Articoli riguardanti Kazuyo Sejima:
La biografia di Kazuyo Sejima
Casa M di Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa [Roberto De Santis]
A Vicenza, nella Basilica Palladiana, ritorna l’architettura giapponese di avanguardia
Ad Ottobre, il monumento vicentino noto per i grandi eventi di architettura contemporanea ospiterà una grande esposizione monografica su Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa (SANAA) lo studio di Tokyo che ha firmato alcune fra le più innovative e stimolanti opere di architettura costruite di recente in tutto il mondo.
Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa
Casa nel giardino dei prugni, Tokyo
© Foto Shinkenchiku-sha
Kazuyo Sejima, protagonista al femminile di un territorio professionale generalmente dominato dagli uomini, ha saputo imprimere nei suoi progetti il segno di un’inconfondibile purezza, radicale e gentile al tempo stesso, erede della stessa millenaria tradizione che ha ispirato le geometrie minimaliste delle architetture di Tadao Ando, o le sublimi reinterpretazioni delle forme naturali nelle opere di Toyo Ito.
Kazuyo Sejima & Associati
Centro civico di Onishi, Gumma, Giappone, 2003-05
© Foto Sanaa
E’ appunto dall’atelier di quest’ultimo che Sejima proviene quando nel 1987, allora trentunenne, fonda un proprio studio. In seguito, nel 1995, nasce SANAA, il sodalizio con Ryue Nishizawa (classe 1966). La giovane età di entrambi i protagonisti può apparire in contrasto con il grande successo internazionale e con la mole di prestigiosi incarichi e riconoscimenti ricevuti, dal Museo di Arte Contemporanea del XXI secolo a Kanazawa (Leone d’Oro alla Biennale di Venezia dello scorso anno), al progetto vincitore del concorso per il nuovo Learning Center del Politecnico di Losanna, dalla sede di Christian Dior a Omotesando (Tokyo), al quartier generale della casa farmaceutica Novartis di Basilea. Una tensione costante verso la ricerca caratterizza il lavoro di Sejima e Nishizawa, audaci sperimentatori di materiali e forme che uniscono l’inquietudine sperimentale dei giovani architetti moderni alla tradizionale pacatezza dei modi giapponesi.
Kazuyo Sejima & Associati
Gifu Apartment
Edificio per appartamenti Gifu Kitagata, Gifu, Giappone 1994-2000
© Foto Shinkenchiku
La mostra sarà caratterizzata da una installazione appositamente progettata dallo studio SANAA per il salone della Basilica Palladiana: un allestimento che ricrea le condizioni spaziali e ambientali della loro architettura, nel quale le opere esposte (disegni, foto, proiezioni e modelli a grande scala) fluttuano in una luce bianchissima e surreale.
Sanaa
Gifu Apartment
Negozio Dior Omotesando, Tokyo, Giappone 2001-03
© Foto Sanaa
La mostra è organizzata da Abacoarchitettura, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Vicenza, dell’Ordine degli Architetti di Vicenza, dei Costruttori Edili dell’Associazione Industriali e della Camera di Commercio vicentina.
L’architettura leggera
Quella di Sejima è un’architettura che viaggia leggera, a proprio agio con le contraddizioni della realtà di oggi e libera da aspirazioni avanguardistiche: una pratica che vive nel presente, e che non pretende di creare opposizioni. La freschezza dei suoi progetti è la conseguenza di questa immediatezza, di un’idea della geometria come ordine tra la moltitudine, un ordine comodo e pratico che tuttavia non porta con sé alcun bagaglio metafisico (Stan Allen).
La semplicità, come attitudine mentale e come prassi operativa, è il valore che emerge con forza anche dall’allestimento espositivo che Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa hanno realizzato nella Basilica Palladiana di Vicenza. Mai prima d’oggi un architetto aveva interpretato con tale immediatezza il rapporto con le storiche strutture del monumento cinquecentesco.
Studio Ryue Nishizawa
Casa a Kamamura, Prefettura di Kanagawa, Giappone 1999-2001
© Foto Shinkenchiku
Un’immensa stanza bianca illuminata a giorno lascia appena intravedere, al di là delle sue pareti di tessuto semitrasparente, le strutture medievali del salone dei Cinquecento. Dalle eleganti logge palladiane veniamo immessi direttamente, senza soluzione di continuità, nello spazio di SANAA, nel quale sono esposte immagini, proiezioni, oggetti dall’ambigua valenza (difficile distinguere a prima vista il modello architettonico dal prototipo per un mobile, o separare nettamente la pianta di un edificio dal diagramma funzionale delle attività che vi si svolgono).
La ricerca di Sejima e Nishizawa, a partire dal minimalismo delle prime opere, approda verso atmosfere trasognate e immateriali, nel tentativo di ridurre al minimo la sostanza tettonica degli edifici. Un’architettura fatta di pilastri e pareti sottili, di trasparenze vetrate e di luci abbaglianti, che prende vita e senso compiuto dal movimento delle persone che l’attraversano.
L’associazione culturale Abacoarchitettura ha inteso, con questa mostra, valorizzare la ricerca di alcuni, fra gli architetti contemporanei, più attenti e sensibili al ruolo della loro disciplina, in ogni epoca storica, ossia quello di aiutare l’uomo a conoscere se stesso in relazione al proprio tempo e allo spazio in cui vive.
La società contemporanea tende spesso a rappresentarsi attraverso l’architettura con i valori più appariscenti e ridondanti, a volte usando ostentazione e rasentando la volgarità, sia pure con le migliori intenzioni.
La tradizione giapponese ci insegna invece, in questo campo come anche in molti altri, l’importanza del parlare sottovoce, o addirittura dello stare in silenzio, nel momento in cui si devono comunicare le cose più importanti.
Il valore del silenzio, della semplicità, della trasparenza, contrapposto al "rumore" tecnologico, all’autoreferenzialità, al bisogno di fare colpo sui media: un esempio controcorrente, quello di Sejima e Nishizawa; che dovrebbe far riflettere sulla necessità di cercare, anche per l’architettura europea contemporanea, risposte diverse, più coerenti con l’esigenza di contenimento degli sprechi (sotto tutti i punti di vista, da quello materiale a quello semantico). Una nuova architettura per una società oggi in grande mutamento rispetto al passato. Una società che, nella legittima aspirazione alla costruzione di una propria identità, rinunciando a rappresentarsi attraverso ingombranti apparati allegorici (sia pure mimetizzati dentro atmosfere high-tech), può riconoscersi anche negli spazi "senza qualità" di queste architetture dalla natura nomade e leggera.
Articolo inserito il 29 ottobre 2005