Il memoriale per le vittime delle Twin Towers sara' anche il memoriale per l'architetto Libeskind?
Di Paolo Gioffreda
Due anni dopo l’undici di settembre, l'ora del memoriale batte sul cielo del Ground Zero: si è già in attesa di vedere selezionato un progetto vincitore, che uscirà da un concorso finalizzato alla realizzazione di un memoriale per le vittime della sciagura delle Twin Towers.
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Prima di inoltrarci nel merito del concorso, è bene riepilogare gli ultimi avvenimenti ad esso connessi, che hanno causato e generato il compimento della maggiore gara di tutti i tempi, relativa alla progettazione di un memoriale. Nel dicembre del 2002 la Lower Manhattan Development Corporation (LMDC), è riuscita ad organizzare la gara per la guida nella ricostruzione del sito per il Nuovo World Trade Center, semplicemente con l'aiuto di una coalizione estemporanea di ventuno associazioni private e dopo aver motivato i requisiti necessari per l’iscrizione. Successivamente la stessa LMDC ha arbitrariamente deliberato di invitare a partecipare solo ed esclusivamente cinque gruppi di architetti celebri e, nel febbraio di quest'anno, ha selezionato fra questi l'architetto Daniel Libeskind, per guidare nel lungo termine il piano di ricostruzione. L'architetto vincente si è imposto proponendo una sola torre di stampo decostruttivista, sormontata da un'antenna che le farebbe toccare l'altezza non ancora raggiunta di 541 metri, quindi 1776 piedi, cifra che equivale all'anno della dichiarazione d'indipendenza degli USA. Ai piedi del grattacielo una piazza inusuale, predisposta in modo tale da non restare mai più ombreggiata dagli edifici circostanti, per tutti i futuri undici di settembre, tra le ore 8:46 e 10:28 (orari in cui vi fu, rispettivamente, il primo impatto aereo sulla prima torre ed il collasso con il crollo della seconda). Purtroppo però, chi potrebbe mai prevedere che nei tempi futuri non si potrà modificare le volumetrie (non solo quelle nei lotti circostanti il Ground Zero) e con essi alterare i tempi delle ombreggiature nella piazza di Libeskind, considerando inoltre il fattore di rapidità con cui Manhattan si è finora trasformata, demolita e riedificata, ampliando a dismisura, in altezza e larghezza, le volumetrie dei fabbricati?
Oltre alla torre ed alla piazza per la progettazione del memoriale, Libeskind ha dovuto predisporre anche le premesse per garantire una gara separata ed internazionale, quella per il memoriale. Così ha stabilito i confini ed i limiti progettuali, in un'area di quasi due ettari ancorché interrati, per un giardino-memoriale che non potrà comunque né invadere mai la superficie occupata dall'orma impressa dal crollo delle due torri, né operare intorno od evitare la vista di un muro in cemento armato anch'esso interrato, di ben ventuno metri, un muro che fungeva da contenimento nelle sottofondazioni del World Trade Center. In aggiunta, questa volta la LMDC, a meraviglia di tutti, ha voluto una gara senza limiti, sia per il numero dei partecipanti, sia per la richiesta mancante dei necessari requisiti professionali, confermando frettolosamente che verranno selezionati cinque finalisti e che, fra questi, il vincitore verrà scelto durante l’autunno.
Fra le firme conosciute e sconosciute dell'architettura mondiale circola la ferma convinzione di aver voluto evitare la partecipazione al più grande concorso di sempre per un memoriale, in quanto i concetti del progetto generale di Libeskind hanno ristretto e confinato l'utilizzo, l'esposizione e la rivelazione degli essenziali contributi creativi connessi intimamente alla sfera della pura arte architettonica. Per una realizzazione di tale importanza storica, inoltre, è stato ritenuto abbastanza fuori luogo e motivo ulteriore per non aderire, il fatto che dalla LMDC sia stato autorizzato un concorso mondiale aperto a chiunque avesse superato semplicemente il diciottesimo anno di età. Vi sono state, infatti, migliaia di ammissioni al concorso, per chiunque avesse avuto qualunque genere di idea, anche priva di qualunque capacità professionale, priva di qualunque capacità idonea ad affrontare realisticamente il soggetto del concorso. Finanche dal punto di vista economico una competizione con queste premesse, così aperta a migliaia di partecipanti, sarebbe stato un investimento quasi certamente negativo anche per i grandi studi di architettura, con un'indubbia perdita di tempo e di denaro. Anche se finora il concorso sembra, in apparenza, scorrere in maniera non del tutto impasticciata, non si può proprio nascondere che la gran parte dei partecipanti dovrebbe vedere le proprie aspirazioni progettuali ristrette e schiacciate da una sorta di complessità riduttiva, rispondente a quel disegno concettuale dettato da Libeskind.
