Un coro tra le voci: Conceição Silva precursore del progetto integrato in Portogallo
Di Ermanno Aparo e Liliana Soares
Sembrano passati molti anni dalla perentoria affermazione di Rogers "dal cucchiaio alla città ", frutto di un razionalismo proiettato verso la creazione di un continuo stile progettuale. Oggi troppo spesso le reminiscenze razionaliste si trasformano in una confortevole attenuante per le reiterate azioni egoistiche del progetto. Così l'architettura incorre frequentemente nell'errore di sminuire l'atto creativo trasformando il progetto - manifesto del suo creatore - da azione a servizio della comunità a gesto individualista e molto spesso prevaricatore.
Vista Panoramica dell'Hotel do Mar di Sesimbra
Fotografia di Liliana Soares
Ma il progetto può essere inteso come un esempio di sperimentazione pluralista, risultato di un confronto intenso e serrato ma onesto e integrato. Uno spazio "meticcio" fatto di momenti di progetto dove tutti gli artefici contribuiscono, in maniera diversa, alla costruzione di uno scenario. Un esempio é costituito dalla Scuola Viennese , così come afferma l'antropologo francese Laplantine quando descrive il progetto della casa , dove "dalla mobilia agli utensili domestici, dalle forme ai colori, gli elementi dello scenario si richiamano e si combinano."1
Esterno dell'Hotel do Mar di Sesimbra
Fotografia di Liliana Soares
In Portogallo, più specificamente a Lisbona, gli ateliers di
architettura hanno svolto il ruolo importantissimo di "laboratorio di
progetto ", luogo dove l'architettura, il design e le altre arti si
incontrano con l'obbiettivo di sviluppare un progetto simbiotico tra le sue
parti. Gli ateliers di architettura erano veri e propri catalizzatori, dove
professionisti di varie aree si confrontavano intorno ai temi del progetto
inteso in maniera globale ma non “globalizzante”. Nella Lisbona degli anni '50,
ancora sotto il regime salazarista, gli ateliers di architettura erano alcuni
dei pochi luoghi dove le varie culture artistiche e di progetto si potevano
incontrare per un confronto democratico e costruttivo. Uno di questi, forse
quello che più di altri ha gettato le basi ed ha rappresentato questo spirito multidisciplinare fu l'atelier di Francisco
Conceição Silva (Lisbona, 1922 - Rio de Janeiro, 1982) ove si iniziò a
dibattere sul razionalismo, sulle ragioni del progettare nei riguardi delle
altre tematiche internazionali con riferimento al contesto locale portoghese, tentando
così di determinare una nuova idea di mobilia che relazionandosi con l'architettura fosse capace di liberarsi dallo storicismo latente di quegli anni.
Una delle appliques con bulbo in vetro soffiato |
La sedia in legno del tipo Rabo de bacalhau |
Tra gli anni '50 e gli anni '60 le influenze provenienti dalla Finlandia, dalla
Germania e dall'Italia e dalle esigenze del mercato nazionale che, arginato dal
filtro della dittatura, non rendeva disponibile un'offerta attualizzata per
l'arredo d'interni motivavano per un progetto globale integrato tra le sue
diverse vertenti.
La poltrona reclinabile in legno curvo |
Sedia presente nel ristorante |
“Durante questo periodo, Conceição Silva svolse nel suo atelier un lavoro di
equipe multidisciplinare (contando sulla collaborazione di architetti,
designers, pittori, scultori, grafici e fotografi) alimentato per un'attitudine
essenzialmente imprenditoriale acquisendo progressivamente una coscienza
programmatica e continuata di designer, passando dal disegno della mobilia per
altri tipi di arredo.” 2
In particolare questo atelier funzionò quasi come una scuola, divenendo una
vera e propria fucina dove si formarono architetti, designers e artisti che
caratterizzeranno la scena nazionale negli anni a seguire. Gli architetti Tomás
Taveira e António Sena da Silva, il pittore Sá Nogueira, lo
scultore Jorge Vieria i designers Edurardo Afonso Dias e Carmo
Valente, il grafico Espiga Pinto sono solo alcuni dei nomi di personaggi che fecero parte di questo spazio di sperimentazione ibrido tra cultura, arte e progetto. Ognuno dei collaboratori
integrava il suo contributo alla ricerca del progetto globale dove le influenze,
le estetiche e le ragioni funzionali si combinavano per ottenere un concetto di
design totale.
Il risultato di questa sinergia si materializzava nei progetti che andavano
dall'architettura al design degli interni, dal design grafico al design industriale,
passando finanche al design applicato a mezzi di trasporto come gli autobus. Conceição
Silva creava così spazi dove il progetto integrato nelle sua varie
componenti (architettonica, grafica e di arredo) fornisce una risposta completa
e integrata alle richieste provenienti dai clienti che provenivano da diversi
settori come per esempio quello dell' edilizia alberghiera e quello della
restaurazione, molto attivi in quegli anni nel panorama lusitano.
Un progetto che sottolinea questa pionieristica attitudine per il panorama
Portoghese può considerarsi quello dell'Hotel do Mar di Sesimbra
(1956), selezionato dall'Istituto Portoghese del Patrimonio Architettonico
(IPPAR) come una delle opere architettoniche del XX secolo da preservare e
scelto insieme ad altre opere per rappresentare l'architettura portoghese
nell'esposizione con il titolo: Europa, Architettura Portoghese in Emissione,
presso la triennale Internazionale d'Architettura di Lisbona del 2007.
