La biografia di Charles Robert Darwin
Darwin 1809 - 2009
Charles Robert Darwin
Charles Robert Darwin (1809-1882), quinto di sei figli, nacque in un'agiata
famiglia borghese di Shrewsbury. Suo padre, Robert Darwin, era un medico
affermato, figlio del naturalista e filosofo Erasmus Darwin. La madre di
Charles morì quando questi aveva solo otto anni. Allevato dalle sorelle
maggiori e dalle domestiche, crebbe nel benessere, dedicandosi alle battute di
caccia nelle campagne inglesi. Nell'ottobre 1825 si iscrisse all'Università di
Edimburgo per studiare medicina, pensando di seguire le orme del padre. Nel
periodo trascorso ad Edimburgo studiò gli invertebrati marini sotto la guida di
Robert Grant, uno dei primi naturalisti convinti della realtà della
trasformazione delle specie. Darwin capì ben presto di non essere adatto agli
studi di medicina e quindi suo padre ritenne che la carriera ecclesiastica
fosse una buona alternativa.
Il vantaggio di diventare un pastore di campagna consisteva nel fatto che
sarebbe stato libero di appagare il suo crescente interesse per la storia
naturale. Il 15 ottobre 1827 fu ammesso al Christ's College di Cambridge, ma
non si trasferì in questa città fino al gennaio del 1828. Darwin non fu uno
studente modello, ma si appassionò sempre più di scienze naturali. Divenne
allievo del botanico John Stevens Henslow. Nel 1831, durante un'escursione nel
nord del Galles, Adam Sedgwick gli impartì alcune lezioni di geologia che
ebbero molta influenza sulla sua formazione.
John Stevens Henslow diede a Darwin l'opportunità di intraprendere un viaggio
su un brigantino usato dalla Marina di Sua Maestà per rilevazioni scientifiche,
in qualità di naturalista e di compagno di viaggio di buona famiglia del
comandante Robert Fitz Roy. Il viaggio intorno al mondo del Beagle durò cinque
anni. Darwin, pur afflitto dal mal di mare, trascorse la maggior parte del
tempo studiando le caratteristiche geologiche dei luoghi visitati e analizzando
gli animali e le piante che vivevano in queste zone, in particolare in Sud
America, sulle isole Galapagos e sulle isole dell'Oceano Pacifico. Raccolse
metodicamente innumerevoli campioni e trascrisse su taccuini da campo le sue
annotazioni, che furono poi impiegate per redigere appunti più formali. Al
ritorno riordinò il suo diario di viaggio, che divenne la base del fortunato
Diario delle Ricerche del 1839, ora conosciuto come il Viaggio di un
naturalista intorno al mondo.
Darwin fu particolarmente influenzato dalle opere di alcuni scienziati, come lastronomo
John Herschel, il naturalista ed esploratore Alexander von Humboldt e il
geologo Charles Lyell. Il nuovo libro di Lyell, Principi di Geologia (1830-3),
lo colpì molto. Durante il suo viaggio poté verificare in prima persona
l'esistenza delle forze naturali identificate da Lyell che gradualmente
trasformano la superficie del pianeta, quali l'erosione, i terremoti e i
vulcani. Facendo riferimento proprio alle teorie di Lyell, fece alcune scoperte
molto importanti sulla geologia del Sud America, sulle isole vulcaniche e sulle
origini delle barriere coralline.
Durante il viaggio, Darwin raccolse esseri viventi appartenenti alle diverse
specie e ne riportò le caratteristiche in appositi registri, redigendo appunti.
Questo suo lavoro costituì il fondamento della serie, composta di cinque
volumi, che egli curò e sovrintese quando tornò in patria, ovvero La Zoologia
del Viaggio del Beagle (1838-43). Dissotterrò molti fossili in America
meridionale. Si domandò perché i fossili assomigliassero agli attuali abitanti
del continente più di qualsiasi altra specie, e perché queste somiglianze si
riscontrassero anche fra specie esistenti ma distribuite in territori
differenti. Perché il mondo pullulava di così tante creature diverse? Perché
alcune erano tra loro molto simili e altre invece molto diverse? Se le specie
erano state create in qualche modo per adattarsi all'ambiente in cui si
trovavano, perché le specie che abitavano la giungla presentavano differenze in
Asia, in Africa e in Sud America, nonostante il clima fosse simile?
Darwin fece analizzare gli esemplari che aveva raccolto ai migliori esperti
dell'epoca. L'ornitologo John Gould fu in grado di indicargli quante, tra le
specie che aveva trovato alle Galapagos, fossero uniche e mai scoperte altrove.
