Bacon
Milano - Palazzo Reale
Dal 5 marzo al 29 giugno 2008
Francis Bacon è unanimemente riconosciuto come l'ultimo dei grandi maestri del Novecento, ma una rassegna a lui dedicata manca in Italia dal 1993. Nonostante ciò, l'opera di Bacon è conosciuta e apprezzata da un vasto pubblico per la capacità con la quale il grande artista ha saputo interpretare le universali inquietudini del suo secolo.
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La mostra di Milano, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica
Italiana, è promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e da Skira
Editore, con il patrocinio e il contributo della Regione Lombardia ed è
prodotta da Palazzo Reale e Skira in collaborazione con Arthemisia.
Un'esposizione che vuole porsi, per completezza e rigore, nel filone degli
importanti omaggi che internazionalmente sono stati dedicati al grande Maestro,
rappresentando l'occasione per molti di potersi confrontare per la prima volta
con le opere di questo straordinario artista. Main Sponsor della mostra è Barclays,
la Banca inglese presente in oltre 50 Paesi del mondo tra i quali l'Italia, da
sempre attenta alla cultura e vicina alle istituzioni nel promuovere grandi
eventi artistici e capace di riconoscere l'eccellenza e il talento sostenendolo
in modo significativo, come nel caso di Bacon. Sostengono la mostra anche Vodafone
e Corriere della Sera.
Milano anticipa inoltre i futuri omaggi al grande artista che saranno resi nel
2009, centenario della sua nascita, dalla Tate di Londra, dal Prado di Madrid e
dal Metropolitan di New York.
L'esposizione, che costituisce dunque uno degli eventi più importanti della
stagione culturale milanese, presenta le fasi salienti della ricerca pittorica
di Bacon, attraverso opere provenienti dai più importanti Musei e collezioni di
tutto il mondo, in particolare da Francia, Belgio, Gran Bretagna, Portogallo,
Germania, Austria, Svizzera, Paesi Bassi, Finlandia, Israele, Stati Uniti
d'America, Venezuela, Messico, Giappone, Australia e Taiwan. Il progetto
scientifico dell'esposizione è curato dal Professor Rudy Chiappini, già
commissario nel 1993, in qualità di direttore del Museo d'Arte Moderna di
Lugano, della prima mostra postuma dedicata al pittore.
La mostra di Palazzo Reale ha carattere antologico e costituisce un'occasione
privilegiata per avvicinarsi all'opera di Francis Bacon, consentendo una
lettura complessiva del suo percorso artistico.
Il nucleo dell'esposizione prevede la selezione di oltre cento opere quasi
tutte inedite per l'Italia, per un totale di ottantadue dipinti considerando lo
sviluppo dei dittici e dei trittici, ai quali si aggiungono una quindicina di
disegni e altrettanti oggetti che fanno parte del materiale d'archivio e sui
quali l'artista è intervenuto. Un percorso completo che parte dai primissimi
dipinti realizzati negli anni Trenta, che rivelano un Bacon ancora alla ricerca
di un linguaggio personale ma già attratto dalla deformazione e dall'ambiguità
delle figure riprodotte, fino agli ultimi grandi trittici, in particolare
quelli dedicati al compagno John Edwards, nei quali il tormento esistenziale
dell'artista sembra intravedere orizzonti di una sofferta serenità.
L'esposizione si apre con un gruppo di importanti opere su carta di grande
rilevanza ritrovate soltanto dopo la morte dell'artista e finora mai presentate
in Italia. Questi disegni forniscono nuove decisive indicazioni per la
comprensione del percorso creativo di Bacon, ancora poco studiato e che fino a
pochi anni fa si riteneva prescindesse da qualsiasi forma di studio
preparatorio e di bozzetto.
La City Gallery The Hugh Lane di Dublino, città natale dell'artista, ha inoltre
ricevuto in eredità l'intero atelier di Bacon a Londra, che espone dal 2001 in
modo permanente e conserva preziosi reperti fotografici di straordinaria
importanza per rivelare le sue molteplici fonti ispirative, dalle vecchie
fotografie di Eadweard Muybridge a preziosi fotogrammi di film di Ejzenstejn,
da immagini rielaborate tratte da libri di anatomia a riproduzioni di dipinti
sui quali l'artista è intervenuto graficamente. Una stanza di Palazzo Reale
presenta così, per la prima volta in Italia, la riproduzione fotografica,
dell'atelier di Bacon al 7 di Reece Mews, South Kensington, Londra, il
microcosmo più intimo dell'artista, dove egli ha abitato dal 1961 al 1992 e
dove erano assemblati insieme colori e tele, fotografie e oggetti, libri e
carte, schizzi e appunti, qualsiasi cosa potesse ispirarlo, in un assemblaggio
caotico e da artista “maledetto”, in totale contrasto con l'ordine maniacale
della stanza accanto che fungeva da casa con cucina, bagno e camera da letto.
