La biografia di Mimmo Rotella
Mimmo Rotella. Lamiere
Mimmo Rotella. Lamiere. Rapsodiche stratificazioni. Saggio di Alberto Fiz
MARCA. Museo delle Arti Catanzaro
Mimmo Rotella. Lamiere
Catanzaro - Museo Marca
Dal 30 marzo al 28 settembre 2008
Mostra curata da Alberto Fiz
Galleria d'immagini:
L'inaugurazione del MARCA, il Museo delle Arti Catanzaro, coincide con un
omaggio al più celebre degli artisti catanzaresi, Mimmo Rotella scomparso nel
2006 all'età di 88 anni.
Per la prima volta, in uno spazio pubblico italiano, viene presentata una
mostra esclusivamente dedicata alle opere su lamiera.
L'esposizione, curata da Alberto Fiz, organizzata in collaborazione con la
Fondazione Mimmo Rotella, propone una serie di grandi opere realizzate tra il
1980 e il 2004.
Il maestro del décollage, attraverso questa serie di lavori, ha avuto la
capacità di rinnovare radicalmente il suo linguaggio.
Come ha scritto Fiz nel catalogo edito da Electa “l'artista, giunto all'età di
settant'anni, rimette indietro le lancette dell'orologio ed è nuovamente pronto
a stupirsi, come se quei fogli di metallo sottili su cui sono attaccati i
manifesti non fossero altro che gli appunti di un diario segreto ancora tutto
da scoprire”.
Non c'è più lo slancio ideologico degli esordi, ma la medesima volontà
d'interpretare i crepitii della materia, le lacerazioni anonime della strada, i
trascinamenti segnici, le impronte stratificate e contingenti. Tutto questo in
perfetta sintonia con quanto aveva affermato Rotella nel 1957: “Non potrei
sopportare di essere schiavo di un'arte prevedibile e scontata. La mia ricerca
si affida non all'estetica, ma all'imprevisto, agli stessi umori della materia.
E' come una tromba, un tamburo, un sassofono che suonino da soli. Io sostengo
la tromba, il tamburo, il sassofono”.
In tal senso, le opere su lamiera rappresentano un ciclo a se stante dove il
supporto entra direttamente in causa partecipando al rinnovamento linguistico.
A Catanzaro, dove Rotella era nato nel 1918, sono esposte alcune opere
fondamentali come Senza titolo del 1981, un blank, ovvero una copertura
monocroma di sei metri di lunghezza o La lezione di anatomia del 1987 dove i
messaggi della strada caratterizzano una composizione fortemente trasgressiva
ponendo Rotella in diretta relazione con Robert Ruaschenberg e Jean-Michel Basquiat.
Ma al Marca non mancano nemmeno gli omaggi ai maestri del futurismo come
dimostra Formula 1 del 1988 o a Giorgio De Chirico con un manichino visto di
spalle catapultato dalle Piazze metafisiche al contesto urbano. L'universo rotelliano,
poliedrico e multidirezionale, spazia da San Sebastiano alle immagini del
circo, da Elton John allo spettacolo sul ghiaccio Holiday on Ice.
Rotella non si limita a strappare i manifesti dai muri, come faceva negli anni
cinquanta, ma s'impadronisce fisicamente e psicologicamente del contesto
urbano, inteso esso stesso come spazio su cui interagire con il proprio gesto.
Insieme ai manifesti, si appropria delle scritte sui muri, di ogni forma di
segnale o d'impronta più o meno casuale estendendo la dimensione spaziale ben
oltre il décollage tradizionale in base ad una costruzione dove le traccia
della pittura e quelle del manifesto stampato creano una parcellizzazione degli
elementi compositivi. In questo senso, appare emblematica un'opera come Virus
del 1987 dove l'artista si rifà esplicitamente ad un messaggio dei writers
scritto con rabbia sui muri.
Insomma, nell'ambito di un'estetica globale, l'artista concepisce la sua
operazione in termini di architettura ambientale.
Che si tratti di una nuova virata nel percorso, lo sottolineava con chiarezza
nel 1987 Pierre Restany, il teorico del Nuoveau Réalisme il movimento a cui
Rotella partecipa come unico artista italiano: “Dopo tante versioni dello
strappo e tante interpretazioni della fenomenologia lacerante, Mimmo Rotella ci
propone oggi un nuovo concetto operativo di intervento fisico sul manifesto
strappato. Sulle lamiere metalliche destinate all'affissione pubblicitaria in
città e ricoperti di frammenti di carta - avanzi della memoria dei messaggi
tipografici anteriori - l'intervento grafico di Rotella segna il marchio vitale
del discorso urbano. I graffiti rotelliani si presentano come una calligrafia
mimetica del discorso anonimo della città”.
Le lamiere, insomma, rappresentano il mezzo più idoneo per riconquistare nuovi
spazi in una fase di profondi cambiamenti. Gli anni ottanta segnano il ritorno
alla pittura intesa come recupero di un'identità storica soggettiva dove il
segno, nella sua persistenza, decreta l'annullamento del tempo storico in base
ad un orizzontalità linguistica. “Nel caso di Rotella”, afferma Alberto Fiz,
“le lamiere rappresentano il luogo dove i manifesti squarciati convivono con le
interferenze di una pittura sovraesposta e rapsodica, apparentemente casuale e
anonima, nata dal desiderio di mimetizzarsi con le infinite stratificazioni del
metallo che assorbe, nelle pieghe, ogni forma di tracciato”.
Sovrapitture e décollage raggiungono la loro sintesi espressiva compiuta nel contesto
dialettico delle lamiere dove i differenti elementi creano un ritmo sincopato,
obliquo e provocatorio. Sono scoppi imprevisti della materia, segnali devianti
in un contesto disarticolato dove lettere e parole sono incise sulla superficie
indelebile. La lamiera, del resto, nella sua discontinuità e nel suo ritmo
accidentato, appare come il ricettacolo di ogni forma di scrittura, di ogni
intreccio multisensoriale. Nell'ultimo capitolo di quell'immenso romanzo sulla
strada iniziato nel 1953, Rotella ipotizza il deragliamento finale del segno
sfidando con le sue lamiere la società globalizzata.
Il museo MARCA dedicherà a Rotella uno spazio permanente a cura di Alberto Fiz
dove si svilupperà un programma di mostre e d'iniziative culturali destinate a
valorizzare e ad approfondire l'indagine dell'artista calabrese.