Mediterraneo. Mitologie della figura nell'arte italiana tra le due guerre
Marsala (Tp) - Convento del Carmine
Dal 13 luglio al 5 ottobre 2008
Si è inaugurata il 13 luglio scorso, al Convento del Carmine di Marsala, la mostra Mediterraneo. Mitologie della figura nell'arte italiana tra le due guerre, straordinaria rassegna che insegue e ritrova l'ampio ventaglio di suggestioni sul mondo classico nelle Avanguardie Italiane tra gli anni Venti e gli anni Trenta del Novecento.
Conclusione ideale del percorso iniziato dall'Ente Mostra di Pittura
Contemporanea “Città di Marsala” con una serie decennale di mostre dedicate
all'Arte in Sicilia negli anni Trenta, alle antologiche di Cagli, Mirko e Pirandello,
a Renè Paresce e Les italiens de Paris, Mediterraneo ripercorre il processo di reinvenzione
e rivisitazione di antichi miti e simboli come risposta alla crisi della
civiltà europea a cavallo delle due guerre mondiali.
A cura di Sergio Troisi, la mostra consente di ammirare fino al 5 ottobre 2008
oltre 60 opere provenienti da collezioni pubbliche e private di alcuni tra i
maggiori artisti del Novecento, tra i quali Giorgio de Chirico, Mario Sironi,
Massimo Campigli, Arturo Martini, Carlo Carrà, Renato Guttuso, Giuseppe Capogrossi,
Mario Mafai, Antonietta Raphael, Marino Marini, Corrado Cagli, Alberto Savinio,
Fausto Pirandello, Renato Birolli.
Dalla ripresa della mitologia antica delle opere di de Chirico e Savinio al ductus
drammatico del giovane Guttuso, dal primitivismo nelle sculture di Lucio
Fontana alla maniera ansiosa della pittura di Corrado Cagli, l'esposizione
siciliana ci riporta alla ricerca di un centro perduto dopo i disastri della
guerra attraverso la reinvenzione e la sperimentazione dei modelli classici che
coinvolgono due generazioni di artisti.
Il percorso espositivo
La mostra si snoda attraverso cinque temi paradigmatici: enigma, origine,
attesa, sospensione, disagio, che non valgono come posizioni separate ma, al
contrario, come una concatenazione lungo la quale, non di rado, si spostano i
medesimi artisti.
È il 1919 quando Alberto Savinio racconta ne La regina di Napoli, all'interno
della rivista Valori Plastici, il suo viaggio a Parigi “Ritto a poppa come
Orfeo incantatore, il mondo s'incantava intorno a me”. Il paragone con Orfeo è
carico di simbologie e suggestioni: Orfeo, colui che è tornato tra i vivi dopo
aver visitato il regno dei morti, naviga sulla Senna nel cuore di una Europa
lacerata e dolente per gli esiti della Grande Guerra appena conclusa.
A partire dall'immediato dopoguerra, due generazioni si incastrano in questa
continua rivisitazione dell'eredità antica, in un dibattito culturale fitto di
citazioni, prestiti e rimandi iconografici che coinvolge le più diverse anime
delle avanguardie di quegli anni, da de Chirico a Sironi da Carrà a Guttuso.
L'esposizione individua così, nel dibattito culturale di quel periodo, una
serie di seduzioni tra loro concatenate eppure ambivalenti: dalla tensione
arcaicizzante del primo dopoguerra sino all'inquietudine generazionale che,
dalla metà degli anni Trenta, investe miti e figure di una nuova carica
ansiosa, dalla ricerca di una condizione “primordiale” all'irrompere drammatico
della realtà.
In Mediterraneo ritroviamo, attraverso il lavoro di grandi artisti che hanno
segnato il panorama culturale degli anni '20 e '30, la ricerca del luogo certo
della tradizione e dell'origine a cui tornare per sfuggire alla crisi della
civiltà europea ma anche per leggere il mondo moderno in un passaggio cruciale
della sua storia. Di questi anni sono protagoniste opere come Edipo e
Antigone di Alberto Savinio (1928), I Dioscuri di Aligi Sassu (1931), l'Ulisse
di Arturo Martini (1935), i Manichini in riva al mare di Giorgio de Chirico
(1925-1926), sino ai Bagnanti di Fausto Pirandello (1939), dove, nell'imminenza
della guerra, uno dei temi canonici del ritorno al Mediterraneo diventa una
scena di naufraghi.
Ad ospitare la prestigiosa rassegna ancora il Convento del Carmine, sede della
Pinacoteca Comunale che dal 1996 accoglie tutte le manifestazioni espositive
promosse dall'Ente Mostra di Pittura “Città di Marsala”.
