Per Girolamo Dai Libri (1472-1555), pittore e miniatore del Rinascimento veronese
Verona - Museo di Castelvecchio, Sala Boggian
Dal 12 luglio 2008 al 15 febbraio 2009
Ecco una mostra tanto rara e raffinata, quanto in grado di emozionare chiunque
la visiterà.
E' quella dedicata a Girolamo Dai Libri, lo straordinario artista attivo a
Verona tra la fine del Quattrocento e la metà del secolo successivo, di cui il
Museo di Castelvecchio proporrà una meravigliosa sequenza di opere dal 12
luglio di quest'anno al 15 febbraio del 2009, in sala Boggian.
E' la prima monografica dedicata ad un maestro che riscosse l'ammirazione
appassionata di Vasari e che ottenne già a 16 anni la commissione per la
Deposizione dalla Croce per l'altare della famiglia Da Lisca nella importante
chiesa monastica di Santa Maria in Organo, pala che destò meraviglia per lo
stile finissimo e il colorito armonioso. Caratteristiche di un classicismo
misurato e sapiente che Girolamo affinò nel tempo e che gli derivavano dalla
consuetudine familiare per la pittura ma soprattutto per la miniatura, l'arte
nella quale eccelse e si distinse come prim'attore sulla scena veronese del
Rinascimento.
Proprio la raffinata eleganza e lo squisito equilibrio formale delle sue grandi
pale d'altare hanno contribuito a far si che opere di Girolamo siano esposte
nei più grandi musei internazionali, dal Metropolitan al Louvre alla National Gallery,
accanto ai capolavori dell'arte italiana rinascimentale.
In Italia il suo nome è ancora legato soprattutto alla fama di insuperabile
miniatore, mentre a livello internazionale la sua attività pittorica riscuote
grande notorietà. Una lacuna, questa, che la mostra si propone di colmare
proponendo, vis-à-vis, le testimonianze più significative di ciò che Girolamo
seppe creare nell'arte “dei libri” e di Girolamo pittore.
Certo è che dalla miniatura egli trasse non pochi spunti per la pittura “in
grande”, dalla minuzia del disegno al gusto per il colore e lo splendore delle
superfici sino agli elementi naturalistici che arricchiscono le sue grandi tele
e spesso finiscono per connotare fortemente l'opera: “La Madonna dei conigli”,
“La Madonna della quercia”, “IL Battesimo degli ibis”, la “Madonna
dell'ombrello”, dipinti tutti popolati da “comprimari” del mondo animale.
In mostra verrà riunito - per la prima volta - il gruppo di dipinti realizzati
dall'artista per Santa Maria in Organo, la chiesa che gli commissionò la sua
prima grande pala e per la quale continuò ad operare per oltre 15 anni. Tornano
così insieme pale d'altare, ante d'organo dipinte da Girolamo in collaborazione
con Francesco Morone, e due pannelli su tavola che decoravano un'ancona lignea
intagliata da fra Giovanni per la cosiddetta cappella della Muletta, appena
recuperate sul mercato antiquario estero dalla Fondazione Domus di Verona e
presentate al pubblico in quest'occasione.
Ampia attenzione, e non poteva essere diversamente, la mostra riserva
all'attività di Girolamo miniatore.
Ad aprire l'estesa sezione dedicata alle miniature saranno gli Statuti et Ordinamenta
Domus Mercatorum, celebre raccolta di disposizioni che regolavano le Arti della
mercatura a Verona, e alcuni esemplari illustrati dalla raffinatissima mano del
padre di Girolamo, Francesco Dai Libri. A seguire sarà presentata l'intera
collezione di miniature di Girolamo appartenenti al Museo di Castelvecchio,
fondo di recente catalogato e in parte restaurato grazie al finanziamento della
Regione del Veneto.
L'accuratissima ricerca condotta da Gino Castiglioni con il supporto di nuove
tecnologie informatiche, ha consentito di “ricollocare” nel loro contesto
originario gli oltre 100 pezzi tra fogli, carte, capilettera, ritagli figurati
e ornati provenienti da libri liturgici originariamente appartenenti alla
biblioteca monastica di Santa Maria in Organo, tagliati e smembrati nel corso
dei secoli e giunti al museo civico nell'Ottocento con la donazione del conte
Buri. Dal confronto con i testi sacri della liturgia, le miniature sono state
ricondotte ai libri, dispersi, cui appartenevano.
Non pochi i motivi di interesse, quindi, per una mostra che, riallacciandosi
alla recente, fortunata esposizione “Mantegna e le Arti a Verona 1450 – 1500”,
apre un nuovo ciclo espositivo dei Musei scaligeri intitolato emblematicamente
“In Visibilia”. Ad indicare l'intento del Comune di Verona di presentare nuclei
di opere delle proprie collezioni raggruppate per autore o momento storico,
artistico o per tipologia, inedite e poco conosciute alla stessa comunità di
studiosi oltre che al pubblico, valorizzate con attività di studio,
catalogazione, restauro.
LA MOSTRA
La mostra è la prima specificamente dedicata all'artista e interessa in modo
particolare il cospicuo gruppo delle sue miniature conservate a Castelvecchio,
composto perlopiù da fogli e ritagli provenienti da libri corali smembrati, per
un totale di circa un centinaio di opere.
