Ezio Gribaudo: le stanze delle meraviglie. Dall'informale ai bianchi ai teatri della memoria
Lissone (Mi) - Museo d'arte contemporanea
Dall'8 marzo al 27 aprile 2008
Galleria d'immagini:
Il Museo d'Arte Contemporanea di Lissone, dopo l'importante rassegna che ha
messo a confronto l'opera di Giorgio de Chirico e quella del fratello Alberto Savinio
(in atto fino al 24 febbraio), continua l'indagine tra gli artisti che hanno
partecipato al Premio Lissone storico (1945-1967) dedicando - a partire dall'8
marzo - una rassegna a Ezio Gribaudo (Torino, 1929), uno dei più interessanti
artisti italiani contemporanei, un multiforme e instancabile ricercatore nella
sperimentazione pittorica, scultorea e grafica.
Come per la maggior parte degli artisti della sua generazione, la sua attività
iniziale è stata influenzata dal movimento dell'arte informale. Una delle
uscite significative dei primi anni è stato proprio il Premio Lissone - che fu
uno dei centri d'eccellenza per la conoscenza e la diffusione dell'arte
informale europea - che lo propose nell'edizione del 1961 all'interno della
“sezione informativa-sperimentale dei giovani artisti italiani”, in cui
figuravano fra gli altri Adami, Angeli, Aricò, Ceretti, De Gregorio, Festa, Franceschini, Francese, Lo Savio, Marcheis, Nanni, Paolini, Piattella, Pozzati, Recalcati, Romagnoni, Rossello, Schiavocampo, Schifano, Uncini e gli artisti del Gruppo N, del Gruppo T o Miriorama e del Gruppo Milano 61.
La mostra - che comprenderà una sessantina di opere e sarà curata da Luigi Cavadini,
direttore del Museo, e da Silvia Pegoraro - intende prendere le mosse proprio
dalle giovanili opere informali di Gribaudo per includere poi alcuni degli
esempi più significativi del successivo lavoro con particolare attenzione alle
fondamentali serie dei Logogrifi e Bianchi e dei Teatri della Memoria.
Tra i primi critici che si interessarono dell'opera di Ezio Gribaudo figura Michel
Tapié - il grande critico francese che coniò la stessa definizione di “art informel”
- il quale presentò la sua mostra alla Galleria del Cavallino di Venezia
proprio nel 1961. Qui comparvero per la prima volta i famosi “flani”, oggetti
tratti dal mondo dell'editoria e valorizzati come ready-made particolarmente
densi di significati e di sollecitazioni. A questo proposito risulta decisiva
l'esperienza condotta presso le Edizioni d'Arte Fratelli Pozzo prima, e presso
i Fratelli Fabbri Editori poi, che, oltre a vedere Gribaudo promotore di
memorabili iniziative editoriali dedicate a de Chirico, Burri, Bacon e
moltissimi altri grandi artisti internazionali, gli offre un diretto contatto
con tecniche che egli saprà trasformare da “riproduttive” in “creative”.
Dall'idea dei “flani” si sviluppa infatti tutta la sua ricerca successiva. A
cominciare dai Logogrifi - che gli valsero il premio per la grafica italiana
alla Biennale di Venezia del 1966 e lo resero celebre: scritture cifrate
esoteriche e “magiche”, impresse e rilevate bianco su bianco su carta
assorbente e porosa. I Bianchi sono le variazioni tridimensionali, realizzate
dal 1965 ad oggi, prevalentemente in polistirolo e sabbia, degli originali
Logogrifi bidimensionali.
Nello stesso anno della fortunata Biennale veneziana, il 1966, un altro nume
tutelare della critica europea, Pierre Restany, includendo l'artista nel
movimento del “Nouveau Réalisme”, aveva scritto: “Il mondo di Ezio Gribaudo è
il mondo della tipografia, dell'impressione, dell'edizione. Le matrici, i
piombi, i clichés della fotoincisione si sono imposti a lui nella loro piena
virtualità espressiva, come una fonte inesauribile di immagini poetiche e
nuove... Gribaudo ha saputo ritrovare l'essenza di tutti i miti”. Se
l'affermazione è perfettamente calzante rispetto ai Logogrifi e ai Bianchi, lo
è a maggior ragione rispetto a quella sorta di borgesiana biblioteca di Babele
costituita dall'ampio e raffinatissimo ciclo policromo dedicato ai Teatri
della memoria: una lunga serie di opere a tecnica mista e collage - iniziata
a metà degli anni '60, e tuttora in progress - dove l'enigmatica,
intramontabile fascinazione dei flani tipografici, ormai depositari di memorie
surreali, consegnate contemporaneamente all'immagine e alla scrittura, si sposa
a uno straordinario, sapiente e sensuale uso del colore. Un sorprendente repertorio-assemblage
di immagini, dove la natura si fonde con la cultura e con la storia, la memoria
individuale s'intreccia a quella collettiva, e insieme s'incrociano con
l'utopia, il sogno, l'immaginazione: un po' come avveniva nelle antiche Wunderkammer
- le “stanze delle meraviglie” - frutto dell'aristocratico e bizzarro
collezionismo dell'era pre-moderna, favolose antesignane dei moderni e assai
più asettici musei .
