Paolo Icaro
Ancona - Pinacoteca Comunale Francesco Podesti
Dal 21 marzo al 26 aprile 2009
In un corto circuito temporale in cui l'antico ed il moderno vengono
delicatamente invitati a convivere i disegni inediti e la leggerezza e la
tensione delle stele
21 marzo: “Arte tra poesia e pensiero, Emozioni del creare” con Ermanno Bencivenga
2 aprile: incontro Ludovico Pratesi
18-26 aprile: Settimana della Cultura, visite ai tema
Artista fuori dagli schemi e dalle convenzioni delle diverse correnti
artistiche Paolo Icaro può essere considerato uno dei protagonisti più
interessanti della recente contemporaneità.
Difficilmente inscrivibile all'interno di uno dei numerosi -ismi che costellano
la Storia dell'Arte del secondo Novecento, Icaro costruisce una ricerca propria
e personale caratterizzata da un profondo rigore teorico e formale, che si
manifesta nel disegno, nella performance e soprattutto nella scultura e nelle
installazioni.
Misura e trasformazione sembrano essere i cardini attorno a cui ruota una
poetica che sviluppa alcuni temi cari al grande pensiero filosofico del secolo
appena concluso. Una poetica che rimette l'uomo e la sua attitudine di faber,
di trasformatore, al centro dell'universo.
Il gesso, le pietre, il metallo, elementi naturali e primordiali, vengono
trasformati dall'operare dell'artista e nel prendere forme nuove mutano il
proprio valore semantico. Ma la ricerca di Icaro va oltre, coinvolgendo
attraverso le sue presenze, l'assenza dello spazio circostante. I materiali si
fondono e diventano oggetti che nell'installazione complessiva mutano il valore
ed il senso del luogo che li ospita, che soggiace alle regole imposte
dall'opera, al pensiero forte e dominante dell'artista.
In questa occasione Paolo Icaro propone due interventi al piano nobile della
Pinacoteca Francesco Podesti di Ancona, nella Sala del Cinquecento veneziano
che ospita alcuni capolavori di grandi Maestri dell'arte italiana. Un
cortocircuito temporale in cui l'antico ed il moderno vegono delicatamente
invitati a convivere.
In Ombra 90° stele in gesso del 1996, l'elemento lineare dell'angolo retto
viene accentuato da un lato scurito dalla grafite, un'ombra insita nell'oggetto
che avvia un dialogo silenzioso e poetico con l'ombra proiettata dall'uomo sul
libro nel Ritratto di Francesco Arsilli dipinto da Sebastiano del Piombo. Lo
spazio dipinto si dilata fino a pervadere la Stele creando un luogo sospeso in
cui le due opere sembrano convivere integrandosi l'una all'altra.
Le Stele di Icaro sono leggerezza e tensione, poesia e rigore, purezza e
commistione. Lassù: per un blu K. cresce rapida verso l'alto, innalzando al
cielo una spugna sintetica intrisa di un particolarissimo pigmento blu, un
movimento ascensionale, come quello creato da Lorenzo Lotto nell'opera Madonna
col Bambino nota come Pala dell'Alabarda, dove ogni linea sembra spingere la
Madonna, vestita del suo splendido manto blu, verso la gloria
dell'incoronazione. Anche qui, lo spazio dipinto sublima i contorni della tela
quasi ad entrare, nella suggestione delle cromie, in un tempo ed uno spazio
diversi. Una frattura della linearità in cui l'intervento contemporaneo non
rappresenta più una semplice associazione o confronto, ma diventa soggetto ed
oggetto di un'interazione vera e profonda sul piano estetico e formale. Così
due stele, due presenze, due inattesi visitatori si relazionano con le
suggestioni di due antichi Maestri. Un dialogo fatto di suggestioni estetiche,
di luci, di ombre e di colori.
Il piano terra della Pinacoteca ospiterà invece una raccolta di disegni, alcuni
dei quali proposti per la prima volta in Italia, altri assolutamente inediti.
Una selezione operata privilegiando un percorso estetico in cui vengono alla
luce le caratteristiche salienti che nel corso degli anni hanno caratterizzato
la poetica di questo Maestro dell'Arte Italiana. Un percorso che dalle
meditazioni sul segno ci porta al rigore concettuale delle Mappe del 1978 o
degli Scomposti del 1986, ed ai disegni graffiti (Pulp Drawing, 1964) dove
disegno e scultura sembrano quasi fondersi. Un'esperienza che ci porta fuori
dalla bidimensionalità classica della grafica introducendoci in un luogo dove
il disegno invade la terza dimensione, quella della scultura per arrivare alla
quarta: il tempo.
