Morlotti Mandelli Moreni. Viaggio al termine della natura
Mamiano di Traversetolo (Pr) - Fondazione Magnani Rocca
Dal 24 aprile al 4 luglio 2010
Morlotti, Mandelli, Moreni, ovvero, stando alla celebre definizione di
Francesco Arcangeli, “gli ultimi naturalisti”.
L'assunto del grande critico viene indagato in una estesa rassegna in cui i tre
pittori “modernamente neoromantici” sono messi a confronto, con oltre 50
dipinti a documentare l'intero loro percorso. L'occasione è offerta dalla
Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo che dal 24 aprile al 4
luglio propone “Morlotti Mandelli Moreni. Viaggio al termine della natura”. La
mostra, promossa dalla Fondazione presieduta da Manfredo Manfredi, è curata da
Sandro Parmiggiani.
"Coi suoi possibili limiti, ma con la sua reale autenticità,
l'ultimo naturalismo, anche se fu formulazione meno arrischiata
(ma meno astratta per qualche aspetto) del più tipico 'informel',
tentò di spostare in qualche modo la frontiera del rapporto
con la natura rispetto al secolo che ci ha preceduti" (Francesco
Arcangeli)
Nel 1954 il critico Francesco Arcangeli pubblica su “Paragone”, mensile di arte
e letteratura diretto da Roberto Longhi, un articolo intitolato Gli ultimi
naturalisti, nel quale viene individuato in ambito informale l'estremo sussulto
della pittura di natura, seppure con linguaggio indiretto e allusivo. “Natura è
la cosa immensa che non vi dà tregua, perché la sentite vivere tremando fuori,
entro di voi”: è uno “strato profondo di passione e di sensi” in cui, secondo
il critico bolognese, si trovano all'unisono “felicità” e “tormento”. Questa
condizione “traboccante, inquieta, eppure ancora terribilmente amorosa” è al
centro dell'indagine pittorica, fra gli altri, di Ennio Morlotti, Pompilio Mandelli,
Mattia Moreni. Gli “ultimi naturalisti” cui fa riferimento il titolo del saggio
sono in un qualche modo gli eredi di una tradizione tutta italiana,
specificatamente padana, che ha in Wiligelmo, Foppa, Caravaggio, Crespi e Fontanesi
i suoi capisaldi. A differenza dei maestri del passato, i pittori informali
citati da Arcangeli vivono la natura come una situazione “profondamente e
amorosamente angosciata, quasi medianicamente intuita”. L'incubo della
catastrofe nucleare, così acutamente sentito nel dopoguerra e negli anni
Cinquanta, e un latente “mal di vivere”, li spingono verso una deriva
esistenzialistica che si riverbera nelle loro opere. Per “ultimo naturalismo”
Arcangeli intende dunque un'arte che pone la natura al centro della visione,
non come forma o idea, ma come impasto fisico di vita e morte, come "ciclo
di stagione, di rigenerazione", una natura "che si guarda, si
respira, si sente, si soffre, ancor prima che la si dica in parole". Nel
1957 Arcangeli pubblica, sempre su “Paragone” un secondo articolo, Una
situazione non improbabile, che si pone in diretta continuità con il primo e
fornisce una prima risposta alle varie critiche rivoltegli. Arcangeli rivendica
l'esistenza di “una prima e indistruttibile naturalità, vigente anche quando
ogni altra cosa sembra venir meno”, e richiama la necessità di “un ritorno alla
natura” come “condizione immemorialmente anarchica”, finalizzata a una
“ricarica” contro “esaurimenti, inerzie, formalismi”. La risposta sottolinea
ulteriormente la componente romantica del pensiero ultimo-naturalista, o, forse
meglio, il suo ancoraggio a una “emozione modernamente neoromantica” sottesa
alla realizzazione artistica.
Accostatisi alla poetica arcangeliana per un tempo più o meno lungo, Ennio Morlotti
(Lecco, 1910 – Milano, 1992), Pompilio Mandelli (Villarotta di Luzzara, Reggio
Emilia, 1912 – Bologna, 2006), Mattia Moreni (Pavia, 1920 – Ravenna, 1999) ne
sono, in misura diversa, affascinati e la interpretano ognuno a modo proprio,
traendone linfa per altre avventure che li porteranno in direzioni spesso
divergenti e ad approdi anche molto lontani. Nel 1956, Morlotti (presentato da Testori),
Mandelli (presentato da Arcangeli) e Moreni (presentato da Tapié) sono presenti
nelle sale della Biennale di Venezia e incarnano (assieme a Ruggeri, Saroni, Vacchi,
Bendini, Pancaldi, Giunni) il volto che l'”ultimo naturalismo” ha assunto in
quegli anni. I percorsi dei tre artisti saranno presto diversi: del resto, lo
stesso Arcangeli nel febbraio dello stesso anno (presentazione della mostra di Mandelli
alla Galleria “Il Milione” di Milano) parla del lavoro di Moreni come qualcosa
che già si va ponendo a latere, intuisce che egli “'estroverte' con violenza
personale motivi probabilmente analoghi” a quelli di Morlotti e Mandelli, e
precisa acutamente, in occasione della Biennale, che Moreni “estroverte il
rapporto in un dialogo simbolico, fra un cielo alieno eppur fisico, e
vegetazioni ed esseri fulminati.”