Convento di Piazza Carmine
Storia di un gioiello architettonico recuperato
Il complesso del Convento dei Carmelitani, in Piazza Carmine a Marsala, appare
al visitatore di oggi in tutto il suo significato storico-culturale ed
architettonico grazie ad un profondo intervento di recupero e valorizzazione
voluto nel 1984 dall'amministrazione comunale e dal Rotary Club di Marsala,
città che si è arricchita così di un prestigioso luogo espositivo dedicato
all'arte moderna e contemporanea. Il ripercorrere le tappe storiche, culturali
ed architettoniche che hanno coinvolto la chiesa ed il chiostro di Piazza
Carmine, rappresenta per il visitatore un sicuro valore aggiunto alle mostre
che via via si susseguono nell'edificio fornendo allo stesso una chiave di
lettura dell'intera storia della città. Verso la fine del 1100 i Carmelitani,
venuti in Sicilia al seguito di Adelasia, vedova di Ruggero I e moglie di re
Baldovino di Gerusalemme, giunsero a Marsala. Per essi fu necessario erigere
una Chiesa e un Convento e la scelta cadde su un sito adiacente all'antica
torre di avvistamento: l'odierna Piazza Carmine. La storia dell'intero
complesso è ancora da indagare in tutti i suoi risvolti architettonici ma dai
reperti trovati durante il restauro si possono individuare alcuni momenti
significativi. Il nucleo originario del complesso architettonico è risalente
alla fine del 1300; la datazione la si fa risalire in base alla tipologia
dell'arco ritrovato all'angolo est dell'attuale chiostro e nel muro divisorio
tra le due sale poste anch'esse ad est. Nel chiostro, oggi, si possono
osservare tre arcate risalenti al 1500 e tre colonne mozzate che sostenevano le
arcate nel 1700. L'assetto attuale risale al secolo XIX: infatti il terremoto
del 1827 aveva determinato il crollo dell'attuale portico d'ingresso, di una
sala ad esso adiacente (conclavis: sala che si può chiudere a chiave) e di un
antico scalone di accesso al primo piano. La ricostruzione avvenuta nel 1837, e
le conseguenti modifiche di questa parte dell'edificio, sono attestate dalle
due lapidi poste ai lati del nuovo scalone di accesso. Dopo lo sbarco di
Garibaldi e l'annessione della Sicilia al Regno d'Italia, i beni della Chiesa
furono incamerati dallo Stato e, successivamente, il Convento venne destinato a
Caserma dei Carabinieri. La grande sala a sinistra del portico d'ingresso venne
adibita a stalla, furono ricostruite le mangiatoie e il pavimento venne
acciottolato. Il complesso, intanto, andava deteriorandosi, anche per effetto
dei danni arrecati dalle due grandi guerre. Negli ultimi decenni, trasferitasi
la Caserma dei Carabinieri, l'edificio subì la costruzione di un secondo piano
che ne alterò del tutto la fisionomia, ma in breve tempo fu demolito per ordine
delle competenti autorità. Dopo quest'ultimo intervento, il complesso venne
lasciato nel più totale abbandono fino al 1984, data di incarico per il
restauro. Tutto l'intervento è stato rivolto a bilanciare la legittima volontà
di un moderno e funzionale riutilizzo, con la superiore necessità del rispetto
dell'essenza storica del manufatto, le cui molteplici anime affioravano nei
vari brani architettonici, di varie epoche e di diverse valenze, ma che
tuttavia si intrecciavano in un'unità storica che viveva della sua, alle volte
casuale e pittorica, bellezza. L'intervento, lungi dal volere privilegiare una
delle fasi storiche – architettoniche che si sono succedute, ha perseguito una
rigorosa scelta del rispetto dei vari interventi, sottolineandone, caso per
caso, le assonanze e i contrappunti architettonici. Il carattere della completa
reversibilità è stato perseguito in special modo in quelli che
aggiungevano materia al costruito; per cui i tiranti metallici del portico, la
necessaria impiantistica, e più in generale, ogni intervento, in cui si è
completata la originaria opera architettonica, è stato denunciato sia nei
materiali sia nella linguistica formale. Il ritrovamento in corso d'opera,
oltre che di archi trecenteschi, di frammenti murali di affreschi di carattere
sacro e funerario fuori dalla logica dell'impianto sia settecentesco che
trecentesco, può fare ipotizzare la presenza di un luogo di culto
paleocristiano come continuità di culti pagani
precedenti.
Informazioni
Mediterraneo. Mitologie della figura nell'arte italiana tra le due guerre
Luogo: Marsala (Tp) - Convento del Carmine
Piazza Carmine - Marsala (Tp)
Periodo: dal 13 luglio al 5 ottobre 2008
Orari: 10,00-13,00 / 19,00-21,00. Chiuso il lunedì
Ingresso: 1,00 Euro
Catalogo: Sellerio
A cura di: Sergio Troisi
Organizzazione: Ente Mostra di Pittura Contemporanea Città di Marsala
Info: tel. 0923 711631 - fax 0923 713822