Senza dubbio queste specie presentavano somiglianze con alcune specie dellAmerica'
meridionale, che si trovavano a 600 miglia di distanza. Darwin pensò che alcuni
migratori, provenienti dal Sud America, fossero giunti alle Galapagos dopo che
queste erano emerse dal mare, e che poi avessero subito una trasformazione nel
corso del tempo poichè vivevano in condizioni di isolamento.
Cominciò così a pensare a come fosse possibile la nascita di nuove specie
partendo da cause naturali osservabili. Il suo spiccato eclettismo lo portò ad
analizzare alcune prove non convenzionali. Fece molte domande agli allevatori,
sia contadini sia amatori, per cercare di capire come questi riuscissero a
ottenere varietà così diverse di piante e di animali. Lentamente arrivò alla
conclusione che gli esseri viventi fossero infinitamente variabili. Al tempo si
credeva che le specie fossero state create laddove le si trovava, in armonia
con l'ambiente circostante. Alcuni scienziati avevano affermato che nel corso
della storia le specie erano state generate una sola volta, mentre i reperti
fossili sembravano al contrario dimostrare la nascita di specie differenti in
ere geologiche diverse.
Darwin conosceva bene le teorie sulla trasformazione delle specie esposte anni
prima da suo nonno Erasmus e dal grande zoologo francese Jean-Baptiste Lamarck.
Ora, però, le sue idee si stavano dirigendo verso risultati inediti. Pensava
alla storia della vita non come a una serie di progenie indipendenti, in
qualche modo costrette a progredire dalle monadi alle scimmie. Al contrario,
Darwin concepiva la vita come un unico albero genealogico ramificato. Le
somiglianze tra le diverse forme di vita dovevano dunque provenire da un
antenato comune. Le sue speculazioni iniziali e i primi abbozzi teorici furono
raccolti, dal 1836 al 1844, in una serie di Taccuini simili a quelli compilati
durante il viaggio a bordo del Beagle: i Taccuini della Trasmutazione.
Nel settembre del 1838 lesse il Saggio sul principio della popolazione di
Thomas Malthus, del 1798. Malthus sosteneva che l'incremento demografico
incontrollato avrebbe necessariamente portato a una scarsità di risorse perché
la popolazione cresceva in progressione geometrica, mentre i generi di
sussistenza no, determinando una lotta per la sopravvivenza. L'essenza di
questo ragionamento influenzò Darwin, che arrivò alla conclusione secondo cui
moltissimi esseri viventi vengono sempre annientati prima che possano
riprodursi. Diversamente, ogni specie si sarebbe già riprodotta così tanto da
riempire il pianeta in poche centinaia di generazioni. Nella realtà le
popolazioni rimangono invece più o meno stabili, anno dopo anno. L'unica
spiegazione possibile sta nel fatto che la maggior parte della progenie (dal
polline ai semi, alle uova) non sopravvive abbastanza per potersi riprodurre.
Darwin, che stava già cercando di capire come potessero formarsi nuove varietà,
comprese ben presto che la soluzione era da ricercarsi nella differenza tra gli
esseri viventi che sopravvivono e si riproducono, e quelli che invece non ce la
fanno. Denominò questa serie di cause variabili "selezione naturale",
perché ricordava l'attività degli allevatori che scelgono quali individui far
riprodurre, ottenendo così nel tempo variazioni marcate nelle forme e nei
comportamenti grazie alla propagazione dei caratteri favorevoli.
Non sapeva esattamente come funzionava il principio delle ereditarietà, i geni
e il DNA gli erano completamente sconosciuti. Tuttavia si rese conto che le
eredità dei caratteri rivestiva un ruolo importante. La progenie assomigliava
ai genitori e solo chi sopravvive trasmette alla prole la propria forma e le
proprie abilità. Le caratteristiche favorevoli alla sopravvivenza saranno
trasmesse alla prole e si moltiplicheranno, mentre diminuiranno quelle degli
individui che non sopravvivranno tanto a lungo da riprodursi. Il suo merito fu
di pensare per la prima volta in termini di popolazioni di individui biologici
portatori di differenze, e non più in termini di tipi ideali come avevano fatto
molti studiosi prima di lui. Dalle osservazioni e dagli esperimenti condotti su
piante e animali domestici e selvatici, non trovò limiti ai cambiamenti a cui
erano stati soggetti questi esseri viventi nel corso delle generazioni. Dunque
le specie che popolavano il mondo non erano legate tra loro da una "catena
dell'essere" predeterminata, né create separatamente da un divino
progettista, né divise in categorie distinte artificialmente, bensì
appartenevano tutte a un unico albero genealogico prodotto dalla
"discendenza con modificazioni".
