Zaha Hadid a Padova
di Roberto Zanon
Una retrospettiva dei lavori di Zaha Hadid è ospitata fino all'1 marzo del 2010 nel Palazzo della Ragione di Padova; con l'occasione di questa mostra è permessa - anche se forse solo in modo parziale - la maggior comprensione di un lavoro sulle forme che spesso appare affascinante quanto enigmatico nelle scelte compositive delle configurazioni messe in opera. In realtà l'intera esposizione è una sorta di grande installazione in cui poter entrare e che solo pretestuosamente desidera comunicare e rapportarsi con il pubblico e con il luogo.
Il "Parametricismo", il nuovo stile che Zaha Hadid assieme al suo partner Patrik Schumacher hanno fondato e che cercano di teorizzare a supporto del valore architettonico dei propri lavori, ha come fondamento una onnivora incursione nelle diverse discipline progettuali partendo dall'oggetto d'uso, passando per l'architettura degli interni fino agli interventi sul paesaggio. Nel caso dell'allestimento della mostra però emergono i limiti di un progetto che se sulla carta - o meglio nelle sequenze animate nel monitor di un computer - sembra ammaliare, poi, nella materiale costruzione, denuncia una frammentazione e dispersione spaziale che mal si rapporta alle problematiche museografiche. Sembra l'esplicitazione del limite di un'architettura che nasce in dipendenza dai software di progettazione, ma che poi, quando si confronta con la realizzazione, dimostra uno scarto tra lo spazio evocato e quello percepito. Del resto non può essere altrimenti visto che questo procedimento progettuale pare congelare, usando il parametro dell'arbitrio estetico, un unico "fotogramma" tra le infinite variabili offerte dall'algoritmica sequenza parametrica di deformazione dei volumi primitivi di partenza.
Se da un lato il "Parametricismo" cerca di introdurre concetti innovativi quali la non rigidità delle forme, la non ripetizione seriale degli elementi e la complessità come ordine variegato, dall'altro il risultato che ne fuoriesce sembra non rapportarsi alla fisicità e all'ergonomia dell'essere umano. La relazione intelligente uomo - struttura, in cui lo spazio si deforma e si adegua in tempo reale in rapporto alle esigenze dell'uomo, può essere una ricerca sicuramente stimolate, per il momento però utopica e che meglio sembra potersi sposare con la dinamicità e la virtualità di un videogioco che con le problematiche di uno spazio reale.
A parziale contraddizione di quanto scritto - che non intende comunque sminuire una ricerca, per quanto utopica, sicuramente intrigante - è il progetto che lo studio di Zaha Hadid ha elaborato, in parallelo alla mostra, del "tavolo dell'architettura". Si tratta della struttura espositiva che ospita le foto documentanti le opere premiate e selezionate per il Premio Biennale Internazionale di Architettura "Barbara Cappochin" 2009 e posizionato nel centro storico di Padova. In questo caso il pretesto del progetto di un tavolo evolve, grazie alla deformazione plastica di un volume, in un articolato organismo in legno lamellare - dalla complessità costruttiva evidente. Fungendo sia da display che da seduta, fonde sorprendentemente in modo magistrale (o fortuito?) le due funzioni. Un oggetto dalle dimensioni macroscopiche in cui si innesca il rapporto con lo spazio urbano, incuriosendo e diventando un coinvolgente polo di attrazione per i passanti.
Zaha Hadid
Palazzo della Ragione, Padova
27-10 2009 / 1-03-2010
Tavolo dell'architettura
Piazza Cavour, Padova
27-10 2009 / 1-03-2010
info: www.barbaracappochinfoundation.net
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