Viaggio al termine del Metrò MAXXI
Apre, a Roma, il MAXXI di Zaha Hadid
Di Paola De Rosa - www.paoladerosa.com
"Un'opera, una volta terminata, mi deve sorprendere e rimandarmi più energia di quanta ne ho impiegata per realizzarla. L'opera, in questo modo, è "antientropica" e contraddice il "secondo principio della termodinamica". Si riappropria così del problema della morte e dell'immortalità del corpo, senza delegarlo alla scienza e agli scienziati, il che sarebbe pericoloso" G. De Dominicis
Gino De Dominicis - Calamita Cosmica, 1988
Entro, mi trovo lungo un percorso che comincia con la mostra su Gino De Dominicis; prevale la dimensione longitudinale, sono stimolata ad avanzare, lo definisco, tra me, impropriamente, spazio nomade.
Non noto un centro nello spazio che mi circonda, almeno per il momento.
Guardo in alto: il soffitto sembra guidarmi come i binari di una ferrovia capovolta, una stazione ferroviaria rovesciata, o meglio, stando e restando nella città, una stazione della metro, il Metrò-MAXXI con le sue fermate per l'arte. Lungo e ad ogni fermata Galleria 1, 2, 3, 4, 5 del Metrò-MAXXI sono collocati oggetti d'arte e non solo.
Guardo fuori, dove si può; ogni vista non guarda il cielo, il MAXXI non è panoramico, si solleva sui pilotis ma non si eleva, il suo aggetto finale ti conduce nel vuoto del cortile urbano del quartiere dove si colloca.
Si arriva in alto, al capolinea, alla fermata Galleria 5 dove continua la mostra su De Dominicis. Il percorso è in pendenza - come nel Guggenheim Museum di Wright - e si arriva alla grande vetrata che è velata dalle tende; torno indietro e scendendo, ad un certo punto, abbasso lo sguardo e lo spazio si fa cavo lungo l'asse del desk d'accoglienza: ancora il Guggenheim.
Esco fuori e guardo nuovamente in alto: sulla grande vetrata della Galleria 5 sono riflessi gli edifici circostanti.
Mentre mi incammino penso che dalla stazione MAXXI non dista molto il capolinea del tram che conduce a Porta del Popolo.