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In un tale contesto, pertanto, si dovrebbe cominciare ad analizzare i percorsi attraverso i quali si sono infiltrate le circostanze morali che sono riuscite a causare e giustificare sia questa scelta finale del progetto di Libeskind, sia quella che conseguirà alla realizzazione del suo memoriale. Cominciamo col citare quindi semplicemente una di queste circostanze morali, un'emblema della più sinistra contraddizione riguardo le norme socialmente ed oggettivamente logiche di valutazione e di comportamento etico che, parallelamente alla circostanza terminata nell'epilogo per la scelta delle idee di Libeskind, ha causato e determinato due anni di incerto e angosciato comportamento, bizzarramente eclettico, rispetto all'intera fase ricostruttiva del WTC. Si può ricordare, ad esempio, che l'acciaio recuperato insieme ai resti umani delle vittime della sciagura delle Twin Towers, è stato già venduto previa autorizzazione delle autorità municipali americane. Queste autorità che, come il LMDC, appartengono al medesimo apparato di coordinazione decisionale dell'organismo municipale della città di New York, dopo aver estratto un milione e mezzo di tonnellate di detriti, recuperati dai due crolli delle Twin Towers e dalle demolizioni successive, con la più risoluta pragmaticità da Yankees, sono riuscite a liberarsi di tutto il materiale recuperato dal quale se ne sarebbe potuto ricavare un seppur miserando profitto. Infatti subito dopo il parziale recupero dei resti umani e dei loro effetti personali, svariate centinaia di migliaia di tonnellate d'acciaio delle Twin Towers (escluso quello che vedrà realizzato un mezzo anfibio d'assalto di 22 metri per la flotta statunitense) sono state addirittura vendute, per la modica cifra di cento dollari la tonnellata, a Cina, Corea ed India. Sono giunte quindi in paesi dove l'acciaio delle Twin Towers non cesserà di venire tormentato ma, rilavorato senza impedimenti, sarà fra le merci che diverranno di scambio e di reciproco godimento in ulteriori paesi islamici e comunisti. Potrebbe venire facilmente trasformato come acciaio per ogni genere di uso, da quello pacifico a quello bellico e, inverosimilmente, anche a quello bellico per scopi terroristici.
Ecco citato un altro dei motivi che non si possono perdere nell’oblio della nostra coscienza collettiva, un altro dei motivi sorti all'interno della contaminata e contaminante atmosfera decisionale del comune di New York City; una atmosfera derivante da scelte di discordanza e di sconvenienza rispetto a quella sociale etica salutare, che l'intera civiltà occidentale si attendeva oggettivamente, un'atmosfera derivante da scelte consequenziali così estremamente discutibili e paradossali rispetto alla storia delle due torri. Ne è scaturito così l'inevitabile richiamo dalla voce dei codici deontologici dell'architettura internazionale, al punto che finanche gli architetti più eminenti non hanno neppure tentato di partecipare al concorso per progettare lo spazio del memoriale, poiché questo è venuto regolamentato conseguentemente alle decisioni precedenti, che hanno permesso di far partecipare solo cinque teams di architetti e che hanno premiato fra questi il progetto della torre e della piazza di Libeskind ed i suoi conseguenti suggerimenti, ovvero paletti, per la progettazione del memoriale sottostante (due volte sottostante, sia fisicamente e sia formalmente).
