Aligi Sassu: dal mito alla realtà. Dipinti degli Anni Trenta
Milano - Palazzo Reale
Dal 18 giugno al 7 settembre 2008
L'Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, dal 18 giugno al 7 settembre
2008, presenta a Palazzo Reale la mostra Aligi Sassu: dal mito alla realtà.
Dipinti degli Anni Trenta. realizzata in collaborazione con la Fondazione Aligi
Sassu e Helenita Olivares di Lugano e lo Studio-Archivio Sassu di Milano. Gli
Anni Trenta rappresentano, nella lunga ricerca artistica di Sassu (Milano, 1912
- Pollensa, Maiorca 2000) la stagione più ricca, sia dal punto di vista della
sperimentazione linguistica, sia dal punto di vista della messa a fuoco dei
soggetti, ai quali l'artista tornerà ciclicamente per tutta la vita. Come
scrive Spies, “durante gli anni trenta il mito rappresenta l'espressione
simbolica delle illusioni e delle paure di un'intera generazione di giovani,
che si affacciava alla vita nel difficile periodo tra due guerre mondiali”.
La mostra, secondo Sgarbi, “offre un osservatorio privilegiato per cogliere il
viraggio dal mito alla realtà, dall'esigenza di ridurre la realtà a forma
all'esigenza di dare una forma alla realtà”. Un viraggio che, come acutamente
aveva colto Renato Guttuso, è anche una ripetuta oscillazione: conosce
entusiastiche scoperte e meditati ritorni. “La questione essenziale per Sassu
giovane era decidere la sua oscillazione tra mito e realtà, era vestire quei
suoi uomini nudi”, aveva scritto infatti Guttuso nel 1959 (nella presentazione
della personale di Sassu, alla Galleria delle Ore, a Milano). “Tutto il periodo
è dominato in Sassu da quella oscillazione, tra la spinta verso una
generalizzazione atemporale e la necessità di parlare chiaro sulla vita e sulla
realtà”. Questa è la ragione per cui gli Uomini rossi poi “vestono i panni dei
ciclisti, calzano le scarpette dei pugili, oziano vestiti in giacchetta e
cravatta nei caffè milanesi o parigini”. Per poi tornare, però, ad abbandonare
gli abiti del tempo storico e affrontare, di nuovo nudi, battaglie fuori del
tempo. Che non sono altro che il racconto della nostra quotidiana battaglia
contro il nulla. Il nostro tentativo di scalfire l'eternità con la nostra
presenza breve.
Sassu è stato un artista estremamente precoce. Scoperto da Marinetti, espone a
soli sedici anni alla Biennale di Venezia, nella sala riservata ai Futuristi.
Il dipinto I costruttori, del 1929, che apre la mostra, risente ancora della
lettura futurista della realtà, per la sintesi rigorosa delle forme e la geometrizzazione
spaziale che propone.
Attraverso la splendida e composita saga degli “Uomini rossi” - rappresentata
in mostra da un'accurata selezione di Argonauti, Suonatori, Cavalieri,
Giocatori di dadi - che esibiscono nella loro gioiosa nudità il rifiuto del
tempo storico, l'artista approda, verso la fine degli anni trenta, alla messa a
punto di quel linguaggio realista che segnerà la sua adesione al movimento di
Corrente: del quale è uno degli ispiratori e protagonisti. Esito ideale di
questa ricerca è Il Grande Caffè, iniziato nel 1936, ma portato a termine solo
nel 1939, dopo la lunga interruzione dovuta all'arresto di Sassu, accusato di
cospirazione. Il grande dipinto (141 x 200 cm) è emblematico dell'approdo di Sassu
a una scrittura del reale che rifiuta ormai sovrapposizioni formali.
“Quanto a me, ambirei di essere chiamato realista”: aveva scritto l'artista nel
1936, rispondendo a un referendum curato da Lamberto Vitali per la rivista “Domus”.
Anche se il realismo di Sassu non si riduce mai a cronaca del vero e tenta
spesso le strade del “racconto di una possibilità esemplare”. Come accade nella
splendida Sortita dei cavalieri veneti a Famagosta, del 1940, il grande dipinto
che chiude la mostra, dove un episodio del 1571 (la battaglia davanti alla
città cipriota di Famagosta, dominio di Venezia, stretta d'assedio dai turchi)
diventa pretesto per una battaglia che l'artista vorrebbe contro i tiranni del
suo tempo.
“Nell'attuale situazione postmoderna, accanto a Fetting, Paladino, Salomé e
Cucchi, i dipinti di Sassu, proprio come quelli dei suoi amici di Corrente,
costituiscono un modello inconfessato”. Così Spies, sottolineando
appassionatamente l'attualità della ricerca di Sassu, conclude il suo testo.
La scelta di circoscrivere l'esposizione alla pittura - Sassu fu anche un
validissimo scultore, autore di numerose opere monumentali, come fu ceramista,
illustratore, scenografo - risponde alla volontà di esplorare proprio l'evoluzione
del linguaggio dell'artista, dalle forme del mito a quelle della realtà.
Evoluzione che trova nella pittura le sue pagine più indicative.
In mostra sono ordinati un'ottantina di dipinti provenienti da collezioni
private, italiane e straniere. Il nucleo più consistente, quasi quaranta
dipinti, proviene dalla Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares di Lugano,
che conserva un corpus di oltre trecentocinquanta opere di Sassu.
La mostra è curata da Giuseppe Bonini. Gli apparati scientifici sono a cura di
Giuseppe Bonini e Barbara Oteri.
Il catalogo, edito da Skira, contiene testi di Giulio Carlo Argan, Giuseppe Bonini,
Fabio Magalhaes, Vittorio Sgarbi e Werner Spies.
Informazioni
Aligi Sassu: dal mito alla realtà. Dipinti degli Anni Trenta
Luogo: Milano - Palazzo Reale
Piazza Duomo, 12 - Milano
Periodo: dal 18 giugno al 7 settembre 2008
Orari: mart-merc-ven-sab-dom 9.30/19.30; giov 9.30/22.30; lun 14.30/19.30 (il
servizio di biglietteria termina un'ora prima della chiusura)
Ingresso: 9,00 Euro intero - 7,00 Euro ridotto - 4,50 Euro ridotto speciale
scuole - bambini fino a 5 anni gratuito, da 6 a 14 ridotto (il biglietto
comprende l'ingresso alla mostra Corrente: le parole della vita)
Catalogo: Skira
A cura di: Giuseppe Bonini
Testi critici: Giulio Carlo Argan, Giuseppe Bonini, Fabio Magalhaes, Vittorio
Sgarbi, Werner, Spie