Darwin identificò in seguito anche un altro meccanismo per mezzo del quale alcuni
individui potevano generare più discendenti di altri: la selezione sessuale.
Questa teoria spiegava perché in molte specie il maschio presenti colori molto
vivaci, o parti del corpo atte esclusivamente ad attrarre le femmine o a
competere con gli altri maschi. I maschi che sconfiggono i rivali, o che
vengono scelti dalle femmine per la riproduzione, generano più discendenti e
quindi le generazioni successive somiglieranno loro di più, rispetto a coloro
che si riproducono meno sovente. Qui dunque la competizione non è per le
risorse, ma direttamente per la riproduzione, che viene guidata dalle scelte
delle femmine (o dei maschi in alcuni casi meno frequenti).
Nel 1839 Charles sposò sua cugina Emma Wedgwood. Ebbero i primi due (di dieci)
figli a Londra e poi nel 1842 si trasferirono a Down House, nel Kent, dove
rimarranno sempre. Darwin conquistò subito una fama notevole come geologo,
zoologo e viaggiatore, grazie ai suoi diari e ad alcuni articoli innovativi di
geologia. Il suo studio sistematico sui cirripedi, che gli costò ben otto anni
di lavoro, pubblicato tra il 1851 e il 1854, lo fece diventare una vera e
propria autorità nel campo della tassonomia e della distribuzione della flora e
della fauna. Non vi è dunque motivo di pensare che Darwin avesse bisogno di
consolidare la propria fama o le proprie competenze prima di pubblicare la sua
teoria sull'evoluzione delle specie.
Condusse esperimenti di allevamento di specie animali e vegetali, corrispose
con molti studiosi e lesse fervidamente per molti anni, perfezionando e
rafforzando empiricamente la sua teoria. Nel 1842 redasse un primo saggio
sintetico che esponeva la teoria, noto oggi come lo Sketch. L'argomento fu
ulteriormente approfondito in un altro saggio scritto nel 1844, noto oggi come
l'Essay. L'opera che aveva in mente sulla selezione naturale era già avviata
quando, nel 1858, il lavoro fu interrotto da una lettera di Alfred Russel
Wallace, un naturalista e collezionista inglese che in quel momento stava
raccogliendo campioni nell'Asia sud-orientale. In un saggio accluso a tale
lettera Wallace sintetizzava le sue teorie in questo titolo: "Sulla
tendenza delle varietà ad allontanarsi indefinitamente dal tipo
originario". Darwin fu colpito dalla forte somiglianza delle due teorie.
Inoltrò allora la lettera a Lyell e di comune accordo con Joseph D. Hooker si
decise di evitare una rincorsa alla rivendicazione di priorità e di pubblicare
le osservazioni dei due scienziati il prima possibile, congiuntamente. Nel 1858
i testi furono letti durante una seduta della Linnean Society di Londra, a cui
Darwin e Wallace non presero parte, e furono successivamente pubblicati negli
atti della Society. Darwin si dedicò allora rapidamente alla redazione di un
"compendio" sulle sue ricerche in corso sulla selezione naturale.
Questo compendio diventò in tredici mesi uno dei libri più famosi in assoluto,
L'origine delle specie, pubblicato il 24 novembre 1859.
Sebbene Darwin fosse riuscito a convincere gran parte della comunità
scientifica del fatto che il concetto di discendenza con modificazione,
altrimenti detta evoluzione, era corretto, e sebbene non fosse stato il primo a
proporre una teoria secondo cui la vita si evolve, molti rifiutarono il
concetto di selezione naturale, inteso come quel meccanismo primario di variazione
spontanea e cernita ambientale attraverso il quale avviene la generazione di
nuove specie.
Darwin divenne l'autorità somma nell'ambito dell'evoluzione e ben presto
giovani amici, quali Joseph Hooker, Thomas H. Huxley e John Tyndall, fecero
prevalere la sua visione nei dibattiti pubblici. Nei due decenni successivi
alla pubblicazione dell'Origine, la stragrande maggioranza della comunità
scientifica cominciò ad accettare il fatto che Darwin avesse ragione riguardo
all'evoluzione della vita, anche se la selezione naturale spesso non veniva
accettata. Il riconoscimento ufficiale della validità della selezione naturale
dovette attendere gli anni trenta del Novecento, quando si assistette alla
sintesi fra la teoria darwiniana e la genetica mendeliana, raffinata dai
genetisti di popolazione.