Oltre a ciò manoscritti e incunaboli, due dipinti su tavola di recente
recuperati sul mercato antiquario estero e una quindicina di grandi quadri
eseguiti per chiese della città e del territorio, delineano la carriera
artistica di Girolamo Dai Libri, il principale decoratore di manoscritti del
Rinascimento veronese, punta emergente, come dice il suo stesso nome, di una
famiglia di artigiani legata al mondo della produzione libraria.
Girolamo Dai Libri (1472–1555), pittore e miniatore, figlio di Francesco (1450
circa - tra 1503 e 1506), miniatore famoso, e nipote di Stefano (notizie dal
1433 al 1473) amanuense e anch'egli miniatore, danno vita - nel corso di almeno
tre generazioni, tra i primi decenni del Quattrocento e metà del Cinquecento -
ad una bottega tra le più rinomate di Verona. Basterebbe a provarlo il nome
con cui erano chiamati “venendogli da tutte le bande libri da miniare”, come
riporta Vasari, che tratta di Francesco e di Girolamo nel capitolo delle “Vite”
dedicato a Fra' Giocondo, a Liberale e ad altri veronesi. Vasari ci tramanda
anche il ricordo di un Francesco, figlio di Girolamo, specialista, sembra, nel
dipingere mappamondi, del quale purtroppo nulla rimane, come nulla sopravvive
dell'opera di Stefano, nonno di Girolamo e probabile capostipite.
Le opere del padre di Girolamo, Francesco, sono state lungamente confuse con
quelle del figlio e soltanto da qualche decennio cominciano ad essere meglio
individuate dalla critica. Tra tutti i componenti della famiglia è tuttavia
Girolamo a lasciarci il maggior numero di opere certe.
Abilissimo nel disegno e dal talento squisito per il colore, Girolamo fu capace
di esprimere con straordinaria coerenza formale il suo stile tanto nelle
dimensioni ridottissime della pagina miniata quanto sulla grande scala della
pala d'altare, sviluppando la complessa lezione mantegnesca verso il linguaggio
del Rinascimento maturo. Egli manifesta così la sua sintonia con fra Giovanni,
al cui fianco lavorò nel convento olivetano, con Francesco Morone, suo compagno
in diverse opere pittoriche, e con Liberale da Verona e Giovan Francesco
Caroto.
La mostra ne illustra la produzione religiosa realizzata tra il 1500 e il 1530
circa, riunendo in particolare per la prima volta le opere da lui compiute per
la committenza monastica di Santa Maria in Organo, con cui l'artista ebbe un
rapporto privilegiato fin dalla più giovane età, quando lavorava accanto al
padre come miniatore, o in seguito, quando vi fu attivo come artista autonomo
nella produzione pittorica per gli altari, lodata da Vasari che rimase colpito
in particolare dalla superba, mantegnesca Deposizione dalla Croce ora nella
chiesa parrocchiale di Malcesine.
Tale contesto costituisce lo scenario ideale per segnalare l'importante novità storico-critica
apportata dal recupero da parte della città di Verona dei Santi Pietro e
Giovanni Evangelista, due dipinti su tavola provenienti appunto dalla Chiesa di
Santa Maria in Organo, dispersi sul mercato collezionistico privato fin dal
XVII secolo e recentemente acquisiti dalla Fondazione Domus di Verona, che li
ha messi gentilmente a disposizione per l'iniziativa.
In origine le due tavole erano inserite in un'ancona lignea intagliata da fra
Giovanni da Verona per l'altare della Muletta (o della Maestà) di Santa Maria
in Organo. Non è noto quando esse uscirono dall'abbazia per passare in mani
private. Nel tardo Ottocento erano ancora a Verona, in casa dei conti Balladoro,
per emigrare poi a Londra nella raccolta di Ludwig Mond. Le loro vicende
successive non ci sono note, fino all'asta londinese del luglio 2007 quando la
Fondazione Domus è riuscita ad aggiudicarsele per la propria collezione,
assicurandone così il ritorno a Verona.
I Santi Pietro e Giovanni Evangelista sono opere giovanili di Girolamo, vicine
in particolare alla Deposizione di Malcesine e al Presepio dei conigli di Castelvecchio.
I libri contabili dell'abbazia olivetana registrano le spese sostenute da fra
Giovanni per l'ancona della Maestà, dalle quali si ricava che i due dipinti
furono eseguiti tra il 1501 e l'inizio del 1502, quando furono inseriti
nell'ornamento intagliato e dorato.
La rassegna costituisce un vero e proprio seguito della mostra Andrea Mantegna
e le Arti a Verona 1450-1500 del 2006-2007, dedicato a uno degli aspetti e dei
protagonisti più affascinanti della stagione d'oro della cultura figurativa
veronese.
Informazioni
Per Girolamo Dai Libri (1472-1555), pittore e miniatore del Rinascimento veronese
Luogo: Verona - Museo di Castelvecchio, Sala Boggian
Periodo: dal 12 luglio 2008 al 15 febbraio 2009
Orari: da martedì a domenica 8.30 - 19.30; lunedì 13.30 - 19.30
Comitato Ordinatore: Tiziano Brusco, Gino Castiglioni, Paola Marini, Marta Minazzato, Gianni Peretti, Fabrizio Pietropoli, Francesca Rossi, Fabrizio Magani
A cura di: Maria Elisa Tittoni, Federica Pirani, Maria Paola Fornasiero
Info: tel. 045 8062611
Prenotazioni visite guidate: Aster tel. 045 8000804