Inaugurato nel 1963, l'Hotel do Mar si inserisce in un contesto
paesaggistico tra il mare e la montagna (la Serra da Arrábida) in
una baia dominata dal piccolo centro di pesca di Sesimbra, a circa 30 km da Lisbona.
L'opera architettonica si caratterizza per la sua disposizione a terrazzamenti
successivi che accompagna l'andamento delle curve di livello che
contraddistinguono questo frangente della costa Portoghese. Gli interni sono
dominati da una grande articolazione di percorsi e di viste come di vista
prospettiche che permettono all'azzurro dell'oceano di invadere l'interno.
I corpi delle scale fanno sia da elemento di collegamento che da elemento
ordinatore per gli spazi in cui sono inseriti. Il progetto fu realizzato in
seguito ad una richiesta fatta a Conceição Silva dal decoratore João
Alcobia. L'Hotel do Mar è considerato il primo progetto portoghese
di design globale, ed ancora oggi costituisce non solo un esempio da seguire
ed uno stimolo per i professionali del progetto ma anche un passo
importantissimo per il design, infatti così come afferma Ana Tostões “la
lotta a favore dell'opera totale e l'impegno dei creatori per l'affermazione
delle potenzialità del Design permise, nella decade seguente, l'affermazione
del design come disciplina ”3
Il progetto vede un'incredibile variante di tipologie di oggetti appositamente
elaborati e realizzati per il contesto in cui furono inserite; sistemi di
prodotti capaci di adattarsi allo specifico ambiente in cui sono intercalati senza
rinunziare ad una coerenza di base, ne sono un esempio le appliques con
bulbo in vetro soffiato (realizzate in trasparente, in bianco in verde e in
giallo) con struttura in legno e ferro battuto che illuminano i vari spazi del
complesso alberghiero.
Il progetto della mobilia rispecchia in toto la volontà di Conceição Silva
il quale volle basarsi su oggetti confortevoli, caratterizzati da una forte
plasticità, capaci di opporsi all'offerta di mercato rappresentata da mobili in
stile, rustici o folclorici. Per ottenere questo obbiettivo e confrontarsi nella
maniera più corretta con la realtà produttiva portoghese, Conceição Silva
decise di fare ricorrere al legno come materiale di riferimento, “(...) in
detrimento rispetto a una vertente più tecnologica orientata verso l'impiego
dei nuovi materiali che, per altro, la cronica inadeguatezza industriale della
Nazione impossibilitava.”4
L'Hotel offre una serie di differenti sedute capaci di fornire una corretta e
sempre differente variante sul tema; interessante è quella totalmente in legno
che pur ripercorrendo alcuni stilemi che caratterizzavano una tipologia di
sedia molto comune in Portogallo denominata “rabo de bacalhau” si
evidenzia per la dinamica plastica delle sue linee, accentuate nei braccioli che
si oppongono alla sequenza verticale degli elementi che compongono lo schienale.
Altro esempio ugualmente notevole è costituito dalla poltrona reclinabile in
legno curvo e metallo. Questa seduta, è formata da una base girevole in metallo
con quattro punti d'appoggio al pavimento e una parte superiore in assi di
legno piegate e tenute insieme da tre assi traverse di cui, una disposta nella
parte superiore e due in quella inferiore, che collegano questa parte alla base
metallica. La seduta si affida alla elasticità del legno per ottimizzare il
confort, completando la sua figura con due appendici laterali in pelle
imbottita che permettono, allo stesso tempo, di ottimizzare l'accogliente
spazio offerto dalla poltrona e di dare uno spazio dove appoggiare comodamente
le braccia.
La sedia posta nel ristorante è costituita da una struttura in legno dalla
presenza scultorea che supporta una base ed un appoggio in pelle imbottita con
lo schienale basculante che offre un migliore conforto al suo utilizzatore.
Le quinte architettoniche che compongono questo hotel, integrate dagli oggetti
della mobilia, sono completate da opere artistiche, come per esempio gli arazzi
del pittore di Sá Nogueira, e dagli inserti in materiale ceramico dell'artista
Querubim Lapa. Nel complesso, questa opera si presenta articolata
completa e complessa, composta da una equilibrata compenetrazione delle sue
parti, momenti differenti di un unico tema progettuale.
L'architettura, gli interni, la mobilia e gli altri artefatti artistici si
equilibrano come strumenti ben affinati in una sinfonia compositiva
diligentemente orchestrata da Conceição Silva, un raro esempio di progettista
ed architetto, convinto che il progetto può e deve essere il frutto di un coro
tra le voci dei solisti che popola questa Babele, chiamato ancora da taluni
come il democratico mondo del progetto.
1. François Laplantine, Alexis Nouss (senza data) A Mestiçagem, Ed. Instituto Piaget, Lisboa , pp. 62
2. Rui Afonso Santos in AA. VV. (2003) Cadeiras Portuguesas Contemporâneas, Ed. ASA, Porto; pp. 68
3. Ana Tostões in AA. VV. (2000) O tempo do Design – Anuário 2000, Ed. Centro Português de Design, Lisboa; pp. 62
4. Rui Afonso Santos in AA. VV. (2003) Cadeiras Portuguesas Contemporâneas, Ed. ASA, Porto; pp. 30