Designer in cerca d'autore 2a Edizione

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Satellite
di Andrea Di Mauro


Satellite è una lampada che sfrutta le proprietà diffusorie di un cristallo temperato smerigliato; un potente fascio di luce perfettamente collimato si riflette interamente in uno specchio concavo e viene rivolto sul diffusore anulare di cristallo.
La maggior parte (circa il 75%) del flusso luminoso attraverserà la superficie smerigliata e si disperderà verso l’alto, contribuendo all’illuminazione diffusa dell’ambiente.
Del restante 25%, il 20% circa sarà riflesso verso il basso fornendo una morbida illuminazione diretta il cui cono luminoso a terra avrà circa un diametro di 150-180 cm; la rimanente parte percentuale del flusso luminoso sarà assorbita dal diffusore e dallo specchio concavo trasformandosi in calore.
Il diffusore anulare di cristallo verrà sospeso alla struttura per mezzo di tre molle in acciaio armonico ed a sua volta il proiettore sarà sospeso, per mezzo di altre tre molle, al cristallo; questa soluzione permette un ottimo recupero dei giochi ed un'efficace dissipazione di calore.
Cuore della lampada è il proiettore di forma oblunga (in lamiera di alluminio) che al suo interno conterrà una lampada alogena a bassa tensione.
Il fascio di luce sarà collimato sullo specchio convesso da una lente polielissoidale; tale tecnologia è chiaramente derivata dagli studi effettuati nei primi anni ‘90 sui proiettori di autoveicoli che hanno permesso di ottenere fasci di luce potenti e precisi pur con una generale riduzione di ingombro degli apparecchi stessi.
La struttura portante della lampada è un cerchio di acciaio cromato vincolato rigidamente alla sezione terminale della piantana; tale sezione ha libertà di rotazione coassiale con la restante parte della piantana stessa; una manopola filettata permetterà il bloccaggio secondo l’angolo preferito.
La rotazione azimutale della lampada è garantita dallo snodo (con gabbia a rulli) tra la base della piantana e il pesante basamento in magnesio pressofuso.
Il design della lampada è senza dubbio "muscolare" per l’ostentazione dei sostegni e la dispersione davvero scenografica del fascio luminoso ma vi sono leggeri richiami al deja-vu nella forma anni ‘50 del proiettore che strizza l’occhio alle forme aerodinamiche di quegli anni ed al coevo fenomeno degli avvistamenti U.F.O.