La teoria dell'evoluzione di Darwin si fonda dunque su tre elementi o requisiti
principali: la variazione, l'ereditarietà e la selezione. Se ogni singola forma
di vita è unica, fatto che nessuno può negare, e tali peculiarità possono
costituire una differenza nel determinare quali individui vivranno e si
riprodurranno e quali no, e se queste differenze possono essere ereditate dalla
progenie, allora le generazioni future discenderanno da coloro che sono stati
così fortunati da sopravvivere grazie alle loro differenze. Darwin riuscì in
questo modo a spiegare per la prima volta in modo coerente e unitario una
quantità di evidenze molto diverse fra loro, come la successione dei fossili
nei reperti geologici, la distribuzione geografica delle forme di vita, le
somiglianze negli stadi embrionali precoci, le omologie strutturali, gli organi
vestigiali, le relazioni tassonomiche osservate nel mondo vivente.
Le reazioni alle idee rivoluzionarie di Darwin furono diverse e alquanto accese.
Nel campo della zoologia, della tassonomia, della botanica, della
paleontologia, della filosofia, dell'antropologia, della psicologia e della
religione l'opera di Darwin scatenò forti reazioni, molte delle quali
persistono tuttora. Ciò che risultò più scomodo di ogni altra conseguenza
furono le implicazioni della teoria dell'evoluzione sulla presunta unicità
assoluta dell'uomo. Sebbene Darwin si fosse astenuto dal trattare all'interno
dell'Origine la comparsa di singole specie, compresa quella umana - eccezion
fatta per la celebre frase: "Verrà fatta luce sull'origine dell'uomo e la
sua storia" - molti lettori pensarono subito alle ricadute che questa
visione genealogica avrebbe avuto sulle antiche e radicate visioni circa il
"posto dell'uomo nella natura".
Darwin trattò l'argomento in seguito, ne L'Origine dell'Uomo del 1871 e ne L
espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali del 1872, lo stesso anno
in cui uscì la sesta e definitiva edizione de L'origine delle specie, quella
che leggiamo oggi. All'interno di queste opere seminali, estremamente
brillanti, Darwin dimostrò che non esistevano differenze nei modi di evoluzione
tra l'uomo e gli altri animali, ma solo di grado. Dimostrò cioè l'esistenza di
una diversità di gradazione, non di un divario incolmabile, non solo tra Homo
sapiens e gli altri animali, ma tra tutti gli esseri viventi, il che è una
conseguenza del perenne e continuativo cambiamento che agisce accumulandosi nel
tempo.
I risultati straordinari di Darwin non si limitano solo alle sue prime opere di
carattere scientifico e a quelle relative alla teoria dell'evoluzione. Le sue
attente osservazioni, la sua immaginazione, la sua curiosità e la sua
determinazione gli permisero di fornire contributi estremamente preziosi al
mondo dell'ecologia, della botanica, e a decine di quelle che in seguito
sarebbero diventate discipline autonome. Darwin rimase molto colpito dalla
correlazione esistente tra specie diverse, clima e ambiente. Propose nuove
soluzioni al quesito riguardante il modo in cui gli esseri viventi si sarebbero
sparsi nel mondo. Pubblicò opere fondamentali sugli espedienti con cui le
orchidee sono fecondate dagli insetti (1862), sui movimenti e le abitudini
delle piante rampicanti (1865), sulla variazione degli animali e delle piante
sotto addomesticamento (1868), sulle piante insettivore (1875), sugli effetti
della fecondazione nel regno vegetale (1876), sulle differenti forme dei fiori
o delle piante della stessa specie (1877), sul potere del movimento nelle
piante (1880). Persino nel suo piccolo e ultimo libro, La formazione del
terriccio vegetale per l'azione dei lombrichi (1881), Darwin diede un
contributo scientifico significativo, rivelando la straordinaria complessità e
importanza di un processo naturale di accumulazione graduale di cambiamenti,
che nessuno pareva aver intuito prima e che era sempre stato "sotto i
piedi di tutti".
Charles Darwin era un uomo gentile, affabile, semplice e molto modesto, anche
se la sua figura reale è probabilmente più sfaccettata di quella che ha voluto
dipingere di sé nella Autobiografia scritta negli ultimi anni. In età adulta
era spesso malato a causa della salute cagionevole dovuta probabilmente a una
malattia contratta durante il viaggio. Nonostante ciò rimase sempre fervido in
lui il desiderio di comprendere la natura e di far parte di quel mondo di
eccellenza della scienza britannica che tanto rispettava e amava. Darwin morì
nell'aprile del 1882 e fu seppellito nell'Abbazia di Westminster accanto a
Isaac Newton.