Crivelli e Brera
Milano - Pinacoteca di Brera, sala XX, XXI, XXII
Dal 26 novembre 2009 al 28 marzo 2010
A cura di Emanuela Daffra
Carlo Crivelli è ancora oggi un pittore che sconcerta, impossibile da
catalogare con etichette complessive come gotico o rinascimento.
Veneziano, quasi coetaneo di Bellini e Mantegna lasciò la patria dopo il 1458 e
non vi tornò più, trovando nelle signorie e nelle città marchigiane il luogo
dove fare apprezzare i suoi polittici, giganteschi e rutilanti di ori ma con
dettagli anticheggianti in impeccabile prospettiva, o le sue tavolette dove
l'occhio si perde in dettagli verissimi e commoventi.
Queste scelta di vita e di stile ne decretarono la sfortuna critica e la
scomparsa quasi totale dalle trattazioni dedicate alla storia dell'arte.
Stupisce dunque la scelta dei commissari napoleonici che nel settembre 1811,
battendo palmo a palmo anche i luoghi più impervi delle Marche, convogliarono a
Brera ben tredici tavole del pittore, due pale singole e dieci scomparti che
componevano due polittici eseguiti per Camerino. Ci si chiede quale fosse la
molla che spinse a radunare tante opere di un pittore sostanzialmente
sconosciuto, il cui nome era sopravvissuto soprattutto grazie alle firme che
compaiono, ben leggibili, in molte sue realizzazioni.
Le ambizioni per la neonata Pinacoteca erano molte, la si voleva capace di
testimoniare scuole pittoriche diverse, italiane e straniere. Ma molto presto
alcune tavole crivellesche vennero disperse: il polittico di San Domenico,
arrivato a Milano quasi integro, fu privato della cornice e le tre scene del
coronamento furono cedute -come figurine doppie- per ottenere dipinti di altri
artisti. Allo stesso modo furono oggetto di scambio l'Annunciazione di Ascoli,
vanto della National Gallery di Londra e la Consegna delle chiavi a San Pietro,
giunta infine ai musei di Berlino. Per il Bicentenario della Pinacoteca questi
dipinti ritornano a Milano, con l'unica eccezione della pala raffigurante la
Consegna delle chiavi, troppo delicata per viaggiare e simbolicamente
sostituita da due dei pannelli che ne ornavano la cornice. Sarà l'occasione per
rivedere l'Annunciazione di Ascoli ma anche per ammirare e studiare, per la
prima volta gli uni accanto agli altri, i pannelli che componevano le due
grandi pale d'altare eseguite per Camerino: il trittico di san Domenico e il
polittico del Duomo, completato dalle parti dipinte della cornice, che a Milano
non furono mai ma che sono state individuate dalla critica.
La mostra non vuole dunque ricostruire la carriera di Crivelli, sarà un modo per
riflettere, attraverso questa vicenda esemplare, sulle logiche che hanno
guidato la prima organizzazione di Brera e le politiche di crescita di alcuni
importanti musei stranieri, spesso in lotta tra loro per superarsi ed
aggiudicarsi le opere ritenute più prestigiose, nel corso dell'Ottocento.
Inoltre il percorrere in sequenza le opere, tutte eseguite nella parte finale
-spesso a torto svalutata- della carriera del pittore fa cogliere in sintesi
passaggi cruciali del suo percorso artistico. Durante gli anni Ottanta del
Quattrocento Crivelli abbandona la prediletta struttura del polittico
sperimentando composizioni unitarie a grande scala, e sembra voler mettere alla
prova le possibilità imitative della pittura.
Il polittico di san Domenico, l'opera più antica tra quelle qui radunate, è un
vero e proprio tour de force illusionistico, con figure rese più reali da
inserti tridimensionali (i gioielli, il pastorale, le chiavi). Nelle altre
opere le applicazioni in pastiglia, le inclusioni di pietre e vetri, le
lavorazioni della foglia metallica scompaiono. E' soltanto il magistero della
pittura a
evocarne la presenza. Per questo si sono voluti raccogliere, accanto ai
dipinti, oggetti delle categorie più diverse, dai tessili alle ceramiche, dai
tappeti alle oreficerie che dimostrano la capacità di Crivelli di tradurre col
pennello effetti propri di altre tecniche (valga per tutti la restituzione dei
broccati allucciolati, cioè con i fili d'oro che creano degli occhielli).
Essi testimoniano anche come queste pitture visionarie e talvolta
espressionistiche partano da una riproduzione disperatamente puntuale della
realtà, sia essa un dato naturale o un oggetto, che viene poi trasfigurata
dallo stile. I manti delle madonne sono copiati dalle pezze che i mercanti toscani
e veneziani portavano nelle Marche, il pugnale che trafigge il
petto di San Pietro Martire si ispira ad armi signorili e non a caso una
tipologia di tappeti, rara e presente in mostra, ha preso il nome convenzionale
di tappeto Crivelli.
