La biografia di Arturo Ghergo
Arturo Ghergo. L'immagine della bellezza. Fotografie 1930 - 1959
Arturo Ghergo fotografo. Il glamour autarchico di Claudio Domini
Arturo Ghergo. L'immagine della bellezza. Fotografie 1930 - 1959
Milano - Palazzo Reale
Dal 21 maggio al 29 giugno 2008
L'esposizione ripercorre, attraverso 350 opere, la carriera di uno dei protagonisti della fotografia del XX secolo che ha reso immortali dive del cinema e della moda, celebrità politiche e religiose, ed esponenti dell'alta società della metà del Novecento.
“Ghergo ha un forte ascendente psicologico sulla persona che sta davanti alla
macchina fotografica, in particolare se si tratta di una donna: la capisce, sa
metterla a suo agio, farla sentire bella. Spesso impiega una, due ore prima di
scattare una fotografia. Non di rado l'attrice finisce quasi per svenire dallo
sforzo al quale è sottoposta sotto le luci calde dei proiettori. Questo è il
momento migliore per ottenere l'espressione voluta: quando la volontà del
soggetto non si oppone più alla volontà del fotografo.”
Nelle parole della moglie Alice, la sintesi del modo di lavorare di Arturo
Ghergo, uno dei grandi fotografi italiani del XX secolo, la cui arte viene celebrata
a Milano con una raffinata mostra allestita dal 21 maggio al 29 giugno in
Palazzo Reale.
Il percorso espositivo, curato da Claudio Domini e Cristina Ghergo, presenta
350 fotografie che documentano trent'anni di lavoro, dai primi anni Trenta alla
fine degli anni Cinquanta.
Le immagini testimoniano la grandezza di questo fotografo che, con i suoi
scatti, ha reso immortali dive del cinema e della moda, celebrità politiche e
religiose, ed esponenti dell'alta società della metà del secolo scorso.
Davanti al suo obiettivo sono sfilati personaggi dell'alta borghesia, della
nobiltà nonché personaggi famosi in campi diversi: l'Aga Khan, Agnelli, Pietro
Badoglio, Galeazzo Ciano, Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi, Leonor Fini,
Hussein di Giordania, Donatella Pecci Blunt, Mario Scelba...
E poi attrici come Alida Valli, Isa Miranda, Sofia Loren, Ingrid Bergman,
Valentina Cortese, Marina Berti, Doris Duranti, Assia Noris, Isa Pola, Mariella
Lotti, Clara Calamai, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Silva Koscina, Silvana
Pampanini, Rossella Falck, e attori quali Vittorio Gassman, Massimo Girotti,
Amedeo Nazzari, per citarne solo alcuni.
Il visitatore ripercorre le tappe salienti della sua carriera, iniziata nel
1929 quando si trasferisce a Roma dalle Marche. Nonostante la sua totale
mancanza di mezzi, decide di dedicarsi unicamente a ritratti di formato non
inferiore al 18 x 24 cm e riesce ad aprire uno studio in pieno centro città, il
famoso Studio Ghergo di via Condotti – che per decenni sarà crocevia di personaggi
famosi provenienti da tutt'Italia. Dalla metà degli anni Trenta allo studio
inizia a lavorare Alice Barciska che, dieci anni più tardi, diventerà la moglie
di Ghergo.
Alice sarà anche la principale testimone di quegli anni, dalle cui memorie
riportiamo alcuni brani significativi:
“Un giorno capita in studio una ragazza molto magra, bellissima, sofisticata,
proprio il soggetto che si addice al suo gusto e alla sue esigenze estetiche.
Le foto ottengono un notevole successo nel mondo cui appartiene la ragazza, il
cosiddetto “gran mondo” di Roma, e questo fa nascere la lunga serie di
“ritratti di Ghergo”, inconfondibili per lo studio delle luci e per
l'espressione del viso e dello sguardo del soggetto.”
“Nel 1939 Arturo Ghergo viene chiamato a fotografare papa Pio XII. Mentre gli
fanno la proposta, Ghergo già inquadra il papa, mettendosi in posa lui stesso
nel gesto di benedire. Durante l'effettiva ripresa, si avvicina a Sua Santità
e, prendendogli la mano, gliela atteggia nel modo armonioso che soddisfa il suo
senso artistico, ripiegandogli il dito mignolo e l'anulare e lasciando le alte
tre dita quasi distese. Da allora papa Pio XII benedice sempre ed
esclusivamente in questo modo.”
“Quando arriva una giovanissima Alida Valli, nel pieno della sua bellezza,
realizza venti ritratti, ognuno con pose ed espressioni differenti come se si
trattasse di venti donne diverse, quelle saranno le immagini che, inviate negli
Stati Uniti, frutteranno all'attrice il contratto con la Paramount.”