Dal segno alle forme
Stefano Verri
“Non ha l'ottimo artista alcun concetto ch'un marmo solo in sé non
circoscriva col su' superchio, e solo a quello arriva la man ch'ubbidisce
all'intelletto"
Michelangelo Buonarroti
Artista fuori dagli schemi e dalle convenzioni delle diverse correnti
artistiche Paolo Icaro può essere considerato uno dei protagonisti più
interessanti della recente contemporaneità.
Difficilmente inscrivibile all'interno di uno dei numerosi -ismi che costellano
la Storia dell'Arte del secondo Novecento, Icaro costruisce una ricerca propria
e personale caratterizzata da un profondo rigore teorico e formale, che si
manifesta nel disegno, nella performance e soprattutto nella scultura e nelle
installazioni.
Misura e trasformazione sembrano essere i cardini attorno a cui ruota una
poetica che sviluppa alcuni temi cari al grande pensiero filosofico del secolo
appena concluso. Una poetica che rimette l'uomo e la sua attitudine di faber,
di trasformatore al centro dell'universo.
Il gesso, le pietre, il metallo, elementi naturali e primordiali, vengono
trasformati dall'operare dell'artista e nel prendere forme nuove mutano il
proprio valore semantico. Le forme scaturiscono dal limite che la natura impone
alla materia, un limite che viene scovato, sondato ed analizzato dall'operato
artistico.
L'artista si pone quindi come un moderno alchimista che studia la struttura
profonda della materia mettendone in luce le tensioni e le contraddizioni.
Rocce millenarie, piombo, gesso o l'ancor più fragile carta si trasformano in
opera nel momento in cui sembrano raggiungere un punto di non ritorno verso il
nulla.
Osservando il lavoro di Icaro dai primordi ad oggi sembra quasi di scorgere un
percorso prestabilito, un segno che si materializza sfociando nella terza
dimensione, la materia che si trasforma per essere fissata all'estremo della
propria tensione, affacciata, delicata ed affascinante da una rupe verso
l'assoluto.
A questo punto, diventa emozionante seguire un tessuto espositivo che si dipana
attraverso più di quarant'anni di lavoro e di ricerca, risalendo il pensiero
nel verso della corrente e scorgendo, comunque, rimandi continui tra il
presente ed il passato, tra il nuovo ed il vecchio, una scoperta continua in
cui ogni opera diventa il pezzo di un puzzle inesauribile, semplicemente perché
impossibile da finire. Un viaggio che privilegia, per scelta, la visione
estetica: la composizione alla giustapposizione.
Ferdinand de Saussure era solito dire “è il punto di vista che fa la cosa” ed
il punto di vista è fatto di esperienza e riferimenti. L'artista con sagacia ed
ironia spesso scardina questi riferimenti e ci mette di fronte ad una nuova
esperienza. Gli Scomposti (1986) creano un meccanismo logico e concettuale che
smaterializza la nostra esperienza ed i nostri riferimenti nel momento in cui
ci troviamo di fronte ad un quadro destrutturato. Ogni componente compare nella
sua essenza, dal fondo al vetro ogni strato utile ad accogliere un disegno
diventa visibile. Un chiodo passante fissa il quadro al muro, ma manca la
cornice. È, ragionando sul concetto di frame, traduzione inglese del termine
cornice, che non indica unicamente l'elemento di per sé, ma è anche la
struttura, lo stato, la griglia logica che tutto il meccanismo si svela. Un
rapporto tra linguaggio, pensiero e forma che è alla base del rigore poetico di
Paolo Icaro, come lo è il concetto di standard, misura imposta che diventa
cardine della creazione.
Così la serie 11x14 (1977), formato standard fotografico americano, si presta
ad un'interpretazione creativa. La misura, fissa per convenzione, muta nelle
forme fino a diventare in una serie di sei fogli il paradigma di se stessa.
L'11x14 diventa un segno grafico e da concetto diventa una forma che,
sottoposta alle leggi del mondo fisico, si evolve nella mutevolezza delle
forme, liberandosi dall'immutabilità del mondo delle idee.
Anche il tempo è uno standard, una misura imposta al ritmo. Ecco che una linea
resa materica dall'inchiostro tipografico tracciata a seguire il perimetro di
un foglio ripercorre il tempo al contrario dando forma al Disegno Antiorario
(1976). Ma c'è anche il tempo dell'azione, il momento preciso in cui un gesto
viene compiuto e rimane indelebile, anche se non visibile, nell'opera d'arte.