Nei Teatri della memoria si incontrano cavalli, scarabei e farfalle, la Torre
di Tatlin e la Mole Antonelliana, architetture arcaiche a architetture
utopiche, bassorilievi precolombiani e statue classiche, squisiti disegni
botanici e tavole anatomiche. Motivo ricorrente - non solo nei Teatri della
memoria, ma in tutta l'opera di Gribaudo - è la figura-profilo del dinosauro,
che appartiene contemporaneamente all'ambito della historia naturalis e a
quello dell'immaginazione, del mito, e per questo può assurgere a simbolo,
insieme ludico ed enigmatico, dell'unione di questi due mondi.
Controcorrente rispetto alla de-simbolizzazione che caratterizza la cultura
contemporanea, l'arte di Gribaudo si nutre di un sentimento di appartenenza
cosmica che è l'humus necessario per la vita dei simboli. L'uomo moderno,
soggetto a una catena infinita di mediazioni, perde sempre di più il suo
rapporto intimo con la realtà e i suoi elementi. Ed è proprio la stanchezza e
il rifiuto delle mediazioni della politica, dell'economia, della cultura
“materiale” intesa come esclusivamente “materialistica”, a spingere sempre più decisamente l'artista verso il “primario”, verso la forza originaria e cosmica della poesia e del simbolo.
Nota biografica
Gribaudo è nato nel 1929 a Torino, dove vive e lavora. Le tappe della sua
carriera artistica sono segnate dall'intensa attività espositiva che dal 1953
ad oggi lo hanno reso protagonista della scena culturale con importanti mostre
personali e collettive in gallerie e musei in Italia e all'estero. Tra i
numerosi riconoscimenti alla sua attività creativa ricordiamo nel 1955 il
premio alla Biennale Giovani di Gorizia, quello alla IX Quadriennale d'arte nel
1965, il premio alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966 e alla Biennale di San
Paolo del Brasile nel 1967.
Nel 2003 riceve la medaglia d'oro ai benemeriti della Cultura e dell'Arte dal
Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e il Premio Torino Libera del
Centro Pannunzio.
Nel 2005 è stato nominato presidente dell'Accademia Albertina di Torino.
Le sue opere più conosciute sono i Logogrifi, rilievi su carta buvard bianco su
bianco che gli hanno dato la notorietà, ma Gribaudo è uno sperimentatore e ha
sempre alimentato il suo lavoro anche attraverso l'incontro con culture
diverse. La sua opera si situa tra pittura e scultura e utilizza, nella ricerca
di esiti nuovi, i materiali tradizionali, ma anche il polistirolo, i flani
tipografici, i collage ed altro ancora.
A LISSONE in treno
Il Museo d'arte contemporanea di Lissone è situato proprio di fronte alla
stazione delle Ferrovie dello Stato ed è quindi facilmente raggiungibile da
Milano, Como e Canton Ticino utilizzando il treno. Sulla linea Milano-Como-Chiasso,
ci sono treni in partenza da Porta Garibaldi (al mattino ogni mezzora e al
pomeriggio ogni ora) e da Lambrate (al pomeriggio ogni mezz'ora) che portano a Lissone
in 20 minuti. Stessa comodità nel percorso inverso con partenze da Chiasso e da
Como (ogni ora).
A LISSONE in auto
Per chi volesse usare l'auto in partenza da Milano si consiglia di utilizzare
la statale 36, la superstrada Milano-Lecco, cui si può accedere anche
dall'autostrada A4, uscita di Sesto San Giovanni; dalla Svizzera e da Como è
consigliabile percorrere la Como-Bergamo fino all'incrocio con la superstrada Lecco-Milano
e quindi imboccare la stessa in direzione Milano; da Bergamo, Brescia e dal
Veneto conviene percorrere la A4 e uscire a Sesto San Giovanni per imboccare la
Milano-Lecco (indicazioni per Monza). A Lissone seguire l'indicazione Stazione
FS.
Informazioni
Ezio Gribaudo: le stanze delle meraviglie. Dall'informale ai bianchi ai teatri della memoria
Luogo: Lissone (Mi) - Museo d'arte contemporanea
V.le Padania, 6 - Milano
Periodo: dall'8 marzo al 27 aprile 2008
Inaugurazione: venerdì 7 marzo, ore 18.00
Orari: feriali 15-19 (giovedì 15-23) - sabato e festivi 10-12 / 15-19 - chiuso
lunedì. Visite guidate per scuole e gruppi su prenotazione
Ingresso: libero
Catalogo: Silvana Editoriale
A cura di: Luigi Cavadini e Silvia Pegoraro
Info: tel. 039 2145174