Arriva il palazzo smontabile di Rem Koolhaas: può cambiare in 20 minuti
Seul - Bastano venti minuti d'orologio e tre gru perché l'edificio esagonale diventi tondo oppure rettangolare o, ancora, a forma di croce. Il pavimento una volta finisce al posto del soffitto, quella dopo diventa parete e via così. A ogni rotazione cambia radicalmente anche l'area del padiglione: dai 225 metri quadrati della versione cruciforme ai 385 di quella ad esagono inaugurata ieri sera a Seul insieme con la tappa coreana della mostra «Waist Down» dedicata alle gonne di Prada.
A progettare questa incredibile costruzione mutante è stato il celeberrimo
architetto olandese Rem Koolhaas con il suo prestigioso studio Oma (Office for
Metropolitan Architecture) di Rotterdam, una vera e propria fucina di idee,
sperimentazioni e soluzioni talmente innovative da rasentare la fantascienza.
«Speravo che il Transformer piacesse a mio marito come piace a me, ma non mi
aspettavo un simile entusiasmo: adesso lo vuol portare anche a Roma e a Istanbul»
ha detto Miuccia Prada durante l'inaugurazione della struttura che per lei è
come Luna Rossa per Patrizio Bertelli: una passione personale talmente grande
da trascinare nell'avventura l'intera azienda.
Infatti il tetraedro coperto da una speciale membrana in pvc bianco con cui di
solito si ricoprono macchinari di grosse dimensioni come gli aeroplani, per sei
mesi ospiterà mostre ed eventi di arte, cinema, moda e cultura. A ogni cambio
di appuntamento in calendario verrà cambiata anche la forma dell'edificio
costruito nel giardino del Gyennghui Palace, uno dei cinque palazzi reali
eretti nel '500 dentro le mura della città. Così la forma esagonale è stata
scelta come cornice della mostra sulle gonne aperta al pubblico fino al 24
maggio prossimo. Invece il grande rettangolo da 225 metri quadri farà da sfondo
alle proiezioni dei film selezionati da Alejandro Gonzáles Iñárritu, magico
regista di capolavori come 21 grammi oppure Babel, pluripremiato agli Oscar,
per un festival cinematografico intitolato «Flesh, Mind & Soul» in
programma dal 26 giugno al 12 luglio. A seguire, nella versione a forma di
croce, ci sarà la tappa coreana della mostra «Turn into me» sul lavoro
dell'artista Nathalie Djurberg a cura di Germano Celant. E, per finire, nel grande
cerchio che secondo le tradizioni esoteriche orientali è il simbolo del tutto,
si svolgerà una sfilata. «Per la prima volta riusciamo ad accorpare
simbolicamente in un unico “luogo oggetto” tutte le attività del marchio Prada»
hanno dichiarato i coniugi Bertelli durante la cerimonia del taglio del nastro
alla presenza del ministro della Cultura coreano, del vicesindaco di Seul e
dell'ambasciatore italiano Massimo Andrea Leggeri.
Inevitabile chiedere che fine farà questa meravigliosa macchina architettonica
dal costo top secret ma comunque pesante, visto che l'avventura è cominciata
quasi due anni fa e ha richiesto gli sforzi congiunti di circa 3000 persone,
oltre al supporto tecnico e finanziario di LG Electronics, Hyunday e Red
Resource Inc. «Il Transformer non è nato per promuovere l'azienda - ha
puntualizzato Miuccia -, è un'idea che ho portato avanti io con Koolhaas
nell'ottica del mettersi in moto e cambiare da cui dipende la modernità.
L'esperienza delle mostre della Fondazione Prada ha fatto il resto: ogni volta
una ricerca spasmodica per trovare luoghi nuovi e scenari diversi. Al momento
la cosa che m'interessa di più dell'arte è il suo entrare nella vita. Infatti
sto seriamente pensando di realizzare il progetto di una giovane artista cinese
che si chiama Chao Fei: aprire in Cina una fabbrica di finti Prada».
Inevitabile chiederle che fine farà il Transformer e perché ha scelto Seul,
così lontano da Milano che proprio in questi giorni ospita il salone del Mobile.
«Stiamo valutando molte ipotesi, potrebbe anche finire a Milano dove stiamo
realizzando il progetto più importante in assoluto: la sede permanente della
Fondazione. Del resto per noi stilisti è molto importante che la città sia
bella e funzioni, infatti collaboriamo costantemente con il sindaco Moratti in
vista dell'Expo. Certo, la moda non è mai stata presa troppo sul serio a
Milano, viene guardata con sufficienza e fastidio dalla cosiddetta
intellighenzia, mentre nel resto del mondo nessuno la snobba». Ancor più
tranchant l'aretino Bertelli che paragona Milano a Monaco di Baviera e si
lamenta per la situazione di Malpensa: «Per arrivare a Seul ho dovuto passare
da Francoforte, una perdita di tempo colossale».