Così Four Planes (1978) dove quattro piani prospettici ben distinti e segnalati
da minuscoli elementi grafici vengono costretti a vivere nello stesso spazio e
nello stesso istante nell'attimo in cui vengono fatti incontrare. Il tempo
diventa quindi parte integrante della creazione e l'opera non concretizza più
soltanto la tridimensionalità di uno spazio che si fa plastico, ma anche il
momento dell'azione, il tempo in cui questo è avvenuto.
La ricerca di Icaro non si basa sull'imitazione del mondo che ci circonda, ma
sulla comprensione dei meccanismi che lo regolano. In questo contesto il segno,
anche il più semplice tracciato su una carta, diventa la porta su un universo
ed ogni gesto acquista un significato preciso e rigoroso perché tende a
portarci su di un livello diverso di coscienza. Su una serie di fogli
ingialliti dal tempo, strappati da un blocco da ufficio, una linea continua si
muove sinuosa fino a creare delle forme floreali. Un segno continuo, un
movimento unico che percorre lo spazio per restituirci l'immagine di un
qualcosa di conosciuto. Linea (1960) è trasformazione, movimento, crescita e
sviluppo; è l'allungamento di un punto, di uno spazio infinito che diventa
misurabile in una forma precisa e nota. Il senso di infinito torna nella serie
Esercizi (1975), dove linee tracciate in diversi colori si inseguono ed
intersecano in un percorso prestabilito sovrapponendosi in un movimento, che
metodico ed apparentemente perpetuo ci restituisce il simbolo stesso
dell'infinito. Il segno insegue, definisce ed infine esplicita un concetto.
L'astrazione a questo punto non si riferisce più alle forme, ma alla
straordinaria volontà di rappresentare qualcosa che per quanto reale non può
essere rappresentato, mostrando, di nuovo, ciò che l'uomo non potrebbe
percepire.
La carta prima di essere superficie è materia e spessore, è il risultato del sottile
intreccio della fibra che perde la propria identità nello strato apparentemente
omogeneo di una superficie. I Pulp Drawing (1964) scardinano il piano,
intaccano la superficie, mostrano la polpa della carta. Qui il rapporto si fa
fisico ed il disegno prende forma nella leggera e paziente consunzione della
materia. Le fibre riacquistano la propria identità, escono dall'apparente ed
omogenea piattezza per trasformarsi in segno. Queste opere sono il massimo
della purezza, nulla di estraneo intacca il candore della pasta e la fibra
stessa, leggermente rialzata, diventa forma.
Allo stesso modo le Mappe (1978) nascono da un rapporto mentale ed allo stesso
tempo violentemente fisico con la materia. Qui la linea mediana di un foglio
viene tagliata da un segno quasi impercettibile, una scritta tracciata con una
punta d'argento, mentre l'inchiostro nero, in diverse sezioni del foglio,
esplicita la trasformazione di un triangolo nello spazio. Ma è la piega che dà
senso al tutto, se da una parte diventa il gesto più istintivo e semplice per
ordinare lo spazio in parti uguali, dall'altra libera il disegno dalla prigione
bidimensionale che lo cattura per trasportarlo nello spazio. Il segno della
piega a questo punto chiude il cerchio del rapporto lessicale tra carta e mappa
per rendere il disegno un percorso immaginario, un viatico di simboli.
Nei Cuciti (1991) le barriere fisiche e logiche vengono completamente
abbattute, mentre il tempo e lo spazio sembrano fondersi, integrarsi in una
continuità. Qui l'azione sembra concretizzarsi totalmente nel momento in cui la
porzione asportata di un foglio ricompare su quello accanto. Lo spazio sfondato
dell'uno crea la dimensione prospettica dell'altro mentre gli interventi
segnano il passaggio; il tempo del passaggio. La linea corre lungo i fogli e
diventa materica, un filo di sutura da una parte fissa lo spazio e dall'altra
ne definisce la profondità.
Ora il disegno diventa definitivamente scultura.
Ma la ricerca di Icaro va oltre, e se il disegno diventa plastico per le sue
contaminazioni, la scultura stessa, lungi dall'essere fissa ed immobile, amplia
il suo campo d'azione fino a coinvolgere lo spazio circostante.
Coerente e rigoroso l'artista infonde, nelle sue stele, la leggerezza della
carta alla concretezza dei gessi, coinvolgendoli nel meccanismo seducente di un
raffinato concettualismo.
