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Alla ricerca dell'espressione Il numero lo si coglie con un atto intuitivo. Consideriamo per un attimo il disegno di Le Corbusier per la villa a Carthage:
Le Corbusier, Villa a Carthage La regolarità, la rigorosa scansione geometrica, le proporzioni armoniche di questo progetto sono scambiate per logiche derivazioni di un pensiero razionale. Dubito molto che il tutto funzioni così bene e che gli utenti non si siano lamentati: quel disegno è anzi molto lontano dalle esigenze della funzione. Ad un esame superficiale si potrebbe dire che l’esigenza dell’immagine purista e geometrica sia estranea ed insensibile all’aspetto emotivo. Qui appare l’esigenza di un momento contemplativo, platonico. Gli storici hanno frainteso l’armonia interna, il misterioso contenuto numerico che regge l’oggetto e ne regola i rapporti interni ed esterni, scambiando questi principi col pensiero razionale. Un approfondito ed appassionante studio sui pitagorici è stato fatto da uno dei grandi filosofi del nostro secolo. "Platone poteva, certo, dire legittimamente: "l’uguaglianza geometrica ha un gran potere e sugli dèi e sugli uomini". La definizione dell’amicizia, in un’altra espressione dello stesso passo, "l’amicizia unisce il cielo e la terra, gli dèi e gli uomini", ha esattamente lo stesso senso. Come la scritta sulla porta della scuola: "non si entra qui se non si è Geometri", l’altra formula di Platone, "Dio è un perpetuo Geometra", è senza dubbio a doppio senso, e si riferisce insieme all’ordine del mondo e alla funzione mediatrice del verbo. Insomma, l’apparizione della geometria in Grecia è la più sfolgorante delle profezie che hanno annunciato il Cristo". (Simone Weil, Intuizioni precristiane) Erroneamente si è pensato a tante espressioni creative come a momenti del tutto irrazionali e dettati dal puro istinto, solo perché‚ appaiono con il profilo contorto di una pietra. Anche le forme geometriche più pure e cristalline hanno origine da un momento prerazionale. Non a caso i Pitagorici mettono all’origine del mondo il fuoco. "Nei numeri, la più semplice tra le cose matematiche - dice in sostanza Aristotele - i Pitagorici credettero di scoprire, molto più che nel fuoco, nella terra o nell’acqua, un gran numero di analogie con ciò che esiste o avviene nel mondo. Essi furono indotti ad ammettere che gli elementi dei numeri fossero gli elementi di tutto ciò che esiste e che l’universo intero fosse armonia e numero. Una tendenza religiosa assai antica, che non può fare meraviglia di trovare nel Pitagorismo primitivo, attribuiva a certi numeri un valore sacro, una virtù misteriosa" (da Leon Robin, Storia del pensiero greco, Einaudi). L’interesse di tutto il pensiero contemporaneo per i presocratici coincide con l’interesse per quel legame tra logicità del razionale e fonte irrazionale, extrarazionale di ogni impulso vitale e della stessa origine del pensiero. Agli albori del Movimento Moderno, con John Ruskin, ad esempio, vediamo l’incertezza del pensiero: "Si penserà che in qualche modo ho limitato con avventatezza gli elementi del bello architettonico alle forme imitative. Non intendo asserire che ogni felice disposizione di linee è suggerita da un oggetto naturale, ma che tutte le linee belle sono adattamenti di quelle che sono più comuni nel mondo esterno; e che a seconda della complessità delle loro aggregazioni, la somiglianza all’opera della natura, come modello e aiuto, dev’essere più da vicino perseguita e più chiaramente osservata, e che oltre un certo punto, ed è un punto molto basso, l’uomo non può avanzare nell’invenzione della bellezza senza imitare direttamente le forme della natura" (da John Ruskin, Le sette lampade dell’Architettura, Jaca Book, Milano 1988). |