Arte

La collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi

Alba - Fondazione Ferrero
Dal 13 ottobre 2007 al 10 febbraio 2008

La Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi, la Fondazione Ferrero e la Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico del Piemonte organizzano per il prossimo autunno la mostra La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi.

Sansone e Dalila, 1630 circa

Gioacchino Assereto
Sansone e Dalila, 1630 circa
Olio su tela
Dim: 112 x 162 cm

Lo storico dell'arte Roberto Longhi ritorna nella città natale, Alba, attraverso 71 opere della sua collezione privata che saranno presentate negli spazi della Fondazione Ferrero dal 13 ottobre 2007 al 10 febbraio 2008.
Con questa nuova mostra, la Fondazione Ferrero conferma il carattere distintivo delle sue proposte culturali: esposizioni di grande prestigio, allestite con cura, accompagnate da cataloghi approfonditi e rivolte a tutti, grazie anche all'ingresso gratuito.

Ritratto di giovanetto in veste di pittore, quarto decennio del XVIII secolo

Fra' Galgario
Ritratto di giovanetto in veste di pittore, quarto decennio del XVIII secolo
Olio su tela
Dim: 77 x 63,5 cm

Fanciullo morso da un ramarro, 1594

Caravaggio
Fanciullo morso da un ramarro, 1594
Olio su tela
Dim: 65,8 x 52,3 cm

Tavole e tele esposte abitualmente, secondo criteri d'arredamento domestico, nella villa Il Tasso, la dimora fiorentina che fu di Longhi, sono proposte ad Alba seguendo un percorso espositivo cronologico Dal Duecento a Caravaggio a Morandi, come recita il titolo dell'esposizione. Il percorso, articolato in sette sezioni, illustra le scoperte e gli avanzamenti critici di Roberto Longhi, riscoprendo l'eccezionalità della sua esperienza. La mostra prende il via con I primitivi del Due e del Trecento, sezione che presenta un importante nucleo di dipinti bolognesi (Vitale da Bologna, Simone dei Crocifissi, Jacopo di Paolo) e riminesi (la Madonna con il Bambino e Santi di Pietro da Rimini).

Natura morta, 1954

Giorgio Morandi
Natura morta, 1954
Olio su tela
Dim: 31,2 x 36,3 cm

Il tardogotico fa riflettere sulla complessa diversità di esiti pittorici fra il Gotico e il Rinascimento attraverso artisti veneti (Jacobello del Fiore), emiliani (Stefano da Ferrara) e lombardi (Cristoforo Moretti).
Nella terza sezione, Il Quattrocento, si trova un variegato gruppo di maestri che testimoniano gli scambi culturali fra i maggiori centri artistici italiani: Defendente Ferrari, Colantonio, pittore di Alfonso d'Aragona e maestro di Antonello da Messina, Ambrogio Bergognone, Bernardino Butinone e ancora Apollonio di Giovanni e Girolamo di Benvenuto.

Paesaggio roccioso, secondo quarto del XVII secolo

Gaspard Dughet
Paesaggio roccioso, secondo quarto del XVII secolo
Olio su tela
Dim: 84 x 104 cm

Gli scambi culturali fra i maggiori centri artistici italiani tra Quattro e Cinquecento sono testimoniati da un diversificato gruppo di tavole: il napoletano Colantonio, pittore di Alfonso d'Aragona e maestro di Antonello da Messina rappresenta una congiuntura fra la pittura fiamminga e il mondo mediterraneo; Ambrogio Bergognone e Bernardino Butinone illustrano la cultura lombarda dell'età sforzesca; Defendente Ferrari apre uno spiraglio sulla situazione piemontese.
Il percorso approda quindi a Il Cinquecento evidenziando l'interesse di Longhi per gli eccentrici padani, quegli artisti che interpretavano con spregiudicata libertà mentale il portato della maniera moderna cinquecentesca (il Cristo fra la Madonna e San Giuseppe di Amico Aspertini, il Ragazzo con canestro di fiori di Dosso Dossi, i due Santi domenicani di Lorenzo Lotto).

Ragazzo con canestro di fiori, 1520-1525

Dosso Dossi
Ragazzo con canestro di fiori, 1520-1525
Olio su tela
Dim: 67,3 x 65,2 cm

Il Seicento trova uno dei suoi vertici nel celeberrimo Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio, oltre alle tele di Battistiello Caracciolo, Mattia Preti, Carlo Saraceni, Matthias Stomer e alla Madonna con il Bambino e San Giovannino di Guido Reni.
Nella sezione dedicata a Il Settecento si trovano il Ritratto di gentildonna di Pietro Longhi, il Pellegrino di Giacomo Ceruti, la Fantesca di Gasparo Traversi, il Ritratto di giovinetto in veste di pittore di Fra' Galgario. La chinoiserie attribuita a Watteau e il Paesaggio con case in riva al mare evocano l'eleganza sobria ed equilibrata della casa fiorentina dello studioso e della moglie, la scrittrice Anna Banti.

Infine, l'interesse di Longhi per l'arte contemporanea è documentato dalle opere di Carlo Carrà, Filippo De Pisis e Giorgio Morandi.

Per l'evento è stato chiesto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana.
La mostra è realizzata con il patrocinio di: Regione Toscana, Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Città di Alba.