Le stele stesse nascono da una provocazione linguistica, dal senso stretto
della scultura, da quell'arte del cavare tanto cara a Michelangelo. La stele è
ciò che viene dopo il cavare, è il gesso che riempie una traccia sul muro, è il
sigillo che decontestualizzato diventa esso stesso un elemento plastico,
oggetto nuovo che assurge a nuova e diversa dignità.
Due presenze si fondono all'assenza dello spazio circostante. I materiali mutano
il valore ed il senso del luogo che li ospita, tutto soggiace alle regole
imposte dall'opera, al pensiero forte e dominante dell'artista. Così le due
Stele poste nella Sala del Cinquecento Veneziano della Pinacoteca di Ancona
diventano oggetto e soggetto di un cortocircuito, in cui l'incontro di antico e
moderno le rende testimoni di una nuova sensibilità. Una frattura nella
linearità del tempo in cui l'intervento contemporaneo non rappresenta più una
semplice associazione o confronto, ma diventa il motore di un'interazione vera
e profonda sul piano estetico e formale.
In Ombra 90°, stele in gesso del 1996, l'elemento lineare dell'angolo retto
viene accentuato da un lato scurito dalla grafite, un'ombra insita nell'oggetto
che avvia un dialogo silenzioso e poetico con l'ombra proiettata dall'uomo sul
libro nel Ritratto di Francesco Arsilli dipinto da Sebastiano del Piombo. Lo
spazio dipinto si dilata fino a pervadere la Stele creando un luogo sospeso in
cui le due opere sembrano convivere integrandosi l'un l'altra. Quadro e Stele
si compenetrano azzerando ogni distanza, l'una diventa funzionale all'altro in
un regime di coesistenza artistica. Un delicato e disarmante scambio di
sensibilità a cui lo spettatore non può che assistere muto, in un atteggiamento
di raccolto ascolto.
Le stele di Icaro sono leggerezza e tensione, poesia e rigore, purezza e
commistione, sono epifania di un materiale. Fragili e silenziose presenze che
rompono, in maniera umile e composta, l'ordine imposto delle cose.
Lassù, per un blu K. cresce rapida verso l'alto, innalzando al cielo una spugna
sintetica intrisa di un particolarissimo pigmento blu, un movimento
ascensionale, come quello creato da Lorenzo Lotto nell'opera nota come Pala
dell'Alabarda, dove ogni linea sembra spingere la Madonna, vestita del suo
splendido manto blu, verso la gloria dell'incoronazione. Un gesto, quello di
Icaro, imposto alla materia quasi a segnare nel gesso un'ipotesi di movimento,
un incedere verso l'incontro con la spugna bagnata nel colore dell'artista Yves
Klein. Anche qui, il dipinto sublima i contorni della tela quasi ad entrare,
nella suggestione delle cromie, in un tempo ed uno spazio diversi. Qui, di
nuovo le linee, maestose e diritte quelle del Lotto, esitanti e sinuose quelle
di Icaro, creano una straordinaria sequenza ritmica, un dialogo profondo fatto
di suggestioni estetiche, di incontri, di luci, ombre e colori.
Informazioni
Paolo Icaro
Luogo: Ancona - Pinacoteca Comunale Francesco Podesti
Via Pizzecolli, 17 - Ancona
Periodo: dal 21 marzo al 26 aprile 2009
Orari: da martedì a sabato ore 9.00 -19.00, domenica e lunedì festivi ore
10.00 - 13.00 e 16.00 - 19.00 - chiuso lunedì non festivi
Ingresso: gratuito alla raccolta di disegni di Paolo Icaro (sala esposizioni piano terra accesso Pinacoteca). Ingresso : euro 4,60 (riduzioni di legge e titolari
Carta Musei Marche e Carta Sistema Museale della Provincia di Ancona) agli
interventi di Paolo Icaro in dialogo con i capolavori di grandi maestri quali
Lorenzo Lotto e Sebastiano del Piombo nelle sale superiori della Pinacoteca e
in tutte le sale della Pinacoteca. Ingresso: gratuito a tutte le sale della
Pinacoteca nei giorni: 21 marzo inaugurazione; 2 aprile per l'incontro con
Ludovico Pratesi, nei giorni degli altri incontri e dal 18 al 26 aprile in
occasione della settimana della cultura
Catalogo: progetto editoriale e cura di Gabriella Papini; con un saggio
critico di Stefano Verri; immagini dei disegni e delle stele all'interno delle
sala del Cinquecento veneziano. Stampa Tecnoprint
A cura di: Gabriella Papini e Stefano Verri, con la collaborazione di Massimo di Matteo
Info: tel. 071 2225041 - 071 2225045 - 071 200648