Così nel nucleo dei principi oggettivistici della sfera architettonica, non solo newyorkese ma anche mondiale, al diffuso scontento e rincrescimento, per non aderire all'iniziativa del LMDC, ne è conseguita l'opinione diffusa di reagire con frequente ironia ed umorismo, come nel caso di ritenere alquanto superfluo progettare un memoriale all'interno del futuro memoriale del signor Libeskind! Infatti è ormai convinzione diffusa l’essere certi che gli organizzatori non abbiano, né prima né dopo il via della gara, neanche considerato di proporre una selezione fra quei veri professionisti in grado di combinare un senso giusto e determinato di realizzazione progettuale, insieme ad una coscienza ed una conoscenza idonee, storicamente, religiosamente e sociologicamente. Purtroppo, in questo modo, si è proceduto a dissuadere tutti quegli innumerevoli architetti apprezzabili e disseminati per il mondo, noti ed ignoti, dallo sviluppo del progetto per la storica edificazione di questo memoriale memorabile. Infatti, quando a New York è in atto un'importante design competition, per il mondo degli architetti è sempre in atto un chiaro e determinato ronzarci intorno ma questa volta, insolitamente, il ronzio è venuto a mancare e questa scarsità di gossip è il chiaro riflesso sintomatico di scarso interesse e di scarso coinvolgimento nel cuore di questa realtà professionistica. Nella complessità di questo contesto, risulta evidente l'infestarsi di forme anomale ed inconsuete, di forze e di slanci passionali, che esercitano la propria vittoria su qualità, coscienza ed esperienza progettuale. Quest'infortunio pregiudiziale resterà irrisolto anche dopo l'ultimo giudizio sul miglior progetto: un infortunio che si trasformerà di certo in una complicazione preoccupante, allorché si presenterà l'interrogativo per quel valore architettonico del prodotto fra qualità e fattibilità dell'opera, l'interrogativo dato dal senso comune estetico ed esecutivo su come sarà possibile costruire il progetto finale sul Ground Zero, quello che risulterà inevitabilmente il vincitore del concorso. Nonostante le più che discusse pregiudiziali quindi, gli organizzatori (appartenenti all'organismo municipale di New York, lo stesso che si è liberato dell'acciaio del WTC piazzandolo e lasciandolo mercificare nei mercati orientali), insistono nella fiera delle vanità newyorkesi per aver riscosso, con questa scelta, un nutrito numero di iscrizioni e scommettono, con appagato orgoglio, sulla smisurata libertà creativa e metodologica concessa agli aspiranti progettisti.
Passando dalle opinioni oggettive a quelle personali di architetti con indubbia reputazione, alcuni di questi, da Frank Gehry a Bernard Tschumi fino a Richard Meier, hanno esplicitamente motivato il loro assoluto rifiuto nell'aderire alla realizzazione del memoriale, a causa delle condizioni imposte a causa del valore del prodotto dato dal fattore delle disposizioni indette dal LMDC e dal fattore dei limiti derivanti degli schemi del progetto di Libeskind. Persino Richard Meier ha affermato di non aver voluto partecipare perché il progetto di Libeskind è oggettivamente troppo limitato. Richard Meier, con il suo team, era stato fra quei pochi invitati privilegiati a partecipare al concorso-guida precedente, presentando, per il memoriale, un progetto contenente ben sei spazi diversi (mentre quello di Libeskind ne contiene solo uno). Si ricorda, inoltre, che Meier è l'architetto di fama internazionale tuttora criticato nel nostro paese, a causa di quel suo progetto oggi già in fase di attuazione nell'area storica dell'Ara Pacis, che il comune capitolino, durante gli ultimi sette anni, gli ha favorito coattamente, al punto di poter decretare ed imporre la demolizione del memorabile padiglione di elevato pregio storico-artistico atto a preservare l'Ara Pacis stessa (dopo la sua ultima collocazione deliberata dal Ministero dell'Educazione Nazionale per il bi-millenario della nascita di Augusto del 1938). Il padiglione fu generato da un’ispirazione progettuale dell'architetto Morpurgo che lo congiunse, come opera enucleante ed in perfetta armonia storico-architettonica, nella cura per la sistemazione della piazza Augusto Imperatore. La demolizione del Padiglione, come una sorta di Ground Zero romano, ma legalizzato premeditatamente, non si è potuta evitare, nonostante i ripetuti moniti e le sottoscrizioni di innumerevoli personalità con elevate competenze culturali ed intellettuali, dietro l'impulso di Alleanza Liberi Architetti. Ecco così che si ripropone, a New York per il WTC/Ground Zero, come a Roma per l'Ara Pacis o per qualsivoglia luogo ed opera di tale risonanza storica e mondiale, una realtà laddove i poteri e le competenze limitate del comune locale devono necessariamente lasciare il primato di tali decisioni, storicamente uniche ed irripetibili, ad organismi nazionali predisposti e, se necessario, ad interventi governativi.