Bacon, pur avendo raggiunto in vita una grande notorietà e disponendo di
notevoli mezzi finanziari, aveva infatti uno stile di vita quasi monacale.
La mostra prosegue con i dipinti del primo dopoguerra, quando Bacon si afferma
sulla scena internazionale grazie agli Studi di figura (1945-1946), e
soprattutto alla serie delle Teste (1949) che nella loro drammaticità preludono
a una delle tematiche più celebri e affascinanti dell'artista: quella dedicata
ai papi.
Bacon considerava il Ritratto di papa Innocenzo X di Velázquez uno dei quadri più
importanti della storia ed era ossessionato dalla sua perfezione. In mostra
sono esposti alcuni lavori su questo tema, con il quale l'artista, attraverso
gli anni, si è confrontato almeno una quindicina di volte, realizzando alcuni
tra i capolavori assoluti dell'arte moderna, e facendo assurgere l'immagine del
papa a metafora della condizione umana, tra disperazione e follia: il più
straordinario è Papa I (1951) dalla Art Gallery di Aberdeen.
Un'attenzione particolare viene poi posta nel documentare l'attività di Bacon
negli anni Cinquanta, rivolta ai ritratti, di amici o eseguiti su commissione,
come la serie Uomo in blu. Questi dipinti mantengono un carattere piuttosto
misterioso e sinistro: figure incorporee e spettrali, volti argentei e sfocati,
corpi che svaniscono nell'oscurità nero-inchiostro. In questo decennio Bacon
realizza i lavori più importanti.
Nel decennio successivo, i suoi personaggi iniziano ad apparire in uno spazio
meglio definito e brillantemente illuminato. Non si tratta più di presenze
vaghe e indistinte, ma di figure che possiedono solidità e volume, unitamente a
un'accresciuta espressività, come testimoniano i ritratti di cari amici come Henrietta
Moraes, Isabel Rawsthorne, dell'amato George Dyer o del grande pittore Lucian Freud,
cui Bacon è legato da amicizia e rispetto.
I grandi trittici degli anni Settanta evidenziano poi che, una volta raggiunta
la piena maturità stilistica, Bacon porta all'esasperazione l'attenzione
rivolta al soggetto, come se l'artista perseguisse un unico obiettivo: quello
di penetrare i misteriosi e oscuri meandri dell'animo umano. Un viaggio
nell'interiorità dell'individuo e al tempo stesso nell'attualità di una società
sconvolta, scandito dalle figure anonime che urlano nelle loro gabbie, dalla
sensualità e dall'erotismo provocatoriamente esibiti, dal senso della morte e
dalla voluttuosità vitalistica presenti nei suoi capolavori. Tra i vari esempi
in mostra, ricordiamo Tre studi di uomo di spalle dal Kunsthaus di Zurigo e
Trittico proveniente dalla National Gallery di Canberra, in Australia.
Non mancano poi altri straordinari d'après, dopo Velázquez, come Edipo e la
sfinge da Ingres (1983) dal Museu Berardo di Lisbona.
Sono presi infine in esame gli ultimi anni, quando il carattere furioso e
visionario, tipico dei dipinti degli anni Sessanta e Settanta, viene temperato
da una concezione meno appassionata ma non meno realistica e lucida. L'opera di
Bacon subisce ora un processo di riduzione all'essenza del racconto, in alcuni
casi spinto fino all'estremizzazione, con poche macchie di colore raggrumato in
uno sfondo neutro.
Una mostra così concepita si presenta quindi come un'occasione unica per
avvicinarsi all'opera di Francis Bacon: consente una lettura complessiva del
suo percorso artistico sviluppatosi nell'arco di oltre mezzo secolo e rivela,
attraverso materiale per lo più inedito, aspetti particolari e assolutamente
originali della sua creatività.
Il catalogo della mostra edito da Skira ha il carattere di una monografia
aggiornata sull'opera di Bacon: oltre al saggio introduttivo di Rudy Chiappini,
curatore della mostra, contiene gli scritti di Fabrice Hergott, già
responsabile della mostra di Bacon al Centre Pompidou e direttore del Musée de
la Ville a Parigi, di Christoph Heinrich, curatore di arte moderna e
contemporanea all'Art Museum di Denver, di Jean Louis Schefer, teorico
dell'arte e saggista francese e di Barbara Dawson, direttrice della City Gallery
The Hugh Lane di Dublino, che conserva l'atelier di Bacon, oltre alle schede
descrittive delle opere stilate da Francesca Marini, alla biografia di Gaia Regazzoni
e alle immagini a colori di tutte le opere esposte.
L'allestimento della mostra, molto essenziale e minimalista, concepito per
rendere assolute protagoniste le sole opere di Bacon, è a cura di Cesare Mari.
L'immagine grafica della mostra è di Pierluigi Cerri.