Roberto Longhi nasce ad Alba il 28 dicembre 1890, figlio di Giovanni Longhi (insegnante di materie tecniche presso la locale Regia Scuola Enologica) e di Linda Battaglia.
Terminati i cinque anni di ginnasio al regio liceo Govone di Alba, conclude gli studi a Torino. Nel 1911 si laurea con Pietro Toesca a Torino discutendo una tesi sul Caravaggio. È ammesso nel 1912 alla scuola di perfezionamento di Adolfo Venturi a Roma dopo un ‘colloquio' su Cosmè Tura. Collabora alle riviste «La Voce» (dal 1911) e «L'Arte» (dal 1913). Iniziano nello stesso periodo (1912) i primi contatti con Bernard Berenson, al quale si propone come traduttore per il volume The Italian Painters of the Renaissance. L'insegnamento nell'anno scolastico 1913-1914 ai licei Tasso e Visconti di Roma è documentato dalla Breve ma veridica storia della pittura italiana, dispensa ad uso degli studenti pubblicata postuma nel 1980; tra i suoi allievi figura Lucia Lopresti, la scrittrice Anna Banti, futura moglie del critico (1924). Gli scritti giovanili spaziano da argomenti di pittura del Quattrocento (Piero dei Franceschi e lo sviluppo della pittura veneziana) fino a temi di critica militante (I pittori futuristi e La Scultura Futurista di Boccioni), passando per Caravaggio (Due opere di Caravaggio) e i suoi seguaci: Mattia Preti (critica figurativa pura), Orazio Borgianni, Battistello, Gentileschi padre e figlia.
Tra il 1920 e il 1922 viaggia in Europa con Alessandro Contini Bonacossi visitando chiese, musei e collezioni (Francia, Spagna, Germania, Austria, Paesi Bassi, Cecoslovacchia, Ungheria). Il Grand Tour europeo affina straordinariamente i suoi strumenti di conoscitore. A Roma, dal 1922, esercita la libera docenza all'Università. Nel 1926 inizia la collaborazione con «Vita Artistica» di cui, dal 1927, assume la direzione insieme ad Emilio Cecchi, con il quale fonderà l'anno successivo la rivista «Pinacotheca».
Nel 1927 pubblica il Piero della Francesca, la celebre monografia tradotta immediatamente in lingua francese (1927) e subito dopo in inglese (1931). Nel 1934 seguirà l'Officina Ferrarese, elaborata sull'onda dell'esposizione dedicata alla pittura ferrarese del Rinascimento (1933). Sempre nel 1934 vince il concorso per la cattedra di Storia dell'Arte Medievale e Moderna all'Università di Bologna. Tra il 1935 e il 1936 organizza la mostra del Settecento bolognese. Gli interessi per l'arte contemporanea sono testimoniati dalla monografia dedicata a Carlo Carrà (1937) e dall'intensa frequentazione con Giorgio Morandi.
Nel 1939 si trasferisce a Firenze. Dirige (dal 1938 al 1940), insieme a Ranuccio Bianchi Bandinelli e a Carlo Ludovico Ragghianti, la rivista «La Critica d'Arte». Risalgono a questi anni i Fatti di Masolino e di Masaccio (1940) e Carlo Braccesco (1942). Il Viatico per cinque secoli di pittura veneziana (1946) - che segue la mostra allestita nel 1945 da Rodolfo Pallucchini - è anche il preludio alla successiva e intensa collaborazione ad «Arte Veneta» (1947 - 1948). Dal 1947 al 1958 fa parte della Commissione della Biennale di Venezia. Esce nel 1943 il primo annuario di «Proporzioni» (seguiranno altri tre volumi nel 1948, 1950 e 1963), che contiene tra l'altro il saggio dedicato agli Ultimi studi sul Caravaggio e la sua cerchia. Nel 1950 nasce la rivista «Paragone» alla quale ha affidato importanti editoriali di politica culturale e saggi su vari argomenti storico artistici. Nel 1949 viene chiamato all'Università di Firenze.
Longhi progetta e dirige le memorabili mostre bolognesi su Giuseppe Maria Crespi (1948) e sulla Pittura bolognese del Trecento (1950), e quella celeberrima organizzata a Milano su Caravaggio e i caravaggeschi (1951); cui seguirà nel 1952 il volume monografico sul maestro lombardo. Nel 1953 con l'esposizione milanese I pittori della realtà in Lombardia viene esplorata una tendenza espressiva che ha caratterizzato per diversi secoli quest'area artistica. Negli stessi anni lavora con Umberto Barbaro alla creazione di documentari su artisti (Carpaccio, Caravaggio, Carrà). Al 1956 risale il volume su Il Correggio e la camera di San Paolo a Parma.
Alla sua morte, nel 1970, lascia per volontà testamentaria “per vantaggio delle giovani generazioni” la collezione d'arte, la fototeca e la biblioteca custodita nella villa di via Fortini dove oggi ha sede la Fondazione che porta il suo nome.

Informazioni

La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi


Luogo: Alba - Fondazione Ferrero
Strada di Mezzo, 44 - Alba

Periodo: dal 13 ottobre 2007 al 10 febbraio 2008

Orari: lunedì - venerdì 15 - 19, sabato e festivi 10 - 19

Ingresso: libero

Catalogo: a cura di Mina Gregori e Giovanni Romano. Interventi di Carla Enrica Spantigati, Bruno Santi, Giovanni Pugliese Carratelli. Saggi di Mina Gregori, Andreina Griseri, Bruno Toscano, Maria Cristina Bandera