“Una delle caratteristiche vincenti del suo lavoro, è non aver paura,
disponendo l'illuminazione durante la posa, di lasciare in evidenza un difetto
prodotto sul soggetto da una luce. Se questa luce è necessaria, non ci rinuncia
ed elimina in seguito il difetto con il ritocco del negativo: corregge i corpi
con tagli audaci e sicuri. I seni salgono, la vita si assottiglia, i fianchi
spariscono, la silhouette della donna diventa sottile, slanciata, moderna.”
“Ghergo controlla scrupolosamente la posa, l'illuminazione, il taglio dell'inquadratura,
il tipo di obiettivo, la velocità della pellicola, il valore della carta da
stampa, il ritocco del negativo, coniugando tutti questi elementi in una
sintesi che conferisce una particolarissima cifra al suo stile. Rifiuta di fare
riprese in esterni, non accetta la presenza nella composizione di elementi
estranei (eccezioni possono essere una sigaretta o un fiore)”.
“Le fotografie di Ghergo sono tecnicamente e qualitativamente insuperabili.
Fotografi si rivolgono a lui per sapere come riesce ad ottenere certe stampe
con sfumature di mezzi toni per loro irraggiungibili. Dagli stabilimenti
Ferrania viene da lui il direttore, per chiedere delle stampe da inserire nel
loro catalogo delle carte fotografiche. In seguito, quando la Ferrania comincia
a produrre il materiale fotografico a colori, chiedono a Ghergo di collaborare
per la loro pubblicità.”
Arturo Ghergo e la via italiana alla glamour photography
Prima di Arturo Ghergo, in Italia non esisteva ancora uno stile fotografico
che si proponesse di comunicare fascino. La glamour photography era nata negli
anni Venti fra i major movie studios di Hollywood, accompagnando il passaggio
dal cinema muto al sonoro. È la fotografia il mezzo principale con il quale
divismo cinematografico viene diffuso al di fuori dei grandi schermi,
principalmente attraverso la stampa dei rotocalchi, proponendo nuovi modelli
estetici, in linea con una più generale evoluzione del gusto modernista
internazionale che dall'Art Nouveau era giunto al Deco. La glamour photography
ricorre frequentemente a pose scultoree e coreutiche, abbigliamenti eleganti,
espressioni distaccate, gesti sofisticati, forme sensuali esaltate da marcati
contrasti di luce, tutti elementi che concorrono a stabilire un'aura con cui si
segna una distanza insormontabile fra il divo, oggetto di ammirazione, e i
comuni mortali. Parallelamente, iniziava ad assumere un'identità più connotata
la fotografia di moda (fashion photography), non solo attraverso le riviste
specializzate (“Harpers's Bazaar”, “Vogue”), ma anche presso la stampa più
popolare in cui compare con frequenza crescente, non definendo una precisa
linea di distinzione dalla glamour, di cui condivide molti caratteri.
La glamour e la fashion photography arrivano in Italia negli anni Trenta, dunque
nel pieno di una fase in cui il regime fascista si prefigge con sempre maggiore
consapevolezza di incarnare una via nazionale al modernismo, fondata su valori
coerenti con la tradizione culturale latina, facendo dell'ideale estetico un
veicolo di propaganda politica che avrebbe dovuto favorire la presunta nascita
di una nuova razza italica. L'isolamento internazionale che si determina negli
anni dell'autarchia (1936-43) favorisce notevolmente lo sviluppo di
un'industria culturale di massa per la quale Cinecittà diventa una precisa
alternativa a Hollywood e il rotocalco “Tempo” una risposta all'americano
“Life”, il più celebre nel mondo.
In questa industria, la fotografia svolge un ruolo di grande importanza nel
divulgare i nuovi modelli estetici di riferimento. Non serve più la fotografia
d'arte e pittorialista, improntata a criteri formali ed espressivi derivati
dall'arte accademica o del modernismo tardo-ottocentesco, a cui ancora si
ispira la ritrattista più affermata di Roma, l'ungherese Ghitta Carell. Serve,
piuttosto, una via nazionale alla glamour e alla fashion photography che
esprima un nuovo stile nazionale, moderno, portatore di nuovi valori, ma non in
senso iconoclasta rispetto alla tradizione, informato degli indirizzi
“novo-classicisti” che l'arte italiana del Ventennio stava proponendo. Lo
studio Ghergo diventa il promotore più efficace ed evoluto di questa nuova
fotografia, il più sofisticato ed emblematico rappresentante del glamour
nazionale, concentrato in particolare nel definire nuovi modelli femminili,
decisamente evoluti rispetto al cliché matronale e familiare dell'Italia più
conservatrice, destinato a riscuotere successo fino alla fine degli anni
Cinquanta.
Informazioni
Arturo Ghergo. L'immagine della bellezza. Fotografie 1930 - 1959
Luogo: Milano - Palazzo Reale
Periodo: dal 21 maggio al 29 giugno 2008
Orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30 - 19.30; giovedì
9.30 - 22.30; lunedì 14.30 - 19.30
Ingresso: libero
Catalogo: Silvana Editoriale (pp. 168; Euro 29 in mostra; Euro 35 in libreria)