Aure: immagini e riflessioni di Monika Bulay. Primo Festival della Cultura Ebraica
Otranto (Le) - Castello
Dal 7 settembre all'1 ottobre 2009
“Aure”, la mostra proposta al Castello di Otranto (dal 7 settembre al 1
ottobre) dal primo Festival della Cultura Ebraica, è un singolare,
particolarissimo reportage di un viaggio. Un viaggio che Monika Bulaj,
fotogiornalista, scrittrice, sceneggiatrice polacca, ha compiuto e continua a
sviluppare in quella vasta area geografica che va dalle Colonne d'Ercole al
Monte Ararat. Attraversando luoghi densi di simboli sotterranei, un mondo
densamente vivo pur nell'immensità apparentemente immobile di taluni grandi
spazi. Ma ciò che Monika Bulaj trasmette nella sua magnifica, emozionante
mostra è soprattutto un viaggio nell'anima, nello spirito, nell'inconscio di
genti che la storia ha talvolta contrapposto ma che legami più profondi, rivoli
dispersi e nascosti di un fiume carsico di conoscenza e fede, comunque
riunisce.
Monika Bulaj, nata a Varsavia nel 1966, è fotografa, antropologa e scrittrice.
Per interesse personale si è andata specializzando nei reportage sui confini
estremi delle fedi. Il pubblico italiano ha ammirato sue immagini sulle
maggiori testate, da D di Repubblica a Io Donna, National Geographic, Geo,
parte delle molte pubblicate in periodici di mezzo mondo. Com'è nel caso di
“Aure”, al lavoro di ricerca della Bulaj sono state dedicate mostre in molti
Paesi.
Al reportage accompagna l'attività di scrittura: sue sono le sceneggiature di
diversi documentari, fra cui “Romani Rat” 2002 di M. Orlandi (sull'olocausto
dei Rom, realizzato con il contributo di Shoah Visual History Foundation). Ha
pubblicato i volumi: “Libya felix”, Bruno Mondadori, 2003; “Donne, storie…”,
Alinari, 2005; “Gerusalemme perduta…” con Paolo Rumiz, Frassinelli, 2005;
“Figli di Noe”, Frassinelli, 2006. Regista, fotografa e sceneggiatrice del film
documentario “Figli di Noè” (produttore: Lab80 FILM).
Parlando della ricerca da cui è germinato il progetto espositivo “Aure” ora in
mostra ad Otranto, la scrittrice afferma: “Ci sono luoghi e momenti in cui il
sacro rompe i confini. Luoghi e momenti ad alta tensione atmosferica, dove le
genti del Libro – ebrei, cristiani e musulmani – rivelano la loro appartenenza
comune come figli di Abramo. Succede quando i fedeli ripetono le rispettive
preghiere come un tuono, o quando si passa tra il fuori e il dentro di uno
spazio sacro. Lo vedi ai confini tra ombra e luce, nelle danze ritmate fino ai
confini dell'estasi, nelle masse che oscillano come distese di alghe nel mare,
nei contatti tra corpi, oppure fra corpi e reliquie.
Lo intuisci negli attraversamenti di spazi sovraffollati o anche perfettamente
vuoti, nelle cantilene, nei sospiri, nelle genuflessioni, nello sgranar di
rosari. Luoghi, gesti, abbigliamenti, luci, percorsi che svelano analogie fra
monoteismi e mostrano tutta la potenza di un unico Verbo che genera tuttavia
una polisemia di sensi e significati.
Atmosfere, si diceva. "In greco e in latino", scrisse Ellemire Zolla,
"si parla del fascino come di una brezza, un'aura spirante dalle persone o
dai luoghi, che a volte cresce, diventa turbine, nembo, nube abbagliante,
riverbero dorato, ingolfa e stordisce". Ecco, vorrei raccontarvi le aure
che ho vissuto tra la gente del libro e del Dio unico, quelli che i musulmani
chiamano gli “ahel el katab”. Non m'importa dunque di descrivere analogie
coreografiche o gestuali, ma somiglianze atmosferiche. Far capire che la massa
che ondeggia e respira all'unisono in una chiesa ortodossa piena di candele
comunica un'emozione molto simile a quella che puoi provare in un tempio di mistici
sufi a Istanbul o durante un rito di ebrei hassidim”.
Informazioni
Aure: immagini e riflessioni di Monika Bulay. Primo Festival della Cultura Ebraica
Luogo: Otranto (Le) - Castello
Periodo: dal 7 settembre all'1 ottobre 2009
Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 20
Ingresso: libero
Info: IdeaCongress, tel 0636381573