La tipologia è così denominata perchè il pittore è stato l'unico ad averli
rappresentati in due opere che saranno eccezionalmente affiancate a due tappeti
Crivelli scelti tra i pochissimi esemplari attualmente conosciuti, che sono in
esse raffigurati. Si tratta dell'Annunciata appartenente in origine al
Polittico di San Domenico da Camerino) e l'Annunciazione di Ascoli dove compare
anche in primo piano un esemplare di tappeto “Holbein”. Quest'ultimo è
documentato in mostra da uno straordinario esemplare coevo rinvenuto a Venezia,
a testimonianza di quanto strette fossero le relazioni tra l'Italia e il vicino
Oriente.
Intrecciando questi angoli di visuale diversi, in un percorso breve e
concentrato al cui interno sono integrate altre opere del patrimonio museale,
la Pinacoteca di Brera vuole offrire ai visitatori un'immagine più ricca e
sfaccettata, più rispondente alla reale statura artistica di un artista certo
sconcertante ma straordinario.
La scelta e la ricerca relativa ai tappeti e ai preziosi tessuti è stata
effettuata con la consulenza scientifica di Moshe Tabibnia, presidente
dell'Associazione Culturale MATAM, per la promozione ed il sostegno del
costituendo Museo dell'Arte Tessile Antica di Milano (MATAM), che ha reso
possibile, grazie ad un generoso contributo, l'apertura della mostra in questa
direzione.
Opere presenti
Trittico di San Domenico, composto da:
San Pietro e San Domenico, Madonna con Bambino,
San Pietro Martire e San Venanzio, Sant'Antonio Abate,
San Girolamo, Sant'Andrea, San Giacomo, San Bernardino e santo penitente.
Accanto a queste, conservate presso la Pinacoteca di Brera, ci saranno:
Angelo annunciante, Vergine Annunciata, Francoforte, Städel Museum
Resurrezione, Riggisberg, Abegg-Stiftung
Ultima Cena, Montreal, Museum of Fine Arts (proposta da R. Simon come scomparto
centrale della predella)
San Bernardo, Berlino, Staatliche Museen, pilastrino della pala, e Bonaventura,
riconosciuti da Zeri).
Polittico del duomo di Camerino composto da:
centrale: Madonna della candeletta, Milano, Pinacoteca di Brera
laterali: San Pietro e San Paolo; Sant'Ansovino e San Girolamo,
Venezia, Gallerie dell'Accademia
12 santi dei pilieri:
San Sebastiano, Sant'Antonio Abate, San Cristoforo,
San
Tommaso d'Aquino, Denver, Art Museum
Sant'Agostino, San Nicola, Santa Caterina da Siena,
Santa Lucia, Avignone, Musée du Petit Palais
San Francesco, Il beato Andrea Gallerani, Portland, Art Museum
San Domenico e Santa Caterina d'Alessandria, Firenze, Museo Stibbert
Annunciazione, Londra, National Gallery
Crocefissione, Milano, Pinacoteca di Brera
Incoronazione della Vergine, Milano, Pinacoteca di Brera
Pietà, Milano, Pinacoteca di Brera
Il sangue del Redentore, Milano, Museo Poldi Pezzoli
Giovanni Angelo d'Antonio, Polittico di Gualdo Tadino,
Milano, Pinacoteca di Brera
Niccolò Alunno, Polittico di Cagli, Milano, Pinacoteca di Brera
Tappeto Anatolico 'Crivelli', secolo XV, Budapest, Museum
of Applied Arts
Tappeto Anatolico 'Crivelli', secolo XV/XVI, Collezione Orient Stars
Tappeto Anatolico 'Holbein' a grandi medaglioni,
prima metà secolo XV, Milano, Collezione MATAM -
Museo di Arte Tessile Antica Milano
Manifattura fiorentina, Damasco bicolore, secolo XV,
Prato, Museo del Tessuto
Manifattura veneta, Velluto tagliato operato
a un corpo, 'a cammino', seconda metà secolo XV,
Milano, collezione privata
Ricamatori veneto-marchigiani, Paliotto di san Ciriaco,
seconda metà del secolo XV, Ancona, Museo Diocesano
Le opere
Piero Vannini e Francesco di Pietro, Sant'Emidio, Ascoli Piceno, Museo
Diocesano
Bottega orafa veneto adriatica, Corona con pendenti, secolo XV, Offida (AP),
Tesoro della Collegiata
Bottega orafa veneta, Reliquiario del sangue di San Nicola, Tolentino, Museo
della Basilica
Manifattura dell'Italia settentrionale, Pugnale, fine secolo XV (1490)
Torino, Armeria Reale
Andrea della Robbia, Stemma Lotteringhi della Stufa,
Firenze, Galleria degli Uffizi, collezione Contini Bonacossi
Martin Shongauer, Motivo decorativo a tralci, Pavia, Biblioteca Malaspina
Manifattura del XV secolo, Albarello bianco, Viterbo, Fondazione CARVIT