Quel che avviene dopo è noto. Morlotti dà vita una pittura di straordinaria
intensità creativa e lirismo, che pare quasi volere riproporre l'immediatezza
della natura nella sua turgida materia e nei suoi colori assoluti; dopo il
personale tributo a Arcangeli in occasione della morte del critico (1974) con
la serie dei Teschi, approda verso la fine della sua vita alle Bagnanti, figure
di derivazione cézanniana che s'ergono libere dal magma materico-naturale in
cui erano state in precedenza imprigionate.
Mandelli mantiene per tutta la vita, nei confronti del “compagno di strada” ed amico
Arcangeli, anche dopo la sua scomparsa, una sorta di devozione, lavorando
attorno e scavando nei due motivi, il paesaggio e la figura, su cui si era fin
dall'inizio soffermato, mutando negli anni Settanta la stesura del gesto
pittorico, più disteso e abbandonato, e ritornando, negli ultimi anni, a
rivisitare, con il ciclo delle Mannequins, le sue ascetiche figure degli anni
Quaranta.
Moreni, infine, presto abbandona l'informale degli anni Cinquanta, impregnato
della straordinaria carica gestuale che gli è propria e che ricorda quella
dell'espressionismo astratto americano, per avviare una ricognizione panica
della natura, in cui già affiorano pulsioni erotiche: il ciclo delle Angurie,
che negli anni Settanta si fa esplicitamente sesso femminile, per poi,
attraverso l'assunzione di un linguaggio marcatamente espressionista,
caratterizzato dai rilievi materici e dal canto del colore, inoltrarsi sulla
strada di un'ironia impietosa e dissacrante, che non raramente investe
l'artista stesso – si pensi ai cicli che alludono alla Regressione della specie
e alla sua deriva verso l'Umanoide, in cui egli esprime una sorta di angosciata
sensibilità, una volontà di strenua difesa dei valori della natura e del corpo umano,
intesi come nuclei, baluardi di sensorialità e passionalità, contro la sempre
più invasiva minaccia della macchina e del computer.
La mostra alla Fondazione Magnani-Rocca non casualmente intende rendere omaggio
a Ennio Morlotti nel centenario della nascita (1910) e a Mattia Moreni nel
novantesimo anniversario sempre della nascita (1920). Morlotti, Mandelli, Moreni
- emblemi degli “ultimi naturalisti” - sono presenti con un numero limitato di
lavori (circa 15-20 ciascuno, anche in relazione alle loro dimensioni), tutti
assai selezionati, provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private,
con particolare riferimento al ventennio racchiuso tra i primi anni Cinquanta e
la metà degli anni Settanta, mentre gli esordi e gli ultimi approdi dei tre artisti
sono necessariamente documentati da un numero ristretto di opere.
In occasione dell'esposizione viene pubblicato un catalogo con testi di Sandro Parmiggiani
e Claudio Spadoni, una selezionata antologia critica, conversazioni con tre
collezionisti (Mario Matasci, Giuseppe Bertolini, Serafino Penazzi) che hanno
fatto, rispettivamente di Morlotti, Mandelli e Moreni, il fulcro delle loro
collezioni, e la riproduzione delle cinquanta opere in mostra.
Informazioni
Morlotti Mandelli Moreni. Viaggio al termine della natura
Luogo: Mamiano di Traversetolo (Pr) - Fondazione Magnani Rocca
Via Fondazione Magnani Rocca, 4 - Mamiano di Traversatolo (Pr)
Periodo: dal 24 aprile al 4 luglio 2010
Orari: dal martedì al venerdì orario continuato 10-18 (la biglietteria chiude
alle 17) - sabato, domenica e festivi orario continuato 10-19 (la biglietteria
chiude alle 18). Lunedì chiuso
Ingresso: 8,00 Euro, valido anche per le raccolte permanenti - 4,00 Euro per le
scuole
A cura di: Sandro Parmiggiani
Info: tel. 0521 848327 0521 848327 / 848148 - fax 0521 848337