Intanto c'è chi si sforza a soccorrere la validità dell'attuale concorso architettato dal sodalizio LMDC & Libeskind, sostenendo ufficialmente che il memoriale da realizzare non debba affatto essere ideato necessariamente da un esperto nel campo dell'architettura! A queste intenzioni si è opposto l'architetto Ricardo Zurita, che sta realizzando il progetto per Randall's Island, il quale, non avendo anch'egli aderito alla competizione, ha dichiarato che questa è del tutto priva di ogni forma pertinente ed applicabile ai limiti delle regole di un concorso, mentre, se vi avesse partecipato, si sarebbe sentito esattamente come un ago in un pagliaio, come se per vincere non sarebbe stato neppure necessario essere un architetto!
Non si potrebbe nemmeno elencare il numero delle firme, di gruppo od individuali, dei professionisti che non hanno neanche motivato tale rifiuto, rinunciando a progettare un memoriale per un evento di una storicità così inarrestabile. Fra queste firme, da quelle più illustri a quelle più umili, c’è chi non ha certamente rinunciato né alla possibilità di presentare le proprie idee progettuali per un futuro WTC, né alla possibilità di venire riconosciuta dalla CNN che le ha presentate nel proprio sito ufficiale, immortalandole nel tempo a venire con "A design for a New World Trade Center". In tal modo, questo prestigioso network televisivo, che oggi non ha rivali sulla Terra, ha mostrato e mostrerà permanentemente la fondata e convincente antitesi al concorso preliminare, preteso ed organizzato ostinatamente dal LMDC con i suoi svariati patrocini locali, impostato come un party per pochi intimi, e che ha visto vincitore, come ben si sa, Daniel Libeskind, colui che avrebbe ulteriormente architettato e ristretto il concorso aperto a tutti per la realizzazione del memoriale, nelle complessità e nelle conseguenze circostanziate delle sue concettosità progettuali. Sembrerebbe a questo punto superfluo ricordare che la CNN è il principale organismo multimediale non solo statunitense ma internazionale; è quindi fuori discussione la coerenza della propria preparazione culturale e lo smisurato valore etico del proprio carattere cognitivo, se paragonati a quelli di un organismo localmente circoscritto come il LMDC & partners, generatosi fra le interne e svariate endemicità culturali e conflittuali della città di New York. Durante questi due anni dal crollo del WTC, inoltre, non si può dimenticare che c'erano state comunque altre iniziative interessanti, studiate sapientemente per progettare la sua ricostruzione, tra le quali non si può non sottolineare quella della Protetch Gallery, poi giunta alla Biennale di Venezia (www.archimagazine.com/agiof.htm).
Per questa volta quindi, nella gran parte del mondo degli architetti, si è così preferito optare, più opportunamente, per concorsi e riconoscimenti internazionali di ampia e coerente pertinenza progettuale, per concorsi che avrebbero rispettato quantomeno la cultura e la rilevanza del luogo considerato.
L'epilogo di quest'articolo potrebbe concludersi con una premessa, rivolta ad una futura argomentazione sull'edificio del futuro WTC che, elemento progettuale primario e causa determinante dello stesso memoriale, rispetto a quest’ultimo avrà un ben più notevole e principale impatto urbanistico ed architettonico: sarà una sola torre gigantesca che vedrà sostituire le due ex-torri gemelle e che, con la sua antenna, s'imporrà alla vista del futuro skyline di Manhattan come il grattacielo più alto del mondo. In tal modo non solo verranno perdute definitivamente quelle peculiari unicità culminanti del funzionalismo, strettamente connesso alla storia del modernismo architettonico rappresentato dalle perdute Twin Towers, ma, allo stesso tempo, verranno perdute quelle peculiari unicità d'immagine, fra le quali si può citare quella suggestiva dell'idea estetica d’infinito, che era visibile fra le due ex-torri gemelle, percepibile nel tentativo di convergere la focalizzazione della visuale attraverso l'immensità del cielo. Infatti, durante l'osservazione dello spazio fra le due ex-torri gemelle veniva percepita prima la profonda armonia di connessione fra cielo e terra, fra luce e materia, poi la pura creazione dello spirito in un sistema plastico-formale ed infine l’equilibrio nel rapporto psico-fisico dell'essere che, a suo tempo ed in forma analoga, anche il tendenziale e non tendenzioso Baudelaire cominciò a percepire, quando individuò che l'idea autentica dell'infinito si possiede maggiormente nell'osservare un semplice spicchio di cielo fra due edifici maestosi, piuttosto che nell'osservare il cielo intero da una barca sul mare durante una limpida notte stellata.
Articolo inserito l'11 settembre 2003