Dieci progetti per ripensare la metropoli e le periferie di Parigi
La Grande Parigi di Sarkò: nuovi quartieri e tram veloci. Un secolo e
mezzo dopo la «rivoluzione» di Napoleone III, il presidente vuole reinventare
la capitale
Di Massimo Nava
PARIGI - Voglio fare come Cesare Augusto a Roma», disse Napoleone III,
confidando al barone Haussmann il compito di rifare la capitale dell'impero. Un
secolo e mezzo dopo, anche il presidente Nicolas Sarkozy fissa l'ambizione di
ridisegnare Parigi. Con altri obiettivi e metodi meno dirigistici. Dieci
architetti di fama mondiale, sei francesi, quattro stranieri (fra i quali
l'italiano Bernardo Secchi), sono stati chiamati a elaborare la metropoli del
futuro, la Grande Parigi, territorio molto più esteso della Ville Lumière cara
ai turisti (che conta meno di due milioni di abitanti), un'area di oltre dieci
milioni, il 30 per cento della ricchezza nazionale, la regione economicamente
più forte d'Europa.
Nuovi quartieri, centri di sviluppo, vocazioni scientifiche e culturali, nuova
mobilità, risanamento delle periferie, risanamento ambientale: ecco le linee
del progetto complessivo, all'orizzonte del 2012/2020, sulle quali le équipes
hanno avuto praticamente carta bianca, dando fondo alla fantasia. La
presentazione dei lavori, giovedì a Parigi, offre soluzioni talmente
avveniristiche che ci si chiede quante delle proposte vedranno effettivamente
la luce, anche in considerazione delle risorse disponibili. C'è la versione
parigina del quartiere Harlem-Central Park a New York che l'architetto Roland
Castro pensa di trasferire in una delle banlieue più tristi e violente, la Courneuve,
sulla strada dell'aeroporto. C'è un'ideale città ecologica, la valle della
Senna, con un asse di sviluppo che va da Parigi a Le Havre, suggerita da
Antoine Grumbach nella convinzione che le grandi città, nell'era della
mondializzazione, debbano avere una vocazione portuale.
Il progetto di Jean Nouvel
Il progetto italiano di Bernardo Secchi punta sull'ecologia e su un sistema
di trasporti ad alta velocità che modifichi radicalmente la mobilità dell'area
metropolitana. È una visione che si ritrova anche in altri progetti (c'è ad
esempio l'idea di un treno sopraelevato sull'anello della tangenziale o l'idea
di costruire una ventina di cittadine ecologiche), essendo i problemi di
trasporto e di vivibilità delle periferie quelli che affliggono parigini e
francesi della regione. Ottantamila residenti all'anno e un quarto di coloro
che raggiungono la pensione scelgono di trasferirsi fuori dall'Ile de-France,
andando a popolare regioni più vivibili come la Bretagna. Molto discussa la
proposta di Jean Nouvel, autore di alcuni dei progetti più innovativi degli
ultimi anni (la Fondation Cartier, il museo del quai Branly, il museo del mondo
arabo) che vede la città in altezza: avveniristiche torri, padiglioni e
grattacieli, con giardini e serre realizzati agli ultimi piani. Alcuni progetti
singoli (la tour Horizons, 90 metri a Boulogne, la nuova filarmonica a la
Villette) sono in fase di approvazione.
Il piano della Parigi futuribile sarà sottoposto al confronto con i cittadini e
le realtà locali. Sul progetto, s'inseriscono due «architetture» istituzionali,
il cui cammino è più accidentato di quello degli urbanistici. Il presidente Sarkozy
ha affidato all'ex premier Eduard Balladur il compito di ridisegnare i
dipartimenti francesi (l'equivalente delle nostre province) con la tentazione
di accorparli o abolirne una parte. In questo quadro, matura la «Grande Parigi»
istituzionale, che dovrebbe riunire i dipartimenti della Haute-de-Senne. Una
comunità urbana che trova un'opposizione di metodo in molti sindaci della
sinistra e nel sindaco di Parigi, il socialista Bertrand Delanoe, il quale
ritiene che una sommatoria di comuni con un governo centralizzato non
risolverebbe i problemi di governabilità e allontanerebbe i cittadini dalle istanze
locali.
La seconda «architettura», con obbiettivi più economici, è affidata a Christian
Blanc, ex presidente di Air France. Nominato segretario di Stato allo sviluppo
della regione-capitale, Blanc lavora alla creazione di poli di ricerca e
industriali, quali la «Silicon Valley» nell'Essone e alla riorganizzazione di assi
di trasporto, con l'obbiettivo di nuove linee di metropolitana al costo
impossibile di 80 milioni di euro a chilometro. Intanto, si fanno i conti con
la situazione sociale della capitale che, nonostante invasione di turisti e
potere economico, vede il suo fascino intaccato da gravi problemi di
vivibilità.
Parigi «intra muros» moltiplica aree pedonali, piste ciclabili, parchi e musei.
Nella cintura esterna, i francesi si misurano con inquinamento atmosferico,
colossali ingorghi nelle periferie, sovraffollamento delle linee di trasporto
pubblico, espulsione dei ceti più deboli dai quartieri centrali e cronico
disagio della banlieue. «Non conosco città al mondo il cui corpo sia così
disconnesso dalle sue membra», ha detto Richard Roges, l'architetto di
Brasilia, fra gli urbanisti chiamati a sognare la Grande Parigi. In fondo, la
volle così Napoleone III e da allora, nella capitale, vivono pochi abitanti e
moltissimi pendolari.
Corriere delle Sera, 13 marzo 2009