era lo
spazio della galleria aperto al pubblico. La Collezione continuò a crescere e
nel 1930 la famiglia di trasferì in una nuova casa e trasformò ufficialmente la
residenza nella 21a strada in un museo. Phillips considerava il suo museo come
“una forza memorabile e benefica nella comunità dove vivo, una influenza che dà
gioia e migliora la vita aiutando la gente a vedere la bellezza come la vedono
gli artisti.”
Duncan Phillips conosce l'artista Marjorie Acker nel 1920 e la sposa alla fine
del 1921. La coppia collezionerà più di 2000 opere d'arte, con scelte spesso
rivoluzionarie per il loro tempo, quando l'America era largamente critica del
modernismo. Contribuirono così ad accrescere la consapevolezza e
l'apprezzamento per i loro artisti e per le loro opere. Phillips collezionò
alcuni maestri del passato come El Greco perché era il “primo espressionista
appassionato”, altri come Jean Simeon Charadin perché “in questo modo tutti i
pittori conoscano il primo pittore moderno” e Edouard Manet perchè lo
considerava un “legame significativo di una linea che inizia con Goya e porta a
Gaugin e Matisse.”
Nel 1923 Phillips acquistò Il Pranzo dei Canottieri (1880-1881) di Renoir,
un'icona dell'impressionismo che oggi è considerata l'opera più famosa del
museo.
Informazioni
Da Corot a Picasso, da Fattori a de Pisis. La Phillips Collection di Washington
e la Collezione Ricci Oddi di Piacenza
Luogo: Perugia - Palazzo Baldeschi al Corso
Corso Vannucci, 66 - Perugia
Periodo: dal 15 settembre 2008 al 15 gennaio 2009
Orari: 10 - 18
Ingresso: intero 8,00 Euro, ridotto 6,00 Euro, scuole 3,00 Euro
Catalogo: Silvana Editoriale
A cura di: Vittorio Sgarbi