Design - libertà e identità
di Claudia Trillo
Il piccolo contributo esplora, alternando immaginari spot cinematografici a riflessioni personali, il tema del ruolo del design nella cultura contemporanea.
1988, Praga. Premessa: scambio culturale; famiglia ospitante: madre-padre-2figli.
Scena 1: mensola accanto al lavandino - 1 mensola, 4 bicchierini - 4 piccoli bicchierini di plastica. 1giallo-1rosso-1blu-1verde. Dentro ogni bicchierino, uno spazzolino da denti marrone. 4 spazzolini marroni tutti uguali, tutti tristi.
Pensiero: "Perché li avranno comprati così? Forse erano un’offerta speciale."
Scena 1bis: farmacia. ("Non dimenticare lo spazzolino da denti…"- proponimento che precede ogni partenza. 1 volta su 2 lo spazzolino fa vacanza con te rimanendo –asciutto!- sul bordo del lavandino di casa). Dopo 10 minuti in fila per uno, chiedo uno spazzolino. "Lo" spazzolino, per la precisione! 150 lire per l’ennesimo spazzolino marrone (unica chance disponibile) entrante in casa Kafka 1.
Pensiero: "Forse libertà è anche libertà di espressione estetica quotidiana…"
Fine dello spot. Inizio della discussione.
![]() Spazzolino da denti diffuso in Cecoslovacchia alla fine degli anni '80 |
![]() Spazzolino da denti di Philippe Starck, prodotto da Fluocaril |
Il design - cosa è il design oggi -
Cosa è il design oggi per un giovane tecnico
Prima di tutto, è riflessione estetica (nell'ordinarietà) a portata di portafoglio, che non si degrada nella sua riproduzione.
E’ un messaggio artistico democraticamente fruibile, all’infinito, nella sua versione originale, un pensiero materiale privo di coordinate spazio- temporali.
Un pensiero che talvolta richiede un colto e raffinatissimo processo di riduzione all’essenziale, perché la clonazione non dà scampo a chi usa ripensare sulle cose.
Quando qualcuno dice
questo lo so fare anch’io
vuol dire
che lo sa rifare
altrimenti lo avrebbe
già fatto prima 2
Forse uno dei fatti nuovi è che oggi la riduzione non afferisce solo alla sfera meramente funzionale, ma coinvolge anche quella culturale.
Vediamo il secondo filmato.
Scena 2: supermarket virtuale. Protagonisti: John (Seattle, villino nella cintura metropolitana) – Iroshi (Osaka, grattacielo in centro) – Ciro (Napoli, via Toledo).
I tre stanno internettando in contemporanea per comprare un nuovo lampadario.
Nel sito www.internescionallait.ok scelgono nello stesso istante la stessa lampada (che ciascuno trova di proprio gusto) per il salotto di casa propria.
![]() Lampada Etno di Silvio Villa, produzione Slamp |
![]() Lampada China di Riccardo Raco, produzione Slamp |
Per il consumatore globale, il segno accattivante deve saper utilizzare un linguaggio ibrido o, in alternativa, un linguaggio che appiattisca un’immagine culturale sul suo puro valore iconico per "depurarla" del suo contenuto specifico, indecifrabile al di fuori del suo ambito territoriale.
Cosa è, cosa sarà il design del 2050?
Forse sempre più
un esperanto della forma,
generato da infiniti processi di ibridazione e imitazione, capace di toccare le corde della sensibilità dell’utente globale.
In sintesi, un messaggio culturale complesso sempre più atto a veicolare idee, concetti, valori, insieme al puro e semplice uso; talvolta un oggetto di culto.
C’è da chiedersi, in chiusura, se questo tipo di riflessione sia da restringersi alla "piccola" scala, o se si tratti di una manifestazione di un più generale approccio contemporaneo al mondo delle forme.
Una simile analisi richiederebbe lunghi studi, ma si azzarda comunque che forse alcuni recenti oggetti collocati nelle città -es: Millennium Globe di Londra, Guggenheim di Bilbao, torri di Kuala Lumpur…- altro non sono se non imponenti gesti di design a scala urbana capaci di comunicare sensazioni "ecumeniche".
1Nome fittizio
2 Bruno Munari, Da cosa nasce cosa (I ed. 1981), Editori Laterza, Bari, 1999, pag. 132